martedì 30 giugno 2009

Il poeta della porta accanto capitolo 9 NC17




Quando furono finalmente in camera William chiamò il servizio in camera e ordinò la cena, Alex doveva essere affamato e anche lui, se doveva essere sincero, non mangiava dall’ora di pranzo.
Il giovane ingegnere era ancora sulla soglia, si limitava a fissare l’amico intento a parlare al telefono, quasi non riusciva a credere che fosse lì con lui. Lo aveva desiderato con tutto se stesso, ma in quel momento non sapeva come comportarsi.
William posò il telefono “Alex? Vuoi fare una doccia prima di cena?”
Si riscosse dai suoi pensieri “Okay”e si diresse verso il bagno.
Quando udì l’acqua scorrere William sospirò, sembrava l’ombra del ragazzo che conosceva e che tanto amava, ma cosa gli stava accadendo? Doveva scoprire cosa lo aveva portato a lasciare Amber e a bere fino a perdere ogni controllo.
Si avvicinò alla finestra e osservò la strada all’esterno, la notte era serena, in cielo la luna era quasi piena e il vento aveva spazzato via tutte le nubi.
“Sono contento tu sia qui, Will”mormorò Alex alle sue spalle.
Si voltò e lui era a pochi passi, un asciugamano stretto alla vita e un altro tra le mani che utilizzò per asciugarsi i capelli, trattenne il respiro, era la prima volta che lo vedeva quasi nudo. Lasciò vagare lo sguardo e sentì i jeans diventare stretti pensando a quello che poteva celare sotto l’asciugamano.
“Stai bene?”gli domandò avvicinandosi, era preoccupato per lui.
“Sì, grazie, niente di meglio che una doccia ristoratrice per far passare una brutta sbornia”abbozzò un sorriso.
“Alex, ma perché…?”fu interrotto da un leggero bussare.
“Vado io”scattò il moro raggiungendo in un istante la porta, era il servizio in camera, prese il carrello e ringraziò.
Richiuse la porta e William fu dietro di lui facendolo fremere “Ho una fame da lupi”
“Mangiamo, allora” spinse il carrello verso il tavolino e gli indicò una sedia.
Quando furono sazi, Alex si stese sul letto, aveva ancora addosso solo l’asciugamano, ma non gli andava di cambiarsi, era troppo stanco. Volse lo sguardo verso il biondo che sedeva accanto al tavolino, era taciturno, il cuore perse un battito, era così bello, ma forse apparteneva già ad un altro.
“Sto bene, ora, se vuoi, puoi tornare a casa”mormorò, ma era l’ultima cosa che desiderava.
William strinse la mascella “Proprio non sopporti la mia presenza qui, vero?”sembrava volesse mandarlo via.
Alex distolse lo sguardo senza rispondere e William continuò “Vuoi dirmi cosa ti sta accadendo? Scappi dalla città, lasciando Amber disperata, ti ubriachi costringendo la polizia ad arrestarti. Non ti riconosco più”
“Non ti devo alcuna spiegazione, Will”replicò “e poi, potrei dire lo stesso di te, credevo di conoscerti, ma sbagliavo”
“E con questo cosa cazzo vorresti dire?”lo fissò con gli occhi come braci “Stiamo parlando di te, non di me”.
“William, lascia perdere, non importa”
“Eh, no, Alex, non te la caverai così, ora mi dici di cosa stai parlando”
“Vuoi sapere di cosa sto parlando? Bene, te lo dirò”si alzò affrontandolo “Chi era quel rosso dell’altra sera e cosa è per te? Ho visto, sai, il modo in cui vi guardavate e sfioravate”la gelosia lo stava lacerando “eravate molto intimi, è il tuo nuovo fidanzato?”
William sgranò gli occhi, non riusciva a credere che fosse geloso “No, Alex, non è così. Si trattava di Steven”
“E chi cazzo è questo Steven? Dici il suo nome come se io dovessi sapere di chi si tratta”
“Perché te ne ho parlato, è quel mio amico di Londra”
A quel punto Alex realizzò “Quello che non vedi da un anno?”si morse la lingua e in un attimo si sentì un idiota.
“Sì, lui”
“Da quello che ho visto, le cose tra voi vanno più che bene, eravate così intimi”distolse lo sguardo, c’era dolore nell’ultima frase.
“Ci siamo chiariti e sai…”mormorò non sapendo come raccontargli quello che era accaduto tra loro su quel divano.
“E cosa?”incrociò le braccia al petto.
“Mi ha detto di essere innamorato di me, da sempre”gli rivelò “e mi ha baciato, anzi, ci siamo baciati”
“Cosa?”il cuore smise di battere, sentì il pavimento cedergli sotto le gambe “Capisco, immagino vorrai andare, stare con lui, non ti trattengo, William”la sua voce era glaciale.
“Immagini male, piccolo, io qui sto benissimo e poi, Steven è tornato in Inghilterra” gli si avvicinò “per me è solo un amico e che tra noi non potrà esserci altro”.
“Perché lo hai baciato?”
“Non lo so, piccolo, davvero, ma voglio che tu sappia che non è lui che mi fa battere il cuore, che popola tutti i miei sogni”William accorciò maggiormente le distanze, i loro visi potevano quasi sfiorarsi.
Alex percepiva il suo alito caldo, il cuore ricominciò a battere, le gambe gli tremavano, non osava neanche muoversi per non rompere quell’atmosfera.
“Perché sei partito?”gli domandò improvvisamente “Hai litigato con Amber, vero?”
“Sì, non potevo sopportare più…”scosse la testa “avevo bisogno di riflettere, di capire quello che voglio davvero”confessò “e non potevo farlo lì”
“E lo hai capito, quello che vuoi davvero?” gli sfiorò il braccio nudo con la punta delle dita.
“Sì”
Gli alzò il mento con una mano costringendolo a guardarlo “Bene, perché mi sento perduto senza di te”
“Dici sul serio?”sorrise incredulo, non avrebbe mai sperato di udirgli pronunciare quelle parole.
Per tutta risposta William appoggiò le labbra sulle sue in un leggero bacio, Alex gemette, ma senza esitare socchiuse la bocca lasciandolo entrare, le loro lingue s’incontrarono dando inizio ad una danza. La passione li accese, Alex lo spinse sul letto stendendosi su di lui e continuando a baciarlo, lo desiderava più di ogni altra cosa e questa volta non si sarebbe tirato indietro.
William si staccò leggermente, gli occhi erano scuri di passione, le labbra gonfie per i baci e le gote arrossate “Forse dovremmo fermarci”gli posò le mani sul petto.
“Fermarci?”gli sfiorò il bordo superiore della bocca con la punta della lingua “Non lo voglio io e non lo vuoi neanche tu, Will”
“Sei sicuro?”non osava sperare “Ti desidero disperatamente, Alex, sono mesi che non penso ad altro”
“Mai stato più sicuro”gli accarezzò il torace attraverso la camicia “non voglio più negare quello che provo te”
Il biondo sorrise, si sporse in avanti e lo baciò nuovamente, poi invertì le posizioni e in un attimo fu su di lui, sfilandogli l’asciugamano e liberando l’erezione, ormai evidente.
“Sei così bello”sospirò lasciando scivolare la mano lungo il suo corpo ormai nudo, la pelle era incandescente, poi ridacchiò posando lo sguardo sul membro ormai semi eretto “Noto che non stavi mentendo, cucciolo”
Alex arrossì, e William lo baciò di nuovo, poi si spogliò velocemente, bramava sentire la pelle di Alex contro la sua, aveva atteso così tanto che non intendeva più attendere neanche un solo istante. Una volta che gli abiti furono sul pavimento, cercò il suo sguardo nel timore di leggervi qualche ripensamento, ma tutto quello che vide fu un grande desiderio, Alex lo voleva e non avrebbe cambiato idea. Si sporse in avanti e appoggiò le labbra sul collo, succhiando leggermente la pelle, inebriato dai sospiri provenienti dal suo compagno, scese a lambire una spalla, la mordicchiò, adorava il suo sapore, scese ancora, catturò un capezzolo tra i denti, lo mordicchiò, lo succhiò, fino a quando non divenne duro come un sassolino, Alex si contorse sotto di lui per il piacere “Will”gemette “non fermarti”
Un lampo apparve nelle iridi blu, passò all’altro capezzolo bagnandolo con la lingua, adorava i suoi mugugni di piacere. Discese fino al ventre, disegnando dei piccoli cerchi attorno all’ombelico, sentì Alex fremere e questo lo spronò a continuare con quella lenta e dolce tortura. Succhiò e mordicchiò la carne fino a quando non urlò di piacere “Will”
Il giovane poeta alzò la testa e gli rivolse un sorrisetto maligno poi con le mani gli allargò le gambe e si insinuò, circondando il membro ormai eretto con la mano. Mosse la mano su e giù, Alex chiuse gli occhi e si abbandonò completamente alla sua esperienza, era in paradiso.
Lo lappò, passò la lingua calda lungo tutta la lunghezza, poi lo lasciò scivolare nel suo antro caldo cominciando a succhiare.
Alex si lasciò sfuggire un lamento e gli artigliò con forza i ricci, mentre William muoveva la testa ciucciandolo sempre con maggiore vigore.
“Cazzo, Will, continua”riaprì gli occhi e osservò la testa bionda del suo amante muoversi su e giù, era lo spettacolo più erotico che avesse mai visto.
Sentì una scossa lungo la schiena, segno che il picco era vicino, poi diede una spinta di reni e raggiunse l’orgasmo più potente di tutta la sua esistenza, riversandosi nella bocca di William.
Appoggiò la testa sul materasso e ansimò senza avere la forza di dire nulla, il cuore gli batteva furiosamente nel petto, non credeva sarebbe stato così intenso.
Lo attirò a sé cercando le sue labbra “È stato stupendo, Will”
Il biondo gli accarezzò una guancia e sorrise “Questo non era che l’inizio, la notte è ancora lunga. Voglio sentirti in me, Alex, vuoi?”
“Will, io, non…”balbettò.
“Lo so che è la prima volta, ma io mi fido di te, piccolo”gli posò una scia di baci sul mento lambendo il pomo d’Adamo e scendendo lungo la gola “non vuoi fare l’amore con me? Prendermi?”
Alex sorrise “Ti voglio con tutto me stesso, Will, ma non voglio farti del male”era preoccupato.
“Non me ne farai”gli garantì sogghignando.
“Non ho un preservativo”si morse il labbro superiore, non pensava ne avrebbe avuto bisogno.
“Io non faccio sesso da tanto, non credo che rischiamo a non usarlo e poi voglio sentirti senza nulla che si frapponga fra noi”
“Io ho fatto l’amore solo con Amber per un bel pezzo, quindi…”aggiunse il moro.
“Non ricordarmelo”replicò con una smorfia, stava male solo al pensiero.
“Sei geloso?”rise prendendolo in giro.
“Sì, puoi neanche immaginare quanto stavo male sapendoti con lei”
“Povero piccolo”lo baciò sul naso “ma ora sono con te e ho intenzione di restarci”
Il cuore di William impazzì nel sentirgli pronunciare quelle parole così importanti, invece di parlare lo attirò in un abbraccio e gli lambì le labbra con un bacio che li infiammò entrambi.
Alex lo spinse supino invertendo le posizioni e insinuandosi tra le gambe, ma era terribilmente nervoso, temeva di sembrare inadeguato davanti a William. Lasciò scendere la mano lungo un fianco, le dita lo sfiorarono con delicatezza, il suo tocco fu come una carezza.
“Alex”gemette, quando gli sfiorò la fessura tra le natiche con un dito, ma si accorse della sua titubanza, dell’indecisione nel modo in cui lo toccava e cercò di rassicurarlo “Alex, lascia che sia io condurti, va bene?”sostituì il dito con il suo e cominciò a sfiorare il bordo facendo dei piccoli cerchi, ansimò senza staccare lo sguardo da lui.
Alex era eccitato oltre ogni limite, vedere William toccarsi in quel modo e darsi piacere, era uno spettacolo ad altro contenuto erotico.
Si penetrò leggermente, muovendo avanti e indietro il dito, allargò maggiormente le gambe e ansimò “Immagino che sia tu a farlo, Alex”gli sussurrò socchiudendo le labbra.
“Will”gli schiaffeggiò la mano e la sostituì con la sua, non resisteva, doveva toccarlo, sfiorarlo, dargli piacere.
Spinse in profondità, strappandogli un ennesimo gemito che lo indusse a continuare nella sua tortura. Aggiunse un secondo dito, poi un terzo, continuando a spingere e costringendolo a inarcare la schiena per l’orgasmo che lo investì come un fiume in piena.
“Scusa”arrossì il biondo pulendosi con il lenzuolo.
Il moro si morse il labbro inferiore, poi ridacchiò “Sei talmente sexy, Will” e si mosse lungo il suo corpo lasciandogli una scia di baci infuocati che partivano dal collo e scendevano fino alla scapola e continuarono lungo il torace scolpito e glabro.
William ansimò, come mai sapeva che corde sfiorare per farlo eccitare nuovamente? Era appena venuto, ma sentiva che presto sarebbe accaduto di nuovo se avesse continuato in quel modo “Alex, non torturarmi”
L’altro sorrise e gli mordicchiò l’interno coscia, salendo fino all’inguine, evitando, di proposito, il suo membro bisognoso di cure, voleva farlo soffrire ancora un po’ prima di accontentarlo. Finalmente gli sfiorò l’erezione con la lingua e William trattenne il respiro, gli occhi blu erano colmi di passione, il desiderio per lui lo stava consumando.
“Alex, mio dio, dove hai imparato?”singhiozzò quando lo circondò con le labbra spingendolo fino in gola e cominciando a leccarlo e succhiarlo. Il sapore di William era inebriante, non ne avrebbe mai avuto abbastanza. Alle sue parole lasciò andare il suo membro e ridacchiò “Talento naturale”
“Interessante”sghignazzò “Ora, ti voglio dentro di me, ti prego”
“Non aspetto altro, amore”
William sorrise, lo aveva appena chiamato amore, era la prima volta che lo faceva, era pazzo di gioia, lo attirò a sé e gli circondò le spalle con le braccia. Lo baciò con trasporto, mentre Alex si faceva largo tra le sue natiche spingendosi all’interno lentamente.
“Alex”gemette mordendosi le labbra e allacciando gli occhi ai suoi, voleva guardarlo mentre facevano l’amore, fargli sapere che lui l’unico con il quale intendeva stare. Quando fu completamente dentro, cominciò a muoversi, ma sempre con estrema lentezza, temeva di fargli male.
“Will, tutto bene? Ti sto facendo male?”era preoccupato, ma lui per tutta risposta gli allacciò le gambe ai fianchi per aumentare la penetrazione.
“Muoviti, di più”mosse il bacino per assecondare le sue spinte.
“Will, mio dio”aumentò i colpi fino a toccare punti che costrinsero il suo amante ad urlare “Alex, ti amo”e sprizzò il suo seme sul ventre del moro che si bloccò, sconvolto. Aveva davvero udito quelle paroline o le aveva solo immaginate? William si accorse del suo stato e lo fissò preoccupato. Si morse il labbro pentendosi quasi di quella sua rivelazione, ma dopo un attimo, Alex ricominciò a muoversi con vigore fino a quando non raggiunse l’orgasmo riversandosi in lui.
Si accasciò sul suo torace ansimante, poteva udire i battiti accelerati del cuore di William, una melodia rilassante. Chiuse gli occhi e sorrise, era stata l’esperienza più intensa e coinvolgente di tutta la sua esistenza, non solo aveva fatto l’amore con un uomo per la prima volta e gli era piaciuto talmente che sarebbe stato pronto a rifarlo, ma William gli aveva dichiarato il suo amore.
Non poteva essere più felice. Il poeta giaceva sotto di lui, immobile, solo il petto che si alzava e abbassava velocemente indicava che non stesse dormendo, ma che stesse riflettendo su quello che era accaduto. Si sentiva un idiota, un inguaribile romantico, lasciarsi andare in quel modo.
Aveva letto sconcerto e confusione negli occhi del compagno, forse, se non fosse stato dentro di lui sarebbe scappato a gambe levate. Fissò il soffitto in cerca di una scusa, qualcosa per giustificare le sue parole, ma non trovò nulla di plausibile e convincente, così si limitò a tacere.
Alex si mosse leggermente, poi gli baciò il torace madido di sudore “Non dici nulla? È stato così orrendo?”
William incontrò i suoi occhi imploranti e socchiuse le labbra sorpreso. Orrendo? Come poteva pensarlo? Era stato semplicemente magnifico, Alex era così diverso da Ian che a letto voleva avere il controllo di tutto, sentiva di amarlo profondamente “Alex, io…”balbettò, poi scosse la testa e mormorò “… direi che è stato grandioso”
“Sì, decisamente”si strinse a lui.
“Senti, Alex, per prima, io…”sospirò “mi dispiace, non volevo sconvolgerti dicendoti che… insomma, che ti amo, è solo che è quello che provo”
Abbassò lo sguardo e vide che aveva gli occhi chiusi, poi lo sentì russare debolmente e si rese conto che si addormentato, non aveva udito neanche una parola di quello che aveva detto.
“Alex?”lo chiamò, poi sorrise, gli accarezzò i capelli umidi di sudore e chiuse a sua volta gli occhi addormentandosi stravolto.



Il mattino seguente, Alex si svegliò colpito dai raggi del sole, due forti braccia lo stringevano, abbassò lo sguardo e sorrise osservando il suo amante biondo che dormiva con la testa leggermente piegata in basso e le braccia che gli circondavano la vita. Gli scostò una ciocca di capelli dalla fronte e gli posò un bacio sulle labbra, la sua confessione l’aveva colto di sorpresa contribuendo a confonderlo maggiormente. E se fosse stato solo l’impeto del momento a trascinarlo a pronunciare quelle due paroline così magiche e piene di significato? Sospirò tristemente, poi cercando di non svegliarlo si liberò dal suo abbraccio e sgusciò via dal letto. Gli avrebbe fatto una sorpresa portandogli qualcosa di buono per la colazione, sapeva quanto il suo Will fosse goloso di dolci. Sorrise, lo considerava già suo, rivide agli avvenimenti della notte precedente e arrossì ricordando quello che gli aveva fatto e il piacere che aveva provato. Si rivestì lentamente, poi quando fu presentabile, afferrò la giacca che giaceva abbandonata sulla sedia e uscì dalla stanza.
Durante il tragitto dall’hotel al bar non fece altro che pensare a cosa dire ad Amber. Era andato via trattandola male, dicendole cose che non pensava, ma era arrabbiato, esasperato. Avrebbe dovuto chiederle scusa, ma anche troncare quel rapporto ormai inesistente che li legava, lei meritava qualcuno che l’amasse con tutto se stesso e anche lui.
Raggiunse il bar, entrò e si avvicinò al bancone, c’erano ciambelle d’ogni tipo, brownies e tortine alla frutta e al cioccolato. Era indeciso su cosa comprare, ma poi ricordò la passione di William per i mirtilli e per la sua torta al cioccolato, così prese un paio di tortine ai mirtilli, due al cioccolato e qualche ciambella ricoperta di zucchero. Improvvisamente immagini erotiche del suo Will con le labbra sporche di zucchero e il corpo ricoperto di cioccolato fecero capolino nella sua testa facendolo eccitare.
Scosse la testa, pagò e prese la busta che il commesso gli porgeva. Doveva tornare da lui al più presto.
Quando varcò la porta della camera, William era in piedi, davanti alla sedia che si stava rivestendo, sembrava pensieroso, ma quando lo vide sulle labbra apparve un dolce sorriso “Ciao”
“Ciao, ho preso la colazione”
“Per un attimo ho temuto fossi andato via”gli confessò il biondo provando un po’ di vergogna anche solo per aver pensato una cosa del genere.
Alex divenne serio “Che sciocco, non avrei mai potuto”
“Scusa, è solo che non trovandoti quando mi sono svegliato, ho pensato…”scosse la testa “mi dispiace”
“Non importa”gli porse il sacchetto di carta “ti ho portato qualcosa per addolcirti il risveglio”
“Davvero?”un lampo apparve nei suoi grandi occhi blu, sbirciò all’interno e si leccò le labbra “Buoni, cosa ho fatto per meritarti, Alex?”
“Non saranno come quelle che cucino io, ma sono buone, le ho già assaggiate qualche giorno fa”commentò scrutandolo, sembrava quasi un bambino davanti a tutti quei dolci.
“La tua torta al cioccolato era divina”lo adulò “non credo di aver mai assaggiato qualcosa di così delizioso in tutta la mia vita”
“Esagerato”ridacchiò il moro “ma sono contento la pensi così”
“Dico solo la verità, dolcezza”appoggiò il sacchetto sul tavolo, poi lo raggiunse circondandogli la vita con le braccia. Lo attirò in un bacio e lo spinse verso il letto.
Alex ansimò e lo lasciò fare, non desiderava altro che fare l’amore con lui “Will, ti voglio”sussurrò una volta che furono stesi sulle lenzuola di cotone.
“Alex”ansimò quando il moro gli sbottonò i jeans e cominciò a dargli piacere.
Ore dopo giacevano tra le lenzuola uno tra le braccia dell’altro, ansimanti e senza forze, ma felici. Alex aveva le dita tra i capelli di William e glieli accarezzava dolcemente, mentre il biondo poggiava la testa sul suo torace e con gli occhi chiusi ascoltava i battiti accelerati del suo cuore.
Sorrise e gli sfiorò il petto “Adoro questo suono”
“Sembra che voglia esplodere, mi fai questo effetto, Will”ridacchiò Alex “non avrei mai creduto di poter provare qualcosa del genere, né tanto meno, di trovarmi in una camera d’albergo, a fare l’amore con te”
“Ora sai cosa avresti perso se non avessi ceduto al mio fascino”lo prese in giro.
Alex ridacchiò, poi William divenne improvvisamente serio “Alex? Cosa accadrà, ora?”
“Che intendi?”alzò la testa e lo fissò senza capire.
“Quando torneremo alla vita reale, cosa accadrà?”ripeté, c’era ansia nella sua voce.
Lo sentì sospirare “Non ne ho idea, potremmo fare finta che non esista, per il momento?”
William alzò la testa dal suo petto e allacciò le iridi blu a quelle del suo amante “Non possiamo fingere, Alex. Ho bisogno di sapere” la sua era quasi una supplica “Ho sofferto a causa di Ian e non ho intenzione di ricascarci”il tono era duro.
Alex tacque e William continuò “Cosa è per te, quello che c’è tra noi?” era molto serio, per lui era una questione di grande importanza “Un’avventura?”
“Cosa? No”replicò.
“Ti chiedo solo una cosa, se è stata solo un’avventura dimmelo, così eviterò di farmi illusioni e di fare la figura del completo idiota”voleva sembrare deciso, ma in realtà, fu scosso da un leggero tremito.
“No, Will, ti ho detto che non lo è”gli garantì senza distogliere lo sguardo “non sono il tipo da una botta e via e mi ferisce che tu debba chiedermelo”si alzò dal letto e raggiunse i suoi vestiti che giacevano abbandonati sul pavimento.
“Che stai facendo?”
“Mi rivesto”
“Per quale motivo? Dai, torna a letto” e si mosse per attirarlo nuovamente sul letto “mi dispiace di aver dubitato di te”
“Will, non ti fidi di me, vero?”nella voce c’era dolore.
“Certo che mi fido di te”scosse la testa e gli cinse la vita con le braccia “io ti amo” gli sussurrò in un orecchio.
Alex si voltò sorridendo, non era come aveva temuto, lo amava davvero.
“Anche io ti amo, piccolo Will” lo spinse supino sul letto stendendosi su di lui
Il corpo del biondo si rilassò e le labbra si aprirono in un debole sorriso, era così felice che il cuore sembrava volesse esplodere “Sei sicuro? Non lo dici solo per dire? So che ami Amber e…”non ebbe la possibilità di terminare la frase perché Alex gli intrappolò le labbra in un ennesimo bacio cercando la sua lingua e ingaggiando una lotta senza tregua.
“Cazzo, Alex”si staccò per mancanza d’aria
“Ora sai che non amo Amber”gli sorrise.
William ridacchiò “Mi fai impazzire, lo sai?”gli sfiorò il labbro superiore gonfio.
“Bene, è questo il mio intento, farti impazzire di piacere”
“Sei un vero sadico”lo rimproverò con un sorrisetto malizioso.
“Sei talmente sensuale, Will, non posso fare a meno di te, del suo corpo, del…”
“Non cambiare discorso, è una cosa seria”lo riprese “hai pensato cosa dirle?”
Alex si morse le labbra, per poche ore aveva dimenticato di non essere libero, di avere una ragazza che lo aspettava a casa “No, l’ho trattata molto male, dovrò chiederle scusa”
“Capisco”mormorò, mordicchiandosi il labbro, non si sentiva così vulnerabile da quando si era innamorato di Ian.
“Anche se torno da lei non cambia quello che provo per te”lo costrinse a guardarlo.
“Tornerai da lei?”alzò un sopracciglio stupito da quella frase.
“Sai quello che intendo”
“No, non lo so, tornerai da lei come se niente fosse?”sgranò gli occhi, il cuore era in frantumi.
“No, Will, no, non devi neanche pensare una cosa del genere, con Amber è tutto finito dal momento in cui i miei occhi si sono posati su di te”
“Sì, certo, questo però non ti bloccava dal fare l’amore con lei”lo rimproverò “e a darle la mia poesia”
Alex abbassò lo sguardo colpevole “Lo so, mi spiace, ma lei l’ha trovata e io non sapevo come giustificarla, mi ha accusato di tradirla e… ”
“Non potevi confessarle che te l’avevo data io”sospirò.
“No, è stata la prima cosa che mi è venuta in mente, amore”
“Non puoi neanche immaginare quello che ho provato quando me lo ha detto e quando ho saputo che eri partito il mio cuore si è spaccato in due”
“Mi spiace, ma ero confuso, non sapevo cosa volessi”
“Per questo hai affogato i tuoi dispiaceri nell’alcool?”aveva visto le bottiglie vuote che aveva lasciato in camera e che la sera precedente si era ubriacato fino a diventare violento.
Lo sentì sospirare “Anche per questo, ma soprattutto perché pensavo a te e a quel tipo, Steven, ero geloso marcio, ma in fondo, me lo meritavo. Ti ho respinto, quella sera al pub, non avevo alcun diritto di essere geloso o di pensare che saresti stato libero per sempre. Ho bevuto, chiuso nella mia camera, ho perso il conto delle birre che ho scolato, poi ho deciso di mangiare qualcosa ed è stato allora che sono approdato in quel locale”parlò come un fiume in piena.
William ascoltò senza interrompere e il giovane continuò il suo racconto “Era un rock pub, con oggetti e poster alle pareti, un jukebox d’epoca, ti sarebbe piaciuto”
“Devo andarci”ridacchiò.
“Peccato che io non possa più avvicinarmi dopo aver spaccato il jukebox”
“Cosa ti aveva fatto quel poverino per subire la tua ira?”gli domandò sgranando gli occhi blu.
“Non sopportavo la canzone che ne usciva”mormorò, si vergognava da morire.
“Che canzone? Alex, non riesco a capire”
“Bitter sweet symphony dei Verve”
“Ah”improvvisamente ricordò il momento in cui l’avevano ascoltata insieme.
“Già, non potevo sopportarla, desideravo farla tacere, mi ricordava te, i momenti trascorsi insieme”
“Alex, tesoro”aumentò la stretta.
“Sono un idiota, reagire in quel modo, ho anche rischiato di farmi molto male”si guardò la mano fasciata.
“No, amore, non sei un idiota”avvicinò il viso al suo e gli posò un bacio a fior di labbra sulla fronte.
“Non so cosa mi sia scattato per farmi agire in quel momento, sapevo solo che dovevo farla finire, che non sopportavo di udirne neanche una sola nota perché mi faceva troppo male”
“Mi dispiace”
“Non devi, non è colpa tua, Will”scosse la testa “ero io a non essere conscio dei miei sentimenti, ma ora…”gli rivolse un sorriso maligno “ho altro in mente”
“Davvero? E cosa?”finse di non sapere a cosa si stesse riferendo.
“Da dove comincio?”lasciò vagare la mano lungo il corpo del suo amante.
“Alex”ansimò, la sua mano era bollente sulla sua pelle ormai incandescente “Mio dio”
“Non mi stancherei mai di sfiorarti, di fare l’amore con te, di assaporarti” e gli intrappolò la bocca in un bacio appassionato che li lasciò entrambi senza fiato.
“Alex”gli artigliò i capelli tra le dita e tirò fino a fargli male “se fai così non lasceremo mai questa camera”
“Perché dovresti volerla lasciare?”gli catturò il labbro inferiore tra i denti.
“È mattina”cercò di protestare, ma lui gli stava rendendo pressoché impossibile resistere.
“E con questo? Stai cercando di liberarti di me?”si finse offeso.
“No”ridacchiò.
“Dai, amore, sono solo le dieci e mezzo”replicò il moro allargandogli le gambe con una mano.
William sgranò gli occhi e scattò “Cosa? Le dieci e mezzo? Merda”lo spinse via leggermente e balzò fuori dal letto raccogliendo i pantaloni dal pavimento “Merda, merda”
“Che cazzo ti prende?”Alex era esterrefatto “Torna a letto”
“Non posso”cercò di infilare i jeans “Tra due ore devo essere a lezione”
“Datti malato, prenditi un giorno per te, per noi”
“Vorrei, ma non posso, non sarebbe professionale agire in questo modo, poi i ragazzi hanno il compito in classe, oggi”
Alex sospirò e non insistette più, sapeva quanto William fosse ligio al dovere.
“Vestiti, dai”lo incitò vedendo che lui restava steso tra le lenzuola.
“Perché?”obiettò sorpreso.
“Non torni con me?”
“No”si morse il labbro colpevole, era tentato a farlo, ma non poteva.
“Perché?”era deluso, credeva sarebbero tornati in città insieme.
“Ho da fare qui, ho un incontro di lavoro, nel pomeriggio”gli spiegò.
“Capisco”mormorò tristemente.
“Sei arrabbiato?”
“No”il biondo scosse la testa “Non preoccuparti, pensa al tuo lavoro, ci vedremo quando tornerai”terminò di vestirsi, poi appoggiò le mani sul letto e si sporse in avanti per baciarlo un’ultima volta “Ti aspetto”
“Conterò i minuti che mi separano da te”gli sfiorò una guancia.
“Anche io” si raddrizzò e dopo aver preso tutta la sua roba uscì lasciando il suo amante solo.
Alex si adagiò tra le lenzuola e sospirò, era felice, terribilmente felice.

martedì 23 giugno 2009

Il poeta della porta accanto capitolo 8



Capitolo VIII

Alex si trovava a Newark dove trascorreva le proprie giornate rinchiuso nella sua stanza d’albergo a piangersi addosso. La relazione con Amber era ormai finita, doveva trovare il coraggio di confessarle che non l’amava più, non poteva continuare a illuderla. Si passò una mano fra i capelli, quei giorni erano stato un inferno lontano da William, tuttavia ciò gli era servito a capire che provava un sentimento veramente profondo per lui, però era troppo tardi, il suo amato lo odiava. Quando lo aveva visto insieme a quel ragazzo dai capelli rossi aveva come perso la ragione e gli aveva sputato in faccia parole dure ferendolo.
Era stato ingiusto, ciononostante non faceva a meno di domandarsi cosa fosse quel giovane per lui, se fosse stato solo un’avventura o qualcosa di più.
Sedeva su una poltrona con una bottiglia di birra in mano, con lo sguardo verso l’unica finestra che dava sulla strada, dalla quale passavano enormi Tir, la tristezza lo stava dilaniando, però non poteva fare nulla per sentirsi meglio. Si voltò verso il cellulare che giaceva abbandonato sul tavolo, tra le bottiglie di Heineken vuote e lo fissò con la vana speranza di udirlo squillare e di vedere il nome di William sul display. Lo strinse in mano, tentato di chiamarlo per chiedergli scusa e domandargli di raggiungerlo, ma dopo un secondo ci rinunciò sentendo di non averne il coraggio. Sospirò e lanciò il cellulare sul letto. No, non doveva pensare più a William, gli faceva troppo male ricordare i suoi baci, il suo sapore, la sua voce, i suoi occhi blu, profondi come l’oceano e le labbra carnose e morbide. Sentì i jeans diventare stretti, come poteva anche il solo ricordo provocargli quelle sensazioni? Si alzò barcollando, la testa gli girava dalla troppa birra, tuttavia non resisteva più in quella camera angusta, doveva uscire.
L’aria della notte era fredda e tagliente, il vento soffiava con forza provocandogli brividi, si strinse addosso il cappotto, era fin troppo gelido per essere solo ottobre, ma servì a schiarirgli la mente annebbiata dall’alcool. Continuò a camminare finché non si fermò davanti ad un pub, sull’insegna c’era scritto “Joe Rocks”. Alzò un sopracciglio nel leggerne il nome, tuttavia dopo tutto quel alcool sentiva l’impellente bisogno di mangiare.
Entrò e un odore di carne arrostita gli solleticò l’appetito, il locale era poco affollato, la luce soffusa, i tavoli circolari erano semi vuoti e in un angolo un vecchio jukebox suonava una vecchia canzone dei Van Halen, invece al bancone un ragazzo sulla ventina, con indosso una maglietta nera con l’effigie di un teschio, era intento a versare la birra in un boccale.
Alex si avvicinò e sedette su un panchetto, non aveva senso prendere un tavolo da solo, lo avrebbe fatto sentire ancora più patetico di quanto non si sentisse già.
Il giovane lo esaminò per qualche istante, poi si avvicinò maggiormente e gli domandò “Cosa le porto?”
“Un hamburger ben cotto e una birra”ordinò puntando le iridi su di lui.
“Lo mangia qui o al tavolo?”
“Qui” rispose con un sospiro.
Lui annuì e si allontanò per portare l’ordinazione in cucina, ma prima gli versò una birra e gliela posò davanti.
“Grazie”mormorò e se la portò alle labbra, bevendone un lungo sorso.
Si voltò e osservò meglio il posto, era abbastanza accogliente, alle pareti foto di gruppi rock e vari cimeli come magliette, chitarre e altre anticaglie.
Un sorriso gli sfuggi dalle labbra, forse non era solo lui ad essere patetico. La musica che risuonava era fastidiosa, non gli era mai piaciuta la musica rock, preferiva altri generi, al contrario William era solito ascoltare dei dischi di gruppi rock e punk inglesi e qualche volta lo avevano fatto insieme. Sorrise pensando come ogni cosa riportasse a lui.
L’arrivo della sua misera cena lo distolse dai pensieri, lo stomaco gli brontolò quando al suo naso arrivò il profumo dell’hamburger e inspirò “Che bontà, ero davvero affamato”
“Siamo famosi per i nostri hamburger al formaggio”gli sorrise il ragazzo “sei forestiero?”
“Sì”l’osservò “sono qui da una settimana, per lavoro”
“Sarebbe?”si appoggiò al bancone, sembrava quasi stesse flirtando con lui, ma Alex era troppo brillo per rendersene conto.
“Io sono ingegnere, il sindaco mi ha affidato il progetto del nuovo centro sportivo”
“Davvero? Devi essere in gamba, allora”commentò “altrimenti il sindaco Forrest non ti avrebbe affidato un progetto così importante”
“Così dicono”abbozzò un sorriso, ma subito dopo gli morì sulle labbra, nell’aria risuonò una melodia che conosceva fin troppo bene: “Bitter sweet symphony” dei The Verve. Immagini di quando l’aveva ascoltata la prima volta gli apparvero davanti agli occhi riportandolo a quel momento.

Si trovava da William, era uno dei primi giorni in cui aveva preso l’abitudine di frequentare la sua casa durante i lunghi pomeriggi che doveva trascorrere da solo a causa dell’assenza di Amber. William era seduto sul divano, gli occhi chiusi e la testa che si muoveva al ritmo della musica che usciva dal suo lettore cd, mentre lui era seduto sul davanzale della finestra e ascoltava senza molto interesse, non gli piaceva quella canzone. Quando terminò, un dolce violino attaccò attirando la sua attenzione, quella sì che gli era gradita. Si avvicinò al lettore da dove prese la custodia e lesse il nome del gruppo “The Verve”mormorò.
“Sono dei grandi”commentò William voltandosi verso di lui “questa canzone è la mia preferita, non trovi che sia dolce e allo stesso tempo intensa e passionale? Ascolta le parole, poi questo pezzo iniziale con il violino, è sensazionale”gli occhi gli brillavano per l’entusiasmo.
“Sì, hai ragione”lo raggiunse e gli sedette accanto, le gambe si sfiorarono e Alex s’irrigidì, c’era qualcosa di diverso in quello che provava standogli solamente vicino.
“Se vuoi, posso prestartelo, magari puoi doppiartelo”gli sorrise.
“Grazie, sei davvero gentile, Will”sussurrò imbarazzato, lo conosceva da pochi giorni, ma si sentiva già molto legato a lui.
“Di niente, è un piacere, Alex”accorciò le distanze.
Il moro fremette e sentì il cuore aumentare i battiti, cosa gli prendeva? Perché non lo allontanava? Perché non gli diceva di smetterla? Le iridi di William erano la cosa più bella che avesse mai visto, sembravano acque limpide nelle quali potersi immergere. Deglutì nervosamente, la situazione era diventata estremamente imbarazzante, la canzone era così coinvolgente che si perse completamente nell’atmosfera che aveva creato.
Posò lo sguardo sulle labbra dell’uomo che gli era accanto, erano socchiuse, sembrava quasi come se volesse dire qualcosa, provò un desiderio irrefrenabile di baciarle, erano così invitanti.
Il cd terminò e tra loro calò un silenzio imbarazzante, William si sporse in avanti, però Alex scattò in piedi e mormorò qualcosa “Devo andare, scusa, ma mi sono ricordato che avevo promesso ad Amber di cucinarle l’arrosto”
Il biondo sospirò e annuì “Certo, ti lascio andare, non dimenticare il cd”lo tolse dal lettore, lo ripose nella custodia e glielo porse.
“Grazie”le loro dita si sfiorarono, quelle di William erano calde, invece quelle di Alex erano gelide per il nervosismo.
“Hai freddo?”gli domandò corrugando la fronte “Sei gelato”
“Sì, un po’, ora vado”e si avviò verso l’uscita.
Da quel giorno, quella canzone risuonò nello scantinato, facendogli compagnia e ricordandogli i momenti trascorsi con William.

Alex ritornò al presente, la canzone dei Verve risuonava in tutto il locale, strinse i pugni, non voleva ascoltarla, era troppo doloroso.
Scattò in piedi e si diresse verso il jukebox e cercò di cambiare canzone senza grande successo. Premette con forza il pulsante, cominciò a colpire con un pugno, ma non si sbloccò.
“Ehi”urlò il barista da dietro il bancone “che cazzo fai?”
“Cambia”sbraitò colpendo il vetro con un pugno “non voglio sentirla!”
“Ehi, datti una calmata, amico”lo raggiunse con gli occhi fuori dalle orbite, gli stava distruggendo il jukebox e quello era un pezzo raro “lo sai quanto costa, brutto idiota?”cercò di bloccarlo.
“Non mi interessa, fai terminare questa canzone”replicò divincolandosi “o ci penserò io”
“È meglio che te ne vada, sei troppo giù di giri per i miei gusti”lo afferrò per un braccio e cercò di spingerlo verso l’uscita, ma Alex si liberò e afferrò una sedia deciso a romperla su quell’aggeggio per lui infernale.
“No, non osare”gridò il giovane sconvolto al pensiero dei danni che avrebbe potuto procurare.
Due uomini seduti ad un tavolo intervennero e lo bloccarono per entrambe le braccia facendo cadere la sedia sul pavimento. Fu trascinato verso un tavolo “Lasciatemi”si divincolò, ma nella foga di liberarsi colpì con un pugno un boccale che si trovava su un tavolo e lo ruppe ferendosi una mano “Cazzo”imprecò provando dolore e vedendo il sangue che colava sul legno.
“Merda”mormorò uno dei due uomini, un tipo grosso con una coda di cavallo e gli occhi piccoli e ravvicinati “Prendete qualcosa per fermare il sangue”
Il giovane barman gli porse un asciugamano che fu tamponato sulla ferita, poi si diresse verso il telefono e compose il 911.
La canzone terminò, Alex sedette su una sedia stringendo l’asciugamano sulla ferita, era ormai calmo, ma i due uomini continuarono a tenerlo d’occhio per evitare altri problemi fino a quando non giunse la polizia che lo portò via.



William ripensò agli avvenimenti di quella giornata così movimentata, Ian si era presentato a casa sua dichiarandogli il suo amore e Amber gli aveva dato la notizia scioccante che Alex era partito. Sospirò pensando a lui e a dove potesse trovarsi in quel momento. Gli mancava da morire e desiderava confessarglielo, ormai era stanco di reprimere quello che provava.
In quel momento nella stanza risuonò una melodia, si guardò intorno, da dove veniva? Si alzò, sembrava la suoneria di un cellulare, ma non era di certo la sua.
Cercò tra i cuscini del divano, era vicina, infilò la mano sotto un cuscino della poltrona e lo trovò. Era un piccolo cellulare rosa, doveva averlo lasciato Amber quello stesso pomeriggio.
Guardò il display e fremette, si trattava di Alex, stava telefonando ad Amber, si morse un labbro, questo significava che non erano così in rotta come lei temeva. Fece un profondo respiro e rispose “Pronto, Alex?”
Dall’altra parte della linea sentì un gemito “Will?”
“Alex”la voce era ansiosa, desiderava chiedergli di tornare.
“Perché rispondi tu al telefono di Amber? Cosa succede? Dov’è?”
“In ospedale, credo. Lo ha dimenticato qui quando è venuta oggi”gli spiegò.
“Perché è venuta da te?”era sospettoso, poté percepire un velo di gelosia.
“Storia lunga, mi ha mostrato la poesia”
“Ah”mormorò.
Calò il silenzio. William strinse le labbra, non voleva lo sapesse, ma non si sarebbe arreso così facilmente “Alex? Dimmi dove sei, ti prego”insistette.
“Sono in prigione, Will”rispose “a Newark”
“Cosa?”sgranò gli occhi “In prigione? Alex, cosa hai combinato?”
“Lascia perdere, puoi avvertire Amber e chiederle di venire a tirarmi fuori?”gli domandò.
“Vengo io, piccolo, dimmi dove sei e arrivo”dichiarò senza esitazione “Amber è in ospedale e non saprei come avvertirla e poi, è troppo lontana, vengo io”
“Vieni tu?”era titubante “Non so se…”balbettò incerto.
“Sì, non posso lasciarti in quel posto, vengo a prenderti, Ti prego, Alex, so che sei arrabbiato con me, però lasciati aiutare”
“Va bene”sospirò rassegnato, sapeva che non gli avrebbe fatto cambiare idea.
William sorrise e riattaccò, il cuore sembrò esplodergli nel petto. Prese il portafogli, probabilmente, sarebbero serviti molti soldi, poi afferrò la giacca e le chiavi della macchina e uscì.
Si precipitò in macchina e partì, non poteva perdere neanche un istante, Alex era in prigione con chissà quale delinquente e solo il pensiero lo terrorizzava.
Giunse a Newark in poco tempo, in fondo, era una cittadina vicina, Alex non si era allontanato di molto. Parcheggiò davanti alla stazione di polizia e si precipitò all’interno. Lo informarono che il giovane era stato arrestato per ubriachezza molesta e per aver semidistrutto un locale, perciò se voleva trarlo fuori da lì avrebbe dovuto pagare una cauzione. Quelle dichiarazioni lo sconvolsero, non era da Alex comportarsi in quel modo, forse erano stati i problemi con Amber a portarlo a bere. Pagò la cauzione e attese con il cuore in gola.
Finalmente, dopo un’attesa che a William apparve interminabile, Alex apparve, sulla soglia. Il suo aspetto era spaventoso, gli occhi rossi e gonfi, una mano fasciata e i capelli spettinati, la camicia era semistrappata.
William sgranò gli occhi e si lasciò sfuggire un gemito. Era stato in cella poche ore, eppure sembrava ci avesse passato giorni interi. Nel momento in cui i loro sguardi s’incrociarono niente ebbe più importanza, gli andò incontro e lo abbracciò “Alex, finalmente”sospirò stringendolo “non puoi capire quanto sono stato in ansia”
“Will”s’irrigidì, poi sopraffatto dalla felicità di rivederlo ricambiò l’abbraccio affondando il volto nel suo collo “scusami per averti costretto a venire”
“Non dirlo neanche per scherzo, non avrei mai potuto lasciarti in questo posto” lo esaminò con attenzione e aggiunse preoccupato “Cosa è accaduto alla mano?”
“Niente, ho rotto un boccale di birra, ma mi hanno medicato, non mi fa più male” cercò di rassicurarlo.
“È grave? Lasciami vedere”cercò di prendergli la mano, ma lui l’allontanò, sentiva su di loro tutti gli sguardi dei poliziotti presenti “Possiamo solo andare via?”lo supplicò quasi.
“Certo, ho sistemato tutto”
“Ti restituisco i soldi quando arriviamo a casa, Will”gli promise.
“Non pensarci ora, andiamo”e lo trascinò via senza curarsi delle occhiate del poliziotto che si trovava dietro la scrivania.
Una volta in auto, William non accese il motore, si voltò verso di lui e gli domandò “Cosa è accaduto? Mi hanno detto che hai distrutto qualcosa in un locale. E questa?”gli sfiorò la mano fasciata.
Alex ritrasse la mano e con voce gelida rispose “Te l’ho detto, ho colpito un bicchiere, anzi era un boccale, si è rotto e il vetro mi ha ferito”l’ultima cosa che voleva era rivelargli la verità “Avevo bevuto”
“Perché?”
Il giovane non rispose e William sospirò “Alex, perché non vuoi confidarti con me?”
“Lascia perdere, Will, in fondo, non sono affari tuoi”
A quelle parole fremette e si irrigidì “Lo merito per il modo in cui ti ho trattato, scusami per averti detto quelle cose, non le pensavo”
“Davvero?”era scettico.
“Certo che no, lo sai quello che provo per te e quando ho saputo che eri in prigione non pensavo altro che a raggiungerti per tirarti fuori”
“Avresti dovuto lasciarmi lì, lo avrei meritato”
“Non dirlo neanche per scherzo”gli occhi divennero di ghiaccio nel sentirlo parlare in quel modo
“Lo so”
William si voltò verso Alex “Davvero?”
“Sì, altrimenti non saresti qui, con me”negli occhi una strana luce.
I due si fissarono per qualche istante, poi William mormorò “Andiamo, hai bisogno di dormire, dove alloggi?”
“Parker hotel, non è molto lontano”
Annuì e mise in moto l’auto.

venerdì 19 giugno 2009

Notte magica all'Olimpico

16 giugno 2009

Notte magica in compagnia dei Depeche mode. Cosa dire di questo gruppo tranne che dal vivo ha la capacità di unire migliaia di persone e di renderli tutti fratelli nel segno della grande musica. Non era la prima volta che andavo ad un loro concerto, ma devo ammettere che questo è stato molto più bello e coinvolgente. Non so se è dipeso dal fatto che ero con delle amiche che hanno la mia stessa passione o che eravamo sul prato invece che sulle tribune, so soltanto che per me è stato magnifico e che sono stata felice di aver condiviso questa serata con delle persone che come me seguono questo gruppo da tempo.
la prima volta che ho sentito parlare dei DM è stato nel lontano 1987-88 quando ho comprato il loro album "Music for the masses"in musicassetta ed è stato subito amore, da allora li ho sempre seguiti comprando tutto quello che riuscivo a trovare su di loro e seguendo anche le loro carriere soliste. I Depeche mode hanno condizionato la mia esistenza e ora, a distanza di 20 anni mi ritrovo a parlare di un loro concerto. In due ore di musica hanno suonato canzoni nuove e grandi successi, come Strangelove, Marster and servant, Fly on the windscreen, Stripped e tante altre fino alla meravigliosa Personal jesus che abbiamo tutti cantato a squarciagola fino a non avere più voce. Hanno eseguito anche qualche pezzo dell'ultimo cd "Sounds of the Universe" come Wrong, Peace e In chains con la quale hanno aperto lo show.
In conclusione questa sera è stata un'esperienza meravigliosa e sono contenta di averla condivisa con le mie amiche e che attendo con ansia il prossimo tour.

martedì 9 giugno 2009

Il poeta della porta accanto capitolo 7



Capitolo VII

Il giorno seguente, Alex uscì a fare la spesa, ma non riusciva a smettere di pensare a quello che aveva visto la sera precedente: William in compagnia di quel ragazzo, ma erano soprattutto le sue parole a rimbombargli ancora nella mente. Che stupido era stato a pensare che William tenesse alla loro amicizia, in realtà aveva voluto solo portarselo a letto e quando non ci era riuscito aveva trovato qualcun altro. Era furioso, con William perché lo aveva preso in giro e con sé stesso per essersi lasciato abbindolare. Raggiunse in pochi minuti il market e prese un carrello, cacciò dalla tasca la lista delle cose da comprare, aveva deciso di preparare una cenetta romantica per Amber, per farsi perdonare del comportamento della sera prima.
Percorse il corridoio principale diretto verso lo scaffale del vino, poi avrebbe dovuto prendere la carne. Improvvisamente si bloccò, William era davanti a lui, intento a scegliere una bottiglia di vino rosso.
Imprecò, non era pronto ad incontrarlo. Il poeta si voltò e i loro sguardi s’incrociarono
“Alex”lo salutò, il cuore aumentò i suoi battiti.
“Ciao, Will”lo raggiunse, ma, al contrario del biondo, non era per niente felice di rivederlo “anche tu qui?”
“Sì, avevo bisogno di alcune cose”posò la bottiglia nel carrello che aveva accanto, poi sbirciò in quello dell’amico e alzò un sopraciglio, sembrava avesse in programma una cena romantica “ma, a quanto vedo, anche tu,”
“Già”e volse lo sguardo verso le bottiglie di vino alla ricerca di quella giusta.
“Ti consiglio questo”gli sussurrò con voce calda e profonda “l’ho provato ed è delizioso, corposo e ricco”
“Grazie, seguirò il tuo consiglio”mormorò senza guardarlo “Hai una cena?”
“Sì, ho un…”balbettò leggermente “ospite, anche questa sera”
“Ah, capisco”strinse le labbra, sapeva di chi si trattava, del suo nuovo ragazzo.
Un moto di gelosia lo pervase e quasi come se volesse fargliela pagare replicò “Io ho in programma una cenetta romantica per Amber” e sorrise maligno.
William lo fissò stranito, sembrava quasi che provasse piacere nel riferirglielo “Alex, c’è qualcosa che non va?”
“No, perché me lo domandi?”
“Sembra tu sia, non so, freddo, quasi disturbato dalla mia presenza”rispose scrutando la sua espressione.
Questa volta Alex posò le iridi su di lui ma non replicò e William cambiò espressione, c’era incredulità nei suoi occhi “Cosa ti prende? Sai che puoi dirmi tutto, siamo amici”
“Strano, credevo di essere solo un tuo vicino”gli faceva ancora male ripensare alla sua frase.
Il biondo fremette rendendosi conto che aveva udito le parole dette a Steven “Alex, non…”
“Lascia stare, ho capito fin troppo bene”distolse lo sguardo e prese due bottiglie posandole nel carrello “ma sai che ti dico? Non me ne frega nulla”
Si voltò per andarsene, ma William lo bloccò posandogli una mano sul braccio “Non è come pensi”
“E allora, com’è?”era geloso marcio, non sopportava l’idea di William con un altro, ma non voleva ammetterlo.
“Io…”cercò di parlare, ma lui lo fermò “Perché hai detto che ero solo il tuo vicino, se mi consideri tanto amico? Non volevi che il tuo amichetto sapesse che hai una cotta per me?”lo accusò.
I lineamenti del biondo s’indurirono “Sei ingiusto, Alex, è stata una cosa detta così, non lo pensavo. Lo sai quello che provo per te”accorciò le distanze tra loro.
“Volevi solo divertirti, fottere la mia mente, oltre che me, non è vero?”avvicinò le labbra al suo orecchio “Per tua sfortuna, ho capito i tuoi giochetti, ma ho visto che ti sei già consolato”
“Tu non sai un accidente” William sibilò furioso, ma come osava accusarlo di una cosa del genere?
“No, hai ragione, non so nulla di te e neanche voglio saperlo” e si allontanò, aveva altre cose da comprare prima di tornare a casa.
“Vai al diavolo, Alexander James”gli urlò stringendo i pugni.
Si mosse nella direzione opposta, doveva uscire da quel posto.
Quando Alex rientrò trovò Amber sul sentiero di guerra, lo attendeva seduta sul divano, le braccia conserte e gli occhi stralunati, sembrava furiosa.
Alex posò la busta della spesa sul tavolo e le sorrise “Che c’è, tesoro?”
La ragazza non rispose, ma gli mostrò il foglio piegato in quattro facendolo impallidire, si sfiorò la tasca e si rese conto di aver perso la poesia.
“Vuoi spiegarmi?”
“Di che si tratta?”finse di non capire.
“Lo sai benissimo, non mentirmi”si alzò dal divano e lo raggiunse sventolandogli il foglio davanti agli occhi.
“È una poesia”confessò pronto a subire la sua ira.
“Per chi è? L’ha scritta William, vero?”
“Vedi, non è come…pensi”balbettò, non sapeva come giustificare quella poesia.
“Spiegami, sono tutta orecchi, amore”
“Me l’ha data lui, è vero, per me”confessò, poi improvvisamente gli venne un’idea “per te”
“Cosa? Per me?”alzò un sopracciglio, non era per niente convinta, sembrava un ultimo tentativo per nascondere un suo tradimento “Davvero pensi che ti creda?”
“È la verità, tesoro”cercò di convincerla “volevo qualcosa di bello per te e William mi ha dato questa”era un vero genio.
“Alex, mi stai dicendo la verità? Non sopporterei altre menzogne”
“Sì, piccola, pensi avrei potuto tradirti?”le sfiorò una guancia.
“Sei un cialtrone, Alex”mise il broncio “ma è stato un pensiero tenerissimo”lo baciò con dolcezza sulle labbra “è davvero bella”
“Sì, è davvero bravo”mormorò tristemente, detestava mentirle, ma non aveva potuto fare altrimenti.
“Grazie, amore”gli sorrise e strinse al petto il foglio.
Alex si morse le labbra, anche se aveva litigato con William considerava quella poesia un ricordo prezioso e, averla persa, lo rattristava.
“Di niente, piccola”abbottò un sorriso.
Amber lo lasciò solo e lui sospirò di sollievo.
Trascorse una settimana, ma la situazione tra Alex e William non accennò a risolversi, i due si evitavano tanto che da quella sera al market non avevano più avuto occasione di incontrarsi.
Anche il rapporto con Amber sembrava giunto al capolinea, non facevano altro che litigare: lui le rinfacciava di lavorare troppo, di trascurarlo, mentre Amber lo accusava di essere distante, freddo e di avere un’altra anche se in precedenza i suoi timori si erano dimostrati infondati.
Un pomeriggio, dopo l’ennesimo litigio Alex prese un borsone, afferrò degli abiti urlando “Basta, Amber, non ti ho tradito”
“Davvero? E allora, perché sei così distante?”
“Io distante?”sgranò gli occhi “Ma se tu non fai altro che lavorare ed evitarmi? Ormai ti vedono più i tuoi colleghi di me”
“Ma come osi? Vorresti rinfacciarmi che lavoro troppo? E tu? Stai sempre dietro quel cavolo di tavolo e non mi degni di uno sguardo e poi, da quando William non frequenta più questa casa sei intrattabile”gli puntò un dito contro.
“Non pronunciare più quel nome, capito?”sibilò “Con me ha chiuso”
“Diamine, vuoi spiegarmi il perché? È una settimana che sei intrattabile e scommetto che lui c’entra in tutto questo”non riusciva a capire “Eravate così amici, cosa vi ha portato a…”ma lui la bloccò
“Non mi va di parlarne e poi, era di noi che discutevamo, Amber, non di un estraneo”era esasperante “Da quando siamo arrivati in questa città sei cambiata”
“Non è vero, sono sempre la stessa, sei tu ad essere diverso, non mi ami più, Alex?”gli domandò.
“Non è questo il punto, ci stiamo allontanando”
“E di chi è la colpa?”la ragazza era al culmine della sopportazione “Dimmi la verità, c’è un’altra, vero?”
Alex strinse i pugni “Ancora con questa storia? No, non c’è un’altra”
“Vorrei crederti, ma sento che il tuo cuore non mi appartiene più, sei distante”gli occhi chiari si riempirono di lacrime “Ti prego, dimmi cosa ti sta accadendo”
“Basta, non ne posso più, me ne vado”si diresse giù per le scale portandosi dietro il borsone, inseguito dalla sua fidanzata che continuava ad urlare “Non puoi andartene, Alex”
“Sì, posso e lo farò, voglio restare lontano da te, da questo posto, fino a quando non avrò deciso cosa fare”
“Mi stai lasciando?”non riusciva a credere alle sue orecchie “Non ti permetterò di mandare tutto in malora”
“Non puoi impedirmelo, la mia vita è un inferno, lo capisci?”era al culmine della sopportazione.
Questa frase la lasciò senza parole, non riusciva a credere fossero arrivati a quel punto di rottura. Gli occhi le si riempirono di lacrime “Tornerai?”
Alex la guardò per un istante, poi uscì senza rispondere, non sapeva nulla in quel momento.
Amber si lasciò scivolare sul pavimento e scoppiò a piangere disperata.


Alex era via da quasi una settimana quando Amber si presentò alla porta di William, desiderava parlare con qualcuno, ringraziarlo per quella poesia così bella e colma d’amore e magari, anche, chiedergli il motivo di tutto quel rancore che Alex provava per lui. Bussò, cercando di trovare una scusa plausibile per la sua presenza lì e, quando lui aprì la porta, non seppe cosa dire tranne “Ciao, William”
Il giovane la fissò stranito, che ci faceva davanti al suo vialetto? Alzò un sopracciglio “Amber, ciao, qual buon vento ti porta qui?”
“Mi sentivo un po’ sola in quella grande casa e poi, c’era qualcosa di cui volevo parlarti”
“Davvero? E di che si tratta?”c’era qualcosa di strano in lei.
“Non mi fai entrare?”
“Sì, scusa”e si scansò per lasciarla passare.
“Bella casa, è la prima volta che vengo”commentò guardandosi intorno.
“Grazie”l’introdusse nel suo studio “come stai? È da qualche tempo che non ci vediamo”
“Insomma”si rattristò “invece, tu?”
“Potrei stare meglio”sospirò facendole segno di sedere.
“Cosa è accaduto?”gli domandò incapace di resistere oltre, doveva sapere.
“Ho molti pensieri e…”si bloccò non sapendo cosa inventare.
“Capisco, mi spiace, le cose non ti vanno bene?”
Non rispose e alzò le spalle “Tu, piuttosto, di che volevi parlarmi?”
“Di questa”e cacciò il foglio dalla tasca.
William impallidì riconoscendolo “Ah, vedi, io…”balbettò.
“Grazie”
“Cosa?”strabuzzò gli occhi “Grazie? Ma di che parli?”
“Mi ha detto tutto”
“E tu mi ringrazi?”era sconvolto.
“Sì, è bellissima, ti ringrazio”Il biondo era sempre più confuso, ma un sospetto cominciò a farsi strada nella sua mente “Te l’ha data?”
“ Veramente l’ho trovata, non so perché me la teneva nascosta poiché era per me”
“E già”strinse le labbra, era come pensava, messo alle strette doveva aver inventato una scusa plausibile.
“Ma non è servita a molto”sospirò tristemente.
“Che intendi dire?”
“Siamo al capolinea”confessò con il cuore in mille pezzi “è andato via, una settimana fa”confessò.
William scattò in piedi “Lui, cosa?”
“Se n’è andato, non lo sento da una settimana e comincio a temere che non tornerà più”
“Non riesco a crederci, ma come è potuto….”si appoggiò alla scrivania “cavolo, sembravate così uniti”
La ragazza sospirò “Avevamo dei problemi, ma è da un po’ che la situazione è diventata insopportabile e credo che anche tu abbia a che fare con tutto questo”
“Io?”deglutì.
“Da quando avete litigato è intrattabile, scontroso, nervoso e non vuole sentire neanche pronunciare
il tuo nome”
“Ci sono state delle incomprensioni”replicò distogliendo lo sguardo.
“Ha detto che con lui hai chiuso, ma che è successo?”
“Uno scambio di opinione”rispose semplicemente
“Sembrava molto arrabbiato, William”insistette.“Lo so”
“Se tornerà spero risolverete”dichiarò la ragazza con gli occhi lucidi.
“Se tornerà?”ripeté con gli occhi fuori dalle orbite Come? No”il cuore gli si fermò di colpo.
La bionda alzò la testa e lo fissò stupita dalla sua reazione, sembrava davvero sconvolto “William, dimmi la verità, ti ha mai detto qualcosa?”
“No, Amber, io credevo che tra voi andasse tutto bene”mentì, in realtà, qualcosa aveva palesato.
“Temo si veda con qualcuno”gli occhi le si riempirono di lacrime.
William scattò “Dici? Cosa te lo fa pensare?”
“È una sensazione”
Il giovane le si avvicinò e le si accovacciò davanti “Non ti ha mai tradito”
Amber posò le iridi chiare su di lui e annuì “Lo spero, William, ma è meglio che vada, ti ho fatto perdere fin troppo bene”
“Non dirlo, mi ha fatto piacere, vedrai che Alex tornerà presto, piccola”
Lei strinse al petto il libro che le aveva prestato e gli sorrise “Grazie per avermi ascoltata”
La riaccompagnò alla porta, ma quando l’aprì restò impietrito, nel vialetto vi era un uomo sulla quarantina, con capelli neri, vestito con un cappotto nero. Gli sorrise e lo salutò“Ciao Will”
“Ian”sussurrò incredulo.
Amber uscì e trovandosi davanti quello sconosciuto disse “Salve”ma, quando si accorse dell’espressione dell’amico, aggrottò la fronte “William?”
“Grazie di essere venuta, Amber”mormorò inespressivo.
La ragazza scese i due scalini “Ciao e grazie per il libro”la tensione era palpabile tra i due uomini, ma chi poteva mai essere quel tipo così impettito e sofisticato? Si avviò lungo il vialetto e con la coda dell’occhio vide un movimento alla finestra della signora Pattinson, doveva aver osservato tutto.
Scosse la testa stizzita, un giorno o l’altro si sarebbe fatta sentire, detestava essere spiata. Si volse verso William, ma lui era ancora impietrito davanti alla porta, con gli occhi blu fissi sullo sconosciuto.
Sospirò leggermente, poi attraversò la strada e ritornò in casa, doveva prepararsi per il turno in ospedale.
William strinse la mascella, non si sarebbe mai aspettato di trovarselo davanti alla porta, quello doveva essere un incubo.
“Ciao, Will”ripeté l’altro abbozzando un sorriso.
“Ian”la sua voce fu un sussurro “cosa fai qui?”
“Non mi fai entrare?”
“No”replicò duramente “perché dovrei?”
“Non ti è ancora passata? È trascorso un anno, dannazione, per quanto ancora mi terrai il broncio?”
“Il broncio? Ian, non meriti neanche una risposta. Non hai ancora compreso la gravità delle tue azioni, vero?”era davvero incredibile.
“Tesoro, Will, ti prego, quando perdonerai questo mio piccolo errore?”
“Piccolo?”il biondo sgranò gli occhi “Non ti perdonerò mai, Ian, capito?”sibilò “Vattene, non voglio vederti”fece per chiudere la porta, ma l’uomo lo fermò mettendo la mano “No, non lasciarmi fuori”
“Non voglio parlarti, Iam, in che lingua devo dirtelo?”
“Mi manchi, amore, ti prego, non fare così”la sua voce si addolcì.
“Come hai fatto a sapere che vivevo qui?”
“Ho le mie risorse, tesoro”sorrise “ora, perché non mi fai entrare, così parliamo?”
“Steven è stato qui, abbiamo fatto un’interessante chiacchierata”gli occhi erano come braci “non potrai continuare con le tue menzogne
“Steven? È stato qui? Lo hai perdonato? Quel ragazzo ha delle doti non indifferenti”sorrise maligno.
William non rispose alla sua provocazione, ma dentro provò una grande rabbia per quelle allusioni.
Ian scosse la testa “Sei prevedibile, Will, cosa ti ha detto per farti cadere tra le sue braccia?”
“Non azzardarti”sibilò “hai insozzato quello che c’era tra noi e non potrò mai perdonarti per questo”
“Io? Il sesso si fa in due, tesoro”
“Non quando sei mezzo ubriaco come lo era lui”era furioso “ma come hai potuto farlo? Hai approfittato di lui, ma perché?”
“Credi a lui e non a me”
“Sì, gli credo, Ian perché, al contrario di te, Steven non mi ha mai mentito”
“Non vuoi sentire anche la mia versione?”gli domandò con calma.
“Non c’è niente che potresti dirmi che faccia cambiare l’opinione che ho di te, Ian”replicò William. “Dimmi solo una cosa, perché te lo sei scopato?”c’era solo rancore nei suoi occhi, il dolore era scomparso, ormai non provava più nulla per quell’uomo.
“Abbassa la voce, Will, non vorrai senta tutto il vicinato”
“Rispondi”gli ordinò sferrando un pugno contro la porta.“Entriamo, Will”
“E va bene, ma solo perché non voglio dare spettacolo”e rientrò seguito dal suo ex amante.
“Ecco, ora siamo dentro, di quello che devi e poi sparisci”incrociò le braccia al petto in attesa.
“Hai ragione, sono un bastardo, ti ho tradito, ma l’ho fatto perché ero geloso”cominciò a raccontare “mi ha confessato di amarti, credeva fossi te, così, non ci ho visto più e mi sono infilato nel letto e…”
William era sconvolto, non riusciva a credere alle sue parole “Cosa? Ian, ma ti rendi conto della bassezza nella quale sei caduto? Non puoi essere l’uomo di cui mi sono innamorato”
“Sono sempre io, il tuo Ian”gli sfiorò una guancia ma lui si scansò disgustato
“E qual’era il tuo piano? Scopartelo e…?”
Il bruno non rispose e fu allora che comprese “Volevi che vi scoprissi, vero? Sapevi che se vi avessi trovato a letto insieme avrei rotto la nostra amicizia. Sei malato”gli rivolse uno sguardo colmo di disprezzo “Mi fai davvero schifo, come ho fatto ad amarti?”
“Will, piccolo, ascoltami, io ti amavo, ero accecato dalla gelosia”gli appoggiò le mani sulle spalle, ma lui si scansò “Non osare toccarmi”
“Lo so, non ho scuse, ma perché non riesci a perdonare questo mio errore? È trascorso un anno”
“Davvero non capisci? Non potrò mai perdonarti, avrei dato tutto per te, per la nostra storia, ma tu mi hai tradito, con il mio migliore amico e per cosa? Per una vendetta?”era disgustato, esterrefatto.
“Quel ragazzino era tutto per te, Will, ero geloso, quello che vi univa io non l’avrei mai avuto”gli confessò cercando di fargli comprendere le sue ragioni, ma l’altro sembrava irremovibile.
“Tu avevi tutto me stesso, Ian”la sua voce era rotta dai singhiozzi “io ti amavo, eri l’unico, ho mandato a puttane il mio matrimonio per te. Come potevi dubitare che il mio cuore non ti appartenesse?”
“Lo so, amore, lo so, ma io sentivo che la vostra amicizia era diversa, vi legava un sentimento così profondo e io…”scosse la testa “ne ero geloso, ora so che ho sbagliato, ma ero accecato, non ragionavo lucidamente”
“No, non è così, eri lucido nel tuo piano per distruggere un’amicizia che durava da anni”protestò puntandogli il dito contro.
“Ti amo, Will”gli confessò poi, sperava lo avrebbe perdonato.
“Io no”replicò gelido “non potrei amarti dopo il male che mi hai fatto. Quello che provavo per te è sparito nel giorno in cui ti ho trovato a letto con Steven”affermò con decisione.
“C’è un altro, vero? È Steven? Stai con lui, adesso?”
“No, ma anche se ci fosse un altro non sarebbero affari tuoi, ora…”gli indicò la porta “vattene, ho da fare”
“Va bene”si avviò nell’ingresso “mi dispiace per il male che ti ho fatto, Will, ti ho perso per sempre ed è solo colpa mia”
“A cosa pensavi? Che ti avrei perdonato?”
Ian lo fissò senza rispondere e William mormorò “Addio, Ian”mormorò.
L’uomo annuì e dopo avergli lanciato un’ultima occhiata aprì la porta e uscì.
William si appoggiò alla parete e si prese la testa tra le mani, cominciando a piangere, come poteva, quell’uomo, essere stato così crudele? Aveva sempre temuto di essere lui l’immaturo, all’interno della coppia, colui che doveva dipendere da Ian, ma la realtà era ben diversa, era Ian l’immaturo.
Si asciugò gli occhi e si alzò in piedi, ora che tutto era finito, che quell’uomo era solo un ricordo avrebbe potuto ricominciare, rifarsi finalmente una vita, amare ancora.
Pensò ad Alex, era suo destino innamorarsi delle persone sbagliate, ma presto sarebbe stato felice.

martedì 2 giugno 2009

Il poeta della porta accanto capitolo 6



Capitolo VI

William sedeva su una panchina, di fronte al liceo, era appena suonato l’intervallo e aveva bisogno di prendere una boccata d’aria invece di restare, come gli altri giorni, nella sala insegnanti. Accese una sigaretta, erano mesi che non fumava, ma era nervoso e solo quello poteva calmarlo. Alex lo aveva baciato e poi se ne era pentito, di nuovo, glielo aveva letto negli occhi. Era stufo del suo comportamento, perché non prendeva una decisione? Perché continuava ad illuderlo? Non si rendeva conto che in questo modo gli faceva del male? Detestava il suo modo di agire, era da egoista. Scosse la testa, la sua vita si era di nuovo complicata e pensare che si era trasferito in quella cittadina per non avere problemi e per rifarsi una vita, ma il passato continuava a ritornare. Steven aveva lasciato l’Inghilterra per incontrarlo, ma era pronto a rivederlo?
Era trascorso un anno dall’ultima volta, ma dentro di sé provava la stessa sensazione di rabbia come se fosse stato solo ieri e non sapeva cosa aspettarsi da quell’incontro. Sospirò e abbassò la testa, poi si portò la sigaretta alle labbra e inspirò una boccata.
“Will?”una voce che non udiva da tempo lo chiamò facendolo impietrire.
Si voltò e lo vide, il suo vecchio amico era lì, davanti a lui che lo guardava con un sorriso timido sulle labbra “Steven”sussurrò, lasciando vagare lo sguardo lungo il suo corpo.
Era come lo ricordava, ma sembrava un po’ più adulto, forse era dovuto al pizzetto che aveva fatto crescere sotto il mento.
Indossava un cappotto blu scuro, un maglione color petrolio e dei jeans, i capelli rossi erano più lunghi rispetto all’ultima volta che lo aveva visto e gli occhi verdi sembravano spenti, privi della vitalità che un tempo li aveva contraddistinti.
“Ciao, Will, come stai?”si avvicinò di qualche passo, le mani sepolte nelle tasche del cappotto.
“Come hai fatto a sapere che ero qui?”
“Ho chiesto in giro”alzò le spalle “desideravo vederti”
“Lo so, Beth, mi ha riferito che eri partito”
“Ah, te lo ha detto”sospirò tristemente “sì, volevo vederti Will, spiegarti”
I lineamenti del biondo si indurirono, gli faceva ancora male pensare a quello che era accaduto e a come aveva tradito la loro amicizia “Davvero? Dopo un anno?”si alzò dalla panchina e si avvicinò “E cosa vorresti spiegarmi?”la voce era fredda.
“Will, ti prego, ascoltami”cacciò le mani e cercò di toccarlo, ma lui si scansò.
“Eravamo amici, eri come un fratello per me, come hai potuto?”strinse i pugni con forza, gli rivolse un’espressione piena di dolore.
“Lascia che ti spieghi come sono andate le cose”lo supplicò “ti prego, poi potrai cacciarmi via”
William sospirò e annuì, Steven cominciò a raccontare “Ero venuto a casa vostra per parlarti, ma tu non c’eri. Ian mi ha offerto da bere, abbiamo bevuto qualche bicchiere di birra e…”
“Steven, è vecchia la scusa che eri ubriaco e che non sapevi quello che facevi”lo interruppe.
“Sono crollato, Will, sul divano”confessò.
“Eravate nel nostro letto”sibilò “vi ho visto, con i miei occhi”.
“Io non so come sono finito nel vostro letto, ero svenuto”scosse la testa “deve avermi trasportato Ian in camera”
“No, non ti credo”davvero pretendeva potesse credere a una cosa del genere?
“Perché dovrei mentirti, Will? Sei…”si corresse “eri il mio migliore amico, ti adoravo, anzi, se devo essere sincero, io ero innamorato di te, perché avrei dovuto compiere un gesto del genere?”
“Tu, cosa?”spalancò la bocca per la sorpresa.
“Sì, ti amavo, ma sapevo che eri felice con lui”
“Io non….capisco”balbettò incredulo “perché allora, hai voluto rovinare tutto? Distruggere quello che avevo costruito?”
“Credevo fossi tu, non Ian”confessò tutto d’un fiato “ecco, ora lo sai”
“Cosa? Come hai potuto scambiarmi per Ian? Lui è moro e io biondo, non abbiamo nulla in comune”
“Will, te lo giuro”gli prese una mano tra le sue “ero mezzo addormentato quando ho sentito una mano sfiorarmi i capelli, scendere lungo il collo”
“E tu, hai pensato fossi io?”gli domandò scettico, non gli credeva.
“Sì, lo so, ero un illuso a pensare che potessi volere me, che potessi entrare nel letto, sfiorarmi, baciarmi e…”mormorò con un filo di voce “fare l’amore con me”
“Mio dio”gemette William abbassando la testa, non riusciva a credere alle sue orecchie, Steven era innamorato di lui “Steven non avevo idea di quello che provassi per me”
“Lo so, non ti ho mai detto nulla per paura di perderti, ma è accaduto ugualmente, ti ho perso per sempre”
William lo fissò sconvolto “Steven”
“Mi sono tolto un peso, lo custodivo in me da così tanto tempo che non credevo sarei mai riuscito a rivelarlo a qualcuno, né tanto meno a te”.
“Perché non mi hai spiegato, in quel momento, come stavano le cose?”
“Non ho potuto, ero ancora stordito, non mi rendevo conto, ma quando ho capito mi sono sentito una tale merda, te lo giuro, Will, ti ho cercato al cellulare, per ore”grosse lacrime si formarono nei suoi grandi occhi verdi “ho parlato con Beth, ma lei non ti aveva sentito, ero disperato, ho temuto potessi commettere qualche sciocchezza”
“Non volevo vedere o sentire nessuno, Steven, ero furioso con il mondo intero”
“Ti ho fatto del male”
“Sì, me ne hai fatto”dichiarò “Hai fatto l’amore con l’uomo che amavo”
“Ian si è infilato nel letto e mi ha baciato, mi ha accarezzato e io, annebbiato dall’alcool ho creduto fossi tu, mi sono lasciato andare”
“Perché Ian avrebbe dovuto fare una cosa del genere? Mi amava”insistette.
“Come puoi ancora affermare una cosa del genere? Ha sedotto il tuo migliore amico, ti ha tradito”
“Lo so, ma era il mio mondo”abbassò lo sguardo verso il terreno.
“Era un vero bastardo egoista” provava solo disprezzo per quell’uomo che gli aveva portato via il suo migliore amico
“Ora, basta, è una storia ormai finita da tempo”gli voltò le spalle, le iridi erano colme di lacrime, ma non voleva lasciarle scendere, non avrebbe più pianto per quell’uomo.
“Voglio che tu sappia che non avrei mai fatto nulla per separarti da lui, eri felice con lui”
“Lo so”sospirò voltandosi e guardandolo “ti credo”
“Davvero?”c’era sollievo nella sua voce “Oh, Will”lo attirò in un abbraccio e affondò il viso nel suo collo “Se solo sapessi quanto mi sei mancato”
“Anche tu, mi sei mancato, Steven”gli accarezzò i capelli.
In quel momento si sentì suonare la campanella che annunciava la fine della ricreazione.
“Ora, è meglio che vada”si staccò e cercò di ricomporsi.
“Dove vai?”
“Torno in albergo”rispose osservandolo critico “sai, non sei cambiato per niente, Will”
“Tu, invece, sei un po’ più adulto, ma sai che ti dico?”alzò un sopracciglio, poi gli sfiorò il pizzetto “Non ti dona”
Il rosso scoppiò a ridere “Allora, forse, lo taglierò”si voltò per andarsene, ma la mano dell’amico lo bloccò “Questa sera, vieni a cena da me, va bene? Abbiamo molte cose di cui parlare”
“Certo”gli occhi gli brillarono “Ciao, a stasera”e si allontanò salutandolo con la mano.
William sospirò, poi ripensò alle sue parole, come aveva potuto Ian ingannarlo in quel modo? Perché aveva voluto umiliarlo in quel modo seducendo il suo migliore amico? Sferrò un pugno contro la panchina, poi si avviò verso l’ingresso, aveva altre due ore di lezione.
Alex era stato trascinato al centro commerciale da Amber e sballottato da un negozio all’altro, fino a quando, esausto, con molti pacchi e meno soldi, era tornato a casa. Sulla strada del ritorno i due si fermarono in un ristorante cinese per comprare la cena da portare a casa.
Arrivati nel vialetto Alex parcheggiò l’auto e uscì prendendo le buste che Amber gli porgeva con un sorriso “Tesoro, fai attenzione, ci sono delle cose fragili”e si avviò verso la porta d’ingresso.
Il giovane sospirò afflitto, era diventato un facchino, ormai, lanciò un’occhiata verso la villa di William, le luci erano accese e un irrefrenabile desiderio di vederlo lo colse. Ripensò al bacio che gli aveva dato la sera precedente e si sentì in colpa, nei confronti di Amber perché l’aveva tradita, ma anche in quelli di William perché lo aveva illuso. Decise di invitarlo a cena, magari, avrebbero avuto la possibilità di parlare e di chiarire la situazione.
“Amber? Che ne pensi di invitare William a cena? Abbiamo involtini e maiale in abbondanza”le propose, raggiungendola sulla porta.
“Certo, mi fa sempre piacere la sua compagnia”
Lui le porse le buste e corse verso casa sua, ma quando fu davanti alla porta attese qualche istante, si sentiva un po’ in imbarazzo dopo il modo in cui era scappato via l’ultima volta. Fece un profondo sospiro e bussò, la porta si aprì e William apparve, indossava un grembiule bianco da cucina e le mani erano sporche di farina. Lo fissò stupito “Alex, ciao”
“Ciao, Will”gli faceva sempre uno strano effetto vederlo.
“Come stai?”gli domandò socchiudendo la porta alle spalle quasi come se nascondesse qualcosa.
“Bene, tu?”
“Bene”ma non gli sembrò molto convinto, poi notò che teneva la porta semi chiusa e la cosa lo insospettì.
“Senti, abbiamo comprato cibo cinese per un esercito, ti va di mangiarlo con noi?”gli propose perdendosi nei suoi grandi occhi blu.
“Devo rinunciare, ho un ospite a cena”confessò indicando il grembiule che indossava sugli abiti e sorridendo.
“Ah, capisco”mormorò deluso, avrebbe desiderato trascorrere la serata in sua compagnia “sarà per un’altra volta, allora”
“Certo”gli sorrise “adoro il cibo cinese”
“Anche io”
“Will?”chiamò una voce dall’interno, la porta si aprì di scatto e una testa rossa fece capolino osservando con curiosità colui che si trovava sul vialetto “Salve”
Alex sgranò gli occhi, chi poteva essere quel ragazzo? Era davvero bello, con le iridi del colore degli smeraldi e la pelle diafana come la porcellana.
William si voltò verso di lui e gli sorrise, circondandogli la vita con un braccio “Sei qui”
Il moro provò una fitta nello stomaco nel vedere l’intimità tra loro, ma cercò di fare l’indifferente, in fondo, non aveva alcun diritto di essere geloso
“Perché non entri? Ti raggiungo subito”gli disse avvicinando il viso al suo e cacciando la lingua tra i denti.
Geloso, strinse i pugni e disse “Io vado, ciao, Will”
“Sì, ciao e grazie per l’invito” lo salutò con una mano.
Si voltò e s’incamminò con passo veloce nel vialetto, desiderava allontanarsi al più presto da quella casa e soprattutto, da quello spettacolo.
Udì la voce del giovane, dal marcato accento inglese domandare “Chi era, Will?”
“Alex, uno dei vicini, dai rientriamo”
Quelle parole gli provocarono una fitta in pieno petto, era solo questo per lui? Un vicino? Aumentò il passo e quando fu in casa chiuse la porta con un calcio, lo detestava.
“Alex?” la testa della ragazza fece capolino dalla cucina fissandolo stupita “Che ti prende? E dov’è William?”“Aveva un ospite”sibilò raggiungendola e sedendo a tavola, ma lei notò che il suo umore era mutato.
“Che hai?”
“Niente, sono solo stanco”mentì abbassando lo sguardo verso il contenitore del maiale in salsa agrodolce.
“Hai visto chi era? Si trattava forse di una ragazza?”gli domandò maliziosa.
“No, un ragazzo, avrà la sua età, ma non ho idea di chi sia e neanche mi interessa”alzò le spalle, non desiderava trattare quell’argomento, era troppo deluso dalle parole di William.
“Strano che non lo abbia mai visto con una ragazza, deve essere ancora innamorato della moglie”commentò Amber.
“Non credo proprio”borbottò furioso
“Che hai, tesoro?”gli domandò addentando un involtino primavera “Sembri seccato”
“Niente”rispose brusco.
“Non ti credo, Alex, c’è qualcosa”insistette.
“Sono un po’ deluso, tutto qui, credevo fossimo amici, ma a quanto pare…”
“Tesoro”gli prese la mano “che ti ha detto per ridurti in questo stato?”
“Lascia perdere, non mi interessa quello che pensa di me”
“Ma perché parli così?”stava cominciando a preoccuparsi per la sua reazione.
“Non mi va di parlarne, va bene?”scattò in piedi e uscì dalla stanza entrando nel soggiorno.
Amber lo seguì, ma che gli era preso? Non lo aveva mai visto in quello stato.
“Alex? Parlami, ma che ti accade?”
“Niente, Amber, sono solo stressato per il lavoro”mentì “e ora anche Will”
“Will?”mormorò stupita “Che è accaduto tra voi?”
Alex sedette sul divano e appoggiò la testa e Amber gli sedette accanto “Perché non vuoi confidarti con me?”
“Ti piace vivere qui, Amb?”le domandò cambiando discorso.
“Certo, non è New York, ma mi trovo bene, la gente è simpatica e disponibile, c’è solo…”si bloccò.
“Cosa?”
“La signora Pattinson, quell’impicciona, è sempre alla finestra a spiare tutti e tutto”fece una smorfia “Non puoi fare un passo senza sentire il suo sguardo”
“Non mi ero mai accorto di nulla”confessò il giovane ingenuamente, poi ripensò alle volte che doveva averlo visto entrare da William e impallidì “Credi che stia sempre a spiare? Anche noi?”
“Sì, l’altro giorno, mi ha chiesto dove fossi andato e quando saresti tornato, è davvero un’impicciona, ha anche detto che William ti aveva cercato perché doveva chiederti non so che favore”
“Cosa?”sgranò gli occhi, non riusciva a credere alle sue orecchie “E come sapeva che ero partito? E soprattutto, come sapeva che Will mi aveva cercato?”
“Lo ha visto e gli ha parlato, te l’ho detto, sa tutto di tutti e io detesto quel genere di persone”
Alex deglutì “Ti ha detto altro?”
“No”alzò le spalle “ma scommetto che sa i vizi di tutto il quartiere, meno male che non abbiamo nulla da nascondere”commentò la ragazza rivolgendo un sorriso al fidanzato.
“Già, meno male”ripeté con il cuore in gola “senti, io vado a letto”si alzò dal divano e si diresse al piano superiore
Amber sospirò ipotizzando cosa potesse essere accaduto tra Alex e William e soprattutto cosa lo preoccupasse in quel modo. In quel momento notò un foglio di carta che faceva capolino tra i cuscini.
Lo prese e lo aprì, ma impallidì quando lesse le parole che vi erano scritte, si trattava di una poesia d’amore. Non riusciva a crederci, Alex aveva un’altra, quella poesia doveva essere per lui oppure, no, non poteva essere, doveva aver chiesto a William di scrivere una poesia per chissà quale sciacquetta.
“Bastardo”sibilò richiudendo il foglio e riponendolo in tasca, dentro di sé provava una grande rabbia, non riusciva a credere che Alex la stesse tradendo.
Lo raggiunse in camera, era già nel letto, tra le lenzuola, gli occhi erano chiusi, le labbra semiaperte. Non l’avrebbe perso, avrebbe lottato per il suo uomo, non era da lei mettersi da parte o lasciarsi battere da una sgualdrina qualunque. Fu tentata di svegliarlo, di chiedergli una spiegazione, ma poi ci rinunciò e gli si stese accanto e lo osservò dormire, porgendo l’orecchio a qualunque suono o sussurro nel timore di udire un nome che non fosse il suo.


Will sedeva sul divano con Steven, tuttavia pensava ad Alex e, soprattutto, alla sua reazione nel momento in cui l’amico era apparso sulla porta.
Aveva sgranato gli occhi ed era impallidito. Sorrise, aveva un po’ calcato la mano nel suo atteggiamento affettuoso, però era stato forte il desiderio di fargliela pagare per il modo in cui lo aveva respinto. Se solo avesse ricambiato i suoi sentimenti… ma perché continuava ad illudersi? Alex non lo avrebbe mai amato per tre semplici motivi: era etero, fidanzato e fedele. Era meglio rassegnarsi.
Steven gli appoggiò una mano sulla gamba distogliendolo dai propri pensieri, quindi si voltò a guardarlo perdendosi nei suoi splendidi occhi.
“Che hai?”gli domandò notando il suo silenzio.
“Niente, Steven”.
“Tesoro, è con me che stai parlando”lo rimproverò “mi accorgo quando c’è qualcosa che ti preoccupa”.
“Non ho niente, davvero”abbozzò un sorriso “mi sembra solo così irreale che tu sia qui” mentì.
“Sì, anche a me”lo fissò con tenerezza sfiorandogli una guancia con un dito “ho davvero temuto che non ci saremmo mai più parlati”.
“Abbiamo corso questo rischio, Steven, ero davvero furioso con te e Ian”gli confessò il biondo.
“Senti, mi vuoi dire chi era quel fusto di prima?”.
“Perché me lo chiedi?”gli domandò Will stupito.
“Perché ho visto come ti guardava, piccolo”sorrise “era geloso di me e te”.
“Stai scherzando vero? Alex, geloso?”scoppiò a ridere. Una risata amara.
“Credimi, lo è, mi ha fulminato con lo sguardo, avrebbe voluto incenerirmi”.
“Alex è etero, fidanzato e fedele”disse pensieroso.
“E con questo? Anche tu eri etero e poi vedi come è andata a finire”replicò malizioso.
“Ci siamo baciati, Steven”gli confessò.
“Davvero?”si avvicinò maggiormente “Non va bene”era geloso.
“Non so cosa pensare, prima mi bacia e dopo se ne pente, non credo di poter andare avanti in questo modo”lo fissò triste “non capisce che mi spezza il cuore?”.
“Oh, piccolo”gli accarezzò la guancia “non sopporto di vederti in questo stato”
Lo attirò in un abbraccio e lo strinse a sé “Vedrai che capirà quello che prova per te, anche se preferirei di no”.
William restò di sasso di fronte a quelle parole e lo fissò “Steven, ma…”.
“Io ti amo ancora, Will”gli sussurrò con gli occhi che gli brillavano.
Posò le labbra sulle sue e lo baciò con dolcezza, William si lasciò sfuggire un gemito e Steven ne approfittò per spingersi all’interno e approfondire il bacio.
Il biondo gli infilò una mano nei capelli e ne artigliò una ciocca, mentre l’altro braccio gli circondò la vita.
“Will”ansimò, per anni aveva sognato il momento di baciarlo, di toccarlo…e finalmente era arrivato, non poteva essere più felice.
Lo spinse supino, le labbra si spostarono sul mento scendendo fino al collo, il sapore della sua pelle era inebriante, la mano s’insinuò sotto la maglia sfiorandogli il ventre.
“Will”sussurrò salendo verso il capezzolo.
Dalle labbra del biondo sfuggì un lamento di piacere, chiuse gli occhi per godere di quel tocco, tuttavia, intanto che le dita dell’amico gli stimolavano la pelle, nella sua mente si affacciò l’immagine di Alex.
Sgranò gli occhi riprendendo il controllo, non era giusto fare l’amore con lui.
Lo bloccò allontanandolo con le braccia “No, Steven, non possiamo”.
“Perché?”domandò, però il suo sguardo fu eloquente e annuì suo malgrado “Scusami, la mia era un’illusione, che magari, potessi ricambiare i miei sentimenti, ma il tuo cuore appartiene ad un altro e…”.
“Mi dispiace, non provo per te quel genere di amore, per me sei come un fratello e sono così felice di averti ritrovato”gli spiegò.
“Anche io, Will e mi dispiace di averci…provato” pareva mortificato.
“Non sei stato solo tu, anche io desideravo baciarti”lo rassicurò “forse ne avevo bisogno per capire quello che davvero provavo”confessò pensieroso.
Si rese dolorosamente conto che amava Alex e nessun altro.
A quelle parole mise il broncio e William scoppiò a ridere “Ti adoro, lo sai, questo, vero?”.
“Ma ami quel moretto lì”incrociò le braccia seccato “non hai tutti i torti, ha un corpo niente male”.
“Che scemo che sei”gli sferrò uno scappellotto, ma poi si rattristò pensando ad Alex e sospirò “lui non mi ama”.
Abbassò la testa, Steven gli accarezzò i capelli per cercare di farlo stare meglio e lui si rilassò appoggiando il capo sulla sua spalla “Resti da me, questa notte?”gli propose lasciandosi coccolare.
“Certo”.
“Puoi prendere il mio letto, dormirò sul divano”gli disse staccandosi e alzandosi.
“No, non voglio privarti del letto, dormirò io su questo, davvero”.
“Sei un ospite, Steven”lo aiutò ad alzarsi “prenderai il letto e fine della storia”.
“Va bene, ma mi sento un usurpatore”.
“Non dire stupidaggini, vieni, ti mostro la tua camera”.
Lo condusse al piano di sopra, mentre sentiva che il suo animo era in subbuglio, avrebbe voluto correre da Alex e confessargli i propri sentimenti, ma non poteva farlo.