domenica 10 luglio 2011

Io non dormo in macchina





Pairing: Jan Maybach- Miguel Alvarez
Spoiler: 4 stagione La ragazza venuta dall'est.
I personaggi non mi appartengono.

Varcata la soglia della camera, Jan strabuzzò gli occhi e sulle guance apparve un leggero rossore. Quel posto era peggiore di come lo aveva immaginato. Al centro un letto matrimoniale con cuscini di pizzo, piume e lenzuola di seta rossa. Alle pareti quadri con scene di sesso e sui comodini oggetti fallici e altri accessori.
Miguel per niente a disagio, si buttò pesantemente sul letto stiracchiandosi. “Ah, com’è morbido!” lanciò poi un’occhiata all’amico, il quale restava davanti alla porta senza accennare ad entrare
“Che fai lì impalato!”
“Io qui non ci dormo!” replicò con una smorfia.
“E perché?” Miguel si mise seduto.
Jan alzò le braccia in aria “Perché? Tu mi chiedi perché? Siamo in un bordello, Miguel! E neanche voglio sapere cosa ci hanno fatto in questo letto” si chiuse la porta alle spalle e avanzò verso il compagno.
Dalla stanza accanto provenivano gemiti e incitazioni che contribuirono ad aumentare il suo imbarazzo.
Miguel ridacchiò divertito “Cavolo. Si stanno dando da fare”
Jan si lasciò sfuggire un’espressione disgustata, causando l’ilarità dell’amico: “Sei irrecuperabile. Puoi dormire in macchina se proprio ti fa schifo. Sappi solo che io lì non ci dormo e che ho intenzione di godermi questa stanza piena di confort”
Non riuscendo a trovare una scusa plausibile, Jan sbuffò: “E va bene, ma sappi che lo faccio solo perché…” sentendo degli ansiti, si bloccò.
La televisione era accesa e sullo schermo una bella bionda stava succhiando l’enorme membro dell’unico uomo presente. La mascella del commissario per poco non cadde: “sono stanco” concluse come ipnotizzato dalla scena.
“Caspita, che bomba!” commentò Miguel intrigato dalla performance “Questo posto comincia davvero a piacermi!”
“Miguel!” lo rimproverò Jan ritrovando la ragione.
L’ispanico sbuffò: “Ti vuoi rilassare? Dai” batté la mano sul copriletto.
Jan obbedì e gli sedette accanto.
Miguel gli circondò le spalle con un braccio: “Ma non capisci la fortuna che abbiamo? Siamo circondati da belle donne e se solo volessimo…” ammiccò.
Jan scattò nuovamente in piedi “Scordatelo! Io non vado con le prostitute!”
“Neanche io però…” ghignò maligno.
“Però cosa? Miguel, ma fammi il piacere” si mosse a spegnere il televisore “Non ti è bastato l’incontro ravvicinato di oggi? Se penso a quella come ti si strofinava addosso” dal tono traspariva tutta la sua gelosia.
“Era per ottenere informazioni!” anche Miguel si alzò raggiungendolo “Mi sono sacrificato per la causa!”
“Sì, certo. Sacrificato!”
“Perché te la prendi? Ho fatto il necessario per…” l’espressione sarcastica di Jan lo costrinse a tacere.
“Quella ci provava e tu ci stavi. Secondo me ti sei pure divertito!” tornò a guardarlo.
“Mi ha eccitato averla addosso, ma è stata una reazione al contatto” confessò Miguel.
“Lo sapevo!” Jan si avvicinò al letto e si spogliò nervoso.
“Che cavolo hai ora? Jan, mi vuoi dire che ti prende?” lo afferrò per un braccio costringendolo a girarsi.
“Non mi prende niente, Miguel! È solo che non mi capacito che tu possa eccitarti per una donna del genere!” gli occhi azzurri brillavano.
“Non mi ha eccitato lei” cercò di spiegargli “ma tutta la situazione”
Jan provò un dolore in pieno petto. Se solo avesse potuto, sarebbe scappato via per non affrontare il suo sguardo indagatorio. “Se non c’ero io ci avresti…?” non riusciva neanche a dirlo, gli faceva troppo male.
“Sei fuori?” reagì lasciandolo andare “Ma l’hai vista? Neanche morto. Jan!” inorridì solo all’eventualità: “io le preferisco giovani e con le curve al punto giusto” cercando di sdrammatizzare, gli strizzò l’occhio: “davvero pensi che potrei essere attratto da quella gallina?”
“Vederti con lei ha risvegliato dei sentimenti che non pensavo di avere” abbassò lo sguardo.
Miguel trattenne il respiro: “Che vuoi dire?”
Jan titubò qualche istante, poi sussurrò “Sono geloso e possessivo”
Lo spagnolo sorridendo, accorciò la distanza tra loro e Jan continuò: “Non mi va di saperti con nessuna donna, tanto meno in balia di prostitute che possono mischiarti chissà cosa”
“Userei precauzioni” strizzò l'occhio.
Quella frase sconvolse Jan facendogli salire la rabbia: “Allora, accomodati! Vai pure a intrattenerti con qualche sgualdrina!” sbottò scostando il lenzuolo. “Stronzo” mormorò con un filo di voce.
La risata cristallina di Miguel costrinse Jan a voltarsi e a fissarlo incredulo.
Lo spagnolo decise di mettere fine a quella farsa. “Ci sei cascato come un pollo!”
Vedendo che Jan lo fissava, Miguel continuò a ridere: “Ti ho preso in giro! Non è vero niente!”
Jan aprì la bocca per parlare, ma l’altro lo precedette: “Ma l’hai vista? Avrà avuto più di quarant’anni e poi pesava un accidenti!”
“Perché mi hai mentito?” Jan gli sferrò uno scappellotto.
Miguel ghignò: “Mi piace provocarti!” e dopo averlo spinto con forza sul letto, gli sedette in grembo. “Che credulone sei!”
“Lasciami!” Jan si dimenò cercando di liberarsi dalla sua stretta.
“Non ci penso proprio!” continuò a ridere divertito. “Sei troppo divertente quando ti arrabbi”
Jan aggrottò la fronte, mentre aumentava il bisogno di prenderlo a pugni. “Ti faccio passare la voglia” lo colpì con dei pugni sul petto, ma Miguel afferratogli le braccia, le bloccò contro il materasso.
“Sei mio!” si sporse in avanti, spingendo il bacino verso il basso.
Il biondo cominciò a sentirsi a disagio in quella posizione. La vicinanza di Miguel gli provocava uno strano formicolio alle parti basse e la frizione del suo corpo, contribuiva ad animare il sesso nei pantaloni. “Mollami, Miguel!” risuonò come un grido strozzato.
“Altrimenti che fai?” lo provocò muovendosi su di lui.
“Te la faccio pagare cara e non scherzo!”
“Ma davvero!” si protese in avanti, i visi potevano quasi sfiorarsi
Quando Jan avvertì il respiro caldo di Miguel sulla pelle, il cervello gli mandò un segnale di pericolo.
“Arrenditi! Sono il più forte!” Miguel sorrise maligno, gli occhi fissi sulle sue labbra.
“Sei solo uno sbruffone” Jan tentò di pensare a qualcosa di poco sensuale che potesse far diminuire l’eccitazione che provava, ma fu tutto inutile. L’erezione premeva inesorabile contro la stoffa leggera dei pantaloni.
Miguel si accorse del suo stato: “Il film ha fatto effetto anche a te, vecchio birbante!” gli sferrò un pizzicotto sul braccio, poi si spostò verso l’ascella.
Imbarazzato, Jan tentò di scrollarselo di dosso, ma Miguel non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare. Continuò a pizzicarlo, scendendo lungo il torace scolpito. Insinuò la mano sotto la maglietta e accarezzò gli addominali a tartaruga dei quali il compagno andava tanto fiero.
Jan ansimò, le sue mani fresche contrastarono con il calore della sua pelle.
Gli occhi scuri dello spagnolo bruciavano come braci e Jan si sentì perduto. Senza rendersene conto le bocche s’incontrarono per un bacio fugace. Fu un leggero tocco, ma sufficiente a sconvolgerli.
Miguel si scansò con il cuore che faceva le capriole e lanciò un’occhiata a Jan, il quale ansimava visibilmente turbato. Ciò che lesse nel suo sguardo lo illuminò: il desiderio era ricambiato e quella notte il destino aveva fatto in modo che si trovassero a dividere un letto. Conscio di quello che anche Jan provava, Miguel si stese su di lui e tornò a baciarlo lentamente, gustando ogni attimo.
Ansimando Jan rispose con trasporto e lo attirò più vicino. Le bocche si cercarono e stuzzicarono, mentre le lingue duellavano tra loro.
Per mancanza d’aria, Jan fu il primo a staccarsi. Boccheggiando sfiorò il volto dell’amico. Lambì anche la cicatrice e sospirando, scese lungo il collo: “Potrei percorrere il tuo corpo a occhi chiusi”. Nonostante fossero solo amici, sapeva di conoscere Miguel meglio di chiunque altro.
“Io invece non vedo l’ora di guardarti senza questi stracci” gli prese la mano e mordicchiò le dita.
Jan si sentì invadere da un calore improvviso e desiderò solo poter trascorrere tutta la notte ad amarlo, a vezzeggiare ogni centimetro del suo splendido fisico.
“Ma non stanotte”
La sua scelta spiazzò Jan che si ritrovò a fissarlo incredulo.
Miguel sorrise e dopo avergli posato un leggero bacio sulla bocca socchiusa, appoggiò la testa sul suo petto: “Davvero pensavi l’avremmo fatto in questa stanza così squallida?”
“No, è che…in effetti non fa una piega”
“E poi, voglio che ti senta a tuo agio e qui non lo sei”
Incapace di proferire parola per l’emozione, Jan lo strinse con forza a sé e gli posò un bacio sulla fronte. Quando lo sentì respirare in modo regolare, si assopì a sua volta.

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