domenica 5 settembre 2010

All'ombra del Colosseo




All’ombra del Colosseo

Squadra speciale Lipsia
Pairing: Jan Maybach – Miguel Alvarez
Quinta stagione
I personaggi non mi appartengono
Un grazie speciale alla mia socia e nonché editor Giusi senza la quale questa fic forse non avrebbe neanche visto la luce.


1

Vacanze romane

Era una mattina di giugno quando Jan entrò in ufficio fischiettando. Ina alzò lo sguardo stupita, non aveva mai visto il suo collega così allegro, né tanto meno fischiettare. Si convinse che doveva esserci di mezzo qualche donna.
“Giorno” salutò lui versandosi una tazza di caffè nero rigorosamente amaro.
“Sei di buon umore”
“Si nota così tanto?” sulle labbra apparve un sorrisetto.
“Vuoi dirmelo o tiro a indovinare?” lo fissò incapace di resistere oltre.
“Ho deciso di portare Benny in Italia durante le ferie” e mostrò i biglietti appena ritirati in agenzia “dieci giorni a Roma”
“Caspita, ti tratti bene, eh, Jan?”
“Voglio che Benny respiri un po’ d’arte e cultura e cosa c’è di meglio di Roma?”
In quel momento la porta si aprì ed entrò un Miguel assonnato. Sbadigliò, portando la mano davanti la bocca.
“Ehi, fatto le ore piccole, Casanova?” lo prese in giro il compagno.
“Avrò dormito un’ora, sono distrutto” arraffò la tazza di Jan e bevve “mio dio, Jan” commentò disgustato “come fai a bere questa roba? Ma non senti com’è amaro?”
“Sono a dieta”
“No, tu sei matto, è diverso” gli rese il caffè, poi si diresse verso il mobile. Ne versò un po’ per sé abbondando con le zollette di zucchero, sempre sotto lo sguardo schifato di Jan.
“Sai la novità, Miguel?” Ina gli fu accanto.
Lo ispanico si voltò pronto ad ascoltare qualche pettegolezzo “No, cosa? Jan ha finalmente trovato una donna?” ghignò.
“Spiritoso”
“Se ne va in Italia con Benny”
Il sorriso di Miguel sparì di botto “In che senso? Quando?”
“Tra una settimana, in vacanza” Jan sventolò nuovamente i biglietti del volo.
“Sono molto passionali le seniorite italiane, quasi quanto le spagnole” Miguel appoggiò la mano sul petto, all’altezza del cuore “scommetto che cadranno tutte ai tuoi piedi. Come ti invidio, amico mio”
“Porto Benny in vacanza, non ci vado per rimorchiare” lo rimproverò “ho dei doveri, non posso sempre pensare a me stesso”
“Com’è altruista il nostro Jan” Miguel fu su di lui scompigliandogli i capelli.
“E smettila!” gli scansò la mano, spingendolo via.
Miguel ridacchiò sorseggiando il caffè “Mi raccomando, portami qualche bella camicia. Gli abiti italiani sono i migliori. Solo il meglio per Miguel Alvarez”
“Senz’altro, amico”
“Io un profumo” s’intromise Ina.
“Poi mi farete la lista” il commissario scosse la testa prima di affondarla in un fascicolo.
Miguel e Ina si guardarono e scoppiarono a ridere divertiti.


Un paio di sere dopo Miguel raggiunse Jan a casa sua. L’amico lo aveva invitato a vedere la partita della nazionale contro la Francia. In mano una confezione di birra, al collo una sciarpa con i colori della squadra.
Quando Jan aprì la porta, si rese immediatamente conto che il suo umore era pessimo: il viso era rosso e i capelli spettinati. Addosso una canottiera bianca e i pantaloni di una vecchia tuta. Miguel lo fissò stranito, poi entrò.
“Che è successo, Jan? Sei un relitto”
Jan fece una smorfia e si diresse verso il salotto.
Miguel lo seguì “Jan, diamine, vuoi parlare?”
“Ho avuto una discussione con Benny” sedette appoggiando le mani sulle cosce “l’ho mandato in camera sua per punizione”
“È andata così male?” prese posto accanto a lui “Vedrai che non è niente, sai come sono i ragazzini”
Scattò in piedi “Non vuole venire in Italia, Miguel!”
L’amico sospirò e lo lasciò sfogare.
“Da non credere, ha detto che preferisce andare in gita con i compagni piuttosto che trascorrere le vacanze con suo padre tra le rovine” Jan camminò avanti e indietro gesticolando “ti rendi conto? Che ingrato e io che mi sento pure in colpa perché passo poco tempo con lui”
“Benny ha un’età critica, Jan” cercò di calmarlo “devi capirlo, gli secca dover dire agli amichetti che andrà in vacanza con il padre”
“Ha undici anni, dannazione! Non può fare di testa sua” infilò le dita tra i capelli “e ora sono nei pasticci”
“Che intendi?” Miguel si alzò per raggiungerlo “Jan, si può sapere che stai blaterando?”
“Ho già pagato i biglietti per due persone, dovrò patire le pene dell’inferno per convincerlo a venire”
“E lascia perdere, allora. Parti tu” Miguel gli circondò le spalle con un braccio attirandolo a sé “anzi, sai che ti dico? Se proprio non ti va di andarci da solo, Miguel Alvarez farà questo sacrificio” restarono un attimo zitti, mentre l’ispanico lo guardava con i suoi grandi occhioni da cucciolo.
“Sì, certo, ma non essere ridicolo” sbottò.
“Perché? Dovrei sentirmi offeso da questa tua reazione!” mise il broncio “Io mi offro di accompagnarti e tu mi ripaghi prendendomi in giro”
“Stai dicendo sul serio?”
La sua espressione confermò che non stava scherzando e che desiderava davvero seguirlo in Italia.
“Non credevo fossi interessato alla cultura e alle rovine” represse un sorrisetto.
“Ehi, per chi mi hai preso! A me piace l’arte e poi le donne sono attratte dagli uomini colti”
“Ah, ora è tutto chiaro” Jan scosse la testa.
“Dai, non farti pregare” Miguel gli appoggiò una mano sulla spalla “saremo due single a caccia di belle signorine italiane” gli occhi brillarono.
“Sei davvero incorreggibile” il compagno scoppiò a ridere “e va bene, in fondo, sarà divertente. Tutto sommato non mi dispiace una vacanza tra uomini”
“Grande!” Miguel esultò.
Jan rise scuotendo la testa, Miguel era davvero incorreggibile quando si comportava da ragazzino.
“Allora, la vediamo questa partita?” ghignò l’ispanico e armato di birra, sedette sul divano.
Accese la tv, la partita era già nel vivo.


Ben presto giunse il giorno della partenza. Jan si presentò alla buon’ora, sotto casa di Miguel con un taxi. Sapeva quanto l’amico fosse ritardatario e, per evitare che accampasse qualche scusa banale come tipo la macchina fuori uso o qualche improbabile sveglia non funzionante, decise di andare a prenderlo. Miguel lo attendeva appoggiato al portone, un borsone ai piedi e un paio d’occhiali da sole sul naso. Indossava una maglietta rossa a mezze maniche e jeans. Quando vide Jan gli si illuminò il viso e alzò la mano in segno di saluto. Lo raggiunse sorridendo “Finalmente sei qui, ti aspetto da mezz’ora”
Jan scese dal taxi “Sì, certo. Scommetto che eri appena sceso, pigrone che non sei altro”
“Va bene, mi hai beccato. Mi sono svegliato venti minuti fa, ma ho una scusante”
“Lasciami indovinare” Jan prese il borsone dell’amico e lo infilò nel portabagagli “notte di fuoco?”
“Mi conosci troppo bene, Jan”
“Come me stesso” replicò l’altro “Tutto qui? Viaggi leggero”
“Prevedo di fare spese a Roma” Miguel ghignò infilando i pollici nei passanti dei pantaloni.
“Con quali soldi?” Jan incrociò le braccia al petto.
“Non sono un pezzente, amico mio. Posso permettermi di comprare qualche bel vestito firmato”
“Scusa, ma pensavo che con lo stipendio da fame che ci danno non riuscissi a risparmiare. Ti conosco fin troppo bene, so quanto ami spendere in abbigliamento e cibo” lasciò vagare lo sguardo fino al ventre evidenziando i chiletti di troppo “soprattutto in cibo”
“Che vorresti dire con questo? Non sono grasso, amo mangiare, allora?”
“Sali, sbruffone, non vorrai perdere il volo”
Miguel prese posto accanto a lui, poi gli portò un braccio intorno alle spalle “Comincia la nostra avventura, amico mio. Seniorite, attente, arrivano i conquistatori teutonici”
“Sei incorreggibile” Jan scosse la testa, poi fece segno al tassista di partire.

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