martedì 27 ottobre 2009

mercoledì 21 ottobre 2009

Gelosia capitolo IV (prima parte)



Squadra speciale Lipsia
Pairing: Jan & Miguel
Rating: NC17
I personaggi non sono di mia proprietà

Capitolo IV

Ore dopo sedevano in macchina, con una scorta di caffè sufficiente per permettergli di restare svegli tutta la notte, ma l’atmosfera era tesa. Jan si sentiva stranamente agitato e Miguel vedendolo serio temeva che si fosse pentito di quello che c’era stato tra loro.
Il biondo si agitò nervosamente sul sedile, poi appoggiò le mani sul volante e lo strinse “Che noia, qui non succede niente”
“Io avrei un modo più divertente per trascorrere il tempo, se penso che ora potevamo essere a casa tua!”si lamentò sbuffando.
“Miguel”si voltò a fissarlo “dobbiamo risolvere il caso, lo hai sentito, Hajo”
“Sì, ma questa serata era per noi”protestò mettendo il broncio, sembrava un ragazzino.
“Miguel, ti prego, non ricominciare”
A quelle parole il moro si bloccò e gli appoggiò una mano sul braccio “Jan, dimmi la verità, non ti sarai pentito?”
“Pentito?”
“Sì, di quello che…hai capito, no? Della notte trascorsa a fare l’amore”la sua voce era calda e profonda.
Jan si sentì invadere da un’ondata di calore nel ricordare quei momenti “Forse un po’”
“Come?”lo spagnolo sgranò gli occhi, mentre il cuore si fermava.
“Sì, mi hai distrutto, Miguel, sono tutto dolorante”ridacchiò.
“Jan, sei un vero cialtrone”gli sferrò un buffetto sul braccio “ma, ora, rispondimi, hai avuto un ripensamento?”il cuore gli batteva con forza, temeva di sapere la verità.
Il biondo gli prese il viso con le mani e gli sussurrò “Quando capirai che ti amo e che con te faccio sul serio? Non sono il tipo da una botta e via, Miguel”
Le labbra dell’altro si aprirono in un sorriso “Non riesci a resistere al mio fascino, vero?”
“Stupido”Jan avvicinò il viso a quello di Miguel.
Lo baciò dolcemente appoggiando le labbra sulle sue, Miguel portò un braccio intorno alla vita attirandolo a sé, poi lasciò scivolare la lingua all’interno per approfondire il bacio.
Jan si lasciò sfuggire un gemito, le mani gli accarezzarono il viso, poi scesero lungo il collo, scostando il colletto della camicia. Le dita gli sfiorarono la pelle incandescente. Se solo non fossero di turno!
Si staccarono un istante per respirare, Miguel lo fissò con occhi scuri colmi di passione “Jan, mio dio, se sapessi quanto ti voglio”
“Stiamo lavorando, Miguel”
L’altro gli cercò le labbra e lo baciò di nuovo, non si sarebbe mai stancato del suo dolce sapore, Jan si lasciò andare, quando era con Miguel perdeva ogni inibizione e il cervello smetteva di formulare pensieri concreti.
“Non sta accadendo niente, collega, non importa se ci teniamo occupati in qualche modo, no?”gli mordicchiò il labbro inferiore.
“Mi spieghi perché ti lascio fare tutto? Sei una specie di stregone?”si lamentò Jan,
“Non ho bisogno di magie, sono irresistibile di natura”la bocca carnosa si spostò sul lobo dell’orecchio, poi scese lungo il collo.
Jan ansimò, chiuse gli occhi e buttò la testa all’indietro “Miguel”
“Adoro il tuo sapore”la lingua tracciò una scia umida fino al collo della maglietta azzurra.
“Dovremmo fermarci”
“Non lo vuoi davvero”replicò il moro scostandogli il colletto, mentre l’altra mano si spostava dalla vita sulla sua schiena insinuandosi sotto la maglia.
“Miguel, non possiamo, siamo qui per lavorare”protestò leggermente.
“Io dico che c’è più azione in questa macchina che nel vicolo”
Jan sospirò e Miguel alzò la testa per guardarlo “Baciami ancora, poi torniamo al dovere, te lo prometto”
“Sei un cialtrone”e s’impossessò nuovamente delle sue labbra carnose.
Miguel si pressò contro il torace di Jan e approfondì il bacio, lo amava talmente che il cuore sembrava volergli esplodere nel petto.
“Jan”
“Miguel”gli portò la mano dietro la nuca, gli esplorò la bocca con la lingua, non ne avrebbe mai avuto abbastanza.
Il silenzio fu rotto dal brontolio dello stomaco dello spagnolo, Jan si staccò e scoppiò a ridere.
“Che hai da ridere? Ho fame, non mangio dalle due”protestò l’altro.
“Povero piccolo, ti sei messo a dieta?”lo prese in giro “Era ora che la smettessi di ingurgitare tutte quelle schifezze”
“Stupido, è che non ne ho avuto tempo”replicò Miguel mettendo il broncio “e poi non ho bisogno di nessuna dieta, il mio corpo è perfetto così”
“Sì, hai ragione”mormorò Jan lasciandogli scivolare la mano lungo il torace “è perfetto”
“Mi andresti a comprare un panino con il wurstel?”gli domandò guardandolo con i suoi occhioni da cucciolo.
“Miguel, stiamo lavorando, non siamo ad un pic-nic”protestò.
“Ti prego”uni le mani in preghiera, era irresistibile.
Sospirò e acconsentì “Sei una vera spina nel fianco, lo sai? Tanto vale accontentarti, è venuta fame anche a me”
Miguel sorrise vittorioso “Con tanta senape”
L’altro lo guardò torvo, poi aprì lo sportello.
“Ah, Jan?”
“Che vuoi ancora?”sbuffò.
“Una bibita e una porzione enorme di patatine, con ketchup”aggiunse cacciando la lingua tra i denti.
Jan inorridì “Sei davvero disgustoso”
“Se ti comporterai da bravo bambino, forse ti darò metà delle mie patatine”lo prese in giro Miguel.
“Non ci tengo, puoi pure tenertele quelle schifezze piene di grassi”
“Il solito salutista”ridacchiò l’altro.
“Sfotti pure, Miguel, ma guardami, scoppio di salute”
“Basta chiacchiere, il mio stomaco reclama cibo”gli fece un gesto con la mano di andare.
“Cialtrone”borbottò prima di chiudere lo sportello e allontanarsi.
Si avviò verso il locale che stavano sorvegliando, Miguel a volte si comportava da bambino, sembrava anche più immaturo di Benny. Gli si strinse il cuore, erano le persone più importanti per lui, la sua vita non sarebbe la stessa senza il suo Miguel e non potrebbe neanche concepire che suo figlio potesse allontanarsi da lui per andare a vivere con la madre.
Aveva quasi raggiunto l’ingresso quando sentì una voce alle sue spalle “Ehi, tu, biondino”
Jan si voltò e fu raggiunto da un colpo allo stomaco sferrato con un tubo di ferro, si piegò per il dolore, ma il colpo si ripeté, questa volta lo prese ad una spalla.
Cercò di reagire, ma due braccia lo bloccarono prendendolo da dietro “Bastardi”urlò.
Si trattava di due uomini, uno aveva la testa rasata, fisico snello, un tatuaggio tribale sul braccio e una serie interminabile di piercing. Doveva avere sui venticinque anni, ma lo sguardo truce lo faceva sembrare più vecchio. Tra le mani stringeva una spranga. L’altro non riuscì a vederlo perché si trovava alle sue spalle, ma sentì che era massiccio, con l’alito che sapeva di vino e le braccia villose e muscolose.
Jan si morse la lingua, dovevano essere loro gli aggressori, se solo avesse potuto prendere la pistola, ma era impossibilitato a muoversi.
“Allora, frocio? Dov’è il tuo amichetto o sei solo e cercavi compagnia nel bar?”
“Non sapete che sbaglio state facendo”
“Lo sbaglio lo hai fatto tu, dolcezza”il tipo che lo aveva colpito gli si avvicinò e gli prese il viso con una mano “a venire in questo posto”l’osservò e si leccò le labbra “devo ammetterlo, sei davvero bello, il tuo viso è delicato come quello di una ragazza, gli occhi blu e queste labbra morbide”gliele sfiorò.
Jan cercò di scostare il viso e questo non piacque al suo aggressore che punto sul vivo, lo colpì con un pugno spaccandogli lo zigomo.
“Lasciatemi”urlò divincolandosi, mentre il sangue cominciò a scorrergli lungo la guancia.
Un altro colpo di spranga nello stomaco lo fece piegare per il dolore e se non fosse stato sorretto sarebbe caduto al suolo.
“Non vuoi spassartela con noi, dolcezza?”gli sussurrò in un orecchio quello che lo manteneva.
“Dovrete uccidermi”replicò il biondo.
“Se proprio insisti, farai la fine di quelle altre checche”rise l’altro.
Alzò la spranga al cielo per dargli il colpo alla testa che lo avrebbe di certo ucciso, Jan ripensò a Benny, a quello che gli sarebbe accaduto se lui fosse morto, a Miguel, al loro amore durato solo la frazione di un istante. Una lacrima gli scivolò lungo la guancia al pensiero di non rivedere più il suo viso.
“Miguel”mormorò.
“Dai, fallo fuori, spaccagli il cranio”lo incitò alzando la voce.
Jan chiuse gli occhi e attese il colpo fatale.
“Jan”urlò una voce in lontananza “lasciatelo, bastardi!”
Miguel arrivò di corsa, la pistola in mano, con una spallata colpì l’uomo che lo stava per picchiare e andò a sbattere contro un muro. Lasciò cadere la spranga al suolo e svenne per il colpo subito.
L’altro, vedendo cosa era accaduto al suo complice, sibilò “Chi cazzo sei? Il suo amichetto?”poi si accorse della pistola e impallidì.
Si fece scudo con il corpo del commissario, voleva barattare la sua fuga con la vita di Jan “Non una mossa o gliele spezzo”minacciò.
Era un uomo massiccio sulla trentina, con i capelli corti e una cicatrice sulla fronte.
“Polizia! Siete in arresto per aggressione ad un pubblico ufficiale”e indicò il biondino ormai quasi privo di sensi.
“Sbirri”mormorò sgranando leggermente gli occhi.
“Lascialo andare”gli ordinò Miguel puntandogli contro la pistola.
Questi obbedì e lo lasciò libero, Jan cadde al suolo svenuto.
Miguel lo ammanetto costringendolo in ginocchio “Non muoverti o ti sparo”
Ritornò da Jan e gli si inginocchiò accanto, gli accarezzò il viso insanguinato, il cuore era come impazzito per l’ansia. Non reagiva “Jan, mio dio, rispondi”
“Lo avete quasi ucciso”sibilò furente, gli occhi colmi di lacrime “vi farò sbattere in galera per tutta la vostra fottuta vita per questo”
“Era solo un fottuto finocchio”
Miguel si alzò furioso e lo colpì con il calcio della pistola sulla tempia“Taci farabutto”
“Ti denuncio per aggressione”reagì lui cadendo in ginocchio.
“Davvero? È la tua parola contro la mia”sorrise maligno “chi ti crederà dopo aver visto cosa hai fatto ad un commissario di polizia?”
L’uomo imprecò e restò in ginocchio dolorante. Miguel avvicinò il viso a quello di Jan e gli sussurrò “Jan, ti prego, non puoi lasciarmi e poi, non pensi a Benny? Resterà solo se tu muori e non puoi permetterlo. Ti prego, riprenditi.” sfiorò il suo viso, un ematoma gli era apparso sullo zigomo e del sangue sgorgava da un taglio.
“Jan, amore, ti prego, apri gli occhi”copiose lacrime gli scesero dalle guance.
“Miguel”mormorò lui “mi dispiace per il tuo hot dog”
“Non importa, piccolo”sorrise, nonostante tutto conservava il suo senso solito dell’umorismo “li abbiamo presi, abbiamo risolto il caso”
“Ora, potremo finalmente trascorrere la notte a casa mia”replicò il biondo aprendo gli occhi”non vedo l’ora”
Miguel gli strinse una mano, la baciò dolcemente “Sì, faremo tutto quello che vuoi, ma devi prima rimetterti, capito?”
“Io sto bene, poi ci sei tu qui con me. Miguel io ti…”non riuscì a terminare la frase perché chiuse gli occhi e perse i sensi.
“Jan? No, Jan”appoggiò l’orecchio sul suo petto, il battito era terribilmente debole “Cazzo, ma quando arrivano questi rinforzi?”prese il cellulare e compose il numero dell’emergenza, doveva far giungere un’ambulanza, al più presto o Jan non si sarebbe salvato.
Ore dopo Miguel era in ospedale, non gli avevano fatto sapere ancora niente, lo avevano portato in sala operatoria perché i colpi che avevano ricevuto erano stati tali da provocare un’emorragia interna. Camminava su e giù per il corridoio, era salito sull’ambulanza con lui dopo che la volante aveva portato via i due aggressori. Gli aveva tenuto la mano durante il tragitto e ora si sentiva così impotente non potendo fare nulla. La luce rossa della sala operatoria era ancora accesa, si sentiva un leone in gabbia, se solo gli avessero dato notizie, non si sarebbe sentito così male. Aveva telefonato a Ina per raccontarle e lei aveva avvertito Hajo, ma i due non si erano ancora visti, mentre Benny non sapeva ancora nulla, non aveva voluto chiamarlo per non spaventarlo, in fondo, nonostante i suoi quattordici anni, era ancora un bambino.
Finalmente la luce si spense e un dottore in camice uscì sfilandosi la mascherina, Miguel gli andò incontro “Allora, dottore?”
“Aveva un’emorragia interna e una spalla slogata, ma siamo riusciti a fermarla, si rimetterà”
“Posso vederlo?”gli domandò speranzoso.
“No, è ancora sotto anestesia, lo stanno portando in sala di rianimazione”
“La prego, dottore, voglio vederlo”lo supplicò con gli occhi scuri pieni di lacrime.
“E va bene, ma solo attraverso il vetro, mi segua”
Miguel lo seguì lungo il corridoio fino ad una stanza con vetro, lo vide, era steso in un letto, aveva quasi tutto il corpo fasciato e gli uscivano vari tubicini.
Si sentì morire, non riuscì a guardarlo, era davvero il suo Jan quello in quel letto con tubi che gli uscivano dal braccio e dal naso? No, non poté guardare oltre, distolse lo sguardo.
“Per quanto tempo resterà in questo stato?”
“Qualche ora, ma poi dovrà restare in ospedale per un paio di settimane, il trauma è stato molto forte e l’emorragia ha rischiato di ucciderlo”gli riferì l’uomo.
Queste parole lo colpirono come un pugno, non poteva pensare di essere stato sul punto di perderlo e tutto per colpa sua. Se solo non fosse stato così immaturo, capriccioso, Jan non si sarebbe mai avventurato da solo e non sarebbe incappato in quei due bastardi che lo hanno picchiato fino a ridurlo in fin di vita.
Appoggiò le mani al vetro, il cuore gli batteva con violenza nel petto, se solo non lo avesse costretto ad andargli a prendere da mangiare, era un vero idiota, Jan aveva rischiato la vita solo per colpa sua.
Una mano gli si appoggiò sulla spalla, voltò la testa, si trattava di Hajo e di Ina erano accorsi in ospedale.
“Come sta?”gli domandò il suo superiore con un’espressione greve in volto.
“Abbiamo rischiato di perderlo. La spranga gli ha provocato un’emorragia interna”
“Ora come sta?”intervenne Ina preoccupata.
“Hanno detto che è fuori pericolo, ma io ho paura che sia stato troppo ottimista”si volse nuovamente verso il vetro “è così malridotto e se insorgesse qualche complicazione? Sono uno stupido, è stata colpa mia”si prese la testa tra le mani.
“Non potevi prevedere che sarebbe stato aggredito”
“L’ho mandato da solo a comprarmi un hot dog, capite?”alzò la voce, il senso di colpa lo stava uccidendo “Jan ha rischiato di morire per un hot dog, un misero panino”
“Non fare così, Miguel”Ina si fece avanti e lo strinse in un abbraccio “Jan starà bene, gli aggressori sono stati presi e non faranno più del male”
“Sono in centrale? Voglio interrogarli!”scattò.
“Non mi sembra il caso, sei troppo coinvolto emotivamente, non saresti oggettivo”protestò Hajo.
“Voglio guardarli negli occhi, quei figli di puttana”lampi gli uscirono dagli occhi neri “quando mi diranno perché lo hanno fatto. Hanno preso Jan fuori dal locale, lo hanno colpito senza sapere se fosse gay o meno, devo sapere”insistette il moro.
“Lo avranno visto entrare e avranno dedotto che…”
“Ti prego, lasciameli interrogare”lo supplicò.
“E sia, ma ci saremo anche noi, non voglio rischiare che tu dia di matto e li aggredisca”
“Non lo farò”promise, ma non era molto sicuro della sua reazione una volta al cospetto di quei due.
“Andiamo!”
“Non vuoi aspettare che Jan si risvegli?”gli domandò Ina appoggiandogli una mano sul braccio.
“Ci vorranno ore, non riesco a restare qui, impotente e poi non posso vederlo così, mi sento male”spiegò.
“Come preferisci”
Lasciarono l’ospedale, diretti verso la Centrale, Miguel era ansioso di iniziare l’interrogatorio. I due sospetti erano stati chiusi in due stanze diverse. Hajo era andato ad interrogarne uno, mentre Ina e Miguel si sarebbero occupati dell’altro.

Miguel e Jan

domenica 18 ottobre 2009

Marco Girnth



Che ne pensate di Marco, l'attore che interpreta il bel Jan Maybach in SOKO leipzig? Non pensate che sia da mangiarselo di baci? Ho creato un wall con alcune delle sue più belle foto.
Spero vi piaccia

venerdì 16 ottobre 2009

Gabriel Merz



Ecco un wall sul sexy Gabriel Merz che interpreta il Commissario Alvarez in SOKO Leipzig.

martedì 13 ottobre 2009

Gelosia capitolo 3 (seconda parte) NC18



Squadra speciale Lipsia
Pairing: Jan - Miguel
Rating: NC17
I perosonaggi non mi appartengono

Il mattino li colse abbracciati, Miguel cingeva il suo amante con un braccio, mentre la testa di Jan era poggiata sul suo petto villoso, sulle labbra un dolce sorriso. Miguel aprì gli occhi e sospirò, era stato solo un sogno quello che era accaduto o aveva davvero trascorso la notte a fare l’amore con Jan? Abbassò lo sguardo e lo vide, il suo dolce compagno, dormiva con il viso sul suo petto e le mani lungo il corpo. Gli baciò la fronte, sembrava così irreale di essere in quel letto con lui.
Jan mugugnò qualcosa nel sonno, si mosse leggermente arcuandosi e circondandolo con entrambe le braccia “Miguel”
“Amore, svegliati, è giorno”gli sussurrò in un orecchio.
Jan aprì gli occhi e scattò seduto “Che ore sono?”una ciocca di capelli gli cadde sulla fronte “Dannazione, perché non mi hai svegliato?”
“Che fretta hai?”ridacchiò.
“Dobbiamo andare in centrale, stupido”lanciò un’occhiata all’orologio sul comodino e venne preso dal panico, erano quasi le nove “è tardissimo, Hajo ci ucciderà”
“Calmati, Jan, chiameremo e ci daremo malati”replicò il moro.
“Cosa? Miguel, sei forse impazzito? Hajo è arrabbiato perché non siamo riusciti ancora a risolvere il caso e ora ci diamo pure malati? Verrebbe a prenderci fino a casa”.
“Sì, credo lo farebbe”Miguel era divertito “ma non mi importa, voglio stare con te, tutto il giorno”lo attirò a sé.
“Miguel”protestò divincolandosi leggermente, ma quando le sue braccia lo circondarono gemette.
“Non mi scappi”gli sussurrò stringendolo “sei nelle mie mani, ora”
“Mi lasci che devo rivestirmi?” protestò con poca convinzione.
Miguel continuò a tenerlo stretto e gli sussurrò malizioso “Scommetto che non hai nessuna voglia di andare a lavorare”
“Sì, invece”insistette, ma non poteva negare che il desiderio di restare tra le lenzuola con Miguel lo allettava.
Il moro gli mordicchiò il lobo dell’orecchio, poi scese a lambirgli il collo con le labbra “Davvero?”
“Miguel”ansimò “sei sleale, sai che non possiamo restare a letto tutto il giorno”
“E perché no? Chi ce lo proibisce?”
“Il senso del dovere, mio caro”rispose serio.
Miguel lo lasciò andare, ma sapeva che non sarebbe andato via, glielo leggeva negli occhi “Sei davvero noioso”lo provocò.
Gli occhi azzurri del biondo lampeggiarono a quelle parole, in un attimo fu su di lui spingendolo supino “Io sarei noioso? Ora, ti faccio vedere”sorrise maligno.
L’altro ridacchiò e Jan gli intrappolò le labbra in un bacio ardente, le mani scesero a sfiorargli il torace giù fino al ventre.
Miguel ansimò, il suo tocco lo faceva impazzire di piacere, la bocca di Jan si spostò sul mento, poi giù sul pomo d’Adamo succhiandolo e mordicchiandolo leggermente.
“Allora? Sono ancora noioso?”scese lungo il collo leccandolo.
“Puoi fare di meglio per convincermi, Jan”lo provocò l’altro.
Il biondo spostò la sua attenzione sul petto lasciando una scia di baci infuocati, leccò un capezzolo, poi lo catturò tra i denti tirando leggermente. Miguel trattenne il respiro, non voleva dargli soddisfazione, gli piaceva stuzzicarlo, provocarlo per indurlo a diventare sempre più audace.
Giocherellò con il pezzetto di carne, fino a quando non fu turgido, poi passò all’altro riservandogli il medesimo trattamento “Sei troppo silenzioso, Miguel”lo morse con maggiore forza.
“Ahi”
“Mi piaci di più quando straparli”ridacchiò succhiando il capezzolo, poi lo lasciò andare e sorrise “non è da te essere così silenzioso”
“Jan”gli infilò le dita nei capelli “continua, mi stai facendo impazzire”
“Bene, ora ti riconosco”scivolò lungo il suo torace villoso.
Miguel inarcò la schiena accarezzandogli i capelli “Continua”
Jan sorrise, la lingua saettò sulla sua pelle scendendo fino all’ombelico, disegnò dei piccoli cerchi e poi si infilò nella cavità leccandolo.
“Cavolo, Jan, dove hai imparato a farlo? Sei fenomenale”lo incitò a continuare.
Il biondo ridacchiò e continuò la sua corsa fino al membro semi eretto, bisognoso di attenzioni, lo sfiorò con le labbra e Miguel trattenne il respiro, timoroso che potesse fermarsi, ma non accadde. Jan appoggiò la lingua sulla punta, lo leccò leggermente, poi lo accolse nella sua bocca calda. Miguel gemette e inarcò la schiena “Jan, cazzo”si lasciò sfuggire “non azzardarti a fermarti”
L’altro cominciò a muovere la testa, prendendo l’asta fino in fondo e succhiandola come se fosse un ghiacciolo aiutandosi anche con la lingua. Miguel era in paradiso, lo stava facendo impazzire e i suoni che emetteva contribuivano a eccitarlo. Il cuore gli batteva con violenza, non gli sembrava ancora vero che il perfetto e ligio al dovere commissario Jan Maybach gli stesse facendo il più grandioso pompino della sua breve esistenza. Lo fissò in estasi, ma un attimo dopo fu costretto a buttare la testa indietro e stringere con le dita una ciocca di capelli “Jan, basta, sto venendo”ansimò.
Jan ridacchiò e continuò fino a quando Miguel non venne come un fiume in piena con un grido soffocato “Jan”gemette “è stato…” il cuore gli batteva come impazzito nel petto “stupendo”
Il biondo si leccò le labbra, poi risalì e lo baciò “Sono ancora noioso?”
“Ritiro quello che ho detto”rise Miguel circindandolo con le braccia e tenendolo stretto “sei tutt’altro che noioso, commissario, mi hai fatto venire in mente un paio di idee su come trascorrere questa giornata”
“Miguel?”lo rimproverò voltandosi e guardandolo con i suoi grandi occhi azzurri.
“E va bene”sbuffò mettendo il broncio “ma solo se mi prometti che questa notte dormirai con me”
“Una minaccia, eh?”non cambiava proprio mai “Sai che non posso lasciare Benny un’altra notte”
“Mi fermerò da te, allora”lo lasciò andare e scattò giù dal letto diretto verso il bagno.
“Cosa? E come lo spiego a Benny?”lo seguì.
“Qualcosa inventerai, tesoro”ridacchiò, adorava stuzzicarlo in quel modo.
“Torna qui, Miguel”lo raggiunse in bagno “come sarebbe che qualcosa inventerò?”
“Su, Jan, sai che Benny mi adora, non farà domande quando mi vedrà”lo attirò in un abbraccio “non preoccuparti, non sospetterà. L’ultima cosa che voglio è turbarlo, per me è come un figlio”
Jan sorrise “Lo so che lo ami”
“Non quanto amo te, ma lo considero come se fosse mio figlio”lo baciò dolcemente “e non voglio fargli del male, quindi se tu pensi che non sia il caso che mi fermi a casa vostra non lo farò”
“Ti amo, Miguel”gli accarezzò una guancia.
“Lo so”ridacchiò, lo lasciò andare e s’infilò sotto la doccia.
Jan osservò il fondoschiena del compagno e desiderò essere sotto l’acqua con lui, ma non poteva, erano già in ritardo. Sapeva che se lo avesse raggiunto avrebbero finito per fare l’amore e non sarebbero usciti dall’appartamento.
Si avvicinò al lavandino e si guardò allo specchio, quasi non si riconobbe: il suo viso era rilassato e dietro di sé vi era un’aurea mistica che non aveva mai visto, gli occhi erano luminosi. Non c’era alcun dubbio, era innamorato.
Si sciacquò il viso, poi cercò nell’armadietto la schiuma da barba, la spalmò in modo accurato sulle guance e sul mento.
L’acqua nella doccia si bloccò improvvisamente, la tendina si aprì e Miguel uscì fissandolo, sulle labbra gli apparve un sorrisetto “Non eravamo in ritardo, Jan? Ora, perdi tempo a farti la barba?”
“Che male c’è a voler essere presentabili per il lavoro?”replicò prendendo il rasoio.
Cominciò a radersi, ma lo sguardo era fisso su Miguel che si stava passando l’asciugamano sul corpo bagnato. Gli si seccò la gola, era terribilmente sensuale e maschio che il desiderio lo colse improvviso, seguito da una fitta di dolore “Ah! Dannazione!”imprecò, si era tagliato.
Miguel fu subito al suo fianco “Jan, stai bene?”
“Sì, è un taglietto”si guardò, del sangue gli colò lungo il collo, ma lo tamponò con dell’ovatta.
“A che pensavi mentre ti radevi?”gli domandò preoccupato.
“Mi sono distratto un attimo, ma non è niente”gli rivolse un sorriso.
“Mi farai morire di infarto, Jan”osservò se il taglio fosse più profondo, ma aveva quasi smesso di sanguinare.
“Come sei premuroso”gli accarezzò una guancia.
Miguel rise “Non è da maschio virile come me esserlo”
“Continui ad essere molto virile, Miguel”si voltò e tornò a radersi.
“Non dimenticarlo mai, Jan” si strofinò i capelli con l’asciugamano e uscì dalla stanza.
Mezz’ora dopo erano davanti il Commissariato, Jan indossava gli stessi abiti della sera precedente, mentre Miguel portava una maglia nera, e un paio di jeans aderenti.
Entrarono cercando di mostrarsi il più naturali possibile, si avvicinarono al tavolo sul quale si trovava la scatola delle ciambelle e il caffè.
“Ho una fame da lupi”dichiarò Miguel.
Jan gli lanciò uno sguardo complice, non avevano neanche fatto in tempo a comprare qualcosa per la colazione “Dovresti stare attento alla linea, collega, potresti ritrovarti con la pancetta o peggio, con le maniglie dell’amore”lo prese in giro.
“Guarda mio caro”replicò il moro “piacciono molto le maniglie dell’amore”gli sorrise leccando la marmellata che colava dalla ciambella.
Il biondo fremette e distolse prudentemente lo sguardo “Certo, come no, sei un illuso, Miguel”
“Siete in ritardo”li rimproverò Ina fissandoli stranita. Jan aveva un cerotto sul collo e indossava gli stessi abiti del giorno precedente, mentre Miguel era più trasandato del solito, aveva messo perfino la maglia alla rovescia.
“Ciao, Ina, sei davvero bella, questa mattina”l’adulò Miguel prima di sedere alla scrivania.
“Avevi fretta, Miguel? Non ti sei accorto che hai la maglia al rovescio?”sorrise maliziosa “Scommetto che questa mattina sei stato occupato. Chi è la fortunata?”
Jan tossì e per poco non si strozzò con il caffè, ma finse di leggere alcune pratiche.
“Non te lo posso dire, sono un gentiluomo, io”rispose lui strizzandole l’occhio e guardandosi la maglia, aveva ragione, era davvero al rovescio.
“Sì, certo, che cialtrone che sei, Alvarez”rise la donna “e tu, Jan?”lo scrutò con attenzione.
“Io, cosa?”alzò la testa dalle carte e la fissò stupito.
“Dimmelo tu, indossi gli stessi abiti di ieri, tutti stropicciati, hai il collo ferito e l’aria di chi non ha dormito molto, ma che si è divertito parecchio”
“Non so di che stai parlando, Ina”negò.
“Ragazzi, ma che vi prende?”non li riconosceva più “Da quando siete così misteriosi?”
“Sei una donna, Ina, non possiamo parlarti delle nostre avventure”intervenne Miguel rivolgendole un sorriso malizioso.
Lei alzò le mani “Mi arrendo e poi, se volete saperlo, neanche mi interessa”
Miguel scoppiò a ridere “Dai, non prendertela”
“Basta scherzare!”dichiarò Hajo entrando “Allora, Miguel, che novità ci sono? Ha parlato il barista?”
“Ci sto lavorando”mormorò il moro ingoiando l’ultimo pezzo di ciambella.
“Sei stato in quel bar?”
“Sì, ieri sera, ho parlato con il barista, ma non ho scoperto niente di nuovo”rispose.
“Miguel!”lo rimproverò “Dobbiamo risolvere questo caso, non possiamo permettere che vengano uccide altre persone”
“Non è colpa mia se non sa nulla”
“Come pensi di procedere a questo punto?”gli domandò il capo “Non abbiamo neanche uno straccio d’indizio”
“Io e Jan interrogheremo tutti i presenti quella sera, deve esserci qualcuno che ha visto qualcosa di strano”
“Dannazione, siamo in alto mare, salteranno parecchie teste se non riusciremo a prendere questo assassino”
“Lo prenderemo, capo, vedrai”gli promise Jan.
“Lo spero, datevi una mossa, ragazzi”poi lo sguardo si focalizzò sul biondo “Jan, cosa hai fatto al collo? Ti sei tagliato radendoti?”
“Sì”mormorò imbarazzato “è bastato un attimo di distrazione e…”
“Non è da te”scosse la testa.
“Hajo, questa volta dovremo entrare in veste ufficiale? La mia copertura andrà a farsi fottere”sospirò tristemente.
“E sì, Miguel, il tuo spasimante barista capirà che ti interessavi a lui solo per estorcergli informazioni, che peccato”lo prese in giro Jan, ma in realtà era felice che non dovesse più fingere.
Miguel gli lanciò un’occhiataccia, ma in fondo capiva quanto potesse essere geloso delle moine che quel giovane gli faceva.
“Jan, Miguel, ho un’altra idea, questa sera farete un appostamento, nella zona retrostante il bar, è quello il punto delle aggressioni”
“Cosa? Vuoi che ci appostiamo nel vicolo tutta la notte? Non posso lasciare Benny a casa da solo”protestò il biondo.
“Jan, trova qualcuno che stia con lui”
L’altro sospirò, era inutile obiettare, sapeva che non avrebbe cambiato idea “Un’altra notte fuori casa, non mi perdonerà”
“Che significa, un’altra notte fuori casa?”il commissario più anziano alzò un sopracciglio.
“Sì”arrossì leggermente “che c’è?”domandò notando gli sguardi dei suoi colleghi “Sono uscito e allora?”lanciò uno sguardo fugace a Miguel che rideva sotto i baffi.
“Niente, niente”replicò Hajo “ma non cambiano i miei ordini, questa sera vi apposterete nel vicolo sul retro del locale e se vedrete qualcosa di strano…”
“Interveniamo”concluse Miguel al suo posto.
“Prima chiamate i rinforzi, non voglio eroismi”
“Certo, sono troppo sexy per morire giovane”ridacchiò il moro.
Jan fece una smorfia, aveva sempre voglia di scherzare, anche su cose serie come questa. Il solo pensare a Miguel a terra ferito o addirittura morto gli bloccava il respiro “Non dirlo neanche per scherzo, Miguel, nessuno morirà, chiameremo i rinforzi prima di agire”
“Bene, questo è tutto, mettetevi al lavoro”e detto questo Hajo uscì.
Jan sbuffò, detestava gli appostamenti, l’unica consolazione era che lo avrebbe fatto con Miguel e che di certo avrebbero trovato il modo per trascorrere la notte in un modo più divertente.

domenica 4 ottobre 2009

Gelosia

Questo stupendo video è stato creato dalla mia amica Giusy per celebrare la fiction Gelosia