domenica 4 settembre 2011
Sei geloso?
Squadra speciale Lipsia
Pairing: Migugel Alvarez-Jan Maybach
Spoiler: Episodio Cuori solitari 3 stagione
I personaggi non sono di mia proprietà
L’atmosfera al commissariato era incandescente. Il caso del quale la squadra si stava occupando era particolarmente spinoso e le indagini finora svolte sembravano non aver portato a nulla. Le indiziate erano molte, ognuna con un movente e con un particolare legame con la vittima. In quel momento Jan stava ragguagliando il suo capo su ciò che avevano scoperto durante gli incontri della sera precedente.
Appoggiato allo schedario, Miguel si teneva in disparte, braccia conserte, labbra imbronciate e sguardo fisso sul collega. La mente era alla sera prima, a quando, Jan lo aveva piantato in asso al bar andandosene senza una parola. Rifletteva su cosa avesse fatto per causare la sua ira.
Durante gli interrogatori, aveva osservato l’amico e aveva notato il suo cambio repentino quando era apparsa la spagnola Carmen Rubio. Si era incupito, mentre il cuore di Miguel aveva cominciato a galoppare. Gli piaceva. Quella ragazza era tutto ciò che un uomo poteva desiderare. Era bella, simpatica, dolce e a giudicare dalle vibrazioni che aveva ricevuto, anche propensa ad accettare le sue avance. Lo aveva anche rivelato a Jan, gli aveva detto che lei ricambiava, che era pazza di lui e che presto sarebbe stata sua. L’amico, invece di congratularsi, si era allontanato lasciando il locale senza neanche salutare.
Sentendo il nome di Carmen, Miguel concentrò immediatamente l’attenzione sulle parole del suo capo. Scattò in avanti e soffiò di mano a Jan la scheda “Ci penso io”
“Scordatelo!” rispose Jan furente, gli occhi azzurri fiammeggiarono “Sei troppo coinvolto in questa storia!”
“So ancora fare il mio lavoro” protestò il commissario per niente contento di quella rimostranza.
“Sì, certo” borbottò.
“E con questo che vuoi dire?” Miguel s’infervorò, detestava che mettessero in dubbio la sua serietà.
“Che sei infatuato di quella spagnola, ecco che voglio dire”
Miguel aprì la bocca per protestare, Haio, Stanco dei loro continui battibecchi, intervenne “La volete smettere? Siete peggio di due bambini! Miguel vieni con me, torniamo all’agenzia. Jan, tu e Ina recatevi dove lavorava la vittima” E senza aggiungere altro si diresse verso l’uscita.
Prima di seguire il suo capo, Miguel puntò un dito contro l’amico “Ne parliamo dopo, Jan!”
“Per me discorso chiuso!”
“Finiscila, Jan! È da ieri che sei inacidito, mi vuoi dire che ti succede?”
“Niente! Haio ti aspetta!” e gli voltò le spalle.
Miguel strinse i pugni e uscì dall’ufficio. Non è finita qui! Ti costringerò a confessare tutto.
Dopo un’estenuante giornata, Jan rientrò in ufficio e lo trovò deserto ad eccezione di Miguel. L’amico era seduto con i piedi sulla scrivania e la testa penzoloni, in grembo una pila di fascicoli. Dormiva beato, la bocca socchiusa e il respiro pesante. Jan si sentì in colpa per averlo accusato di non essere obiettivo. Si soffermò a guardarlo per qualche istante, cercando di resistere alla tentazione di sfiorare le labbra carnose e la cicatrice della quale non sapeva l’origine. Stranamente Miguel si era sempre rifiutato di spiegargli come se l’era procurata. Jan aveva quindi ipotizzato che se ne vergognasse. Vedendolo muoversi indietreggiò di un passo.
“Battiamo la fiacca?” alzò la voce
Miguel scattò abbassando le gambe e rischiando quasi di cadere. Si stropicciò gli occhi, mai vedendo che si trattava di Jan mise il broncio “Che bastardo! Pensavo fosse il capo!” si passò una mano sulla zucca rasata.
Jan scoppiò a ridere “Che fai ancora qui?” raccolse le sue cose.
“Lavoravo e mi si sono chiusi gli occhi” distolse lo sguardo imbarazzato.
“Sei irrecuperabile, amico”
Miguel lo fissò seccato “Hai finito di sfottere?”
“Dai, non te la prendere!”
“Senti, dobbiamo parlare!” lo spagnolo gli appoggiò una mano sulla spalla.
“E di cosa? Devo tornare da Benny!” sfuggì al suo tocco.
“Che ti succede, Jan?” Miguel lo bloccò “È da ieri che ti comporti come un pazzo! Prima mi lasci al bar senza una parola, poi oggi fai quelle battutacce. Vuoi dirmi una buona volta cosa ti brucia?”
Jan alzò le spalle indifferente “Mi spiace per ieri, ma ero stanco e brillo, non avevo voglia di restare!”
“Sì, certo. Perché te ne sei andato senza neanche salutare? Ti conosco troppo bene, amico mio. Non mentirmi.” Miguel si tormentò il labbro inferiore con i denti. Il suo comportamento lo stava mandando al manicomio. Non sapeva più cosa pensare o come comportarsi con lui.
“Ero arrabbiato, d’accordo?” confessò finalmente l’altro.
“Arrabbiato?” lo fissò stranito. Non riusciva a capire cosa gli avesse fatto.
“Lascia perdere, non ha importanza!”
“No! Ora parli!” gli conficcò le dita nel braccio e lo costrinse a guardarlo “Jan, si può sapere cosa ti ho fatto?”
“Hai fatto il cascamorto con quella!” dichiarò tutto d’un fiato.
Il cuore di Miguel accelerò i suoi battiti e sorpreso dalla sua ammissione, non riuscì a replicare.
“Eri talmente ammaliato che non ti sei neanche accorto che ti ha preso in giro” il volto era rosso e gli occhi allucinati “erano d’accordo. Lei e quel Pascal Bortloff”
“Cosa? Ma di che diavolo parli?”
“Lo abbiamo scoperto oggi. La bella Carmen è una professionista, se capisci cosa intendo”
Miguel reagì scostandosi e Jan continuò “Erano in combutta per spillare denaro ai clienti dell’agenzia e tu ci sei cascato come un allocco. Ti ha sedotto con i suoi occhioni da cerbiatta”
Il giovane commissario strinse i pugni per la rabbia “Che stupido sono stato”
“E scommetto che c’entra anche con il suo omicidio”
Miguel si accasciò sulla sedia “Mi sono lasciato irretire come un ragazzino”
Vedendolo così abbattuto, i lineamenti di Jan s’addolcirono “Non essere così severo con te stesso”
“Questa volta mi racconterà la verità!” esclamò scattando in piedi.
“La interrogherò io, tu sei troppo coinvolto!”
“No!” lo spagnolo scosse la testa “Devo farlo io. Voglio che mi dica come stanno davvero le cose guardandomi negli occhi”
“Sei sicuro?”
Annuì distratto, poi alzando lo sguardo verso Jan mormorò “Però, non mi hai risposto! Perché eri arrabbiato?
“Vedi, io…” balbettò schiarendosi la gola, i capelli gli ricadevano sulla fronte.
“Tu cosa?” mormorò ansimando.
“Ero geloso” ammise infine con un filo di voce.
Miguel si avvicinò, trovandosi ad un soffio dal suo volto, sulle labbra un sorrisetto “Geloso? Di Carmen?”
“Non gongolare! Sì, ero geloso”
Miguel si sporse verso di lui, il caldo respiro sulla pelle, un’eccitazione improvvisa causata da quelle due paroline.
“Al vederti fare il pesce lesso con lei, ho provato qualcosa che…”
L’amico era esterrefatto, non lo aveva mai sentito così insicuro e impacciato come in quel momento.
“Un dolore nel petto, lancinante” si poggiò la mano all’altezza del cuore.
“Ma perché sei scappato via? Io temevo di averti fatto qualcosa”
“Mi parlavi di come era pazza di te. Se fossi rimasto, ti avrei di certo preso a pugni, Miguel!”
“Avevo bevuto, Jan”
“E con questo? Scusami, hai il diritto di flirtare con chi vuoi” abbassò lo sguardo, ma Miguel notò che era arrossito.
Attiratolo in un abbraccio, gli baciò una spalla “Non è successo niente”
Inizialmente lo sentì irrigidirsi, poi sciogliersi e ricambiare la stretta “Non posso farci niente, sono geloso marcio”
“Anche io” gli sussurrò Miguel all’orecchio.
Jan si allontanò come scottato “Come?”
“Sono geloso di tutte le donne che ti si avvicinano” si spinse contro di lui “Sei così bello e dolce. Ieri, quando ti ho visto con quella donna con la bambina, ho temuto potessi vedere in lei una madre per Benny” toccò il collo, scendendo verso il colletto della camicia “Sorridevi e sembravi così a tuo agio”.
Il respiro di Jan divenne affannoso “Che fai?”
Senza rispondere, Miguel sfiorò il ciuffetto di peli che fuoriusciva dal colletto della camicia.
Jan ansimò. Quel tocco lo stava facendo impazzire “Fermo, Miguel!” ma non sembrò per niente convinto.
“Davvero devo fermarmi?” accarezzò il lobo con le labbra, lo catturò succhiandolo. La mano scese a sbottonare un paio di bottoni.
Jan chiuse gli occhi e piegò la testa di lato. Miguel lo prese come un invito a continuare e dopo averlo spinto a sedere sulla scrivania, poggiò la bocca sul petto scoperto, assaporando il gusto salato della sua pelle.
“Miguel” ansimò Jan lasciandosi andare alle sue carezze.
“Il mio Jan” s’insinuò tra le sue gambe e gli sfilò la camicia dai pantaloni. Percorse gli addominali con i polpastrelli, attardandosi a giocherellare con la peluria che spariva all’interno dei pantaloni. Miguel lo sentì fremere, tendersi verso di lui.
“Che stiamo facendo” protestò guardandolo con i suoi grandi occhi azzurri.
“Ti dimostro quello che provo per te” Miguel si sporse verso di lui e lo baciò con dolcezza. Lambì prima le labbra, poi con la punta della lingua gli chiese il permesso d’entrare. Jan gli prese il volto con le mani e socchiudendo la bocca, ricambiò con ardore il bacio.
Si persero entrambi nelle sensazioni che provavano uno tra le braccia dell’altro.
Staccatosi per mancanza d’aria, lo spagnolo boccheggiò “Lo sapevo”
L’amico lo fissò interrogativo, respirava a fatica e il volto era rosso e accaldato.
“Il tuo sapore, Jan, è inebriante” e tornò a reclamare quelle labbra così invitanti “e non mi stancherei mai di assaporarti”
“Dici così a tutte le tue conquiste?”
“Solo se ne vale davvero la pena” le dita vagarono sul ventre, disegnando dei piccoli cerchi attorno all’ombelico.
Jan si lasciò sfuggire un lamento “Ora capisco perché non riescono a resisterti”.
“Non pensare a loro, ma a questo” si sporse per baciarlo ancora, ma lui lo bloccò.
“Dimmi la verità, cosa c’è stato tra te e Carmen Rubio?” detestava il pensiero di Miguel con quella donna. Voleva che fosse solo suo.
“Niente, Jan” la bocca si posò sul naso, scese sul labbro superiore.
“Ma avresti voluto” si tirò indietro.
Miguel sbuffò “È una bella donna, disponibile, ma non significa niente per me”
Jan distolse lo sguardo e Miguel comprese: era ancora geloso. Lo costrinse a guardarlo “Jan, ancora non lo hai capito?” si perse in quelle pozze limpide “Sei la persona più importante per me e nessuna donna si potrà mai mettere tra noi”
“Ma…” cercò di obiettare, ma Miguel lo attirò in un abbraccio e affondato il volto nel suo collo, lo baciò rumorosamente.
Jan sorrise e lo strinse con forza, godendosi il suo calore.
Miguel continuò a stringerlo fino a quando non lo sentì rilassarsi.
Jan gli portò una mano dietro la nuca e cercò le sue labbra. Quella sera la gelosia si dissolse lasciando il posto alla passione.
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1 commento:
E passione fu! Li amo, amo questa puntata, amo questa fic! Stupenda anche la cover, brava!
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