martedì 3 novembre 2009
Gelosia capitolo IV seconda parte
Squadra speciale Lispia
Pairing: Jan e Miguel
Rating: NC17
I personaggi non mi appartengono
Miguel e Ina entrarono nella stanza degli interrogatori, l’uomo era seduto con le manette ai polsi e l’aria strafottente. Indossava una camicia a scacchi rossi e dei jeans, i capelli erano molto corti e sul viso spiccava una vistosa cicatrice. Quando vide entrare il poliziotto che lo aveva arrestato lo fissò con un ghigno sulle labbra. Miguel si sentì ribollire dalla rabbia, ma non poteva esplodere, avrebbe fatto il suo gioco e lui non poteva permettere che venisse rilasciato.
Miguel si avvicinò e sporgendosi in avanti sibilò “Lei è Gunter Buch, residente a Lipsia?”
“Vedo che ha fatto i compiti, commissario”
“Faccia poco lo spiritoso”sbatté le mani sul tavolo “se non vuole finire dentro per oltraggio a pubblico ufficiale oltre che per aggressione e tentato omicidio”
“Perché ha aggredito tutti quei ragazzi?”gli domandò Ina avvicinandosi minacciosa.
“Non ho aggredito nessuno, tranne quello di stasera”
“Davvero? Chissà perché non le crediamo”replicò Miguel e Ina annuì.
“Problemi vostri, io non ho aggredito nessuno, solo il suo amichetto”
Miguel strinse i pugni, quel tipo stava davvero cercando di fargli perdere la pazienza
“Ti fanno schifo i gay, vero?”il suo tono si trasformò in confidenziale, provava solo disprezzo per persone come lui “Tutto quello strusciarsi, accarezzarsi, ti ha fatto talmente ribrezzo che hai deciso di fare un po’ di pulizia?”
L’uomo restò in silenzio e questo spinse il poliziotto a continuare “Che è accaduto? Ti hanno lanciato qualche bacetto?”
Non rispose e Miguel continuò “Io penso che tu vada spesso in quei locali, li osservi, magari li provochi anche e poi quando ti seguono nel vicolo li massacri di botte”
Gunter lo fissò truce e il commissario capì d’avere colpito nel segno “È così, vero? Li provochi, magari, balli anche un lento con uno di loro e poi…”
“Lei non sa un accidente”scattò in piedi.
“Perché ti scaldi tanto? Sai che la maggior parte degli omofobi è gay?”lo provocò Miguel.
“Non so neanche che vuol dire quella parola che ha detto”
“Sono la feccia come voi capaci di provare disprezzo per qualcuno che ama in un modo non convenzionale o tradizionale”sibilò “ma l’amore è qualcosa che trascende il sesso, la razza o l’età”
“Perché se la prende tanto a cuore, commissario? È anche lei uno di quelli? Mi dica, il biondino è il suo fidanzatino, vero?”
“E anche se lo fosse?”replicò senza rendersene conto.
“Lo sa che il suo adorato biondino va a fare delle proposte ad altri fuori dei bar?”lo provocò.
“Come osi, pezzo di…”lo afferrò per la maglietta e lo attirò ad un centimetro dal suo viso “eravamo sotto copertura, cercavamo di beccare i topi di fogna che hanno mandato all’ospedale dei ragazzi”era arrivato al limite, stava per perdere il controllo.
“Mi lasci, come osa! La denuncio”cercò di liberarsi, ma aveva i polsi ammanettati.
“Non fino a quando non avrai confessato”
“Miguel? Posso parlarti?”Ina intervenne appoggiandogli una mano sulla spalla.
Il moro lo spinse di nuovo sulla sedia e la seguì in un angolo della stanza, Ina lo aggredì “Sei impazzito? Non puoi condurre un interrogatorio in questo modo, vuoi essere denunciato?”
“Non mi interessa, Ina, può fare tutte le denunce che vuole, quel bastardo ha mandato Jan all’ospedale e probabilmente due ragazzi all’obitorio, non può passarla liscia”cercò di farle capire.
“Ti sta provocando con le sue battutine, non devi assecondarlo”
“Non lo sto assecondando”replicò guardandola.
Ina sgranò gli occhi, cosa voleva dire? Lui e Jan erano…? Socchiuse le labbra, ma non domandò, non era quello il momento di trattare un argomento così delicato.
“Ina, dobbiamo costringerlo a confessare, capisci?”insistette.
“Lo so, ma se continui così potrebbero invalidare l’interrogatorio, ti prego, controllati”lo supplicò quasi.
“Dannazione”scosse la testa “e va bene, mi calmo” si voltò per ritornare dal sospettato.
“Allora, signor Buch”gli fu accanto “Voglio che mi racconti cosa ha fatto prima dell’aggressione”
Questi lo fissò furioso “Non intendo rispondere alle sue domande, non dopo il modo in cui mi ha trattato”
“Non ha scelta”intervenne Ina “possiamo tenerla qui tutta la notte e poi, sono convinta che il mio collega, di là, avrà già fatto parlare il suo amico. Vede, lui è molto persuasivo”appoggiò le mani sul tavolo e si sporse in avanti.
“Non le credo”
“Se vuole la lascio qui con il commissario Alvarez e andare a controllare come sta andando il suo interrogatorio”
Negli occhi dell’uomo lesse paura e sorrise “Miguel, continua tu” e si mosse per andarsene.
“No!”urlò “Non mi lasci con questo pazzo”
“Mi ha dato del pazzo, Ina, è oltraggio a pubblico ufficiale, questo, non credi?”
“Sì, la sua situazione si sta aggravando, signor Buch”Ina si sporse verso di lui.
“Ricominciamo d’accapo”Miguel aveva fretta di inchiodarlo per poi correre al capezzale di Jan, non sopportava di saperlo tutto solo in quel letto d’ospedale “Cosa ha fatto questa sera?”
“Sono stato in diversi pub con Hans, come ogni sabato, poi ci siamo trovati fuori quel locale ambiguo e lì abbiamo notato quel biondino, ci ha fatto delle proposte lascive e allora Hans si è incazzato e lo ha picchiato”
“Non credo ad una sola parola”dichiarò il commissario “si decide a dire la verità? Dobbiamo restare qui tutta la notte?”
“Il commissario Alvarez le renderà la vita un inferno”dichiarò Ina.
Miguel si voltò e la fissò stupito, poi ritornò a guardarlo “Non sa quanto ha ragione, posso essere un vero stronzo se voglio”
“E va bene, lo abbiamo preso alle spalle, lui stava per entrare, ma noi lo abbiamo afferrato e picchiato”
“Perché?”
“Non è ovvio? Era un dannato frocio”rispose.
“Era un commissario di polizia sotto copertura, pezzo di merda”gli occhi neri di Miguel erano come braci incandescenti.
Gunter distolse lo sguardo e Miguel gli prese il mento con la mano e lo costrinse a guardarlo “Stavi per ucciderlo, lo sai, questo?”
“No, è stato Hans, io lo bloccavo solo, non gli ho fatto niente”negò.
“Sei suo complice”lo spagnolo gli puntò un dito contro “Andrai in galera per parecchi anni”
“E gli altri? Quei ragazzi che avete pestato a morte? Cosa avevano fatto per meritare quel trattamento?”domandò Ina con voce autoritaria.
“Rispondi!”lo incitò l’altro commissario.
“Loro…”non sapeva cosa rispondere.
“Siete stati voi due ad aggredirli?”
“Sì, siamo stati noi, erano in quel vicolo a fare le loro porcherie”confessò finalmente.
“Le loro porcherie?”ripeté Miguel con un sibilo “Si rende conto di quello che sta dicendo? Come fa a dormire sapendo di avere messo fine a delle vite? Ina, ti prego, toglimelo dalla vista altrimenti non so come potrei reagire”
“Lei è in arresto, signor Buch”dichiarò la donna con voce autoritaria.
Miguel prese la giacca dalla sedia e si avviò verso la porta, ma la voce di Ina lo bloccò “Dove vai?”
Si voltò e la fissò tristemente “Da Jan”e uscì.
Ina restò impietrita, nei suoi occhi aveva letto dolore, era vero: lo amava. Trascorreva giornate intere a stretto contatto con Miguel e Jan e non aveva capito il legame profondo che li univa.
Miguel guidò come un pazzo, desiderava raggiungere il suo Jan, il pensiero di saperlo solo in quel letto lo straziava. Raggiunse l’ospedale in pochi minuti, parcheggiò, aveva anche cominciato a piovere, sospirò, tutto gli ricordava quell’unica notte insieme, anche il tempo. Si strinse nel cappotto ed entrò.
Quando fu davanti alla sua camera, l’osservò attraverso il vetro, sembrava così indifeso e vulnerabile steso in quel letto con i tubi che fuoriuscivano da tutte le parti. Fece un profondo respiro ed entrò nella stanza, odiava gli ospedali, avevano tutti lo stesso odore di disinfettante e di qualcos’altro che non riusciva a distinguere. Fece una smorfia, lo sguardo cadde sul suo compagno, gli si strinse il cuore, era stato sul punto di perderlo per sempre. Si portò una mano al petto, non poteva neanche immaginare un’eventualità del genere.
Prese una sedia e l’avvicinò al letto “Ciao, collega”
Sedette e gli prese la mano, era così fredda, la strinse tra le sue per riscaldarla “Cosa credevi di fare, eh? Lasciarmi? Sarei morto se ti fosse accaduto qualcosa, capito?”abbassò la testa, il senso di colpa lo stava dilaniando, se non fosse stato per i suoi capricci “Comunque, non preoccuparti, li abbiamo presi quei bastardi. Sai, stavo per ammazzarli per quello che ti hanno fatto”
Jan era immobile nel letto, gli occhi chiusi e il volto pallido, Miguel gli stringeva la mano, una lacrima gli scese dalla guancia pensando che il poco tempo che avevano trascorso insieme aveva rischiato di essere l’ultimo.
“Jan, devi guarire al più presto, ho bisogno di te e dei tuoi grandi occhi azzurri. E Benny? Non pensi a tuo figlio?”
“Cazzo!”imprecò rendendosi conto di non aveva chiamato Benny per informarlo dell’incidente. Lo avrebbe fatto l’indomani, erano le due di notte e telefonando a casa avrebbe creato più danni che altro.
Ritornò a fissare il compagno che giaceva inerme nel letto, gli baciò nuovamente la mano “Una volta guarito andremo a fare un pic-nic noi tre insieme, io, tu e Benny. Che ne pensi? Mi farò perdonare di quello che è accaduto. È solo colpa mia e della mia stupidità se ora sei in questo dannato letto”gli accarezzò le dita con le sue “Mi manchi, Jan, ti voglio in piedi”.
Gli parlò per un tempo quasi infinito fino a quando non si addormentò esausto, con la testa sul letto e la mano stretta nella sua.
Il mattino seguente, Ina si recò in ospedale, si sentiva in colpa per aver lasciato andare Miguel da solo anche se forse si sarebbe sentita di troppo. Giunse davanti la camera, dal vetro vide che Miguel era ancora lì, si era addormentato nel vegliarlo e le si strinse il cuore.
Entrò e sorrise, gli stringeva la mano, era davvero innamorato di Jan, non riusciva a capacitarsene, eppure, allo stesso tempo, sembrava così naturale.
Gli appoggiò una mano sulla spalla per svegliarlo, lo spagnolo aprì gli occhi e scattò seduto “Buongiorno”
“Miguel, sei rimasto tutta la notte con lui?”
“Sì”arrossì leggermente quando notò che le loro dita erano ancora intrecciate.
Si alzò e le fece cenno di seguirlo in un angolo, non voleva disturbare Jan.
“Lo hai capito, vero?”
Ina annuì, Miguel mormorò “Sei stupita?”
“Solo di non essermene accorta prima”rispose con un sorriso rassicurante.
Il moro fece per dire qualcosa, ma lei cambiò argomento perché sentiva che lo imbarazzava parlarne “Anche l’altro aggressore ha confessato, subito dopo aver saputo che il suo compare lo aveva tradito.”
“Finalmente una bella notizia”le labbra di Miguel si aprirono in un sorriso “resti tu con Jan? Voglio telefonare a Benny”
“Ancora non lo sa?”
“No, non volevo prima di sapere la vera entità del danno subito, è solo un ragazzino, devo dirglielo in modo che non si preoccupi troppo”teneva troppo a Benny per lasciare che il ragazzo soffrisse.
“Jan è suo padre, si preoccuperà ugualmente”
“Lo so”era in ansia per quella telefonata.
In quel momento Jan aprì gli occhi e mormorò “Miguel”
I due si voltarono e Miguel scattò per ritornare al suo capezzale.
Poté finalmente tirare un sospiro di sollievo, Jan era sveglio e tutto sarebbe andato per il meglio.
Gli sorrise “Ciao, devi smetterla di farci questi scherzi”gli occhi gli brillavano per la gioia.
“Dove sono?”domandò Jan guardandosi intorno.
“In ospedale, Jan”intervenne Ina appoggiando una mano sulla sua “sei stato ferito ieri sera”
“Ora ricordo, dove sono quei due? Miguel, dimmi che li hai arrestati”gli occhi azzurri erano sgranati.
“Sì, hanno confessato anche le altre aggressioni”
Jan abbozzò un sorriso “Non faranno più del male”
“Mi dispiace, Jan, è solo colpa mia”il suo sguardo da cucciolo colpevole intenerì Jan.
“Cosa? Non dire stupidaggini, mi hai salvato la vita”cercò di rassicurare il compagno “se non fosse stato per te ora sarei morto”
“Se non ti avessi costretto ad andare a comprarmi l’hot dog ora non saresti in questo letto, Jan”il senso di colpa lo stava uccidendo.
“Non fare così, Miguel, ti prego”gli appoggiò una mano sulla sua.
“Devi solo pensare a rimetterti, Jan”gli disse Ina.
“Dov’è Benny?”chiese “Glielo avete detto?”
“Non ancora, stavo per chiamarlo”annunciò Miguel.
“Lascia lo faccia io!”esclamò il biondo “Se sentirà la tua voce si preoccuperà”
“Devi riposare, Jan”protestò.
“Ti prego”
“Va bene, sai che non riesco a negarti nulla se mi guardi così”gli sorrise.
Prese il cellulare dalla tasca, compose il numero e glielo porse.
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2 commenti:
Stupendo l'intettorgatorio. Miguel è sempre così testosteronico!! Ma la parte che mi è più piaciuta è quando Ina capisce... è così bella la sua ammissione poi in ospedale. "Mi stupisco di non averlo capito prima..." si perché loro sono nati per stare insieme. Miguel e il suo sguardo da cucciolo... e poi Jan adora i cuccioli...*__________*
Che bel capitolo tesora!!!Miguel è proprio un cucciolo che sa ringhiare all'occorrenza;)
baci
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