giovedì 6 settembre 2012

Sollievo



Pairing: Miguel Alvarez - Jan Maybach
Squadra speciale Lipsia
Storyline: Nessuna in particolare
Rating: PG 13
I personaggi non mi appartengono e la fic è scritta per pure divertimento


La stanza era immersa nell’oscurità. Steso sul letto, Miguel aveva perso il conto del tempo trascorso nel dormiveglia. Il dolore gli rendeva impossibile chiudere occhio o assumere una posizione comoda. Si voltò sul fianco destro, ma un improvviso bruciore gli strappò un lamento. Le spalle, il petto e la schiena completamente ustionati e spellarti, tanto che qualunque tocco, perfino il leggero lenzuolo di cotone gli procurava un intenso dolore. 
“Jan” mormorò con un filo di voce.
Non ottenendo risposta imprecò, ma in quel momento la porta si aprì. Jan fece capolino, un bicchiere d’acqua in una mano, mentre nell’altra un tubetto di pomata e pillole. Tentando di fare meno rumore possibile si avvicinò all’amico. Presa una sedia, si accomodò al suo capezzale accendendo una piccola lampada sul comodino. “Miguel”
“Jan, dov’eri?” aprì gli occhi scuri, ma cercò di ripararsi dalla luce.
“Scusa” la spense facendo ripiombare la stanza nel buio. “Come stai?”
“Ho sete” la gola era secca e la lingua gonfia.
Senza esitare, Jan gli porse un bicchiere d’acqua sollevandogli la testa. “Bevi piano, piccolo”
A fatica, Miguel ingoiò un sorso, sentendo immediatamente refrigerio. Se solo potessi averlo su tutto il corpo.
Jan gli sfiorò la fronte con le labbra e impietrì: era bollente. “Hai la febbre”
“Non dire sciocchezze! Ho solo bisogno di riposare, ma sto andando a fuoco, Jan” aprì finalmente gli occhi guardandolo. “Mi brucia… qui!” e si toccò il petto nudo.
“Lo so, ti ho portato una pomata” gli sorrise per rassicurarlo. “Anche degli antidolorifici”
Miguel si morse il labbro, detestava dovergli confessare di non riuscire neanche a stare steso, ma il dolore era talmente forte che allungò la mano. “Dammi!”
Una volta ingoiata la pillola, puntò gli occhi scuri sull’amico: “Grazie, non so che farei senza di te”
Mentre gli spalmava la crema, Jan si ritrovò a ripensare a tutto quello che era accaduto.

Quella mattina il caldo rendeva difficile restare al sole senza bagnarsi, ma Miguel sembrava non curarsene. Da ore era steso sul lettino, gli occhiali da sole sul naso e una bottiglia d’acqua sulla sabbia. Il desiderio di prendersi una bella tintarella da fare invidia ai colleghi una volta ritornato a Lipsia, lo rendeva spavaldo e sconsiderato. Accanto a lui, Jan sedeva, sotto l’ombrellone, su una sdraio, tra le mani un romanzo. Data la pelle chiara preferiva restare all’ombra, ma quando si arrischiava ad esporsi al sole, lo faceva solo dopo aver spalmato su tutto il corpo strati di crema solare a protezione totale.
Lo sguardo era però rivolto verso il collega e migliore amico. Non approvava la sua scelta di esporsi così tante ore al sole: “Mettiti la crema, Miguel!” esclamò con un tono autoritario. “Stai cominciando a spellarti!”
“Sei una barba, Jan!” sbuffò questi senza neanche degnarlo di uno sguardo. “Non sono Benny!” Gli occhiali a specchio celavano gli occhi scuri. “La crema la mettono le fanciulle o i ragazzini, non Miguel Alvarez!”
“Sei un idiota! Vuoi ustionarti o prenderti il cancro?” furono le successive parole dell’amico.
Toccandosi d’istinto tra le gambe, Miguel scattò seduto: “Che bastardo! Me la stai mandando?”

“Devo dirti come stanno le cose visto che tengo alla tua salute più di te!” replicò seccato il commissario più anziano.

Le spalle di Miguel erano ormai di un rosso acceso e anche il naso cominciava ad apparire come un piccolo pomodoro. Nonostante le origini spagnole e la carnagione più scura rispetto a quella dei tedeschi, la sua pelle era ugualmente delicata. “Fatti gli affaracci tuoi, Mr Mozzarella!” ghignò maligno
“Vuoi arrostirti? Bene!” Jan si alzò in piedi. “Ma quando ti spellerai come un gamberetto non venire a piangere da me!” e si avviò verso il bagnasciuga.
“Dove vai?” Miguel lo fissò stranito.
“Lontano da te, zuccone che non sei altro” e marciò verso la riva.
Anche se arrabbiato con l’amico, Miguel non riuscì a staccargli gli occhi di dosso, il fondoschiena perfetto era coperto da un paio di boxer neri strettissimi. La gola si seccò e lo slip si tese. Imprecando per la reazione del suo corpo il giovane commissario cercò di guardare altrove e lo sguardo si posò su un gruppetto di ragazze che a loro volta sembravano divorare Jan quasi come se fosse un dolcetto tutto da gustare. Una brunetta dai capelli corti si lasciò anche andare a degli apprezzamenti nei suoi confronti. Solo quando Jan si fu tuffato, le ragazze tornarono a parlottare tra loro. Miguel borbottò seccato, ma combattuto tra la gelosia e la voglia di conquista, decise di farsi avanti. Alzatosi dal lettino si avvicinò. “Seniorite, buon giorno”
La biondina gli sorrise maliziosa, ammaliata di certo dal suo fisico. “Il biondino è amico tuo, vero? Perché non vi unite a noi?” gli domandò. Ghignando Miguel cacciò la lingua tra i denti, un minuscolo triangolino la copriva ben poco attirandolo come una calamita.
“Certo, bambolina” le sedette accanto porgendole la mano: “Miguel, per servirla”
“Che galante” ridacchiò lei “Io sono Dannika, mentre loro sono Annie, Michaela e Stefanie”
“Piacere di conoscervi, di dove siete belle fanciulle?” cominciò la sua opera di seduzione.
“San Francisco”
“Americane!” sorrise, gli occhi brillavano, non era mai stato con una ragazza a stelle e strisce. Il desiderio di non pensare a Jan, di fargliela pagare per quelle battutine e soprattutto per averlo fatto morire di paura all’idea di beccarsi il cancro, lo resero molto più audace.
“Vi fa di andare da qualche parte insieme? Conosco certi localini”
“Certo, bello. Ci divertiamo!” squittì la ragazza stringendosi a lui.
Miguel si leccò le labbra deliziato.


Fino all’ultimo Jan aveva sperato che Miguel si decidesse a seguirlo, ma come sempre era rimasto deluso. Si tuffò per l’ultima volta, poi tornò a riva sgrullandosi i capelli biondi. Appena messo un piede sulla sabbia si rese conto che Miguel non era più dove l’aveva lasciato. Aggrottando la fronte, lo cercò con lo sguardo e una volta che lo ebbe individuato, si pentì di essersi preoccupato. L’amico sedeva tra quattro ragazze, tutte molto carine e dall’aria di volersi divertire. Miguel stringeva la vita di una biondina, mentre un’altra gli stava appiccicata come se sul lettino non ci fosse spazio a sufficienza. Quell’immagine gli causò una reazione che non avrebbe mai pensato. Imprecò a denti stretti e calciò della sabbia prendendo in pieno una signora stesa a pochi metri da lui.
“Ehi!” sbottò quella per niente felice di essere investita da una pioggia di sabbia.
“Ehm, mi perdoni” mentalmente Jan decise che Miguel gliel’avrebbe pagata anche per quella figuraccia.
 Camminando con i pugni chiusi raggiunse l’ombrellone e ignorò volutamente il gruppetto che invece si era voltato verso di lui.
“Jan unisciti a noi!” lo invitò una bella mora dal seno prosperoso che aveva insistito per conoscere il nome del biondino.
Sentendosi chiamare si voltò di scatto, ma invece di guardare la ragazza puntò gli occhi chiari sull’amico che non sembrava molto felice di avere un rivale. A quel punto la decisione fu più che semplice: “Perché no!” e mostrando un sorriso falsissimo li raggiunse.
 “Non volevi restare all’ombra?” Miguel non era per niente felice di non essere più il centro della conversazione.
“Posso farlo anche stando qui!” replicò Jan deciso a rovinare tutti i suoi piani di conquista.
“Bastardo” mormorò il mezzo spagnolo tra i denti. “Lo fai apposta!”
“Di che stai parlando? Mi hanno invitato loro” e senza degnarlo di un altro sguardo, Jan sedette sotto l’ombrellone. La moretta si mise sul suo grembo.
Miguel imprecò mentalmente, ma dopo aver sbuffato per qualche secondo, attirò la biondona per sussurrarle qualcosa all’orecchio.
Jan lo incenerì con lo sguardo, poi ingoiando la bile che provava si dedicò alla ragazza sulle sue gambe.


Un gemito dell’amico fece ritornare Jan al presente. Lo preoccupava il suo stato, anche se in fondo, se l’era cercata. Lo aveva avvertito in tutti i modi di non esporsi troppo, ma cocciuto com’era Miguel aveva agito di testa propria. Jan aveva deciso di ignorarlo per il resto del pomeriggio, dedicandosi ad una deliziosa brunetta disponibile. Non perché gli interessasse. Voleva solo ripagarlo con la stessa moneta. Quello che aveva provato nel vedere Miguel con una ragazza lo turbava ancora. Si chiese se fosse gelosia o invidia. Lanciò uno sguardo al moro steso inerme sul lenzuolo umido e sospirò sollevato, si era finalmente appisolato.
Approfittò di quel momento di calma per fare una doccia, sentiva ancora la sabbia fin dentro il costume e poi, il caldo era insopportabile.
Jan restò più del necessario sotto l’acqua tiepida. La mano scivolò tra i peli sul petto insaponandolo, poi tra le gambe. Senza accorgersene circondarono il membro, le dita si mossero lente, poi sempre più veloci, la bocca socchiusa e lo sguardo rivolto verso l’altro. Un solo pensiero nella testa: Miguel steso accanto a lui che lo sfiorava. Ad immaginare la sua bocca, le sue mani, venne con un gemito soffocato. Un attimo dopo il senso di colpa e anche un po’ di vergogna lo investirono mozzandogli il respiro. Non poteva pensare a Miguel in quei termini. Erano solo amici e poi, a Miguel interessavano solo le ragazze. Glielo aveva dimostrato più volte di saperci fare. Sospirando tristemente, Jan si affrettò a sciacquare i residui della sua eccitazione e a tornare in camera da lui.
Coperto solo da un asciugamano legato alla vita, si avvicinò al letto, Miguel era di nuovo sveglio, la testa piegata di lato e gli occhi aperti. Sembrava preso da chissà quale pensiero, ma non appena avvertì dei passi, alzò lo sguardo verso di lui.
“Dov’eri?” la voce suonò quasi come un rimprovero.
“A fare la doccia, piccolo” gli sfiorò la fronte, poi sedette sul letto. “Stai meglio dopo aver preso gli antidolorifici?”
“Sono un duro” ridacchiò, ma Jan gli lesse negli occhi che stava soffrendo molto.
“Sempre il solito sbruffone. Tutto perché non vuoi mai darmi retta!”
Miguel allungò una mano a stringere la sue: “Sei così fresco” mormorò ansimante.
“Ho fatto la doccia”
“Perché non mi rinfreschi?” e senza esitare gli portò le braccia sulle spalle attirandolo a sé.
Venendosi a trovare contro il suo torace s’irrigidì. Dalle labbra dell’ispanico uscì un debole gemito e il biondino tentò di staccarsi: “Ti sto facendo male?”
“Non allontanarti” lo strinse ancora di più a sé, godendo del contatto con la sua pelle umida e fresca.
“Miguel, piccolo, forse non…” il corpo reagì alla vicinanza con quello di Miguel.
“Stenditi con me, voglio continuare a sentirti” il respiro caldo gli solleticò la guancia.
“Sicuro? Perché io n-non…” balbettò turbato da quello che provava.
“Jan” solleticò la gota rasata con il naso, i sospiri di piacere gli procurarono una buffa sensazione al basso ventre, mentre lo stomaco faceva le bizze.
Non potendo fare altro, Jan si accomodò accanto a lui, Miguel insinuò una gamba tra le sue lasciando scivolare le braccia lungo la schiena fino alle natiche sode. “Mmmm Jan”
“C-che fai?” abbassò lo sguardo ad incontrare il suo.
“Non so che farei senza di te, Jan” abbozzò un sorriso. “Sei la mia salvezza”
“Esagerato come sempre”
“Sto molto meglio” si spinse a lui chiudendo gli occhi. “Merito tuo”
“Ora dormi, piccolo” gli posò un bacio leggero sulla fronte calda.
“Grazie Jan, adoro il tuo corpo”
“C-come?” si sorprese di quanto stesse balbettando in quegli ultimi minuti.
“Così fresco, un vero sollievo” sulle labbra carnose apparve un piccolo sorriso.
In quel momento il cervello di Jan tentò di formulare un pensiero coerente, ma Miguel si era già addormentato. Sollevato che stesse meglio ma soprattutto da non dover replicare a quella frase, lo osservò riposare. Gli sembrò così tranquillo, come se il dolore che aveva provato pochi minuti prima fosse solo un ricordo lontano.
“Che testone sei, piccolo” sussurrò prima di affondare il viso nel suo collo e addormentarsi a sua volta.




1 commento:

Unknown ha detto...

Sono sempre super calienti, anche all'estero. Dalla fredda Germania ad una calda spiaggia, con tante turiste americane, ma sempre desiderandosi a vicenda. La scena che Jan lo rinfresca rende bene l'idea, Miguel sembra un po' fatto, forse senza antidolorifico nn avrebbe reagito così, vero? Jan se lo starà ancora chiedento...