domenica 6 maggio 2012

Dietro la maschera capitolo 1


Avendo deciso di modificare un pò il primo capitolo, lo posto di nuovo. Spero che questa versione vi piaccia più della precedente.


Una villa nelle campagne romane, due persone sconosciute si amano febbrilmente, per poi separarsi. Questa è la trama del primo capitolo di questo avvincente racconto.

I personaggi sono di mia invenzione.
Contiene scene di sesso esplicito.



1

L’auto percorse lentamente il sentiero alberato, in fondo al quale si scorgeva l’enorme villa. Essendo la notte senza luna il percorso rischiarato da centinaia di fiaccole. Una volta che la vettura ebbe raggiunto l’abitazione, si fermò davanti allo scalone che conduceva al portone d’ingresso. Quando la portiera della BMW si aprì ne uscì un uomo che, nonostante la maschera nera gli celasse metà del viso poteva dirsi di una bellezza quasi sfacciata: i capelli biondi incorniciavano un volto dai lineamenti delicati. Profondi occhi azzurri uscivano dalla mascherina nera. Il mantello nero chiuso a nascondere il corpo. Dopo essersi guardato intorno, si mosse ad aprire la portiera dalla parte del passeggero. Porse la mano ad una donna dall’aspetto etereo, il volto delicato e grandi occhi verdi splendevano sotto la mascherina dorata. Il corpo minuto era fasciato in un elegante abito di raso blu, i capelli color miele tirati all’insù in una crocchia elaborata, ma alcuni riccioli le ricadevano sulla fronte. Una volta che ebbe posato il piede terra, si appoggiò saldamente al braccio del suo accompagnatore, il quale, la condusse su per i gradini di marmo. Raggiunto il vestibolo, la pesante porta si spalancò ed un maggiordomo in livrea, con un inchino, li introdusse nell’ingresso dominato da uno scalone. Dopo aver controllato il loro invito e preso i soprabiti, li accompagnò fino ad una porta chiusa, rivelando un mondo di mistero e di dissolutezza che nessuno dei due ospiti si aspettava. Una musica conturbante li avvolse come un guanto inebriandoli. Ammaliati, ma anche intimoriti osservarono quella sala così fastosa. Colonne dorate sembravano mantenere il soffitto affrescato con scene mitologiche, intervallate da stucchi ed enormi lampadari di cristallo a goccia.
Su divanetti dalla tappezzeria rossa, coppie si trastullavano in giochi erotici e in altre attività che potevano senza alcun dubbio essere illustrate nel Kamasutra. Il tutto accompagnato da fiumi di champagne, ostriche, caviale e tutto ciò che di più lussuoso poteva trovarsi in commercio.
A quello spettacolo la donna si lasciò sfuggire un gemito impercettibile, che giunse però alle orecchie del suo accompagnatore. Questi, immaginando cosa stesse passando nel suo animo, la guardò apprensivo. Anche lui era animato da sentimenti contrastanti: timore di buttarsi nel vizio e di restarne avviluppato, ma allo stesso tempo, una frenesia di osare senza pensare alle conseguenze delle proprie azioni. Gli sembrò che in quel luogo tutto fosse lecito, anche le perversioni più spregevoli. Quando aveva ricevuto quell’invito dal suo capo, lui, Andrea Della Valle, giovane e brillante avvocato della Roma bene, si era sentito privilegiato di fare parte di un circolo tanto esclusivo. Era certo che avrebbe potuto giovare alla sua carriera in quanto ambiva a diventare socio del suo studio. Nonostante sapesse cosa si celava all’interno dei fastosi ambienti di villa Adriana, nelle campagne dei Castelli romani. Spinto dalla sua immensa ambizione aveva varcato quel salone per la prima volta portando con sé anche la sua innocente consorte. A spingere Andrea anche la speranza di salvare il loro matrimonio ormai logorato dalla routine.
Tornato al presente si voltò verso di lei e si rese conto che la sua attenzione era catturata da coppia stesa su un divanetto di pelle rossa, impegnata in un amplesso rumoroso e alquanto acrobatico.
La vide arrossire e abbassare la testa, ma continuando a sorreggersi a lui, avanzò nel salone. Una ragazza dai sulla ventina dai lunghi capelli rossi, passò accanto ad Andrea, lasciando una scia di profumo che gli provocò un leggero stordimento. Gli unici particolari che si intravedevano dalla maschera bianca erano gli occhi verdi da gatta e le labbra rosse sulle quali faceva bella vista un piccolo neo.
“Ciao” gli rivolse un sorriso lascivo “vuoi compagnia?” gli sfiorò la giacca con il palmo della mano.
Rendendosi conto di quanto fosse semplice trovare una compagna con la quale trasgredire, Andrea ricambiò il sorriso. Ma non fece in tempo a rispondere che la rossa fu raggiunta da un’altra ragazza, una brunetta strizzata in un abito striminzito, con una profonda scollatura. L’attirò in un bacio saffico per poi appartarsi con lei dietro una colonna.
Immaginando cosa potessero combinare insieme, si leccò le labbra.
“Ti vuole, amore” sussurrò Elena solleticandolo con il suo alito caldo “e come lei tutte le donne presenti!”
“Non dire sciocchezze!”
Un cameriere vestito di bianco si avvicinò, porgendo un vassoio con calici di champagne. Andrea ne prese due, allungandone uno alla moglie. “Hai sete, amore?”
“Perché non le raggiungi?” lo provocò.
“Hai tanta fretta di liberarti di me?” Andrea si schiarì la voce imbarazzato dal fatto che lo stesse spingendo tra le braccia di altre donne. Bevve il contenuto del suo bicchiere tutto d’un fiato.
“No, mi sto adeguando alla situazione. Se questo può sbloccarti!”
“Che intendi?” si voltò di scatto.
“Lo sai amore”
“No, non lo so” replicò piccato. “Devo ricordarti che sono settimane che non ti fai neanche toccare? E sarei io quello bloccato?”
“Abbassa la voce” sibilò furiosa.
“La verità è che sei fredda!”
“Vorrà dire che mi troverò qualcuno che mi scaldi!” lo minacciò. “Siamo qui per questo no?” e si guardò intorno, come se stesse cercando qualche potenziale amante. “Che ne dici di quel bel moro lì?”
 e indicò un uomo sulla trentina, appoggiato a una colonna. il volto celato da una mascherina argentata e sulle labbra carnose un sorrisetto malizioso. Il corpo scolpito era fasciato in una camicia nera semi aperta, dalla quale fuoriusciva una peluria scura e in pantaloni anch’essi di colore scuro.
Incuriosito, ma soprattutto affascinato, Andrea guardò nella sua direzione e si rese conto che anche i suoi occhi sembravano puntati proprio su loro,
 “Ti piacerebbe guardarmi fare l’amore con lui?” domandò Elena sfiorando il lobo del marito con le labbra rosse.
Al pensiero, Andrea avvertì un formicolio al basso ventre: “Perché negarlo? E poi, Un uomo del genere ti farebbe gemere di piacere”
“Sì, scommetto che sa come soddisfare una donna” commentò lei. “Ma io preferirei qualcuno di diverso” e tornò a guardare altrove.
“Scommetto che ha un bel cazzo e che sa come usarlo” si sporse verso di lei.
Gli sferrò un buffetto: “Da quando sei così volgare? È così che parlano i giovani avvocati, ora?”
Andrea scoppiò a ridere, poi quando nell’aria si diffusero le prime note di una musica a lui particolarmente familiare, condusse la sua dama verso il centro della pista.
“Balliamo?” e attirandola tra le braccia, lasciò che fosse la musica a condurli.
Elena si spinse contro di lui. Avvertendo l’erezione contro di sé sorrise “Andrea! Anche il solo pensarmi con quel tipo ti fa questo effetto?”
Ridacchiando lui mormorò: “Questo posto ha risvegliato i miei istinti” e aumentò la stretta.
“Forse abbiamo fatto bene a venire”
“Sì, senza contare che è un passaporto per diventare socio”
“Così non ti vedrò più!” replicò lei.
“Ma guadagnerò di più e vuoi mettere la soddisfazione di vedere l’espressione di quel lecchino di Davide Vinci?”
“Il mio maritino è davvero diabolico!” appoggiò la testa sulla sua spalla
Una volta che la musica fu terminata, Elena si allontanò per rinfrescarsi. Andrea appoggiato alla parete cercò con lo sguardo le due ragazze di prima, ma non vedendole concluse che dovevano essersi allontanate.
Era talmente perso nei suoi pensieri che non si accorse di una presenza alle spalle.
“Sembri annoiato!” fece una voce maschile dal marcato accento straniero. “Non ti diverti?”
Giratosi di scatto Andrea si stupì di trovarsi davanti il bruno che Elena gli aveva indicato in precedenza. Quando il suo sguardo si posò sugli occhi scuri, non riuscì a rispondere.
“Sei di poche parole” sorrise compiaciuto di aver fatto colpo. “Come mai tutto solo?”
“Sto aspettando mia moglie” replicò.
“Magari ha trovato compagnia” sorridendo malizioso, si sporse verso di lui. “In fondo, siamo qui per questo, no?”
A quelle parole, Andrea si rabbuiò. Nonostante tentasse di adeguarsi alla situazione, gli dava fastidio il pensiero di Elena con un altro uomo.
“Che c’è? Sei geloso?”
Tornando ad annegare nei suoi occhi scuri, Andrea annuì: “Dovrei cercarla, se vuole scusarmi!” si mosse per superarlo, ma questi gli bloccò il braccio.
“Come mai tanta fretta?”
“Mia moglie mi starà cercando” balbettò una scusa, il cuore gli batteva con violenza. Aveva davvero sbagliato a pensare fosse interessato ad Elena. Tutto dimostrava che era lui il suo bersaglio. 
“E lasciamola cercare” sorrise piegando la testa di lato come se lo stesse scrutando con estrema attenzione.
“Mi lasci!” lo strattonò.
Senza replicare, lo liberò dalla sua stretta, ma Andrea continuò a sentire il calore della sua mano.
“Sei un bel tipo!” rise di cuore. “Che ci fai in mezzo a questi dissoluti?”
Sentendolo parlare, Andrea si rese conto che doveva essere dell’Europa dell’est, forse rumeno o ungherese. “Colleghi di lavoro” rispose vago.
“Ah, capisco”
“Lei, invece?” tentava di carpire qualcosa di più su quell’uomo che gli provocava tante sensazioni contrastanti.
“Amici di amici”
“È qui con qualcuno?”
“No, solo” si appoggiò alla colonna in modo da avere un leggero contatto con lui. “Non preoccuparti, questa sera voglio dedicarmi solo a te”
La sua vicinanza lo agitava più di quanto volesse. “Non intendevo dire che…” si maledisse. Lui, uno squalo in tribunale diventava più docile di un gattino davanti a quell’uomo tanto da balbettare.
“Sei tenero. Scommetto che è la prima volta che lo fai. Non è così?”
“Cosa glielo fa pensare”
“Tutto. Sembri così spaesato, un uccellino che cresciuto in una gabbia si ritrovi all'esterno”
“Mentre lei è un habitué” lo disse convinto.
“Sei un tipo molto perspicace” si sporse verso di lui allarmandolo. “Hai due occhi che sono uno spettacolo. Un mare in tempesta” gli scansò una ciocca dalla fronte.
Come scottato, il biondo si scansò. Divenne più rosso della tappezzeria dei divanetti.
“Sei timido?” rise divertito. Comprendendo che quell’uomo si divertiva a stuzzicarlo lo indispettì.
“Va al diavolo” e si allontanò.
La musica gli impedì di sentire la sua presenza alle spalle e solo quando questi lo afferrò si rese conto che l’aveva seguito.
“Che fa?”
“Andiamo da un’altra parte! Qui non si può parlare!” e senza lasciargli il tempo di rispondere, lo trascinò fuori dal salone.
“Mi lasci!” obiettò quando vide che lui voleva portarlo al piano superiore.
“Vieni con me!” e lo condusse su per lo scalone di marmo.
Andrea si ritrovò catapultato in un corridoio fiancheggiato da decine di porte. Passando davanti ad una stanza, con la coda dell’occhio, Andrea notò un movimento sul letto. Incuriosito sbirciò all’interno: le due ragazze che aveva adocchiato poco prima erano impegnate in un amplesso saffico. La rossa aveva il viso affondato tra le cosce della brunetta, la quale gemeva senza sosta. Andrea avvertì un formicolio alle parti basse e d’istinto si portò la mano all’altezza della patta. “Cazzo. Arrapanti” mormorò.
“Vuoi restare a guardare?” gli sussurrò il suo misterioso accompagnatore cogliendolo di sorpresa.
“Ehm si” si vergognò immediatamente della sua sincerità.
“E chi non vorrebbe? E magari, anche prendervi parte”
“Sì” ansimò senza staccare lo sguardo da quello spettacolo.
“Ti piacerebbe divorare le loro pesche mature, nutrirti della loro essenza più intima”
Le sue parole non fecero altro che accendere i suoi istinti: “Fino all’ultima goccia”
“Ti ho capito. All’apparenza sembri un angioletto dalle buone maniere, ma dentro nascondi un’anima da diavolo peccatore” gli carezzò la nuca con i polpastrelli.
“Mia moglie mi chiama il divoratore di passere perché passerei ore a darle piacere” poi ripensò a quello che si erano detti poco prima e si rattristò.
“Ne ero sicuro” gli alzò il mento con un dito. “Sembri triste”
“Non sono affari suoi!” sbottò seccato.
“Come vuoi” alzò le braccia in segno di resa. “Seguimi, dai. Ho in serbo qualcosa di meglio per te. andiamo!” e lo tirò verso una camera in fondo al corridoio.
Andrea si ritrovò in una stanza illuminata da un candeliere a tre bracci, poggiato su una cassapanca. Al centro un letto a baldacchino con lenzuola di raso nero. Sentendo girare la chiave nella serratura, si agitò: “Che fai?”
“Non voglio interruzioni!” replicò avvicinandosi sinuoso.
“Non puoi tenermi chiuso qui dentro!” protestò Andrea con tono isterico.
“Hai paura di restare solo con me?” la sua voce calda e profonda gli provocò un’accelerazione del battito. Andrea deglutì rumorosamente
“Allora?” incalzò lo straniero bloccandolo contro la porta. Gli occhi scuri brillavano di lussuria.
“Perché dovrei?”
“Bene!” sfiorò le labbra con un dito. “Devo dirtelo, sei una vera tentazione” Scese lungo il mento. “e scommetto che sotto la maschera sei anche meglio”
Andrea cominciò ad ansimare. Non si sarebbe mai aspettato di provare di nuovo attrazione per un uomo. Ripensò a quando, anni prima, aveva avuto una storia con il suo professore di Procedura penale. Lo aveva coinvolto talmente da renderlo succube, mente lui l’aveva usato solo per divertirsi, così come faceva con ogni studente che accendeva i suoi stimoli. Un pomeriggio lo aveva trovato insieme ad un suo compagno di corso. La consapevolezza di essere stato preso in giro lo devastò talmente da indurlo a cambiare non solo insegnante, ma anche indirizzo di laurea.
“Come mai così silenzioso?” il viso fu a un niente dal suo. “Dovrò impegnarmi a strapparti almeno qualche mugolio” e gli tappò la bocca con la sua. Solleticò le labbra con la lingua, spingendo prepotentemente per entrare.
Lasciandosi sfuggire un lamento, Andrea rispose con trasporto. Lo sconosciuto gli portò una mano dietro la nuca e lo attirò contro di sé.
La mancanza d’aria li costrinse a separarsi.
“Voglio vederti!” mormorò Andrea boccheggiante. “Perché non togli questa?” fece per abbassargli la maschera, ma l’altro prudente tirò indietro la testa.
“È contro le regole!”
“Non puoi dirmi neanche come ti chiami? Io…” un altro bacio lo costrinse a tacere.
“Shhh” con la punta della lingua solleticò le labbra: “in questo posto non abbiamo né volti, né nomi.” Il moro si pressò contro di lui, allargandogli le gambe col ginocchio. “E poi, è più eccitante così! Lasciarsi andare e fare l’amore con qualcuno che non conosci!” gli bloccò le braccia contro il muro.
Andrea attese una sua mossa, ma lui restò immobile, scrutandolo intensamente.
Cercando il suo tocco, Andrea s’inarcò verso di lui. Gli sfiorò appena un lato della bocca, poi l’altro.
Quando finalmente lo straniero planò sulle labbra morbide, Andrea gemette di piacere e lasciò che lo invadesse con la sua lingua. Lo baciò ancora e ancora fino a essere sazio del suo sapore. Liberandogli le mani dalla stretta, scese a sbottonare la camicia.
La spinse a forza giù dalle spalle, buttandola sul pavimento. Mentre armeggiava con la cinta, Andrea prese a spogliarlo a sua volta. Abbandonando una scia di vestiti, lungo il tragitto, i due si mossero verso il letto. Una volta entrambi nudi, si buttarono pesantemente sul letto, stringendosi l’uno all’altro e carezzandosi febbrilmente. Lo straniero lo sovrastò pressandolo contro il materasso. Perlustrò il petto sfiorando i peli biondi. Soffermatosi su un capezzolo, lo solleticò con le dita, poi lo torse.
Andrea ansimò considerando come il suo tocco così deciso, ma allo stesso tempo delicato, fosse diverso da quello di Elena. Lo supplicò di continuare, di non lasciarlo insoddisfatto e il suo amante decise di appagare quella sua richiesta. Appoggiata la bocca sul bottoncino di carne rosea, succhiò rumorosamente. Andrea infilò le dita nei ricci scuri e tirò una ciocca.
“Siamo impazienti, vero, dolcezza?” il moro scivolò verso il basso lambendo il ventre scolpito. Raggiunto l’ombelico, lo leccò, per poi risalire nuovamente.
Non avvertendo più il contatto, Andrea piagnucolò: “Perché?”
“Perché lo decido io!” gli morse il labbro inferiore, appropriandosi ancora una volta della bocca gonfia per i ripetuti assalti. Lasciando una scia umida, si spostò verso il collo. “Ti piace essere dominato?”
“Sì” per concedergli maggiore accesso, Andrea piegò la testa di lato, ma l’amante proseguì mordendo la spalla. Gli alzò un braccio e leccò fino a raggiungere l’incavo dell’ascella. “Hai un così buon sapore! Ora viene la parte migliore” ghignando, scivolò verso il basso.
Circondò l’erezione con le dita facendole scorrere per tutta la superficie. “Arrapante questa pelle in più. Non sei circonciso, come la maggior parte degli italiani” passò il pollice sul prepuzio.
“Da dove vieni? Romania?” ipotizzò.
Lo straniero sospirò seccato, ma alla fine gli fornì la risposta che cercava: “No! Budapest” mordicchiò il prepuzio.
“Mi piace il tuo accento, così affascinante e misterioso”
“Misterioso?” rise divertito
Andrea annuì: “Molto e mi arrapa da matti!”
Quando l’altro chiuse le labbra sul membro eccitato, Andrea trattenne il respiro e lo osservò muoversi sulla sua asta, prenderla fino in fondo. “Cazzo” imprecò.
Le dita scesero a giocherellare con i testicoli, poi si spostarono tra le natiche.
Ansante Andrea seguì ogni suo movimento. Quando si sentì violare, gemette muovendo il bacino per incontrare le sue dita.
Una scarica elettrica si propagò lungo la schiena. Questo slavo ci sa proprio fare.
L’orgasmo lo travolse come un fiume in piena, tanto che il suo amante ebbe appena il tempo di spostarsi prima che lo inondasse con il suo seme. Attirò Andrea in un bacio.
Rispondendo con trasporto, lui lo spinse supino. Continuò a sbaciucchiarlo per qualche secondo, poi si spostò mappando con la bocca il fisico massiccio.
L’ungherese ansimò e Andrea continuò il suo cammino fino al ventre, mordicchiando un po’ di pancia. Trovava terribilmente eccitanti quei chiletti in più e la peluria che scendeva fin dentro i pantaloni.
Nonostante fossero anni che non faceva sesso con un uomo non aveva certo dimenticato come procurare piacere al suo amante.
Vedendolo titubante, lo straniero, gli spinse la testa verso il basso.
Andrea sfiorò delicatamente il membro con i polpastrelli, poi preso coraggio, lo circondò per masturbarlo.
“Che aspetti? Prendilo tutto!” lo incitò impaziente.
Senza attendere oltre, Andrea appoggiò la lingua dando delle leggere leccate, poi lo accolse in bocca assaggiando il suo sapore acre. Spinse fino in gola e lo succhiò come un ghiacciolo, assaporandolo lentamente. Passò la lingua lungo la superficie del sesso e subito dopo la bocca si chiuse sulla punta umida e luccicante.
“Cazzo” imprecò l’ungherese prima di bloccarlo. Gli tirò i capelli e attirandolo verso di sé, lo baciò con ardore. “Voglio scoparti! Ora!”
“Non aspetto altro” gemette Andrea tra un bacio e l’altro: “fa presto!” condusse l’erezione tra le gambe.
“Aspetta” l’altro lo bloccò districandosi dall’abbraccio. Sceso dal letto, raggiunse i pantaloni e rovistò nelle tasche.
Andrea lo fissò stranito, ma quando il suo amante si voltò a mostrare il pacchettino del preservativo, sorrise imbarazzato per essersi dimenticato quel particolare così importante.
“Non possiamo farlo senza” strappò l’involucro e dopo aver indossato il guanto protettivo, tornò da Andrea sovrastandolo con il suo fisico massiccio. Senza perdere un altro istante, si spinse in lui con forza. Il giovane non riuscì a trattenere un grido di dolore, calde lacrime gli inumidirono gli occhi.
Il suo amante li asciugò con un dito e disseminò il volto di piccoli baci. Ansimando, Andrea lo abbracciò, mentre il cuore sembrava schizzargli fuori dal petto. Lo colse la strana sensazione di conoscere quell’uomo da sempre e non solo da pochi minuti. Terrorizzato, si chiese se fosse la lussuria a farlo sentire in quel modo o se stesse per caso impazzendo.
Le mani scivolarono fino alle natiche, le agguantò per aumentare la penetrazione e allargò maggiormente le gambe. Quando il pene sfiorò un punto particolarmente sensibile, urlò di piacere.
Il suo amante affondò in lui, per poi ritrarsi. Sentirlo gemere lo spronava a continuare quel trattamento. I corpi sudati si muovevano insieme, mentre nella stanza risuonavano i loro ansiti.
Andrea si mosse a cambiare posizione, mettendosi a quattro zampe. Quando lo sentì dentro di sé, spinse il bacino all’indietro per accoglierlo, incitandolo a non fermarsi.
“Ti piace come ti fotto?” si stese su di lui spingendolo a pancia sotto sul lenzuolo.
“Sì, non ti fermare! Ancora!” si voltò ad incontrare i suoi occhi scuri.
“Così stretto!” si ritrasse giusto per un istante, poi tornò alla carica.
Completamente in balia di quell’uomo, Andrea si lasciò andare.
“Continua a parlare! Dimmi come lo vuoi!” lo stuzzicò l’ungherese.
“Muoviti così. Quel punto che hai toccato prima” e quando il suo amante eseguì il suo volere, urlò per l’estasi “Sì, ancora!”
“Sei insaziabile” gli catturò il lobo con i denti. La mano scivolò tra le gambe.
Andrea mosse il bacino e quando il picco li travolse entrambi, restarono lì, ansimanti. Il biondino si voltò, i visi ad un niente, i respiri caldi sulla pelle.
Gli occhi neri dello slavo si persero in quelli azzurri e profondi di Andrea. Accarezzò le labbra con un pollice. Andrea glielo baciò, poi osservò con attenzione il grosso anello d’oro con una D lavorata. Si disse che doveva trattarsi dell’iniziale del suo nome o cognome.
“A cosa pensi?” gli domandò lo straniero.
“A come è strano tutto questo” sorrise “trovarmi qui con te, in questa camera”
“Strano in senso positivo spero” scostò dalla fronte una ciocca umida.
Andrea scoppiò a ridere “Puoi giurarci! Credevo sarei andato con una donna”
“Non era la prima volta, vero?”
“No” rispose capendo a cosa si stesse riferendo. “Ma ero un ragazzo”
“Ricordavi tutto alla perfezione” l’altro gli sfiorò la spalla con un bacio leggero, poi si districò dall’abbraccio. “Devo andare!” e si fiondò giù dal letto.
“Di già?” domandò Andrea osservandolo raccogliere gli abiti dal pavimento.
“Ho l’aereo tra due ore” indossò la camicia.
“Anche io dovrei tornare da mia moglie” !”Andrea si passò una mano nei capelli. Lo sguardo si focalizzò sul fondoschiena tonico “Cazzo quanto mi piaci
Lo slavo si voltò e lasciando cadere al suolo i pantaloni, tornò da lui per baciarlo un’ultima volta, lentamente quasi come se volesse marcare nella memoria il suo sapore. “Devo andare via, è stato bello” tracciò i contorni delle labbra con un dito.
"Non credo riuscirò a scacciarti dalla mia mente"
L'altro si limitò a sorridere, poi quando si fu vestito gli lanciò un’ultima occhiata. Andrea era nudo sul lenzuolo, il braccio sinistro dietro la nuca e l’altro sul ventre.
“Sei uno degli uomini più sexy che abbia mai visto, dolcezza” gli disse prima di uscire dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle.
Prima di lasciare a sua volta la camera da letto, Andrea restò immobile per qualche istante, gli occhi fissi sul punto nel quale era sparito il suo amante.


Quando Andrea tornò nel salone, tutto gli sembrò irreale. Fu quasi come se avesse solo sognato il tempo trascorso con quello sconosciuto e le sensazioni provate. Ma non era stato un sogno. Aveva fatto sesso con un uomo favoloso e non se ne pentiva. Con lo sguardo cercò sua moglie, la folla sembrava diminuita. Alcune coppie che ballavano avvinghiate sulla pista ed altre appartate sui divanetti e in altri angoli meno in vista della sala. Improvvisamente vide Elena. Sedeva al bancone del bar in compagnia di un uomo sulla quarantina, capelli brizzolati, aria distinta ed elegante. Il viso celato da una maschera nera. Geloso si avvicinò restando però sempre a debita distanza in modo da osservare senza essere visto. Un cameriere gli porse un vassoio e lui prese un calice di champagne. Ne bevve un sorso, ma sulla lingua percepiva ancora il sapore del suo amante. Ripensando alle capriole che avevano compiuto solo pochi minuti prima si sentì invadere da un tale calore che fu costretto ad aggiustarsi i pantaloni. Intanto sua moglie chiacchierava disinvolta, la mano dell’uomo poggiava sulla sua tanto che ad Andrea sembrò fossero troppo intimi. Si chiese se fossero stati insieme. In quel momento gli occhi chiari della donna si posarono su di lui. vedendola irrigidirsi, Andrea s’incupì, ma subito dopo lei sorrise e alzatasi lo raggiunse. “Chi era?”
“Chi?”
“Quel tipo al bar. Sembravate molto intimi”
“Nessuno, ci ho scambiato qualche parola mentre ti aspettavo” gli lanciò un sorrisetto malizioso: “sei geloso?”
“Certo che lo sono, piccola!“ le prese la manina inguantata e se la portò alle labbra. “Sei mia moglie e…” la scrutò stupito. “Sembri diversa”
“Anche tu, tesoro” lo osservò critica. “Dove sei stato?”
Non volendo mettere la moglie al corrente di quella sua scappatella, balbettò una scusa “Mi sono perso, questa villa è…” ma non riuscendo a continuare a mentire, si bloccò. Si diede dello sciocco perché non era in grado di inventare una scusa decente per coprire la sua infedeltà.
“Sei un libro aperto, amore mio. Non riesci a mentire senza che il labbro superiore ti tremi. Capisco sempre quando mi stai raccontando una frottola”
“Ho incontrato qualcuno” replicò vagamente.
“Era bella?” si rattristò.
“Non so, aveva la maschera, ma nessuna può essere paragonata a te” non sapeva come districarsi da quella situazione spinosa.
“Ruffiano” gli sferrò un buffetto sul petto. “Dai, torniamo a casa”
Andrea annuì e dopo averla presa per mano, la condusse nell’ingresso dove li attendeva il maggiordomo. Dopo aver consegnato loro i soprabiti, l’uomo li salutò con un inchino


1 commento:

Anonimo ha detto...

Anche se la storia potrebbe sembrare interessante, non comunica niente di eccitante...come se l'autore non avesse mai provato le emozioni descritte. Consiglio un pò di pratica, prima della descrizione.
Sembra scritto da una persona che si nutre solo di fantasia...