martedì 29 settembre 2009

Gelosia capitolo 3



Squadra speciale Lipsia

Pairing: Jan-Miguel

Rating: NC17 vietato ai minori di 18 anni

I personaggi non mi appartengono.


Capitolo III

Raggiunsero casa di Miguel con la sua macchina, Jan si era recato nel pub a piedi. Entrarono nel piccolo appartamento, ma il moro non gli lasciò neanche il tempo di togliersi la giacca che lo spinse contro la parete baciandolo con foga, aveva atteso fin troppo.
Jan rispose con ardore, il corpo del compagno era pressato contro il suo, le maglie bagnate facevano frizione eccitandoli oltre ogni limite.
Insinuò la mano sotto l’indumento, gli sfiorò la pelle bagnata, il torace muscoloso e maschio lo fece gemere, non aspettava altro di vederlo senza tutti quegli impedimenti.
Miguel lasciò vagare le labbra sul suo viso soffermandosi sul mento, poi ritornò sulle labbra e ancora sul mento. Mordicchiò la pelle priva di barba, era liscia come la seta, lo mandava su di giri “Jan”sussurrò spostando la sua attenzione sull’orecchio, catturò il lobo e lo succhiò.
“Miguel”gemette conficcandogli le unghie nella carne del torace.
Miguel gridò leggermente “Quante volte ho sognato questo momento, Jan”
“Davvero?”il cuore gli traboccava di felicità nel sentirgli pronunciare quelle parole.
“Sì, piccolo”leccò il lobo “ma tu da vero zuccone quale sei non volevi credermi”
“Temevo che mi avessi detto tutte quelle cose solo perché eri ubriaco”
“Abbiamo sprecato tanto tempo prezioso”gli sfiorò le labbra, poi lo baciò “ma ora recupereremo”
Sorrise malizioso, aveva in mente di restare chiusi in camera da letto per tutta la notte e di darsi malati il giorno dopo per restare tra le lenzuola a fare l’amore, lo desiderava talmente da stare male.
“Perché sorridi?”gli domandò il biondo.
“Lascia stare”scosse la testa, si pressò nuovamente contro di lui, tremava “Jan? Stai tremando”
“Non è niente”
“Sei fradicio, cazzo”sgranò gli occhi “Prenderai una polmonite”si staccò, lo afferrò per un braccio e lo trascinò verso l’armadio “devi cambiarti”
“Presto non avrò questi addosso quindi perché preoccuparsi?”
“Perché non voglio che ti ammali”replicò prendendo una camicia.
La riconobbe immediatamente, era quella rossa, una delle sue preferite, la prese, tremava, ma non sapeva dire se fosse per il freddo o per la sua vicinanza.
“Corri a fare una doccia calda”gli ordinò premuroso “e non voglio sentire proteste”
“Sì, mamma”lo prese in giro, di solito era Miguel a prenderlo in giro per questo suo lato, ma quella sera sembrava si fossero ribaltati i ruoli.
Lo condusse in bagno, aprì l’acqua e lo aiutò a spogliarsi, lasciando cadere gli abiti bagnati al suolo, Jan tremò leggermente sotto il tocco di Miguel e lui lo guardò preoccupato “Siamo stati degli incoscienti a stare fuori con tutta quell’acqua”prese un asciugamano e glielo strofinò sulla schiena.
“Sei bagnato anche tu”
“La farò dopo, ora, entra!”gli ordinò spingendolo sotto il getto d’acqua.
“C’è abbastanza posto”Jan lo invitò a raggiungerlo.
“Diavoletto tentatore”sorrise mordendosi le labbra.
“Risparmieremmo molto tempo”il biondo gli porse una mano e Miguel si spogliò in fretta strappandosi quasi di dosso gli abiti zuppi.
Afferrò la mano che Jan gli porgeva ed entrò nella cabina della doccia accanto a lui. il getto lo colpì facendolo gemere, era stupendamente calda.
Avvertì un tocco delicato sul petto, abbassò lo sguardo, la mano insaponata del suo compagno massaggiò la sua pelle, scendendo verso il ventre.
“Sei una tentazione, Miguel”sussurrò accorciando le distanze che li separavano, la mano risalì sfiorando un capezzolo.
“Jan”gli circondò la vita con un braccio e lo attirò contro di sé cercando le sue labbra.
Lo baciò con passione spingendolo contro le mattonelle, le lingue duellarono tra loro, gli lambì ogni angolo della bocca anche il più celato.
Le mani di Jan si strinsero intorno ai suoi glutei sodi e i loro corpi si unirono come se fossero uno solo, le erezioni frizionavano mandando scariche elettriche “Miguel”sussurrò tra un bacio e l’altro.
“Ora sto andando a fuoco, Jan”ansimò spostando la bocca sul collo, scendendo lungo la clavicola “ho paura che questo sia solo un sogno dal quale potrei svegliarmi”
“Allora, speriamo non accada”replicò l’altro muovendo i fianchi, per sentire maggiormente il contatto con il suo corpo maschio.
Con la mano libera Miguel chiuse il rubinetto, si erano riscaldati abbastanza “Andiamo, non resisto più”
“Siamo impazienti”lo prese in giro.
“Ho aspettato fin troppo”gli occhi scuri erano colmi di lussuria.
Prese un asciugamano e gli circondò le spalle frizionando, evitando di allontanarsi troppo da lui e sfiorandolo quanto bastava per accendere i suoi istinti.
Jan gli circondò i fianchi con un braccio e si strinse a lui in modo che entrambi potevano essere sotto l’asciugamano. Una volta asciutti, Miguel lo prese per mano e lo condusse in camera, il grande letto li attendeva.
Lo spinse supino e si stese su di lui “Jan, finalmente”
“Miguel”gemette nel sentire il contatto con la sua pelle, l’erezione gli premeva contro la coscia, allargò le gambe e lui vi si insinuò tornando a cercare le sue labbra.
Si baciarono per un tempo infinito, poi si staccarono per il bisogno di respirare, erano senza fiato, le gote di Jan erano arrossate. Miguel gli accarezzò il viso “Sei così bello, dimmi perché avrei dovuto preferire Franz a te”gli posò un bacio sulla punta del naso, poi le labbra carnose e gonfie per i suoi precedenti assalti “che sciocco sei stato a pensarlo”
“Ero geloso marcio, poi quando ho visto che stava per…”deglutì, il pensiero lo faceva stare ancora male.
“Cercavo di conquistare la sua fiducia, di farlo parlare, non pensavo saresti piombato lì per farmi una scenata”sorrise.
“Scusami, ho rischiato di far saltare la tua copertura, se così si può chiamare”
“Io ne sono felice, se non lo avessi fatto…”contemplò la perfezione del suo viso “non avrei capito quello che provavi e soprattutto, quello che io provavo”
Gli occhi blu di Jan s’illuminarono nel sentirlo parlare in quel modo, gli portò una mano dietro la nuca e lo attirò in un ennesimo bacio.
Miguel si lasciò sfuggire un lamento, era eccitato oltre ogni limite. Si staccò e gli posò una lunga scia di baci sulla pelle incandescente scendendo verso il ventre. Con la lingua tracciò una serie di cerchi attorno all’ombelico, poi l’infilò all’interno leccando.
Jan inarcò la schiena, pregustando quello che sarebbe arrivato dopo.
La bocca raggiunse la sua meta finale e vi posò le labbra soffiando leggermente, Jan gemette “Miguel”
“Ti piace?”
“E me lo domandi?” lo spinse a continuare.
Il moro ridacchiò e lasciò che il membro gli scivolasse in bocca, poi cominciò a dargli piacere succhiando con vigore.
“Miguel, mio dio”una corrente elettrica gli percorse la schiena, dove aveva imparato a farlo? Non sembrava certo la sua prima volta.
La lingua leccò la punta, poi la passò lungo tutta la lunghezza facendolo fremere, scese tra le natiche sfiorando la fessura inviolata, con le labbra, con la lingua.
Jan si lasciò sfuggire un grido soffocato, sentiva che non sarebbe durato a lungo, infatti dopo un attimo venne spruzzando il suo seme.
Miguel risalì lungo il suo corpo e lo baciò, accarezzandogli le labbra con le sue “Era da tanto che volevo farlo”
“Ora ti rendo il favore, collega”ridacchiò spingendolo supino e avventandosi su di lui, gli sedette in grembo e si sporse in avanti per baciargli il petto virile, gli catturò un capezzolo tra i denti e lo mordicchiò. Spinse leggermente il bacino verso il basso, ma abbastanza da farlo gemere “Jan”
“Il mio Miguel”sussurrò lambendo il capezzolo con la lingua “adoro il tuo corpo, è così maschio”
Spostò l’attenzione sull’altro capezzolo e lo succhiò.
“Cazzo, Jan”ansimò Miguel
Il biondo sorrise e lasciò scivolare la mano sul torace, sfiorandogli il ventre e giocando con i peli scuri tra le gambe. Gli accarezzò la pelle serica del membro con la punta delle dita.
“Mi stai torturando”lo rimproverò fissandolo con i suoi grandi occhi da cucciolo.
“Per me è tutto così nuovo, mi devi scusare se…”era terrorizzato di compiere qualche errore, di deluderlo.
“Non ti devi scusare, Jan”gli infilò le dita tra i capelli “sei perfetto”
“Non mentirmi”si rattristò.
“Vieni qua”lo attirò a sé e gli sfiorò il viso con una carezza “ti sembra che stia mentendo? Anche il solo essere qui con te mi fa sentire in paradiso”
“Ti amo, Miguel”gli confessò sorridendo.
Il cuore dello spagnolo fece un salto nel petto, aveva davvero confessato di amarlo? Ricambiò il sorriso e cercò le sue labbra baciandolo con ardore. Jan allacciò la lingua alla sua avvinghiandosi a lui e divorandolo.
La pioggia batteva violenta sui vetri, mentre i tuoni li facevano vibrare, ma all’interno della stanza si stava scatenando una vera tempesta tra le lenzuola.
Miguel lo sovrastava con il suo peso, baciandolo con ardore e lasciando vagare le mani lungo tutto il corpo, desiderava amarlo, entrare in lui, ma temeva di spaventarlo, in fondo, era la prima volta per entrambi.
Jan gemette, le gote erano arrossate per il piacere e dentro di sé si sentiva attraversato da un fuoco che ardeva con violenza, era Miguel a provocargli tutto questo e sapeva che era solo l’inizio.
La mano cercò il suo membro e si mosse con decisione, il moro gemette, senza smettere di baciarlo, sua lingua morbida e calda gli accarezzò il palato, poi si mosse a perlustrargli ogni recesso. Nella stanza risuonarono i loro sospiri e ansiti, Jan aumentò il ritmo fino a quando Miguel non venne con un grido soffocato, ritirò la mano e se la portò alle labbra, leccandosi le dita per risentire il suo sapore.
Gliele avvicinò alla bocca e Miguel lo imitò assaporando il gusto del suo seme “Non mi sarei mai sognato di farlo, ma con te...non so, è tutto così giusto, naturale”
Jan sorrise e annuì, anche lui la pensava allo stesso modo “Voglio fare l’amore con te”
“Non è quello che stiamo facendo?”alzò un sopracciglio.
“Lo sa cosa intendo, Miguel”
“Non voglio forzarti a fare niente, lo sai questo, vero, Jan?”
“Lo so”lo strinse a sé e Miguel appoggiò la testa sul suo petto.
Il cuore del biondo batteva come impazzito, Miguel sospirò, si sentiva così bene tra le sue braccia. Alzò la testa e lo fissò, Jan sorrise “Mi sembra così irreale”
L’altro ridacchiò maligno “Vediamo come fare per renderlo reale”e si appropriò delle sue labbra carnose.
Gli allargò le gambe con le sue insinuandosi all’interno e continuando a baciarlo, sfiorò la fessura tra le natiche facendolo gemere. Jan lo bloccò appoggiandogli le mani sul petto e il moro lo fissò sorpreso, perché lo stava fermando?
“Hai un ripensamento?”gli domandò con un groppo in gola.
“No, sciocco”scosse la testa, gli occhi gli brillavano per il desiderio, poi mormorò “Hai un…preservativo?”
“Certo che li ho, collega, per chi mi hai preso, per un incosciente?”ridacchiò, si sporse dal letto e raccolse i pantaloni dal pavimento.
Frugò nelle tasche e cacciò dei pacchettini quadrati, glieli porse “Hai qualche preferenza? Li ho colorati, aromatizzati e anche stimolanti”
Jan scosse la testa “Vai sempre in giro con tutti questi cosi? Sei irrecuperabile”
“Devo essere pronto per ogni evenienza”
“Sì, certo, cialtrone che non sei altro, con quante vai a letto?gli domandò geloso marcio.
“Non è colpa mia se mi trovano irresistibile”alzò le spalle.
“Che idiota”mise il broncio.
“Dai, non fare così”ritornò tra le sue braccia e lo baciò dolcemente “ora ho te e non ho bisogno di nessun altro”
Queste parole lo sorpresero e gli provocarono un’accelerazione del battito cardiaco, non riuscì a replicare.
“Allora? Quale preferisci?”sorrise malizioso.
“Stimolanti”sussurrò avvicinando il viso al suo orecchio e mordicchiandogli il lobo.
“Ottima scelta”strappò la custodia e lo indossò con rapidità.
Un attimo dopo si spinse in lui dolcemente. Il biondo s’irrigidì e Miguel si bloccò per abituarlo a quell’intrusione, attese un suo cenno per continuare e quando lui annuì,cominciò a muoversi.
Jan gli portò le braccia dietro la schiena e lo attirò maggiormente a sé per sentirlo più vicino, Miguel aumentò il ritmo dei suoi colpi, i corpi erano allacciati, le labbra socchiuse sbattevano l'un l'altra creando scintille, la pelle riluceva umida.
Nella stanza potevano udirsi solo i loro ansiti e gemiti, mentre fuori ancora imperversava la tempesta di pioggia, lampi e fulmini che sembrava non avere intenzione di placarsi.
Miguel continuò a muoversi senza sosta, una spinta più forte strappò a Jan un urlo, gli conficcò le unghie nella schiena e agganciò le gambe ai suoi fianchi “Miguel”
“Jan”lo baciò e venne con un ringhio selvaggio.
Si accasciò sul suo petto ansimante, i cuori battevano all’unisono, era stanco, ma felice perché aveva finalmente il suo Jan tra le braccia. Alzò la testa e sorrise “Stai bene?”
“Non mi sento dalla vita in giù”si lamentò, ma le braccia si strinsero maggiormente intorno a lui.
L’altro ridacchiò “Questo è solo l’inizio, non ho intenzione di lasciarti andare fino a domani, dolcezza”gli baciò il volto dell’amato.
Jan sorrise “Interessante, solo che se non torno a casa, Benny si preoccuperà”
“Detto fatto”Miguel allungò la mano, prese il telefono e compose un numero “Benny? Ciao, sono Miguel. Ho chiamato per avvertirti che tuo padre deve lavorare, non tornerà questa notte. Sì, un appostamento”fissò il suo amante e gli occhi gli brillarono “lo so, come nei film. Sì, lui è un duro”si morse il labbro inferiore nel pronunciare queste parole “Ciao, Benny, sì, ci vedremo presto”e chiuse la comunicazione.
“Sei un cialtrone, lo sai?”Jan era esterrefatto da quello che aveva appena fatto.
“Problema risolto”
“Miguel, ma come ti è venuto in mente di chiamarlo?”lo rimproverò sferrandogli un buffetto sul petto.
“Ti ho dato la scusa per non tornare a casa e restare a letto…”si sporse e lo baciò leggermente “…con me”
“Sì, ma…”non riuscì a terminare perché fu zittito dalla bocca di Miguel che si posò sulla sua.
Socchiuse le labbra lasciando che la sua lingua si insinuasse e approfondisse il bacio, gli portò la mano dietro la nuca e lo attirò maggiormente a sé.

mercoledì 23 settembre 2009

Gelosia capitolo 2 seconda parte



Capitolo II

Serie Squadra speciale Lipsia
Pairing: Jan & Miguel
Rating NC17
I personaggi non sono di mia proprietà, mi diverto solo con loro.

Hajo era arrabbiato con i suoi due uomini, erano trascorse un paio di settimane e il caso dei ragazzi omosessuali uccisi non era stato ancora risolto, anzi, un terzo era stato picchiato e in quel momento versava in gravi condizioni all’ospedale e i dottori non avevano molte speranze che potesse farcela.
Entrò nell’ufficio e vedendo che nessuno era al lavoro urlò, alterato “Miguel, Jan, cosa diavolo fate? Dovreste essere alla ricerca di quel bastardo che continua a picchiare persone innocenti invece di restare qui senza fare nulla”
Jan aveva la testa nel pc e in bocca una ciambella, mentre Miguel era in piedi davanti la finestra e fissava all’esterno.
Il biondo alzò la testa e sospirò “Siamo in alto mare, Hajo”
“Lo avevo capito, ma il caso non si risolve da solo, Jan”gli si avvicinò, poi si rivolse a Miguel “Tu, questa sera tornerai al locale”
Miguel s’irrigidì “Cosa dovrei fare?”
“Potresti usare il tuo ascendente sul barista e carpire informazione”gli rivolse un debole sorriso
Il moro si voltò di scatto “Che pretendi che faccia? Che mi prostituisca per risolvere il caso?”
A quelle parole Jan impallidì “Non è questo che ti chiede, vero Hajo?”
“No, certo che no”replicò l’uomo “ma potrebbe essere più propenso a parlare con te se…”
“Dannazione”sibilò Miguel “va bene”evitò volutamente lo sguardo di Jan, sapeva che il collega era arrabbiato con lui per quello che era accaduto la notte precedente.
“Io non credo che sia il caso di tornare lì come clienti, penso dovremmo interrogare le persone presenti quella sera”
“No”intervenne Miguel “proviamo in questo modo”
“Ma…”cercò di protestare il suo collega, il solo pensiero di lui e quel dannato barista insieme lo faceva stare male.
Lo scrutò con attenzione, evitava di guardarlo, cosa gli stava passando per la testa? Avrebbe voluto chiederglielo, ma non ne aveva il coraggio.
“Andrò da solo, se mi vede con Jan potrebbe mangiare la foglia e non parlare”dichiarò infine Miguel.
“Io non sono d’accordo”protestò l’altro “è pericoloso”
“Invece faremo come dice Miguel, non possiamo rischiare”dichiarò Hajo “tu, Jan, puoi anche andare a casa”e uscì dall’ufficio.
“Grandioso”commentò Jan scuotendo la testa “ora, dimmi perché ti è venuta questa idea del cavolo”
“È la cosa migliore, ammettilo”replicò Miguel prendendo la giacca “ciao, non aspettarmi alzato”scherzò lanciandogli un sorrisetto lascivo, poi uscì lasciandolo solo.
“Stupido”mormorò buttando la ciambella nel cestino, gli era passata la fame.
Miguel entrò nel locale e immediatamente avvertì gli sguardi dei presenti su di lui, si guardò intorno, c’era parecchia gente, gli incidenti avvenuti non avevano scoraggiato i clienti.
Aveva indossato un paio di jeans aderenti, un tipo con i capelli lunghi lo fissò a lungo facendogli anche degli apprezzamenti volgari. Strinse i pugni, se solo avesse potuto farsi valere, ma non poteva, era sotto copertura, doveva indagare. Raggiunse il bancone, Franz era di spalle occupato a riempire dei boccali con della birra scura. Sospirò, questo caso gli stava davvero rovinando la vita, come se non fosse bastata la figuraccia che aveva fatto con Jan la sera prima dichiarandogli il suo amore ora doveva anche fingersi attratto da quel tipo. Ripensò a Jan, non lo aveva degnato di uno sguardo per tutto il giorno, doveva essere davvero furioso con lui, e la cosa gli faceva male perché un suo errore aveva messo a repentaglio la loro amicizia.
Appoggiò i gomiti al bancone di legno e con voce calda domandò “Potrei avere una birra?”
Franz si voltò e quando lo riconobbe gli rivolse un sorriso malizioso “Ciao, dolcezza, ci rivediamo”
“Sì”
Il barista gli porse la birra poi gli si avvicinò protendendosi verso di lui, ma con gli occhi vispi sondò la sala “Sei tutto solo questa sera?”
“Già”gli occhi neri erano velati di tristezza. Sorseggiò la birra.
“Guai in paradiso?”gli domandò sfiorandogli le dita della mano destra con le sue.
“In un certo senso”
“Mi spiace, se desideri parlare”gli sorrise.
“Credo che sia arrabbiato per qualcosa che ho fatto”sospirò tristemente “ma io lo amo e non riesco a sopportare che possa allontanarsi”dichiarò e si rese conto che era la verità, inutile continuare a negare quello che provava per Jan.
Franz avvicinò il viso al suo “Forse non ti merita, la mia proposta è ancora valida se ti va”
Miguel lo fissò, si era lasciato prendere troppo dallo sconforto, doveva indagare. Si morse le labbra “Senti, ho saputo che c’è stata un’altra aggressione”
“Già, brutta storia, è un deterrente per gli affari”l’espressione divenne seria “ma credo si tratti di qualcuno che frequenta questo locale”
“Non potrebbe trattarsi di qualcuno che ce l’ha con gli omosessuali?”ipotizzò Miguel, sembrava essere ritornato ad essere il solito poliziotto.
“Ma come parli? Sembri quasi uno sbirro”ci scherzò su.
“Io uno sbirro? No, ma che dici”rise, poi avvicinò nuovamente il viso al suo “è solo che si dovrebbe mettere fine a tutto questo”
“Sì, ma chi può?”sospirò sconsolato, gli sfiorò una guancia “Tu, forse?”
“Dammene un’altra, questi discorsi mi hanno messo sete”
“Certo, cucciolo”sorrise e si voltò per riempire il boccale “secondo me dovresti andare avanti, lasciare quel biondino slavato e…”
Si voltò e avvicinò il viso al suo “e provare qualcosa di diverso” le labbra potevano quasi toccarsi, ma in quell’istante Miguel fu tirato via e spinto di lato. Una voce familiare lo colse di sorpresa “Stai alla larga da lui o dovrai vedertela con me, capito?”
Miguel sgranò gli occhi nel vedere il suo collega “Jan?”
Stringeva Franz per la camicia e lo minacciava rosso in volto “Jan, smettila, lascialo”che diavolo stava facendo?
Il biondo non gli diede retta, continuò a minacciare il giovane “Cosa volevi fare, eh? Ti cambio i connotati se lo tocchi ancora”
“Come osi mettermi le mani addosso? Lasciami, brutto idiota o ti faccio buttare fuori”sibilò
“Miguel lo devi lasciarlo stare, capito?”gli puntò un pugno contro.
“Jan, basta!”gli urlò, non lo aveva mai visto così aggressivo, non lo riconosceva più.
Improvvisamente Jan si rese conto di quello che stava facendo e si voltò verso il compagno che lo fissava con gli occhi spalancati.
“Miguel, io…”balbettò puntando le iridi cerulee sul suo viso sconvolto “scusa, non so cosa mi è preso”
Lasciò andare il barista e scappò via dirigendosi verso l’uscita sul retro. Pioveva, ma lui non ci fece quasi caso, si appoggiò al muro e lo colpì con un pugno, era un idiota, perché lo aveva seguito? Si era reso ridicolo davanti a tutti e soprattutto, davanti a Miguel. Perché non era ritornato a casa come gli aveva ordinato Hajo?
Udì dei passi e s’irrigidì, sfiorando la pistola nella tasca posteriore, doveva essere pronto contro ogni aggressione.
“Jan?”la voce di Miguel risuonò nel silenzio della notte e gli penetrò fin dentro l’anima.
“Scusami, Miguel, sono uno stupido, ho rischiato di rovinare tutto”si voltò.
“Jan, vuoi dirmi che ci fai qui?”si avvicinò infilando i piedi in una pozzanghera.
“Volevo cercare qualche indizio sulla scena del crimine”inventò.
“Davvero?”non era molto bravo a mentire, il suo Jan “E allora, perché hai aggredito Franz? Fare il carino con lui faceva parte del mio piano per indurlo a sbottonarsi”
“Lo chiami per nome, ora? Siete già diventati intimi?”la gelosia lo stava divorando.
“Cosa?”Miguel sorrise, c’era traccia di gelosia nella sua voce.
“Ho chiesto, siete già stati insieme?”provava un dolore in pieno petto solo a pensare una cosa del genere.
Miguel lo raggiunse e lo colpì con un pugno mandandolo a sbattere contro la parete “Sei un idiota, Jan”
I lineamenti del viso del biondo s’indurirono, era arrivato al culmine della sopportazione, si buttò su di lui e lo colpì in faccia facendolo cadere al suolo. Si ritrovò seduto a cavalcioni del compagno e lo colpì di nuovo “Io sarei un idiota? E tu?”
“Io cosa? Non so di che stai parlando”
“Perché ieri sei venuto da me, Miguel? Cosa volevi dimostrare dicendomi che mi amavi? Volevi farmela pagare per quel bacio, vero?”
“Smettila, Jan”cercò di bloccargli le mani, ma lo sguardo del compagno era inferocito “di che cavolo stai parlando? Fartela pagare? Devi essere impazzito. Cosa vuoi che ti dica, eh? Dimmi, cosa diavolo vuoi da me”
Jan lo fissò per un attimo, poi sussurrò “Questo”e appoggiò le labbra sulle sue baciandolo con irruenza.
Miguel dischiuse le labbra per lasciarlo entrare, da quanto tempo attendeva questo momento. Gli portò una mano dietro la nuca e lo attirò maggiormente a sé per approfondire il bacio, Jan ansimò, spinse il bacino verso il basso.
La lingua di Miguel lottò con la sua, l’assaporò per poi lambire ogni angolo della sua bocca, era in estasi e il sapore di Jan era inebriante proprio come ricordava. Il bacio si trasformò in qualcosa di violento, ardente, quasi come se volessero divorarsi a vicenda.
Si staccarono per mancanza d’aria, Miguel lo fissò con occhi scuri di passione, gli sfiorò le labbra carnose senza sapere cosa dire, era la prima volta che gli accadeva.
“Miguel, scusami, io…”balbettò cercando di alzarsi, ma l’altro lo bloccò stringendo maggiormente le gambe
“Io cosa?”
“Non so cosa mi sta accadendo”ansimò leggermente “deve essere questo caso”tentò nuovamente di divincolarsi dalla sua stretta.
“Dove credi d’andare? Non ho ancora finito con te”
“Non prendermi in giro, lo detesto”lo rimproverò il biondo.
“Sono serissimo, sai quello che provo”gli accarezzò le braccia con la punta delle dita “non sono stato abbastanza chiaro, stanotte?”
Jan sgranò gli occhi, il cuore era come impazzito, il viso era bollente, le labbra gonfie per l’irruenza del bacio “Eri ubriaco, Miguel, non conta”
“Non conta?”ripeté alzando un sopracciglio.
“Non eri in te e mi hai detto delle cose che…mi hanno confuso, ma erano solo parole dettate dall’alcool”
“È questo ciò che pensi?”mormorò il moro stringendo le mani ai suoi avambracci e attirandolo verso di sé “Allora, vorrà dire che te lo dimostrerò visto che con le parole non sono riuscito a convincerti”reclamò nuovamente le sue labbra e baciandolo con ardore.
Jan ansimò, lasciando vagare le mani lungo il suo torace, poteva sentire il fisico scultore attraverso la maglietta ormai fradicia per la pioggia.
“Miguel”gemette.
“Jan”spostò la bocca sul suo collo, mordicchiando leggermente la pelle bagnata “mio dio”
“Ti voglio, Miguel”gli sussurrò chiudendo gli occhi “non voglio più negare quello che provo per te”
“Andiamo a casa mia, non voglio correre il rischio di essere interrotti dall’arrivo di Benny”con la lingua disegnò dei cerchi sul collo.
Jan annuì godendo di quel tocco, era proprio come lo aveva sognato.

mercoledì 16 settembre 2009

Gelosia capitolo 2 prima parte




Squadra speciale Lipsia

Pairing: Jan-Miguel

Rating: NC17

I personaggi non mi appartengono.


Capitolo II

Miguel si sentiva un vero idiota, come gli era venuto in mente di baciare Jan? Ora lui era arrabbiato, glielo aveva letto negli occhi. Entrò in casa come un automa, quel bacio lo aveva confuso, ma anche eccitato. Si leccò nuovamente le labbra nella speranza di risentire quel sapore dolce che tanto lo aveva inebriato.
Sospirò tristemente, doveva accontentarsi del ricordo di quel tocco fugace, si avviò verso la cucina e aprì il frigorifero per prendersi una birra, poi decise che la cosa migliore era una doccia per calmare i bollenti spiriti.
Entrò nella sua camera, si tolse la giacca, la gettò distrattamente sul letto, poi si sfilò la maglia, i jeans e i boxer, poi di diresse in bagno.
Aprì l’acqua ed entrò, il getto freddo lo fece scattare, ma in fondo, gli avrebbe fatto bene. La lasciò per qualche istante, poi girò il rubinetto dell’acqua calda e sospirò chiudendo gli occhi e godendo di quel tepore.
Prese la saponetta e cominciò a insaponarsi, la mente inevitabilmente corse alle ore precedenti trascorse con Jan, a quel bacio, alle sue labbra morbide, al suo sapore. Si era trattato solo di un leggero sfiorarsi, ma aveva sentito un brivido lungo la schiena che gli aveva fatto desiderare di più. Se solo non fosse giunto Benny, forse…no, non poteva continuare a rimuginare su qualcosa che non solo non aveva significato, ma che non avrebbe avuto seguito.
La mano scese lungo il torace insaponato, fino al ventre, immaginò fosse quella di Jan, ansimò leggermente mentre continuava il cammino verso la sua meta finale.
Le dita sfiorarono il membro semi eretto, poi lo circondarono, ansimò immaginando la mano calda del suo collega, di lui inginocchiato che gli dava piacere, in ogni modo possibile, con la mano, con la bocca, con la lingua. Inarcò la schiena, con l’altra mano si appoggiò alla parete della cabina per timore di cadere, le gambe cominciavano a tremargli, il ritmo aumentò, voleva godere, venire.
“Jan”mormorò muovendo i fianchi, gli occhi neri chiusi, la testa piegata di lato, l’acqua che scorreva sul suo corpo ormai sull’orlo dell’orgasmo “Sì, ancora, di più, o Jan”
La mano si mosse veloce avanti e indietro fino a quando non spillò il suo seme con un grido soffocato, le gambe sembravano gelatina, il respiro era affannoso. Appoggiò la schiena alla parete, riaprì gli occhi e ansimò “Sto davvero impazzendo”
Restò per qualche minuto sotto il getto per calmarsi, poi chiuse il rubinetto e si circondò la vita con un asciugamano. Ritornò in camera e cominciò ad asciugarsi, ma il pensiero di Jan non lo abbandonò, cosa gli stava accadendo? Perché provava quei sentimenti? Perché proprio ora? Doveva essere quell’indagine che li stava coinvolgendo troppo, che lo stava facendo dubitare della sua eterosessualità.
Sospirò, doveva capire cosa provava per Jan prima di commettere qualche sciocchezza.
Ritornò in cucina, prese una birra e ricominciò a bere.


Jan era steso sul letto con lo sguardo fisso sul soffitto, il sonno aveva rinunciato di fargli visita e anche se ci fosse stato avrebbe faticato a dormire con la testa colma di pensieri. Si sfiorò le labbra con le dita, Miguel lo aveva baciato, poteva risentire il suo sapore. Ansimò, ma che gli stava accadendo? Perché ripensare a lui gli provocava un’accelerazione del battito e uno strano formicolio al basso ventre? Cosa sarebbe accaduto se non fosse arrivato Benny? Si sarebbero baciati e forse, sarebbero andati avanti? Avrebbero finito per fare…? No, non poteva essere, Miguel si sarebbe tirato indietro, ne era certo.
Lasciò vagare la mano lungo il torace nudo e sospirò, avrebbe tanto desiderato averlo lì con lui. Chiuse gli occhi e in un attimo si addormentò.
Era immerso nel sonno più profondo quando udì la porta aprirsi, si mosse nel letto e socchiuse gli occhi, la stanza era completamente immersa nell’oscurità. Percepì una presenza avvicinarsi.
Scattò seduto, ma due braccia possenti lo spinsero di nuovo contro il materasso.
“Chi è? Lasciami, brutto…o…”si divincolò, ma una voce calda gli sussurrò in un orecchio “Sono io”
“Miguel?”sgranò gli occhi, come era entrato? E soprattutto, per quale motivo?
“Shhh”gli mordicchiò il lobo “non parlare”
“Cosa diavolo stai facendo?”ansimò.
“Mi prendo quello che è mio”rispose con un tono che gli provocò un brivido di piacere lungo la schiena.
Ansimò quando sentì una mano scivolare lungo il corpo, gli sfiorò un capezzolo, stringendolo tra le dita, poi scese fino al ventre “Miguel”
“Hai la pelle così liscia, Jan”sussurrò insinuando le dita nei pantaloni del pigiama e circondando il membro.
Jan s’irrigidì, ma il suo tocco, delicato, ma, allo stesso tempo, deciso, lo costrinse a chiudere gli occhi.
“Se solo sapessi da quanto aspetto questo momento”
“Miguel, mio dio, continua”ansimò inarcando la schiena.
“Farò di meglio, piccolo”gli abbassò i boxer con un solo colpo e li lanciò lontano, gli allargò le gambe insinuandosi e appoggiando le labbra sulla punta.
“Ah”si lasciò sfuggire un grido di piacere, ma lui gli appoggiò un dito sulle labbra.
“Non vorrai che ci interrompano sul più bello, vero, Jan? Vorrei sentirti gridare il mio nome però poi dovremmo spiegare a Benny perché sono qui con te”
“Voglio vederti, fammi accendere la…”
“No, è più bello così”lo interruppe “voglio che mi senta, che tu percepisca con gli altri sensi”
Jan gemette quando la lingua di Miguel percorse tutta la lunghezza, leccandolo come un ghiacciolo, su e giù, mordicchiando la pelle con i denti.
“Sì”
“Ti piace, eh?”lo stuzzicò prima di lasciarlo scivolare tra le labbra e cominciare a succhiarlo con foga.
Jan inarcò la schiena e si lasciò sfuggire un grido strozzato, Miguel sembrava non aver fatto altro.
“È meraviglioso, non ti fermare”artigliò le lenzuola.
Miguel obbedì, lo spinse fino in fondo alla gola e succhiò fino a quando Jan non venne con un lungo lamento.
Lo sentì leccarsi le labbra, non riusciva a credere che avesse…il suo compagno era davvero pieno di sorprese.
“Miguel”mormorò, ma un rumore lo disturbò, cosa diavolo era?
Si mosse e si guardò intorno, era solo, scattò seduto nel letto, si sentì bagnato, era venuto tra le lenzuola come un ragazzino.
“Dannazione”si passò una mano tra i capelli, non riusciva ancora a capacitarsi di aver sognato Miguel che gli faceva un...
Quel caso li stava davvero confondendo, perché allora desiderava che quel sogno potesse diventare realtà?
Il rumore tornò, era sgradevole, come di qualcosa che urtava contro un vetro, accese la luce, c’era qualcuno sotto la sua finestra.
Si alzò e aprì il vetro, si sporse, Miguel era lì che lo fissava dal marciapiede “Che fai qui?”
“Jan?”urlò.
“Sei ubriaco, Miguel?”
“No”barcollò “scendi, Jan, devo parlarti”
“Miguel, sono le tre di notte, torna a casa, parleremo domani”se continuava a gridare, avrebbe svegliato tutto il vicinato.
“Voglio parlarti, scendi, devo dirti una cosa”unì le mani come se stesse pregando.
“E va bene”sospirò, prese la felpa e la indossò, era abbastanza lunga da coprire l’erezione, s’infilò i jeans. Prese le chiavi di casa e uscì raggiungendo Miguel in strada.
Il moro era visibilmente ubriaco, quando lo vide arrivare sorrise “Jan, ciao”
“Miguel, vuoi abbassare la voce? È notte fonda, sveglierai i vicini”
“Scusami”rise e si portò un dito alle labbra.
“Non importa”mormorò, si sentiva ancora stranito per quel sogno “di che volevi parlarmi?”cercò di scacciarlo dalla mente, ma era impossibile con lui così vicino.
Miguel accorciò le distanze, allungò un braccio e gli afferrò la mano per attirarlo verso di sè e Jan gli finì addosso.
“Jan, come sei bello”gli sfiorò una guancia “la tua pelle è così liscia, soffice, vorrei baciarla, accarezzarla, leccarla”
Il biondo sgranò gli occhi, stava parlando sul serio? No, doveva essere l’alcool a parlare per lui.
“Miguel, finiscila”era arrabbiato, perché si riduceva in quello stato e soprattutto, perché gli diceva quelle cose?
“Non mi vuoi anche tu? Prima, ci siamo baciati e se Benny non ci avesse interrotti…”si morse il labbro dal desiderio “facciamolo, dai”
“Tu stai delirando, non è questo ciò che vuoi davvero”
“Cosa sai quello che io voglio? Che sto passando ad esserti accanto e non poterti avere”sembrava davvero disperato, ma Jan non gli credeva, non poteva essere la verità.
“Miguel, dopo una bella dormita tutto ti sarà più chiaro, ti prego, torna a casa”gli appoggiò una mano sulla spalla “No, Jan, ti amo e voglio fare l’amore con te”cercò di baciarlo, ma Jan lo spinse via.
“Non è vero, sei solo ubriaco”gli puntò un dito contro “non dirlo più”
“Credevo lo volessi anche tu”
Jan strinse le labbra, aveva ragione, ma non con lui ubriaco.
“Torna a casa, ne riparliamo quando non sarai più ubriaco da fare schifo”si perse nelle iridi scure del compagno, poi distolse lo sguardo, non sopportava di vederlo in quello stato.
“Jan”sussurrò.
“Torna a casa, Miguel prima che facciamo qualcosa di insensato”e gli voltò le spalle per tornare a casa, ma dentro di sé avrebbe voluto credere che i suoi sentimenti fossero sinceri.
In quel momento cominciò a piovere, si voltò e Miguel non c’era più, doveva aver seguito il suo consiglio.

giovedì 3 settembre 2009

Gelosia capitolo 1 terza parte

Squadra speciale Lipsia
Pairing:Jan-Miguel
Rating:NC17 nei prossimi capitoli
I personaggi non mi appartengono, mi limito a fantasticare su questi stupendi commissari tedeschi.

Ore dopo Jan giaceva sul suo divano, con il capo appoggiato su un cuscino e lo sguardo fisso sul soffitto. Indossava solo i jeans, il torace nudo era imperlato di sudore vista la serata estremamente afosa e i piedi scalzi. Il suo animo era tormentato da sentimenti contrastanti: delusione, gelosia, desiderio, rabbia e non era da lui essere così indeciso sul modo di comportarsi. Fino a quel momento era sempre stato certo di tutto e soprattutto di quello che provava o non provava nei confronti di Miguel e si trovava ad essere geloso di lui e di quell’insignificante barista. Doveva essere impazzito, sì, non c’era altra spiegazione.
Era ancora immerso nei suoi pensieri quando udì bussare alla porta. Guardò l’orologio, erano quasi le undici, chi poteva essere? Si alzò e a piedi nudi si diresse verso l’ingresso. Aprì la porta e davanti al suo viso penzolarono delle birre. Sorrise e dopo un istante il viso di Miguel fece capolino, era il suo modo di proporre una tregua. Il moro sgranò leggermente gli occhi e lasciò vagare lo sguardo sul torace nudo dell’amico. Il cuore cominciò a battergli con forza, perché quella reazione solo ora? Scosse la testa, Jan lo lasciò passare e lo seguì in salotto senza dire una parola.
“Che facevi? Dormivi?”
“No, non preoccuparti, Miguel”gli fece segno di sedere sul divano “Come mai qui?”gli domandò porgendogli una birra e aprendone una per sé.
“Volevo vedere come stavi”rispose abbassando leggermente la testa.
“Sto bene”
“Davvero? Chissà perché non ti credo”lo scrutò con attenzione.
“È un tuo problema, io sto benissimo”
“Dannazione, Jan”scattò in piedi versando un po’ di liquido sul pavimento “Si può sapere cosa ti prende? È da quando siamo stati in quel locale che sembri un altro”
“Non è vero, è solo la tua immaginazione”negò, ma Miguel non gli credeva.
Gli si avvicinò “Jan, è con me che stai parlando, ti conosco da troppi anni per non capire che qualcosa ti turba”
Il biondo abbassò lo sguardo “Non è niente, mi passerà”
Miguel fece un profondo sospiro e gli appoggiò una mano sulla spalla “Jan, se ti turba questo caso e dover fare coppia con me posso occuparmene da solo. L’ultima cosa che voglio è turbarti, metterti a disagio”pronunciò queste parole con dolore, ma per il bene di Jan avrebbe fatto qualunque cosa.
“No, non voglio”replicò “ e poi, questa inchiesta è stata affidata ad entrambi ”
“Perché solo poche ore fa hai detto che non volevi più far credere di essere il mio compagno? Credevo non volessi più fingere di essere gay”per la prima volta dopo anni non riusciva a comprendere cosa passasse per la sua testa.
“Lo so, ma…”
“Jan, non riesco più a capirti e la cosa mi turba più di quanto vorrei”gli occhi neri di Miguel erano fissi sul suo viso.
“Mi dispiace”finalmente lo guardò e si perse in quelle pozze scure che tanto lo turbavano “non so cosa mi prende”
“Dimmi solo che non sei arrabbiato per qualcosa che ho fatto, non sopporterei che tu ce l’avessi con me”
“No, Miguel”gli sfiorò una guancia “non potrei mai avercela con te, per me sei tutto”
“Dici sul serio? Ero certo che fossi arrabbiato per ieri sera”
“Sono arrabbiato con me stesso”scosse la testa.
“Con te stesso?”alzò un sopracciglio, di cosa stava parlando?
“Con il mio comportamento ho rischiato di mandare all’aria l’intera operazione e…”
Miguel lo fissò senza capire e Jan continuò “Con la mia gelosia, stavo per venire a prendere a pugni quel bastardo”negli occhi blu apparve una strana luce “non sai che sforzo ho dovuto fare per non alzarmi dal tavolo ed intervenire”
Miguel restò senza parole, lo aveva sperato, ma non avrebbe mai creduto potesse essere vero.
“Scusami, sono un idiota, dimentica quello che ho detto”Jan si pentì di esserselo lasciato sfuggire, ora che avrebbe pensato di lui.
“Perché dovrei?”si mosse maggiormente contro di lui fino ad essere ad un soffio dal suo viso “Era da tanto che speravo di sentirtelo dire”
Jan era senza parole, il viso del suo collega era così vicino, poteva percepire il suo alito caldo così inebriante. Sorrise e, come attratte da una forza invisibile, le loro labbra si unirono per un istante. Immediatamente si staccarono confusi e Miguel si schiarì la gola, leccandosi poi le labbra per risentire il sapore di Jan “Mi sa che questo caso ci sta confondendo le idee ”mormorò abbassando lo sguardo e grattandosi la testa, non voleva che potesse leggergli negli occhi il desiderio che provava.
“Mi sa che hai ragione”il cuore del biondo batteva con violenza nel petto, ancora non riusciva a realizzare di aver baciato Miguel, di aver posato le labbra su quelle carnose e invitanti di lui. Era vero, quel caso li stava davvero portando sull’orlo di un precipizio.
Miguel fece una risatina nervosa, poi prese un’altra bottiglia di birra e la sorseggiò nervosamente “Hai qualche idea su come venire a capo di questo caso così spinoso?”
“No”sospirò voltandogli le spalle, era attratto da lui, ormai non poteva più negarlo.
“Jan, dovremmo tornare sul luogo del delitto”propose “sono sicuro che l’assassino ritornerà lì per trovare un’altra vittima”
“Pensi che il barista sappia qualcosa?”domandò, quel ragazzo non lo convinceva, sentiva che non aveva raccontato tutto.
Miguel rise “Possiamo convincerlo a parlare”
“Immagino come, quello voleva portarti a letto”
“Questo non significa che io ci starei”replicò, poi aggiunse tentando di ingelosirlo “anche se non era niente male”
Jan provò una fitta in pieno petto a quelle parole, che intendeva? Che forse gli piaceva? Dentro di sé provava una gelosia feroce che non credeva di poter mai provare “Non pensi avesse un bel corpo?”gli chiese poi divertito.
“Cosa vuoi che ne sappia, Miguel? Non ho mai considerato gli uomini da quel punto di vista, né tanto meno osservato il loro corpo”scattò seccato, ma non era vero, il corpo di Miguel lo aveva considerato eccome “C’è qualcosa che vuoi dirmi?”
“Non hai il senso dell’umorismo, tu, non ti rendi neanche conto quando ti sto prendendo in giro”
“Secondo me sei serio, invece”replicò non troppo convinto delle sue giustificazioni.
Miguel lo fronteggiò e si avvicinò di nuovo “Non scherzare, non era il mio tipo”avanzò ancora “preferisco i biondi”lasciò vagare lo sguardo sul petto nudo di Jan e si leccò d’istinto le labbra “senza piercing o volgari tatuaggi che deturpano soltanto il corpo”
Jan fremette, ma non si allontanò, né indietreggiò, era come impietrito, ma in quell’istante lo sbattere di una porta lo fece scattare. La magia di quel momento svanì così come si era creata e un attimo dopo
Benny, il figlio di Jan fece capolino dalla porta e li fissò sorpreso di vederli in piedi in mezzo alla stanza.
“Benny? Che fai alzato?”era imbarazzato, se fosse entrato pochi minuti prima li avrebbe sorpresi a baciarsi
Non poteva neanche pensare ad una simile eventualità, cosa avrebbe pensato di suo padre? Si guardò, era a torso nudo, come spiegarlo? Il panico si impadronì di tutto il suo essere.
“Avevo sete, ma cosa fate?”
“Bevevamo una birra”si affrettò a dire suo padre.
“Ciao Benny”lo salutò lo spagnolo “come sei diventato grande”
“È passato del tempo dall’ultima volta in cui sei venuto a trovare papà a casa, come mai non vieni più spesso come prima?”
“Ho avuto da fare”si passò la mano tra i capelli quasi rasati “ma vedrò di rimediare”e lo sguardo si posò su Jan che, imbarazzato, evitava i suoi occhi.
Le labbra del ragazzino si aprirono in un sorriso “Grande, buonanotte”e tornò nella sua stanza.
“Io vado, Jan”
“Sì, forse è meglio”quella serata aveva rischiato di trasformarsi in un film a luci rosse perché immagini di lui e Miguel avvinti sul divano avevano cominciato a farsi strada nella sua mente.
“Notte”aggiunse ferito che volesse mandarlo via e si avviò verso la porta a passo deciso. Jan temeva forse che se fosse rimasto avrebbe approfittato della situazione e lo avrebbe baciato? Forse sarebbe accaduto davvero perché lo desiderava, per quanto teneva troppo alla loro amicizia per rischiare di prendersi un pugno in faccia, ma soprattutto, non poteva rischiare che Jan lo odiasse.
“A domani”mormorò il biondo seguendolo, ma Miguel in un attimo fu fuori la porta chiudendosela alle spalle.
L’altro restò impietrito a fissare il punto in cui era sparito, maledicendosi per aver incasinato le cose tra loro. Sì, avrebbero dovuto risolvere quel caso al più presto, non poteva rischiare di compromettere la loro amicizia.