venerdì 20 novembre 2009

Gelosia capitolo 5 (NC17)



Squadra speciale Lipsia
Pairing: Jan - Miguel
Rating:NC17
I personaggi non mi appartengono e la storia è frutto della mia fantasia malata.


Capitolo V

Un mese dopo

L’auto si fermò davanti all’entrata del parco, le portiere si aprirono. Benny corse fuori portando con sé un pallone, Miguel scese dall’auto prendendo il cesto da pic-nic, seguito da Jan.
“Benny, non correre, puoi cadere” gli urlò il padre.
“Lascialo divertirsi, se lo merita dopo le preoccupazioni che ha avuto a causa mia”
“Ancora? Quando la smetterai di sentirti colpevole?” lo rimproverò Jan.
“Non lo so, il fatto è che se non ti avessi costretto ad andarmi a prendere il panino non ti sarebbe accaduto niente”
Jan gli si avvicinò, gli accarezzò una guancia “Non è colpa tua, capito? E poi, sto bene, mi sono ripreso e questa notte te lo dimostrerò”
“Non dire assurdità, sei ancora in convalescenza” Miguel scosse la testa, non voleva dargli fretta.
Gli occhi azzurri brillarono “Non resisto più a starti lontano, Miguel”se non ci fosse stato Benny nei paraggi lo avrebbe baciato.
“Neanche io, ma non voglio che ti affatichi”
“Non essere sciocco” le dita gli sfiorarono le labbra carnose “ora, andiamo, sto morendo di fame”
“Sì, Benny ci sta aspettando”
Si avviarono verso il ragazzo che si era fermato sotto un albero a raccogliere delle foglie, ma quando vide i due uomini avvicinarsi urlò “Ci mettiamo qui?”
“Come preferisci” gli sorrise il padre.
Sedettero sotto l’albero, l’aria era calda e il sole splendeva nel cielo privo di nuvole. Miguel era così felice di vedere il suo Jan in piedi, finalmente, dopo quel mese così difficile. Le prime due settimane trascorse in ospedale e poi,a casa, impossibilitato a muoversi. Era stato un inferno per entrambi, soprattutto per Jan che non aveva potuto lavorare, mentre Benny era stato contento di avere il padre sempre con lui.
Apparecchiarono e cominciarono a mangiare, Miguel divorò tutto, come sempre e Jan lo rimproverò per la sua ingordigia facendo ridere Benny.
“Sono contento che hai convinto papà a fare questo pic-nic, Miguel, era così triste in questi giorni”
“Non è vero, non ero triste” negò fermamente suo padre.
“Ha ragione, invece, avevi messo un tale muso” lo prese in giro il compagno, ridacchiando “eri più taciturno e noioso del solito”
“Io noioso?” gli sferrò uno scappellotto dietro la nuca “Te lo farò vedere io se sono noioso” lo minacciò.
Miguel si morse il labbro “Davvero? Come pensi di fare?”
Non rispose, gli rivolse solo un sorriso malizioso.
“Papà, ti va di giocare a calcio?”
“Tuo padre non si è ancora ripreso, Benny, gioco io con te” si alzò e si sgranchì le gambe.
“Non esagerare, Miguel, sto benissimo” si alzò a sua volta.
“Bene, allora, vediamo se riesci a fare goal, papà” e corse via seguito dai due commissari.
Quella sera, quando entrarono nell’appartamento, Miguel entrò sostenendo Benny che dormiva beato, la giornata all’aria aperta lo aveva stremato facendolo crollare in macchina.
“Lo metto a letto” annunciò Miguel con un soffio di voce per non svegliarlo.
“Sì, grazie”
Il moro lo portò nella sua camera, lo appoggiò delicatamente sulle coperte, poi gli tolse le scarpe e lo coprì. Gli posò un bacio sulla fronte e uscì chiudendosi la porta alle spalle. Ritornò in salotto, ma Jan non c’era. Si avvicinò alla mensola, prese una foto che lo raffigurava con il figlio e sorrise.
Jan lo raggiunse e gli circondò la vita con un braccio “Che fai?” gli sussurrò appoggiando le labbra all’orecchio.
Miguel sospirò e appoggiò la cornice sul legno “Vorrei far parte della tua famiglia, sono un po’ invidioso”
Lo baciò sul collo “Benny ti considera suo zio, tu come un figlio”
“Vorrei lo fosse davvero” abbassò la testa.
“Lo so”
“Sai, è crollato, la partita a calcio lo ha stremato” si lasciò coccolare chiudendo gli occhi “sarà meglio che vada anch’ io”
“Resta qui”
“A dormire?” il cuore gli batteva con violenza, Jan lo stava invitando a fermarsi da lui, finalmente. Era così felice.
“Diciamo di sì” le dita di Jan si insinuarono sotto la maglia “ma non è nei miei programmi”
“Ah no?” Miguel si voltò e si perse in quelle pozze cerulee che tanto amava.
“No, ho in mente qualcosa di molto più piacevole” le bocche si sfiorarono.
Miguel gli intrappolò il labbro inferiore tra i denti tirandolo leggermente, poi spinse la lingua all’interno approfondendo il bacio.
Jan si lasciò sfuggire un gemito, gli portò la mano dietro la nuca attirandolo maggiormente. Gli era mancato così tanto in quel mese. Non si erano scambiati neanche un bacio e, se quell’astinenza fosse durata un solo altro istante, sarebbe di certo impazzito.
Le mani di Miguel s’insinuarono sotto la maglietta azzurra, mentre la lingua sfiorava quella di Jan.
“Andiamo di la?” gli propose Jan staccandosi ansimante.
“Ti voglio da morire, Jan” ansimò.
“Io di più” spingendolo verso la camera da letto, aprì la porta continuando ad assaltare le sue labbra.
“Un mese di astinenza” gemette Miguel con gli occhi che gli brillavano di desiderio “un vero inferno”
Jan sorrise, gli sfilò la maglia dalla testa e la lasciò cadere sul pavimento. Lasciò vagare lo sguardo lungo il suo torace e si leccò le labbra.
“Ti piace quello che vedi?” ridacchiò il moro.
“Sempre di più”
Miguel allungò un braccio e lo attirò a sé,intrappolandogli le labbra in un ennesimo bacio. Insieme si lasciarono cadere sul letto, Jan si sfilò la maglietta e la lanciò attraverso la stanza.
Miguel gli sfiorò la cicatrice sul ventre, i chirurghi avevano lasciato un brutto segno, ma gli avevano salvato la vita.
“Ti hanno deturpato” commentò.
“Almeno sono vivo, Miguel”replicò.
L’altro alzò le spalle “Tutto sommato, è sexy”
Jan sorrise malizioso e lo baciò dolcemente. Si stese su di lui e si mosse leggermente, scatenando nel compagno scariche elettriche. Le loro erezioni frizionavano attraverso la stoffa dei jeans.
Miguel ansimò, gli strinse il sedere con entrambe le mani e lo spinse a muoversi più velocemente.
“Questa notte non ti darò tregua” gli promise il biondo.
“Interessante, ma ti senti in forma per una promessa del genere?” lo provocò.
“Vedrai” ridacchiò baciandolo. Gli sfilò la maglia dalla testa lanciando dietro le spalle.
“Ti desidero da impazzire, Jan” gli sfiorò una guancia.
Gli occhi azzurri dell’altro brillarono come due zaffiri, appoggiò le mani sul petto accarezzandolo con i polpastrelli Jan si lasciò sfuggire un sospiro.
Miguel lo attirò a sé e gli intrappolò le labbra in un ennesimo bacio, il cuore gli batteva con violenza, non era mai stato così felice. Jan gli sbottonò i jeans e li lasciò scivolare lungo le gambe, poi insinuò la mano nei boxer e lo sfiorò con delicatezza.
Il moro ansimò e inarcò la schiena “Jan”
“Ricordi la nostra prima notte insieme, Miguel?” gli sfilò i boxer e si insinuò tra le sue gambe.
“Come potrei dimenticarla” cacciò la lingua tra i denti “è stata la più bella della mia vita”
“Non avrei mai creduto di innamorarmi di te, ma è stato così naturale” gli posò una serie di baci infuocati sul ventre.
“Sono troppo sexy, non hai saputo resistermi”
Jan ridacchiò e scivolò lungo il suo corpo, Miguel ansimò quando le labbra lo lambirono. Chiuse gli occhi e buttò la testa all’indietro.
Il piacere lo sopraffece, insinuò le mani nei capelli biondi stringendo per indurlo ad aumentare il ritmo.
Ripeté senza sosta il suo nome, inarcando la schiena, Jan si staccò. Si stese su di lui e lo baciò insinuandogli la lingua in bocca.
Miguel lo accolse, gli circondò la vita con un braccio e lo attirò maggiormente a sé. I loro corpi si fusero e le labbra si unirono in un bacio senza fine.
“Jan, voglio averti dentro di me” sussurrò ansimando.
Il biondo sgranò gli occhi “Sei sicuro?”
“Sì, mai stato più sicuro di qualcosa in tutta la mia vita” gli perlustrò il viso con le dita come se volesse memorizzare ogni dettaglio “questa notte sarai tu a guidare il gioco, collega” sorrise malizioso
“Interessante, non credevo mi avrebbe riservato una sorpresa del genere, commissario Alvarez”
“Mi ecciti quando mi chiami commissario Alvarez” scherzò accarezzandogli le labbra carnose.
“Commissario Alvarez” ripeté prima di baciarlo ancora “ti amo”
“Anche io ti amo” gli sussurrò Miguel allacciandogli le gambe alla vita e muovendosi con lui.
Improvvisamente lo vide accigliarsi "Che c’è ora?”
"Non sai quanta voglia ne ho di... farlo ma ho paura"gli confessò Jan.
"E di cosa?"
"Come di cosa... di farti male"sembrava sinceramente preoccupato.
Miguel sorrise malizioso “Perché, secondo te, io volevo fartene?”
“Io sono un duro”replicò Jan.
“Ah, si?”gli occhi neri brillarono “Te lo faccio vedere io gli è il duro” lo spinse supino ribaltando le posizioni.
Si ritrovò steso su di lui e gli bloccò le braccia contro il materasso.
“Miguel, lasciami!”
“Non ci penso nemmeno” replicò cacciando la lingua tra i denti “almeno, non fino a quando non ammettere che il vero duro sono io”
“Sei solo un bambino capriccioso, Miguel” lo prese in giro “ma è mai possibile che fai sempre queste scene?”
Il moro aumentò la stretta, spinse il bacino verso il basso facendolo gemere “Ti arrendi?”
“No” dichiarò deciso Jan.
Miguel avvicinò il viso al suo “Arrenditi e accetta che io sono il duro tra i due e tu il tenerone”
“Scordatelo” le labbra di Jan si aprirono in un sorriso “il tenerone sei tu, come un cucciolo”
“Cosa?” sgranò gli occhi neri “Ora me la paghi” cominciò a muoversi strappandogli un gemito dopo l’altro per il contatto con il suo corpo mascolino ed eccitato.
Jan buttò la testa all’indietro e socchiuse le labbra “Miguel”
“Ti arrendi?” gli domandò ansimando, poteva avvertire l’erezione del suo compagno contro la coscia e la cosa lo faceva impazzire.
Per tutta risposta Jan alzò il bacino di scatto, poi si sporse in avanti intrappolandogli le labbra in un bacio che lo colse di sorpresa. Miguel chiuse gli occhi e diminuì la presa. Jan ne approfittò per ribaltare i ruoli.
“Hai barato” protestò lo spagnolo quando si ritrovò pressato contro le lenzuola.
Jan ridacchiò “Non dovevi abbassare la guardia, collega, ora, sei nelle mie mani e…”si abbassò e gli sfiorò una guancia con il naso “dovrai subire quello che ho in mente per te”
Miguel alzò un sopracciglio e ridacchiò malizioso “Davvero? E cosa sarebbe?” era eccitato oltre ogni limite, sentire il corpo di Jan contro il suo gli rendeva l’attesa un vero supplizio.
“Sempre impaziente, vero?” spostò le labbra sul collo e vi posò una serie di piccoli baci scendendo lungo il mento, mordicchiandogli il pomo d’Adamo e continuando il suo lento cammino.
Miguel ansimò, gli occhi neri erano brucianti di desiderio. Jan voleva davvero torturarlo e lui avrebbe gustato ogni istante.
La mano scivolò lungo il corpo, sfiorando ogni centimetro di pelle. Gli accarezzò il fianco provocandogli una scarica elettrica.
“Jan, mio dio” gemette.
“Il mio Miguel” lo baciò ancora, insinuandosi tra le sue gambe.
“Fai piano che da qui non è entrato mai niente” scherzò il moro.
“L’ultima cosa che voglio è farti soffrire, amore mio” sfiorò il viso con le labbra “ma non posso garantirti che non farà male”
Miguel divenne serio “Te ne ho fatto tanto?”
“Era talmente eccitante che il dolore è passato quasi subito, vedrai, sarà stupendo” gli promise allungando un braccio verso il comodino.
Aprì un cassetto e prese l’occorrente. Miguel era stranamente nervoso, Jan lo baciò ancora quasi come se volesse rassicurarlo.
Cominciò a muoversi, Miguel impallidì. Stava soffrendo dio solo sapeva quanto. Strinse i denti e lo lasciò continuare. Jan, avvedutosi del disagio, fece per fermarsi, ma quando gli occhi s’incontrarono, comprese che non era quello che lui voleva.
“Lo so cosa vuoi fare Jan ma non smettere” ansimò Miguel.
“Non ti voglio...”
“Posso farcela...sono un duro, ricordi?” cercò di scherzare.
Jan fece si con la testa. Proseguì.
Si mosse cercando di essere delicato e, soprattutto, di non lasciarsi sopraffare dal piacere fisico. Sotto di lui c’era l’amore della sua vita che lottava per non soccombere al dolore.
“Miguel sei... sei unico” era emozionato da matti. Sentiva che stava perdendo il controllo. Aprì gli occhi e lo vide: Miguel lo fissava con un’intensità tale che forse, solo quello sarebbe bastato per crollare.
“Anche tu Jan... sei unico” ebbe la forza di rispondere.
Miguel gli portò le braccia dietro le spalle e lo attirò a sé baciandolo dolcemente. Sapeva che sarebbe stato così doloroso, ma non se ce l’avrebbe fatta a tollerarlo.
“Ti amo, Jan”gli sussurrò perdendosi in quelle pozze azzurre che tanto adorava.
“Anche se ti faccio tanto male?” la voce era rotta dall’eccitazione.
Miguel pensò di smorzare la tensione con una battuta, ma non gliene venne una degna. Poi si rese conto di qualcosa che fino a quel momento, troppo occupato a pensare al suo disagio, aveva ignorato: il piacere di Jan. Lentamente, come miracolato, tornò a sentirsi eccitare. Se era il suo corpo che provocava quel piacere estatico nel suo amante nonché migliore amico, doveva godersela.
“Ti amo anch’io Miguel” ribadì Jan accoccolandosi sul suo petto.
Il cuore del suo compagno batteva come impazzito, sfiorò il petto con le dita.
“È stato stupendo vederti godere” rivelò il moro insinuando la mano nei capelli biondi “non credevo ti sarebbe piaciuto così tanto. Non avrei mai pensato di essere capace a dare tanto piacere”
Jan alzò lo sguardo su di lui. “Miguel, tu non ti rendi conto...” poi capì che le parole non erano sufficienti ad esprimere quello che provava. E lo baciò.
Miguel gemette e ricambiò quel bacio con trasporto, non ne avrebbe mai avuto abbastanza. Aveva temuto che Jan fosse debole, ma lui aveva dimostrato di essersi ripreso del tutto.
Lo attirò a sé e in un attimo l’eccitazione li colse entrambi, Miguel lo spinse supino sovrastandolo con il suo corpo virile e la danza d’amore ricominciò.

1 commento:

Unknown ha detto...

Gelosia è una fic intensissima. Non merita complimenti solamente perché i protagonisti sono loro ma per tanto altro. Il capitolo è molto dolce, con la tensione del mese passato a riprendersi di Jan, con i dubbi di Miguel che spera di entrare a far parte della famiglia. E anche nella scena d'amore si respira la stessa atmosfera di complicità e passione. Sono fatti per stere insieme sti due, ora ci mancano solo i confetti. Li consiglio di adare in Spagna dvoe è pure legale XD XD XD