giovedì 16 luglio 2009

Il poeta della porta accanto capitolo 10




Capitolo X

Quando Alex tornò a Kearny era già calato il crepuscolo, l’incontro era andato per le lunghe e non aveva potuto liberarsi prima, ma era felice di essere tornato. Gli era sembrata un’eternità da quando era partito, eppure era stato via solo una settimana. Spense il motore dell’auto davanti a casa, le luci erano accese e l’auto era nel vialetto. Sospirò, Amber era a casa.
Volse poi lo sguardo verso la casa di William, anche lì le luci erano accese, forse lo stava aspettando, in fondo, gli aveva promesso sarebbe stato di ritorno quella sera stessa. Appoggiò la fronte al volante, sapeva che Amber si sarebbe infuriata quando avrebbe saputo che voleva lasciarla, ma non poteva fare altrimenti, desiderava essere libero per trascorrere la sua vita con William. Scese dall’auto e, dopo aver preso il borsone dal sedile posteriore, chiuse lo sportello.
Un movimento alla finestra della casa accanto attirò la sua attenzione, c’era qualcuno dietro le tende. Fissò la finestra per qualche istante e finalmente la vide, la famigerata signora Pattinson lo stava spiando. Corrugò la fronte, strinse le labbra e si avvicinò, non poteva continuare a fingere che non fosse seccante.
Era arrivato ad un passo dal vialetto quando la porta d’ingresso si aprì e ne usci la signora Pattinson, tra le braccia stringeva un gatto siamese. Alex si bloccò, era la prima volta che aveva modo di vederla da vicino e la scrutò con attenzione. Era una donna sulla settantina, capelli neri, occhi chiari nascosti da buffi occhialetti, viso paffuto, solcato da numerose rughe. Indossava un abito rosa e nero lungo fino a sotto il ginocchio e delle pantofole di velluto. Il gatto, stretto al suo petto, si mosse e puntò i suoi occhietti azzurri su di lui come se volesse scrutarlo nel profondo.
Alex lo fissò per qualche istante, poi alzò lo sguardo verso la donna che gli sorrise “Buonasera, signor James, è di ritorno, a quanto vedo”lo salutò facendo scorrere la mano sulla schiena dell’animale che si stiracchiò leggermente.
“Buonasera anche a lei, signora”
“lìL’ho vista dalla finestra e mi chiedevo se volesse fare due chiacchiere con una vecchia signora come me, sa sono sempre sola e mi farebbe piacere la compagnia di un bel giovanotto, una volta ogni tanto”gli domandò ammiccante.
“Veramente, sono appena tornato e Amber mi starà aspettando”replicò scusandosi, ma poi ci ripensò e accettò l’invito “Un minuto, solo”quale migliore occasione per parlarle e dirle di smetterla di spiarli?
Lei lo lasciò passare poi si chiuse la porta alle spalle. Lo introdusse nel salotto.
Alex si guardò intorno, la stanza era molto spaziosa, vi erano due divani, su uno dei quali dormiva acciambellato un secondo gatto, sempre di razza siamese che non alzò la testa neanche quando il giovane fece il suo ingresso nella stanza, poi un cassettone in legno, una vetrinetta appoggiata ad una parete e tra i divani un tavolino.
La donna lo fece accomodare sul divano libero, mentre lei gli sedette di fronte, accanto al siamese, appoggiando anche quello che aveva in braccio, il quale si avvicinò al compagno e cominciò ad annusarlo e leccarlo.
Il ragazzo si sentì a disagio, quella donna gli incuteva uno strano senso di timore, nonostante avesse superato la settantina.
Lei lo fissò attentamente per qualche istante, poi parlò “Le va un the, un caffè?”
“No, la ringrazio, sto bene”si sistemò sul divano, lo sguardo si spostò verso i due gatti che ora si stavano facendo le fusa. Non gli piacevano i gatti, era più un tipo da cani, ma Amber non amava gli animali e non gli aveva permesso di prenderne uno.
“Allora, signor James, come si trova nella nostra cittadina?”gli domandò lei improvvisamente.
“Bene, la gente è amichevole e gentile, ci sentiamo a nostro agio in questo quartiere e poi, non è caotico come New York”
“Venite da New York, città interessante”commentò.
“Sì”alzò un sopracciglio, quella donna era davvero strana “Amber ci lavora, è infermiera”le comunicò, ma qualcosa gli diceva che fosse già al corrente di tutto.
“Cara ragazza, peccato lavori così tanto”disse senza staccare gli occhi dal giovane che le era di fronte.
Alex non replicò e lei continuò “Ai miei tempi le donne restavano a casa, non lasciavano i propri uomini da soli, ma il mondo è cambiato, le donne si sono emancipate, lavorano più degli uomini”.
“Amber ama il suo lavoro”commentò posando i suoi occhi scuri su di lei “e se deve trascorrere le giornate fuori casa, pazienza”alzò le spalle.
“Capisco”le labbra si aprirono in un sorriso “è davvero esemplare da parte sua, non tutti gli uomini lo avrebbero accettato”
“Non posso impedirle di fare quello che ama e che ci da di che vivere. È una fortuna poter lavorare entrambi”
“Come mai è partito? Per lavoro?”continuò con il suo interrogatorio.
Alex continuava a sentirsi a disagio, sentiva che presto avrebbe posto qualche domanda imbarazzante perché sembrava davvero capace di farlo “Sì, un progetto che dovevo terminare”le spiegò cercando di essere il più vago possibile.
Lei lo scrutò, non era convinta, glielo leggeva nello sguardo che stava mentendo, Alex abbassò lo sguardo pentito di aver accettato quell’invito.
“Ora, devo andare”si alzò in piedi, ma la donna fu più veloce e lo bloccò appoggiandogli una mano sul braccio “Resti ancora”
“La ringrazio, ma devo proprio andare”
“Va bene, l’accompagno”
Quando furono davanti all’ingresso lei divenne improvvisamente seria e gli si avvicinò maggiormente “Sa, io di solito, non mi intrometto, ma c’è qualcosa che mi preme dirle”
Alex sbatté leggermente le palpebre, cosa voleva dirgli? Sembrava qualcosa di importante a giudicare dalla sua espressione.
“So che lei e il signor Bradford siete molto amici, per questo mi sento in dovere di informarla di qualcosa che ho notato”
Il giovane impallidì nel sentir nominare il nome del suo amato “Di che si tratta?”
“Niente di grave, le garantisco, solo che negli ultimi giorni, ho notato uno strano movimento”si era reso conto della preoccupazione nel tono della voce.
“Che intende per strano movimento?”alzò un sopracciglio, non riusciva a capire a che conclusione volesse giungere.
La signora Pattinson notò un cambiamento nel suo atteggiamento e lo scrutò con attenzione “Ha ricevuto molte visite, soprattutto, mentre lei era via, ho notato anche una macchina rossa metallizzata appostata davanti casa con il motore spento, e poi…”s’interruppe un attimo, poi concluse “la sua fidanzata proprio ieri è andata a casa sua ed è rimasta per molto tempo. Io non penso che una ragazza fidanzata debba andare a casa di un altro uomo, soprattutto quando lui è fuori città”
“Cosa vuole insinuare, signora Pattinson?”era davvero incredibile quella donna “Credo che non debba intromettersi in queste faccende”
“Non si arrabbi signor James, non volevo insinuare nulla, credevo fosse mio dovere avvertirla”
“So della visita a William”dichiarò seccato.
“Ah bene, allora”le labbra si aprirono in un sorriso “quando l’ho vista uscire da casa sua mi è sembrato strano, nel vialetto un uomo attendeva il signor Bradford. L’ho visto girovagare davanti la casa per quasi un’ora”“Un uomo?”
“Sì, un bel giovane, sui quaranta, alto, aria impettita, capelli neri, grandi occhi scuri. Era vestito molto elegantemente”lo descrisse e il terrore s’impadronì di tutto il suo essere, non poteva trattarsi di lui, gliel’avrebbe detto.
“Era fuori casa di William?”domandò con il cuore in gola “E lui lo ha visto?”
“Certo, ma lui non sembrava felice di vederlo”commentò stupita “doveva essere qualcuno che non vedeva da tanto a giudicare dalla sua reazione”
“Davvero? Ma ha pronunciato il suo nome?”
“Perché tutto questo interesse, signor James? Lo conosce, per caso?”incrociò le braccia al petto.
“No, curiosità, tutto qui”ridacchiò, ma fu poco convincente, temeva si trattasse di Ian, ma per quale motivo non l aveva messo al corrente della sua visita? Perché glielo aveva tenuto nascosto?
“No, non potevo sentirlo, comunque quando la signorina si è allontanata loro hanno discusso per qualche minuto, poi l’uomo bruno si è avvicinato al signor Bradford e gli ha sussurrato qualcosa, dopo poco sono entrati in casa”
“In casa? È sicura?”il suo volto era impallidito di colpo, la gelosia lo stava logorando, avrebbe dovuto parlarne con William per potersi rassicurare.
“Sì, immagino di sì, sa, mi sono allontanata perché bolliva l’acqua per il the, ma quando mi sono affacciata in seguito non erano più lì, ma la macchina sconosciuta c’era ancora, quindi presumo fossero entrati in casa”alzò le spalle “Era un uomo molto affascinante, niente a che vedere con quel ragazzo che ho visto sere fa”
“Ragazzo?”
“Sì, un giovane dai capelli rossi, è venuto a trovarlo un paio di volte e una sera si è trattenuto per la notte”
Alex sentì la terra tremargli sotto i piedi, di certo stava parlando di Steven, ma perché non gli aveva detto che si era fermato per la notte? E soprattutto, perché non gli aveva parlato della visita di Ian?
“Devo andare, ora, arrivederci”e si voltò per uscire.
Si avviò lungo il vialetto e in un attimo raggiunse la porta di casa, ma avrebbe tanto desiderato correre da William per conoscere la verità.
Cacciò le chiavi dalla tasca e le introdusse nella toppa, entrando.
“Sono tornato”annunciò, ma nella sua voce non c’era traccia di entusiasmo.
Amber fece capolino dalla porta della cucina e quando lo vide tutta la rabbia che aveva provato svanì, era felice di rivederlo “Ciao, sei tornato”
“Sì, ma…”lei non gli permise di terminare la frase perché gli si buttò tra le braccia e lo abbracciò con trasporto.
“Non andrai più via,vero?”
“Amber, senti, dobbiamo parlare”ma la ragazza avvicinò il viso al suo e lo baciò con passione, doveva recuperare il tempo perduto, gli era mancato da impazzire.
Alex rispose al bacio ma quando ebbe fine non poté fare a meno di sentirsi in colpa nei confronti di William.
“Amber, c’è qualcosa di cui dobbiamo parlare”
“Non ora, vuoi cenare?”sapeva che il suo ritorno sarebbe stato solo provvisorio, glielo leggeva negli occhi che stava per lasciarla.
“Va bene”acconsentì rassegnato.
“Bene”e ritornò in cucina.
In quel momento squillò il cellulare facendolo scattare, lo tirò fuori dalla tasca della giacca e rispose “Pronto?”
“Alex?”fece una voce maschile dall’altro capo del telefono.
“Will”sorrise riconoscendo la voce del suo amore “mi sei mancato”
“Davvero? Perché non mi hai chiamato appena rientrato?”
“Lo avrei fatto dopo cena”
Sentì un gemito “Alex, credevo saresti venuto da me, ma a quanto pare sei troppo impegnato a cenare con la tua ragazza”enfatizzò l’ultima parola, era geloso marcio.
“Non dire così, sai che amo solo te”
“Anche io e saperti con lei mi strugge”si lamentò “vieni da me, ti prego, ho in mente qualcosa di speciale per festeggiare il tuo ritorno e la tua libertà”
Alex tacque, fantasie che coinvolgevano i loro due corpi aggrovigliati e sudati gli affollarono la mente eccitandolo.
“Will”si morse le labbra
La voce di Amber risuonò nella stanza “Amore? Vieni, la cena è pronta”
“Amore?”mormorò incredulo
“Will, io…”
“Lascia perdere, non c’è bisogno che ti giustifichi”e riattaccò senza lasciargli il tempo di replicare.
“Dannazione”imprecò, ma in quel momento la ragazza reclamò nuovamente la sua presenza e lui sospirò rassegnato.
Dopo cena Alex si alzò da tavola e tornò in salotto, era nervoso, la telefonata con William era finita male e ora doveva trovare il modo d’andare da lui. Passeggiò avanti e indietro per la stanza, doveva parlarle “Amber, c’è qualcosa che devo dirti”
Lei sedette sull’angolino del divano e attese la notizia che avrebbe di certo cambiato la sua vita, ma avrebbe lottato, era decisa a tenersi il suo Alex ad ogni costo.
“Mi dispiace, non vorrei farti soffrire, ma non riesco a continuare a fare finta di niente”
“C’è un’altra?”domandò con il cuore in gola.
“Vorrei che le cose fossero così semplici, Amb”
In quel momento gli occhi della ragazza si posarono sulla fasciatura “Come te lo sei fatto? Non lo avevo notato prima”
“Ho rotto un bicchiere”
“Per quale motivo?”cosa stava accadendo? Era così strano, cosa stava nascondendo?
Il moro sospirò, sarebbe stato meglio raccontare tutto dall’inizio “Ho cercato di rompere un jukebox in un locale, degli uomini volevano fermarsi e io nel divincolarmi ho rotto un bicchiere”
Amber sgranò gli occhi, dove era finito il ragazzo calmo e pacifico che aveva conosciuto e amato? Non riusciva a credere che fosse cambiato tanto.
“Ho dato il via ad una rissa e mi hanno arrestato”abbassò la testa, non andava di certo fiero di quello che aveva fatto
“E per quale motivo avresti fatto una cosa del genere?”era sconvolta, non credeva fosse un tipo violento.
“Avevo bevuto, ero triste e ho perso il controllo”
“Dannazione, Alex, ma cosa ti è preso? Finire in prigione, non pensi alla tua reputazione? E se dovessero toglierti il progetto? La tua reputazione come ingegnere sarebbe rovinata”
“Hai ragione”non aveva mai pensato ad una possibilità del genere, era stato davvero un idiota “mi sono comportato da ragazzino immaturo. A proposito, ti ho chiamato, ma il cellulare suonava a vuoto”mentì, dirle quello che era accaduto in realtà.
“Devo averlo dimenticato da qualche parte”fino a questo momento non si era resa conto di averlo smarrito.
“Capisco”
“Hai dovuto pagare la cauzione?”gli domandò.
“Sì”rispose vago, William si era occupato lui di tutto.
“Perché sei tornato se non vuoi stare con me? Io non voglio perderti, Alex. Lotterò se necessario”gli occhi erano come braci.
“Amber, non ti amo più”confessò sconvolgendola.
“Non è vero”si alzò e lo fronteggiò “sei stato irretito da qualche sciacquetta, ma io non ti lascerò andare con lei”
“Non puoi tenermi legato a te, io sono innamorato di qualcun altro”
“Non mi importa”scosse la testa “io ti amo e non voglio perderti”
“Amber, ti prego, cerca di ragionare, davvero vorresti che io stessi con te pur amando un altro?”
Lei era troppo sconvolta per accorgersi che aveva parlato al maschile, se lo avesse capito sarebbe esplosa “Eri con lei?”
“No”negò, ma non era del tutto la verità.
“Stai mentendo, sei partito per stare con la tua sgualdrina”era furiosa, detestava essere presa in giro “tutte le volte che ti ho chiesto se c’era un’altra rispondevi sempre di no, che ero paranoica. Che stupida sono stata a crederti”
“Amber, non ero sicuro di quello che provavo, sentivo che c’era qualcosa, ma non sapevo cosa fosse”cercò di spiegarle “Tra noi c’erano problemi, non puoi negarlo. Da quando ci siamo trasferiti da New York non parliamo più, non trascorriamo neanche un’ora insieme senza che tu debba scappare per andare a lavoro”
“Non è colpa mia, devo partire prima per non arrivare in ritardo”alzò la voce “Se abitassimo a New York non dovrei muovermi un’ora prima”
“Me lo stai rinfacciando? Mi hanno affidato un lavoro, non potevo farlo restando a New York e poi, credevo che fossi felice qui”
“Felice? Come potrei essere felice in questo buco sperduto nel nulla, dove tutto il vicinato spia e si impiccia della vita degli altri?”
“Perché non me lo hai detto, Amber?”le domandò.
“Perché io ti amo e vedevo che eri felice qui e che ti stavi realizzando professionalmente”
“Potevi dirmelo, avremmo trovato una soluzione”
“Detesto questa cittadina e detesto il vicinato, ieri ho sorpreso la vicina, la signora Pattinson, a spiare William”
“Non fa altro che guardare da quella finestra”aggiunse Alex “le ho parlato e mi ha detto che ti ha visto entrare da William ieri”
“Cosa?”la ragazza sgranò maggiormente gli occhi, si permetteva anche di spettegolare con il suo fidanzato delle sue azioni? Era davvero troppo “Ha sparlato di me?”
“Non ho raccolto le sue provocazioni, piuttosto, mi ha detto alcune cose su William, di come la sua vita sia movimentata”un’ondata di gelosia lo colse nuovamente “e di visite”
“Ah, parli del tipo affascinante che era fuori casa sua, ieri?”sulle labbra le apparve un leggero sorriso “Sai, c’è qualcosa che non mi quadra, tra loro c’era un atteggiamento strano, quasi di intimità, soprattutto nell’altro uomo”
“Davvero?”cercò di mantenere un briciolo di controllo, ma ormai stava cadendo in pezzi.
“Sì, William non sembrava felice di vederlo, ha pronunciato il suo nome con un sibilo e ha stretto i pugni, credo non si vedessero da tempo”.
“Che nome?”deglutì, aveva bisogno di andare da lui e di essere rassicurato.
“Ian”sussurrò lei.
Queste tre lettere non fecero altro che aumentare il panico che si era ormai impadronito del giovane Alex tanto che a stento riuscì a captare il resto del suo discorso “Ian”sussurrò con lo sguardo perso nel vuoto.
“Dalle poche parole che ha pronunciato, suppongo sia inglese come lui”ipotizzò “Che uomo elegante e affascinante. Ho impressione che abbia qualche relazione particolare con William”
“Relazione? Da cosa lo deduci?”
“Non lo so, dall’atteggiamento di quell’Ian, da come ha pronunciato il suo nome, con dolcezza. È una sensazione, ma temo William non sia chi dice di essere”concluse con uno sguardo malizioso.
“Non sono affari tuoi”scattò furioso “Non sopporto che parli in questo modo di William”si bloccò prima di lasciarsi sfuggire qualche cosa di compromettente.
“Calmati, non te lo tocco, il tuo adorato William”replicò alzando le braccia “Che stronzo sei, fino ad una settimana fa non volevi neanche pronunciassi il suo nome ora ti ergi in sua difesa”
“Le cose sono cambiate”disse solo.
“Come possono essere cambiate se non lo vedi da una settimana?”non riusciva a capire cosa gli stesse accadendo, poi un tremendo sospetto cominciò a fare capolino.
Sgranò gli occhi, no, non poteva essere. Era ridicolo anche pensarlo.
“Alex?”pronunciò il suo nome come se volesse una risposta al suo dubbio, ma lui non gliela fornì, disse solo “Esco”e presa la giacca si precipitò fuori.
Le luci nella casa di William erano ancora accese, si fermò davanti alla porta senza trovare il coraggio di bussare, poi la voglia di vederlo ebbe il sopravvento e suonò il campanello.
Un attimo dopo William apparve sulla soglia, i capelli scomposti e con indosso dei vecchi jeans e una maglia rossa. Lo accolse con leggera freddezza, era ancora arrabbiato per la telefonata, glielo si leggeva negli occhi.
“Ciao”lo salutò il moro abbozzando un sorriso, il cuore gli batteva con violenza nel petto “posso entrare?”
William lo fissò per qualche istante, poi annuì e si spostò leggermente per farlo passare.
Alex entrò nel soggiorno e si voltò verso il suo amante “Come stai?”
L’altro puntò le iridi cristalline su di lui “Secondo te?”
“Mi dispiace per come è andata la telefonata, Will”
“Sì, certo”sbuffò per niente convinto “come sta Amber?”
“Credo sospetti”
William lo fissò senza espressione, era deluso, non aveva avuto il coraggio di lasciarla.
“Perché sei qui, Alex?”il tono era duro.
“E dove altro dovrei essere?”gli si avvicinò e gli appoggiò le mani sui fianchi
“Dalla tua fidanzata, non è questo che vuoi?”
“No”rispose e lo baciò con dolcezza stuzzicandogli le labbra con la lingua e spingendo per entrare “voglio te”
William gli portò una mano dietro la nuca e approfondì il bacio, era da tanto che attendeva quel momento.
Gli allacciò la lingua con la sua assaporando ogni istante “Alex, mio dio, temevo avresti scelto lei”
“Non avrei mai potuto, io ti amo, Will”
“Anche io ti amo e saperti con lei mi straziava, stavo per venire e trascinarti qui con la forza, ma mi hai preceduto”spostò le labbra sul mento, scendendo sul pomo d’Adamo “ora sei tutto mio, non tornerai da lei, vero?”
“No, se tu mi vorrai no”indietreggiò, erano entrati nello studio.
“Ne dubiti?”gli occhi azzurri brillavano, non era mai stato così felice.
“Perché non mi hai detto che hai rivisto Ian?”gli domandò a bruciapelo, non resisteva nel dubbio.
Nel sentir nominare il suo ex fidanzato William sgranò gli occhi e indietreggiò di un passo.
“Come lo sai?”
“La signora Pattinson mi ha detto di aver visto un bell’uomo con capelli neri, vestito elegantemente e ho capito si trattava di lui, poi Amber me lo ha confermato”
William abbassò la testa, avrebbe dovuto dirglielo subito, ma aveva avuto paura.
“Perché non me ne hai parlato quando sei venuto a Newark?”
“Avevamo altro da fare”accarezzò i denti con la lingua.
“Dovevi dirmelo!”insistette “Sai cosa ho pensato quando quella vecchia megera mi ha detto che eravate in atteggiamenti intimi e che era entrato in casa tua?”
“Quando hai parlato con Mrs Pattinson?”
“Ore fa, quando sono arrivato, abbiamo fatto un’interessante chiacchierata”era geloso.
“Mi dispiace, ma non c’è stata la calma di affrontare l’argomento, eravamo impegnati in altre faccende”
“Avresti dovuto trovare il tempo per dirmelo”lo rimproverò, poi sedette sul divano “ora parla! Non omettere niente”gli ordinò.
“Si è presentato qui, ieri, mentre Amber era da me”cominciò a raccontare “ero così stupito, non credevo avrebbe avuto il coraggio di presentarsi qui dopo quello che era avvenuto”
“So che per te è doloroso, ma ti va di dirmi cosa è successo tra voi per portarti a lasciarlo e a scappare via dall’Inghilterra?”
Alex lo fissò, gli occhi blu del suo poeta erano lucidi.
“L’ho trovato a letto con un altro”gli rivelò sedendogli accanto “e per me è stato peggio di una pugnalata al cuore”
“Mi dispiace, Will”gli sfiorò una guancia.
“L’ho trovato con Steven, il mio migliore amico e io mi sono sentito crollare il mondo addosso”
“Cosa?”sgranò gli occhi e tutto gli fu chiaro “Mio dio”
“Non potevo perdonarli per come si erano comportati, ma solo ora ho saputo la verità e non ha fatto che incrementare il mio dolore”continuò a sfogarsi, gli occhi si riempirono di lacrime “lui era geloso del mio rapporto con Steven e ha deciso di porvi fine”
“Che verme”commentò a denti stretti.“Ha fatto bere Steven, poi si è infilato nel letto con lui e lo ha sedotto. Steven pensava fossi io, gli ha detto che lo amava e Ian per vendicarsi ha fatto l’amore con lui”
“Vuoi dire che Steven non sapeva si trattava di Ian e non di te?”era sempre più sconvolto dalle sue dichiarazioni, quell’uomo doveva essere un uomo terribile e senza cuore.
William scosse la testa “Steven mi ha detto tutto e non potevo credere che Ian avesse compiuto un atto così vile e crudele, ma poi me lo ha confermato lui stesso. Era geloso del nostro rapporto e quando è venuto a conoscenza dei suoi sentimenti per me ha deciso di mettere fine alla nostra amicizia”
“Cazzo, Will”
“Dovevi vederlo, Alex, non era per niente pentito, credeva di avere fatto la cosa giusta”le lacrime gli impedivano quasi di continuare il suo racconto “voleva tornare con me, mi ha detto che mi ama”
Queste ultime parole provocarono nel moro un brivido lungo la schiena, ma non intervenne e lo lasciò finire.
“Come poteva pretendere che gli perdonassi una cosa del genere? L’ho mandato via, non voglio più vederlo”
“Mi dispiace, ero arrabbiato perché non me ne avevi parlato, ma che idiota egoista che sono”scosse la testa “tu soffrivi e io pensavo che volessi tenermelo nascosto per chissà quale motivo”
William lo fissò incredulo “Eri geloso?”
“Mi sento un vero verme”si alzò in piedi e si voltò dandogli le spalle, non riusciva neanche a guardarlo.
“No, amore”lo raggiunse e lo costrinse a guardarlo “non sei un verme, io ho provato la stessa paura quando ho udito la voce di Amber prima, credevo avessi cambiato idea. Ero furioso e terrorizzato”
“Ho visto, ma spero di aver fugato ogni tuo dubbio, amo solo te”
“Sì, amore mio”e lo baciò con passione attirandolo a sé, assaporando la sua bocca e spingendosi contro di lui.
Lo spinse supino sul divano e si stese su di lui divorando le sue labbra morbide.

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