giovedì 2 giugno 2011

Galeotto fu il party

Pairing: Gabriel Merz-Jared Leto
Rating: NC17
Questa storia è frutto della mia invenzione e soprattutto della mia mente malata.
Non conosco gli attori o le loro preferenze.
Spero che le Echelon e le fan di Jared non se la prendano a male per questa coppia così inusuale.

Il tappeto rosso era affollato di uomini impettiti nei loro smoking e donne bellissime ingioiellate e strette in abiti attillati. Nonostante fosse elegante nella sua giacca scura, Gabriel Merz si sentiva quasi fuori posto. Non partecipava spesso ad eventi del genere. L’ultimo era stato in occasione delle 1000 puntate della soap Rote rosen. I flash dei fotografi lo sorpresero quasi accecandolo. Quella sera alla Berlinale c’era la premiere della nuova stagione di Alarm fur Cobra 11 alla quale aveva nuovamente partecipato come protagonista di un episodio. Accanto a lui gli altri membri. Tom Beck gli portò un braccio intorno alle spalle per farsi fotografare, poi insieme s’incamminarono verso l’entrata del teatro. Al termine della proiezione tutto il cast venne invitato ad un party esclusivo. Dopo molte resistenze Gabriel si lasciò convincere da Tom ed Erdogan ad andare con loro, ma avrebbe preferito tornarsene a casa a riposare. Quella sera era triste e non aveva molta voglia di divertirsi. La sala era gremita di persone che ballavano al ritmo della musica techno ad un volume tale che era quasi impossibile intraprendere qualunque una conversazione. Il caldo costrinse Gabriel a togliersi la giacca e ad aprire un paio di bottoni della camicia. Sedette al bancone del bar, accanto a qualcuno di cui non poteva vedere il volto, si teneva la testa con le mani. Davanti a lui un bicchierino di tequila.
Gabriel ordinò una birra e sorseggiandola lentamente, si guardò intorno alla ricerca di qualche ragazza con la quale fare conversazione, ma sembravano tutte troppo prese da altri uomini o dalla musica per accorgersi di lui. Sospirando riportò la sua attenzione sulla bottiglia davanti a sé.
“Che c’è amico? Non ti diverti?” sussurrò in inglese il suo vicino allungandosi verso di lui.
Gabriel si voltò e due pozze azzurre lo colpirono mozzandogli il respiro. Quel giovane era di una bellezza travolgente: pelle candida, capelli biondi e occhi eccessivamente truccati.
“Come?” balbettò anche lui nella medesima lingua. Non riusciva a smettere di fissarlo
“Hai l’aria di annoiarti, amico” gli sfiorò il braccio con un dito.
“Non mi piacciono queste feste” rispose: “ma neanche tu sembri sprizzare felicità!”
“Faccio parte della band” alzò le spalle. “Sono costretto a stare qui!”
“La band? Non seguo molto la musica rock, siete famosi?” si pentì della sua domanda quasi immediatamente.
“In effetti, sì. Dove vivi, amico?” lo prese in giro. “Non conosci i 30 Seconds to Mars?
“Scusa, non volevo essere scortese” imbarazzato Gabriel si toccò la nuca.
“Fa niente! Ti perdono perché sei tanto carino” sorrise mostrando una dentatura perfetta.
Gabriel deglutì, quel ragazzo stava cercando di sedurlo e ci stava riuscendo. Si sentì attratto da quel giovane: neanche conosceva il suo nome e già fantasticava su di lui.
“Visto che non mi conosci, mi presento. Io sono Jared, Jared Leto” gli porse la mano: “E tu come ti chiami, begli occhi?”
“Gabriel” gliela strinse indugiando con lo sguardo sulle dita affusolate. “Gabriel Merz”
“Sei spagnolo?” domandò non ravvisando in lui caratteri teutonici.
Gabriel scosse la testa: “Tedesco”
“Tedesco?” strabuzzò gli occhi “Con questa carnagione scura e i lineamenti latini?”
“Non sei il primo che si sorprende”
“Io invece sono americano, vivo tra Los Angeles e New York”
“Wow, non so se riuscirei a stare in città del genere”
“Si può dire che sono cittadino del mondo” svuotò il bicchierino con un solo sorso. “Ti va qualcosa di più serio?” fece una smorfia indicando la birra di Gabriel.
“Che mi proponi?” Gabriel era sempre più eccitato. Dopo Marco, il suo collega in Soko Leizig e anche grande amico, non si era mai sentito così attratto da un altro uomo come in quel momento.
Jared ridacchiò e alzando un braccio ordinò altre due tequila. Non appena il liquido scivolò lungo la gola, Gabriel avvertì le fiamme, che si propagarono fino allo stomaco. “Cazzo!”
Jared scoppiò a ridere “Troppo forte? Io di solito non bevo, ma questa sera ho voglia di non pensare”
“No, è che devo abituarmici” Gabriel tossì.
Divertito Jared si sporse verso di lui. “Tu che lavoro fai?” lo scrutò con interesse.
“L’attore, ma non sono famoso nel nuovo continente”
“Davvero? Anche io”
Guardandolo attentamente, Gabriel ravvisava un volto familiare: “Sì, devo averti visto in qualche film”
“Ne ho girati tanti” alzò le spalle “ma forse mi avrai visto in Alexander, di Oliver Stone” sussurrò.
“Eh?” Gabriel sgranò gli occhi. Cavoli, uno dei miei film preferiti! Ma certo! “Tu…eri Efestion?”
Jared annuì: “In carne ed ossa!”
“Cazzo, amo quel film. Come ho fatto a non riconoscerti” Dopo essere andato al cinema a vedere il film aveva fantasticato su quel macedone per settimane e non riusciva a credere che il suo sogno erotico fosse lì davanti a lui: “Eri il mio personaggio preferito”
“Quanto sei tenero” accorciò la distanza che li separava. “Senti, che ne diresti di…”
Qualcuno gli sferrò una pacca sulla schiena impedendogli di terminare la domanda. Era un giovane con una maglia nera e jeans strappati sulle ginocchia.
“Ehi, Jay, vieni, tocca a noi!” disse il giovane in inglese.
“Merda!” imprecò “Non vedi che sono impegnato, Shan?”
“Muovi il culo, fratellino. Dobbiamo essere sul palco tra tre minuti!”
Gabriel osservò incuriosito lo scambio di battute tra Jared e il nuovo arrivato. Capiva bene l’inglese, ma quei due parlavano troppo veloce e alcune parole non riuscì a comprenderle.
“Che strazio, Shan” sbuffò alzandosi non senza difficoltà dallo sgabello.
L’altro lo sorresse: “Quanto hai bevuto, Jay? Cazzo, devi cantare! Non sei più abituato a bere così!
“Finiscila di rompermi le palle, fratellone!” lo spinse via.
“Te le rompo perché ci tengo a te. Su, andiamo!”
Jared si voltò di nuovo verso Gabriel: “La prima canzone è per te, begli occhi!” e si allontanarono tra la folla senza lasciargli il tempo di terminare la frase.
Gabriel lo fissò incredulo considerando che era la prima volta che gli dedicavano una canzone.
Ridacchiò inorgoglito: “Non ci credo! Ho appena parlato con Efestione ed è anche più bello che nelle mie fantasie”
Un attimo dopo la musica cessò e un uomo calvo salì sul palco per presentare il gruppo dei Thirty seconds to Mars.
Quando Jared apparve, le ragazze urlarono impazzite agitando le braccia in aria. Gabriel si appostò in un angolo strategico dal quale poteva avere una perfetta visuale del giovane. Lo vide afferrare il microfono e salutare la folla che ricambiò con grida scatenate. La risata cristallina di Jared risuonò nella sala, il suo sguardo si spostò, quasi come se stesse cercando qualcuno e quando finalmente si posò su Gabriel sorrise e gli strizzò l’occhio. Gabriel arrossì e ricordò le sue parole: ‘La prima canzone è per te’ poi la musica cominciò.
Immobile, con un sorriso ebete sulle labbra, ascoltò la voce profonda e avvolgente del cantante e il suo modo di dominare il palcoscenico. Un vero leader, pensò. Quando la canzone terminò, si avviò verso l’uscita, pentendosi immediatamente di non aver salutato Jared.
Restò più di mezz’ora in attesa di un taxi. Essendosi recato al Festival con Tom ed Erdogan era a piedi. L’aria era gelida e un leggero nevischio cominciava a bagnargli il volto e i ricci scuri. Si strinse la giacca con le braccia, il vento gli penetrava fin dentro le ossa. Mai quanto in quel momento desiderava il cappuccino bollente di Starbucks.
“Dannazione!” imprecò quando il terzo taxi gli passò davanti senza fermarsi.
“Te ne vai senza salutare?” fece una voce maschile alle sue spalle.
Gabriel si voltò. Jared era a meno di un metro da lui, le braccia incrociate al petto. “Che fai qui fuori? Si gela!” Gabriel notò che il viso era arrossato e le labbra stavano cominciando a diventare viola per il freddo.
“Allora?” l’americano avanzò verso di lui.
“Scusa, sono molto stanco” scrollò la neve dai capelli “e poi, eri sul palco”
“Potrei anche offendermi, sai?” la distanza tra loro era minima.
“Fortuna che non ho trovato un taxi, allora, così ho la possibilità di salutarti” Gabriel resistette a stento alla tentazione di sfiorare il viso delicato, la bocca carnosa e il naso all’insù.
Jared sorrise: “Mi sono rotto di questo party! Vuoi un passaggio?”
Le sue labbra si mossero per accettare. Negli occhi del cantante un lampo.
“Torno subito” Jared si fiondò nel locale tornando qualche secondo più tardi “Andiamo!”
“A piedi?”
“La limousine aspetta la fine dell’esibizione dietro il vicolo, poi lo chiamiamo e lui si ferma davanti all’entrata posteriore, ma mi va di camminare. Ci mettiamo cinque minuti a raggiungerla”
“Okay” Gabriel affondò le mani nelle tasche e s’incamminò al suo fianco.
Quella vicinanza gli provocò uno strano sfarfallio nello stomaco. Jared cominciò a fischiettare, poi gli domandò “Che ti è sembrato il concerto?”
Gabriel si fermò a pochi passi da lui “Ho sentito solo la prima canzone, ma mi è piaciuta molto”
“Te l’ho dedicata, si chiama Hurricane” accorciò la distanza che li separava.
Gabriel arrossì “Pensavo stessi scherzando”
“Pensavi male” allungò una mano e gli sfiorò una guancia.
Gabriel indietreggiò trovandosi bloccato dal muro “Che fai?”
“A te che sembra?” Jared si pressò contro di lui. “Cerco di sedurti”
“Davvero?” piegò la testa di lato. Considerò che il suo approccio schietto e sincero lo intrigava parecchio.
Per tutta risposta Jared lo baciò. Dopo un attimo di smarrimento, l’altro rispose con trasporto. Ribaltò le posizioni tanto che Jared si ritrovò pressato contro il muro. Gabriel gli afferrò le mani portandogliele sopra la testa.
“Così mi piaci” ansimò l’americano mordendogli il mento. “Ero certo che saresti stato selvaggio”
“Selvaggio?” gli occhi erano scuri come braci: “Mi piace” abbassò il viso ad incontrare la sua bocca implorante. Quando si fusero di nuovo, la lava percorse il tedesco scatenando in lui una passione irrefrenabile. Gli liberò le mani, scendendo ad esplorare il suo corpo. Le dita s’insinuarono sotto il giubbino di pelle sfiorandogli il torace. Attraverso il cotone della maglia, giocarono con i capezzoli, poi scesero verso gli addominali scolpiti.
“Non ti fermare!” lo supplicò Jared avvicinandolo maggiormente a sé con circondandogli la vita con una gamba.
Gabriele si lasciò sfuggire un termine volgare nella sua lingua madre e Jared puntò le iridi chiare su di lui: “Ripetilo! Mi arrapa il tedesco. Parlami ancora!”
Lui obbedì sciorinando tutto il suo repertorio. Jared non era il primo uomo con cui stava. Aveva avuto una lunga relazione con Marco Girnth, ma ormai erano anni che tra loro c’era solo un rapporto d’amicizia. In quel momento Gabriel si sentì disarmato, spaventato da ciò che provava.
Jared mosse il bacino per incontrare la sua mano.
Gabriel non era tipo da farsi rimorchiare da uno appena conosciuto, ma in quel momento il suo cervello stentava a formulare pensieri concreti.
“Il mio hotel è a due passi. Possiamo essere a destinazione in cinque minuti!” ansimò.
Gabriel annuì. Jared lo palpeggiò tra le gambe: “Cazzo! Tutta questa mercanzia è per me?” si leccò le labbra.
“Aspetta e vedrai!” si scostò in modo permettendogli di riaggiustarsi i vestiti.
“Vieni! La limo è dietro l’angolo!” Jared lo prese per mano trascinandolo con sé verso l’enorme limousine nera parcheggiata dall’altra parte della strada.
Una volta all’interno, dopo aver impartito gli ordini all’autista, Jared salì in grembo al suo ospite e tornò ad impossessarsi della sua bocca.
Il gusto dell’alcool misto a quello del giovane inebriò Gabriel che si lasciò sfuggire un gemito. Allacciò la lingua alla sua, gustando il sapore deciso, così diverso da quello di una donna, ma ugualmente appetitoso.
Jared spinse il giubbotto giù dalle spalle, armeggiando poi con i bottoni della camicia. Le dita giocherellarono con un ciuffetto di peli: “Amo gli uomini pelosi”
Gabriel insinuò le mani sotto la maglietta accarezzando il ventre piatto e il torace glabro. Quel corpo era la perfezione e rischiava di diventare la sua ossessione. Lo baciò ancora e ancora fino ad esserne ubriaco.
Quando le labbra di Gabriel raggiunsero il collo, l’americano buttò la testa all’indietro: “Vuoi uccidermi?”
La limousine si fermò. Erano arrivati davanti all’hotel.
Jared sbuffò riabbottonandosi i pantaloni: “Ce la fai ad arrivare alla suite?”.
“Tenterò”
Scoppiando a ridere, Jared scese dall’auto attendendolo all’esterno. Dopo essersi aggiustato alla meglio, Gabriel lo seguì nella hall. Mentre Jared chiedeva la chiave della suite, Gabriel si avvicinò all’ascensore. L’ultima cosa che voleva era creare scandali facendosi vedere in compagnia di un attore di Hollywood. L’americano lo raggiunse e quando le porte si spalancarono, lo spinse ad entrare.
Una volta soli, Jared tornò ad assaltargli le labbra, lo desiderava e Gabriel pensò che se non lo avesse fermato avrebbero fatto sesso lì in ascensore. E non era ciò che voleva.
Boccheggiante Gabriel si staccò allontanandolo leggermente: “Non sono abituato a tutto questo, Jared”
“Questo cosa? Un albergo a cinque stelle?”
Scosse la testa: “Andare con uno che ho appena conosciuto”
“Non vuoi più?”
“Mi piaci, Jared. Sei il ragazzo più bello che abbia mai visto”
“Sento che c’è un ma. Cosa ti blocca, dolcezza?”
“Non voglio che sia solo una scopata e via! Mi piaci troppo” ammise Gabriel attendendosi una risata che non giunse.
Jared lo fissò per qualche istante, poi gli prese la mano: “Andiamo”
“Mi hai sentito?”
“Certo che ti ho sentito, Gabriel. Hai intenzione di parlarne in corridoio? Dai, vieni” gli prese la mano conducendolo fino alla loro meta finale.
La suite era talmente lussuosa che Gabriel restò a bocca aperta: due camere, due bagni, un terrazzo dal quale si poteva vedere tutta Berlino e un salotto con divani di pelle e marmi ovunque.
“Cazzo” si lasciò sfuggire in tedesco.
“Ti piace? Sono un tipo eccentrico, mi piace circondarmi di cose belle” si tolse il giubbetto lanciandolo sul divano. “Un goccio?”
“Eh?” il suo inglese era buono, ma quando parlava in quel modo, non lo capiva affatto.
“Vuoi da bere?” si corresse avviandosi verso il bar.
Gabriel annuì e si mosse verso il terrazzo, aprendo la porta finestra scorrevole. Si appoggiò alla ringhiera e un vento gelido lo investì, ma a lui non sembrò importare. Ciò che provava era troppo intenso, aveva bisogno di schiarirsi le idee, di prendere aria.
“Ehi, che fai lì? Ti prenderai un raffreddore” gli circondò la vita con un braccio, appoggiando il mento sulla spalla.
“Sta nevicando” sorride sgrullandosi una spalla. “Mi piace molto la neve”
“Anche a me. Sai, quando posso, scappo a New York, ho un appartamento e dalla finestra dell’attico si vede tutta Manhattan. Uno spettacolo fantastico. Quando nevica, la Grande Mela assume un fascino tutto particolare” sorrise guardando un punto nell’orizzonte: “Devo ammetterlo, adoro New York, l’odore che si respira per le strade, i piccoli caffè, le panetterie aperte all’alba, Central Park, il Village.” la sua aria sognante lo coinvolse.
“Deve essere stupenda” sussurrò.
Jared si rese conto che stava divagando “Scusa, ti sto annoiando”
“Non mi stai annoiando affatto. Da come ne parli, devi amarla molto. Mi fai venire voglia di seguirti a New York”
“Verresti davvero?” gli occhi s’illuminarono.
Quelle parole gli provocarono un brivido di piacere, avrebbe voluto accettare, ma come poteva seguire qualcuno appena conosciuto solo perché lo attraeva da impazzire?
“Dai, entriamo” Jared lo prese per mano attirandolo verso la finestra.
Una volta al caldo, Jared gli porse il bicchiere di whiskey, proponendo un brindisi: “A New York”
“A New York”
Jared avanzò di un passo, poi gli tolse il bicchiere di mano: “Sono felice di essere andato a quel dannato party”
“E come mai?” sussurrò quando fu ad un niente dal suo volto.
“Perché ora sei qui con me, dolcezza” lo spinse sul divano.
“Jared, che fai?” balbettò. “Io non penso che sia una buona idea”
Sedutosi sul suo grembo, il cantante gli appoggiò un dito sulle labbra: “Shhh, lasciati baciare” le bocche si fusero scatenando un fuoco. “Solo un bacio” si spostò sul mento lasciando una scia umida. “Anzi, due o trecento” continuò a scendere lambendogli la gola.
Gabriel ansimò buttando la testa all’indietro e chiudendo gli occhi.
“Sai di buono, mio bel tedesco”
“Ti prego, fermati” lo allontanò.
Jared obbedì controvoglia.
“Non posso fare sesso con te, Jared”
“Mi piaci, Gabriel, più di quanto vorrei. Era da tanto che non mi capitava” non voleva ammetterlo, ma era turbato.
Gabriel lo fissò esterrefatto.
“Sei splendido” con il pollice Jared sfiorò quelle labbra carnose “ e vorrei non dover partire domani”
“Parti domani?” la consapevolezza di poter restare con lui solo poche ore, lo colpì come uno schiaffo in pieno viso.
“Sì, siamo in piena tournée, dolcezza”
“Capisco”
“Sei triste perché parto?” gli occhi chiari brillarono.
“No, è che…” non seppe cosa inventare “un po’ si” ammise infine.
Jared tornò a baciarlo, con dolcezza, lambendo le labbra. Si spostò agli angoli, risalendo verso la guancia. Con le dita, sfiorò la basetta sale e pepe “Quanti anni hai?”
“Trentanove”
“Abbiamo la stessa età, allora” gli scompigliò i ricci.
Gabriel sgranò gli occhi per la sorpresa, a lui era sembrato un ragazzino, invece era sulla soglia dei quaranta. “Non dici sul serio”
Jared ridacchiò “Invece sì, li ho fatti a dicembre”
“Cazzarola. Hai fatto un patto col diavolo come Dorian Grey?”
“Chissà!” slacciò i primi due bottoni della camicia e posò un bacio in mezzo al ciuffetto di peli.
Gabriel gemette “Sei un demonietto”
“Un demonio con il volto d’angelo” Jared non riusciva a tenere le mani apposto, lo toccava ovunque facendolo impazzire di desiderio.
“Jared, fermo!” ad un suo ennesimo attacco, inarcò la schiena.
“Lasciati andare, sei talmente sexy. Non ci posso credere che non hai nessuno”
“Ho rotto da poco” confessò tristemente, ancora ci soffriva per la fine della sua ultima storia d’amore.
“Povero cucciolo, è finita male, eh? Era un lui o una lei?” malizioso cacciò la lingua tra i denti.
“Una lei”
“Stai ancora male, vedo” gli accarezzò la nuca.
Gabriel distolse lo sguardo “Vado avanti. Ora parlami un po’ di te, Jared”
“Chiamami Jay”
“Jay” sussurrò “mi piace”
“A me piaci tu” lo attirò a sé, voleva stringerlo, toccarlo. In sua presenza si sentiva diverso, in pace, come se lo conoscesse da sempre. Con lui sentiva di poter essere se stesso e non come gli altri volevano lui fosse.
“Sei sicuro di essere una rock star?”
Jared scoppiò a ridere “Perché? Credevi che avrei rotto qualcosa o fatto una serata di sesso e droga? Non mi drogo, sono vegetariano e di solito non bevo. Il sesso mi piace e lo pratico spesso”
“Non credo avrai difficoltà a rimorchiare”
“In effetti, no”
Gabriel avvertì un pizzico di gelosia “Io invece non sono abituato a scappatelle di una notte o a sesso con una sconosciuta. Sarò all’antica ma a me piace conoscerle le persone con le quali vado a letto”
“Me lo hai detto che non sei uno facile” ghignò “al contrario del sottoscritto”
“Non intendevo che tu lo sei… non l’ho mai pensato” si scusò.
“Respira, non mi offendo”
“Che idiota sono”
“Sei tenero, invece” e portandogli una mano dietro la nuca lo attirò in un ennesimo bacio. Spinse la lingua all’interno ad incontrare la sua. Si pressò contro di lui divorandogli la bocca fino a quando la mancanza d’aria non li costrinse a separarsi.
“Sarà meglio che vada” Gabriel lo scostò per alzarsi. Riacciuffò il giaccone e si avviò verso la porta. “Scusami, Jay, ma non posso restare”
Colto di sorpresa Jared balbettò “Perché?”
“Mi sono ricordato che…domani devo recarmi ad Amburgo per girare una soap”
Aprì la porta, ma senza varcare la soglia.
L’americano lo seguì fino al piccolo ingresso bloccandolo per un braccio “Neanche un bacio d’addio?”
Gabriel si voltò senza dire nulla.
“Hai così fretta di andartene?” non riusciva a comprendere il suo comportamento.
“No, è che…” si perse nei suoi occhi chiari “mi piaci troppo, Jay! Da impazzire e la cosa mi spaventa”
“Per quale motivo?”
“Non lo so, da tanto non provavo un sentimento del genere per un uomo” arrossì imbarazzato.
“Anche tu mi piaci e stanotte non vorrei separarmi da te”
Gabriel lo fissò incredulo e Jared aggiunse “Resta! Giuro che non attenterò alla tua virtù!”
“Che scemo” si chiuse la porta alle spalle e sorridendo si lasciò condurre nell’altra stanza.
“So essere convincente quando voglio” Jared lo attirò di nuovo verso il divano.

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