martedì 13 ottobre 2009
Gelosia capitolo 3 (seconda parte) NC18
Squadra speciale Lipsia
Pairing: Jan - Miguel
Rating: NC17
I perosonaggi non mi appartengono
Il mattino li colse abbracciati, Miguel cingeva il suo amante con un braccio, mentre la testa di Jan era poggiata sul suo petto villoso, sulle labbra un dolce sorriso. Miguel aprì gli occhi e sospirò, era stato solo un sogno quello che era accaduto o aveva davvero trascorso la notte a fare l’amore con Jan? Abbassò lo sguardo e lo vide, il suo dolce compagno, dormiva con il viso sul suo petto e le mani lungo il corpo. Gli baciò la fronte, sembrava così irreale di essere in quel letto con lui.
Jan mugugnò qualcosa nel sonno, si mosse leggermente arcuandosi e circondandolo con entrambe le braccia “Miguel”
“Amore, svegliati, è giorno”gli sussurrò in un orecchio.
Jan aprì gli occhi e scattò seduto “Che ore sono?”una ciocca di capelli gli cadde sulla fronte “Dannazione, perché non mi hai svegliato?”
“Che fretta hai?”ridacchiò.
“Dobbiamo andare in centrale, stupido”lanciò un’occhiata all’orologio sul comodino e venne preso dal panico, erano quasi le nove “è tardissimo, Hajo ci ucciderà”
“Calmati, Jan, chiameremo e ci daremo malati”replicò il moro.
“Cosa? Miguel, sei forse impazzito? Hajo è arrabbiato perché non siamo riusciti ancora a risolvere il caso e ora ci diamo pure malati? Verrebbe a prenderci fino a casa”.
“Sì, credo lo farebbe”Miguel era divertito “ma non mi importa, voglio stare con te, tutto il giorno”lo attirò a sé.
“Miguel”protestò divincolandosi leggermente, ma quando le sue braccia lo circondarono gemette.
“Non mi scappi”gli sussurrò stringendolo “sei nelle mie mani, ora”
“Mi lasci che devo rivestirmi?” protestò con poca convinzione.
Miguel continuò a tenerlo stretto e gli sussurrò malizioso “Scommetto che non hai nessuna voglia di andare a lavorare”
“Sì, invece”insistette, ma non poteva negare che il desiderio di restare tra le lenzuola con Miguel lo allettava.
Il moro gli mordicchiò il lobo dell’orecchio, poi scese a lambirgli il collo con le labbra “Davvero?”
“Miguel”ansimò “sei sleale, sai che non possiamo restare a letto tutto il giorno”
“E perché no? Chi ce lo proibisce?”
“Il senso del dovere, mio caro”rispose serio.
Miguel lo lasciò andare, ma sapeva che non sarebbe andato via, glielo leggeva negli occhi “Sei davvero noioso”lo provocò.
Gli occhi azzurri del biondo lampeggiarono a quelle parole, in un attimo fu su di lui spingendolo supino “Io sarei noioso? Ora, ti faccio vedere”sorrise maligno.
L’altro ridacchiò e Jan gli intrappolò le labbra in un bacio ardente, le mani scesero a sfiorargli il torace giù fino al ventre.
Miguel ansimò, il suo tocco lo faceva impazzire di piacere, la bocca di Jan si spostò sul mento, poi giù sul pomo d’Adamo succhiandolo e mordicchiandolo leggermente.
“Allora? Sono ancora noioso?”scese lungo il collo leccandolo.
“Puoi fare di meglio per convincermi, Jan”lo provocò l’altro.
Il biondo spostò la sua attenzione sul petto lasciando una scia di baci infuocati, leccò un capezzolo, poi lo catturò tra i denti tirando leggermente. Miguel trattenne il respiro, non voleva dargli soddisfazione, gli piaceva stuzzicarlo, provocarlo per indurlo a diventare sempre più audace.
Giocherellò con il pezzetto di carne, fino a quando non fu turgido, poi passò all’altro riservandogli il medesimo trattamento “Sei troppo silenzioso, Miguel”lo morse con maggiore forza.
“Ahi”
“Mi piaci di più quando straparli”ridacchiò succhiando il capezzolo, poi lo lasciò andare e sorrise “non è da te essere così silenzioso”
“Jan”gli infilò le dita nei capelli “continua, mi stai facendo impazzire”
“Bene, ora ti riconosco”scivolò lungo il suo torace villoso.
Miguel inarcò la schiena accarezzandogli i capelli “Continua”
Jan sorrise, la lingua saettò sulla sua pelle scendendo fino all’ombelico, disegnò dei piccoli cerchi e poi si infilò nella cavità leccandolo.
“Cavolo, Jan, dove hai imparato a farlo? Sei fenomenale”lo incitò a continuare.
Il biondo ridacchiò e continuò la sua corsa fino al membro semi eretto, bisognoso di attenzioni, lo sfiorò con le labbra e Miguel trattenne il respiro, timoroso che potesse fermarsi, ma non accadde. Jan appoggiò la lingua sulla punta, lo leccò leggermente, poi lo accolse nella sua bocca calda. Miguel gemette e inarcò la schiena “Jan, cazzo”si lasciò sfuggire “non azzardarti a fermarti”
L’altro cominciò a muovere la testa, prendendo l’asta fino in fondo e succhiandola come se fosse un ghiacciolo aiutandosi anche con la lingua. Miguel era in paradiso, lo stava facendo impazzire e i suoni che emetteva contribuivano a eccitarlo. Il cuore gli batteva con violenza, non gli sembrava ancora vero che il perfetto e ligio al dovere commissario Jan Maybach gli stesse facendo il più grandioso pompino della sua breve esistenza. Lo fissò in estasi, ma un attimo dopo fu costretto a buttare la testa indietro e stringere con le dita una ciocca di capelli “Jan, basta, sto venendo”ansimò.
Jan ridacchiò e continuò fino a quando Miguel non venne come un fiume in piena con un grido soffocato “Jan”gemette “è stato…” il cuore gli batteva come impazzito nel petto “stupendo”
Il biondo si leccò le labbra, poi risalì e lo baciò “Sono ancora noioso?”
“Ritiro quello che ho detto”rise Miguel circindandolo con le braccia e tenendolo stretto “sei tutt’altro che noioso, commissario, mi hai fatto venire in mente un paio di idee su come trascorrere questa giornata”
“Miguel?”lo rimproverò voltandosi e guardandolo con i suoi grandi occhi azzurri.
“E va bene”sbuffò mettendo il broncio “ma solo se mi prometti che questa notte dormirai con me”
“Una minaccia, eh?”non cambiava proprio mai “Sai che non posso lasciare Benny un’altra notte”
“Mi fermerò da te, allora”lo lasciò andare e scattò giù dal letto diretto verso il bagno.
“Cosa? E come lo spiego a Benny?”lo seguì.
“Qualcosa inventerai, tesoro”ridacchiò, adorava stuzzicarlo in quel modo.
“Torna qui, Miguel”lo raggiunse in bagno “come sarebbe che qualcosa inventerò?”
“Su, Jan, sai che Benny mi adora, non farà domande quando mi vedrà”lo attirò in un abbraccio “non preoccuparti, non sospetterà. L’ultima cosa che voglio è turbarlo, per me è come un figlio”
Jan sorrise “Lo so che lo ami”
“Non quanto amo te, ma lo considero come se fosse mio figlio”lo baciò dolcemente “e non voglio fargli del male, quindi se tu pensi che non sia il caso che mi fermi a casa vostra non lo farò”
“Ti amo, Miguel”gli accarezzò una guancia.
“Lo so”ridacchiò, lo lasciò andare e s’infilò sotto la doccia.
Jan osservò il fondoschiena del compagno e desiderò essere sotto l’acqua con lui, ma non poteva, erano già in ritardo. Sapeva che se lo avesse raggiunto avrebbero finito per fare l’amore e non sarebbero usciti dall’appartamento.
Si avvicinò al lavandino e si guardò allo specchio, quasi non si riconobbe: il suo viso era rilassato e dietro di sé vi era un’aurea mistica che non aveva mai visto, gli occhi erano luminosi. Non c’era alcun dubbio, era innamorato.
Si sciacquò il viso, poi cercò nell’armadietto la schiuma da barba, la spalmò in modo accurato sulle guance e sul mento.
L’acqua nella doccia si bloccò improvvisamente, la tendina si aprì e Miguel uscì fissandolo, sulle labbra gli apparve un sorrisetto “Non eravamo in ritardo, Jan? Ora, perdi tempo a farti la barba?”
“Che male c’è a voler essere presentabili per il lavoro?”replicò prendendo il rasoio.
Cominciò a radersi, ma lo sguardo era fisso su Miguel che si stava passando l’asciugamano sul corpo bagnato. Gli si seccò la gola, era terribilmente sensuale e maschio che il desiderio lo colse improvviso, seguito da una fitta di dolore “Ah! Dannazione!”imprecò, si era tagliato.
Miguel fu subito al suo fianco “Jan, stai bene?”
“Sì, è un taglietto”si guardò, del sangue gli colò lungo il collo, ma lo tamponò con dell’ovatta.
“A che pensavi mentre ti radevi?”gli domandò preoccupato.
“Mi sono distratto un attimo, ma non è niente”gli rivolse un sorriso.
“Mi farai morire di infarto, Jan”osservò se il taglio fosse più profondo, ma aveva quasi smesso di sanguinare.
“Come sei premuroso”gli accarezzò una guancia.
Miguel rise “Non è da maschio virile come me esserlo”
“Continui ad essere molto virile, Miguel”si voltò e tornò a radersi.
“Non dimenticarlo mai, Jan” si strofinò i capelli con l’asciugamano e uscì dalla stanza.
Mezz’ora dopo erano davanti il Commissariato, Jan indossava gli stessi abiti della sera precedente, mentre Miguel portava una maglia nera, e un paio di jeans aderenti.
Entrarono cercando di mostrarsi il più naturali possibile, si avvicinarono al tavolo sul quale si trovava la scatola delle ciambelle e il caffè.
“Ho una fame da lupi”dichiarò Miguel.
Jan gli lanciò uno sguardo complice, non avevano neanche fatto in tempo a comprare qualcosa per la colazione “Dovresti stare attento alla linea, collega, potresti ritrovarti con la pancetta o peggio, con le maniglie dell’amore”lo prese in giro.
“Guarda mio caro”replicò il moro “piacciono molto le maniglie dell’amore”gli sorrise leccando la marmellata che colava dalla ciambella.
Il biondo fremette e distolse prudentemente lo sguardo “Certo, come no, sei un illuso, Miguel”
“Siete in ritardo”li rimproverò Ina fissandoli stranita. Jan aveva un cerotto sul collo e indossava gli stessi abiti del giorno precedente, mentre Miguel era più trasandato del solito, aveva messo perfino la maglia alla rovescia.
“Ciao, Ina, sei davvero bella, questa mattina”l’adulò Miguel prima di sedere alla scrivania.
“Avevi fretta, Miguel? Non ti sei accorto che hai la maglia al rovescio?”sorrise maliziosa “Scommetto che questa mattina sei stato occupato. Chi è la fortunata?”
Jan tossì e per poco non si strozzò con il caffè, ma finse di leggere alcune pratiche.
“Non te lo posso dire, sono un gentiluomo, io”rispose lui strizzandole l’occhio e guardandosi la maglia, aveva ragione, era davvero al rovescio.
“Sì, certo, che cialtrone che sei, Alvarez”rise la donna “e tu, Jan?”lo scrutò con attenzione.
“Io, cosa?”alzò la testa dalle carte e la fissò stupito.
“Dimmelo tu, indossi gli stessi abiti di ieri, tutti stropicciati, hai il collo ferito e l’aria di chi non ha dormito molto, ma che si è divertito parecchio”
“Non so di che stai parlando, Ina”negò.
“Ragazzi, ma che vi prende?”non li riconosceva più “Da quando siete così misteriosi?”
“Sei una donna, Ina, non possiamo parlarti delle nostre avventure”intervenne Miguel rivolgendole un sorriso malizioso.
Lei alzò le mani “Mi arrendo e poi, se volete saperlo, neanche mi interessa”
Miguel scoppiò a ridere “Dai, non prendertela”
“Basta scherzare!”dichiarò Hajo entrando “Allora, Miguel, che novità ci sono? Ha parlato il barista?”
“Ci sto lavorando”mormorò il moro ingoiando l’ultimo pezzo di ciambella.
“Sei stato in quel bar?”
“Sì, ieri sera, ho parlato con il barista, ma non ho scoperto niente di nuovo”rispose.
“Miguel!”lo rimproverò “Dobbiamo risolvere questo caso, non possiamo permettere che vengano uccide altre persone”
“Non è colpa mia se non sa nulla”
“Come pensi di procedere a questo punto?”gli domandò il capo “Non abbiamo neanche uno straccio d’indizio”
“Io e Jan interrogheremo tutti i presenti quella sera, deve esserci qualcuno che ha visto qualcosa di strano”
“Dannazione, siamo in alto mare, salteranno parecchie teste se non riusciremo a prendere questo assassino”
“Lo prenderemo, capo, vedrai”gli promise Jan.
“Lo spero, datevi una mossa, ragazzi”poi lo sguardo si focalizzò sul biondo “Jan, cosa hai fatto al collo? Ti sei tagliato radendoti?”
“Sì”mormorò imbarazzato “è bastato un attimo di distrazione e…”
“Non è da te”scosse la testa.
“Hajo, questa volta dovremo entrare in veste ufficiale? La mia copertura andrà a farsi fottere”sospirò tristemente.
“E sì, Miguel, il tuo spasimante barista capirà che ti interessavi a lui solo per estorcergli informazioni, che peccato”lo prese in giro Jan, ma in realtà era felice che non dovesse più fingere.
Miguel gli lanciò un’occhiataccia, ma in fondo capiva quanto potesse essere geloso delle moine che quel giovane gli faceva.
“Jan, Miguel, ho un’altra idea, questa sera farete un appostamento, nella zona retrostante il bar, è quello il punto delle aggressioni”
“Cosa? Vuoi che ci appostiamo nel vicolo tutta la notte? Non posso lasciare Benny a casa da solo”protestò il biondo.
“Jan, trova qualcuno che stia con lui”
L’altro sospirò, era inutile obiettare, sapeva che non avrebbe cambiato idea “Un’altra notte fuori casa, non mi perdonerà”
“Che significa, un’altra notte fuori casa?”il commissario più anziano alzò un sopracciglio.
“Sì”arrossì leggermente “che c’è?”domandò notando gli sguardi dei suoi colleghi “Sono uscito e allora?”lanciò uno sguardo fugace a Miguel che rideva sotto i baffi.
“Niente, niente”replicò Hajo “ma non cambiano i miei ordini, questa sera vi apposterete nel vicolo sul retro del locale e se vedrete qualcosa di strano…”
“Interveniamo”concluse Miguel al suo posto.
“Prima chiamate i rinforzi, non voglio eroismi”
“Certo, sono troppo sexy per morire giovane”ridacchiò il moro.
Jan fece una smorfia, aveva sempre voglia di scherzare, anche su cose serie come questa. Il solo pensare a Miguel a terra ferito o addirittura morto gli bloccava il respiro “Non dirlo neanche per scherzo, Miguel, nessuno morirà, chiameremo i rinforzi prima di agire”
“Bene, questo è tutto, mettetevi al lavoro”e detto questo Hajo uscì.
Jan sbuffò, detestava gli appostamenti, l’unica consolazione era che lo avrebbe fatto con Miguel e che di certo avrebbero trovato il modo per trascorrere la notte in un modo più divertente.
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1 commento:
Tralascio la scena d'amore perché sicuro mi piace poi adoro il risvegli dunque fai tu. Ma la parte più bella è sicuro al commissariato, con Ina che intuisce che qualcosa sta succedendo, è una detective e cià pure l'intuito femminile. Ma come arrivare a capire che i suoi virgulti colleghi hanno passato la notte facendo sesso selvaggio tra loro? Anche Haio l'ho trovato perfetto. Quella delle maniglie dell'amore è stupenda! Per non dire
“Certo, sono troppo sexy per morire giovane" ahahahaaha, troppo Miguel dai.. geniaccia!!!!
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