venerdì 9 agosto 2013

Risvolti inattesi capitolo I

Naruto Au

Personaggi: Sasuke, Neji, Naruto

Rating: Per tutti, per ora

I personaggi non mi appartengono e questa storia non è scritta per scopi di lucro, ma solo per mio divertimento

1

Era ormai notte fonda, nella stanza la voce proveniente dalla televisione intervallata dagli sbadigli del ragazzo. Sasuke, steso sul divano a torso nudo e con una lattina di birra stretta in mano, si annoiava come mai nella sua giovane vita. Gli occhi neri si spostavano ogni tanto dal film d’azione all’orologio appeso alla parete. Sbuffando, appoggiò la birra sul pavimento e cambiò canale trovando qualcosa di molto più interessante: un film a luci rosse. O almeno lo sembrava da quello che vedeva. Sulle labbra sottili apparve un ghigno, la mano scese verso il cavallo dei jeans. Due tipi muscolosi erano intenti a baciarsi mentre una ragazza li succhiava entrambi.
Eccitato da quello spettacolo Sasuke si lasciò sfuggire un gemito. Un rumore di chiavi all’esterno lo mise in allarme e prontamente cambiò canale. La porta si spalancò subito dopo lasciando entrare colui che da qualche mese era la spina nel fianco, ma anche l’oggetto dei suoi sogni più proibiti, il suo fratellastro Neji Hyuga. Il ragazzo, figlio della nuova moglie di suo padre, aveva lunghi capelli neri, occhi del colore della madreperla, pelle candida e corpo di una perfezione assoluta. Di due anni più grande, Neji lo considerava solo un peso, qualcuno da denigrare e fin dal loro primo incontro, non aveva fatto altro che trattarlo con sufficienza quasi con disprezzo. Sasuke sperava di intaccare quella sua scorza da duro, bello e impossibile, ma dopo quattro mesi ancora non era riuscito a trovare una crepa nella quale entrare.
Un solo sguardo e il corpo di Sasuke ebbe un fremito. Quella sera trovava Neji ancora più bello, con la camicia bianca e i pantaloni neri. I lunghi capelli legati in una coda che arrivava quasi fino al fondoschiena. Finse di concentrarsi sul film, quel viso continuava però ad essere una calamita.
“Guarda chi abbiamo qui” la voce del più grande lo costrinse a voltarsi verso di lui. “Il mio fratellino”
“Non sono il tuo fratellino” replicò con una smorfia.
“Dettagli” alzò le spalle noncurante.
“Come mai a casa? Credevo dormissi fuori” lo punzecchiò Sasuke scrutandolo con le sue grandi pozze nere.
“Stasera no” replicò con un sorriso malizioso. “E tu? Perché non sei in giro con quei tre perdenti che chiami amici?” sedette sul bracciolo del divano.
“Naruto, Shika e Kiba non sono perdenti!” sbottò arrabbiato. “E comunque non sono affari tuoi”
 Gli occhi torvi e la fronte corrucciata.
“Ti verranno le rughe a furia di fare così” e ridendo si mosse verso la sua camera.
“Fottiti” mormorò Sasuke furioso, ma anche terribilmente eccitato. Ogni battibecco non faceva che lasciarlo su di giri ed insoddisfatto.
Il cellulare si illuminò dall’altra parte del divano distogliendolo dai suoi pensieri di rivalsa verso Neji. Riconoscendo il nome di Naruto, il suo migliore amico, si affrettò a rispondere. “Ciao dobe”
“Ehi teme, sei sveglio allora!” lo investì con tutta la sua allegria. “Eravamo qui in un locale” urlò.
Dall’altra parte della linea gli arrivò il ritmo della musica techno. “Perché non ci raggiungi?”
“Sai che non mi piace quella roba” rispose con una smorfietta. “Però potete venire voi qui. Ho le birre e la vodka” sussurrò. Non che gli desse fastidio farsi sentire da Neji parlare di super alcolici, ma erano solo fatti suoi quello che faceva.
“Sono le due, tra un po’ andiamo che domani c’è scuola. Sai com’è Shika”
Sasuke sbuffò. l’amico era un vero secchione quando voleva, soprattutto da quando si era messo in testa di conquistare il cuore di una certa biondina di due classi più avanti, Temari.
“Va bene, ma domani mi devi raccontare tutto”
Neji fece il suo ingresso nel salotto, indosso una vestaglia di raso nero, su un pigiama dello stesso materiale, ma candido come i suoi occhi. Sasuke si bloccò, la gola secca gli rese impossibile spiccicare una sola parola.
“Ehi, teme, che c’è? Ah, capito, non puoi parlare” Naruto era uno dei pochi a sapere della sua ossessione per il fratellastro, ma anche colui che più di tutti gli aveva consigliato di lasciar perdere. Neji Hyuga non era alla sua portata. Ma Sasuke era testardo. Se voleva una cosa quella era già sua. E in quel momento voleva Neji e lo avrebbe avuto.
Neji si diresse in cucina e ne uscì poco dopo con un bicchiere di vino rosso. Sorseggiando il liquido, si fermò, gli occhi chiari fissi sul moro che steso sul divano continuava noncurante la sua conversazione. Senza neanche rendersene conto sentì la sua bocca dire: “Ehi, dobe, mi mancherai stanotte” e chiuse la comunicazione.
Neji  alzò un sopracciglio: “E così, ti scopi il tuo amichetto?”
“Ti interessa tanto sentire i cazzi miei?” sbottò Sasuke esultando dentro di sé.
“Chi è dei tre?” domandò avvicinandosi.
“Naruto” rispose Sasuke alzando le spalle.
“Ci scopi solo o state insieme?”
Sasuke fremette. Ci era cascato: “Stiamo insieme e con questo?” il cuore perse un battito. Sapeva che domani avrebbe dovuto subire i piagnistei di Naruto, ma ne sarebbe valsa la pena.
“Ho visto delle foto in camera tua. Scommetto che è quello biondo dai grandi occhi blu”
Quella sicurezza mandò Sasuke in tutte le furie, ma gli dimostrò anche che Neji era interessato alle sue cose se si prendeva la briga di guardare le sue foto. “Chi ti ha dato il permesso di entrare in camera mia?”
Neji non reagì: “Sembra un idiota, ma ti do atto. È molto carino, quasi scopabile”
“Non è un idiota!” replicò. In fondo, un po’ lo era, ma Neji non aveva il diritto di parlare in quel modo del suo migliore amico. “E poi è dolce, simpatico. Mi è stato vicino quando…” s’intristì nel ricordare il periodo seguente la morte della madre quando l’unico di cui sopportava la presenza era Naruto. Nonostante vivesse da solo, il biondino lo aveva ospitato a casa sua facendolo sentire amato. “Non ti permetto di giudicarlo. Fottiti!”
Un sorrisetto apparve sulle labbra del fratello più grande: “Ma guardatelo il mio fratellino, è proprio innamorato” e senza aggiungere altro, scomparve oltre la porta che dal salotto portava alle camere da letto.
“Stronzo” ma dentro di sé esultava. Era certo che quel piano avrebbe funzionato. Ora l’unico ostacolo era… “Naruto” mormorò. Come cazzo lo convinco?


Naruto non era preparato a quella tempesta che lo investì subito dopo aver sentito le parole dell’amico. “Mi mancherai stanotte”. Il cellulare nell’incavo tra il collo e la spalla, la bocca socchiusa e il respiro affannoso come dopo una gran corsa. Sì, doveva aver capito male, la confusione, la musica. Perché Sasuke non poteva avergli detto una frase del genere. No. Era fuori discussione. Eppure le sue orecchie avevano captato proprio quelle tre paroline e il suo cervello era andato in tilt.
Kiba lo aveva guardato stranito, poi senza dire nulla era tornato da Gaara, il suo ragazzo.
Quella notte non ci fu verso di chiudere occhio. gli rimbombarono nella testa le parole di Sasuke e il suo cervelletto aveva formulato decine di ipotesi. La più plausibile che fosse completamente ubriaco. Sì, non doveva esserci altra spiegazione. Lui, in fondo, lo considerava come il fratello che non aveva mai avuto. Almeno fino a quando non era comparso Neji. Ora il fratello lo aveva davvero anche se non di sangue. Si rese conto di non aver mai pensato a Sasuke in quel modo, neanche lontanamente. E poi a lui piacevano le ragazze. Amava Sakura e prima o poi le avrebbe chiesto d’uscire. Gli ci voleva giusto una spintarella. Si contorse sotto il piumone e solo quando stava per spuntare l’alba riuscì a scivolare in un sonno ristoratore. Gli sembrò di essersi appena addormentato quando la sveglia suonò rompendo il silenzio.
“Cazzo” la spense con un pugno, poi tornò a raggomitolarsi sotto le coperte. Non aveva nessuna voglia di andare a scuola, di affrontare quella giornata. Dopo aver poltrito per quelli che a lui parvero un’altra decina di minuti, decise di alzarmi. Il cellulare sul comodino cominciò a grattare con insistenza. “Uff, chi è che rompe”
“Naru, dove sei?” era Kiba. Di solito si vedevano prima di entrare in classe per fare colazione e chiacchierare, ma quella mattina gli era passato di mente. L’amico sembrò davvero arrabbiato per il suo ritardo
“A casa, ehm…non ho sentito la sveglia” tentò di inventare una scusa plausibile.
“Sì, come no! Stai dormendo?” urlò Kiba rompendogli quasi un timpano.
“Datti una calmata, arrivo” sbraitò Naruto pensando che la giornata si stava rivelando già pessima.
“E io qui ad aspettarti come un deficiente. Naru!” piagnucolò quasi.
“Arrivo ho detto!” e dopo aver riattaccato si precipitò giù dal letto. “Che palle, cominciamo proprio bene” sbuffò entrando nella doccia. Gli ci volle più del previsto per prepararsi visto che i capelli non volevano proprio saperne di abbassarsi. Continuavano a restare sparati in testa, gli sembrava di essere un puntaspilli. Imprecando decise di lasciar perdere. Presa la giacca si precipitò fuori dal piccolo monolocale
Kiba lo attendeva al solito posto, davanti al bar. Lo sguardo torvo e l’aria di chi voleva ammazzare qualcuno, Naruto lo raggiunse sorridendo.
“Finalmente, cazzo, Naru, ce ne hai messo di tempo. Sto morendo di fame” protestò attirandolo per la maglia e trascinandolo dietro di sé nel locale.
Naruto sospirò tristemente e lo lasciò sfogare. Mentre divorava i dolci, non faceva altro che ciarlare sul suo rapporto con Gaara, delle maratone di sesso cui il compagno lo sottoponeva e lo fece a voce così alta che i pochi occupanti dei tavoli si voltarono infastiditi.
Naruto scattò in piedi: “Kiba, vuoi abbassare quella voce? Anzi, perché non stai zitto? Non mi interessano le imprese olimpiche del tuo ragazzo!” sbatté le mani sul tavolo.
“Naru, ti calmi? Si può sapere che hai? Sembra ti abbia morso un serpente”
.”Niente, è che…ahhhhh!” geme esasperato. “Niente” e incrociate le braccia al petto mette il broncio.
“Tu sei pazzo! Andiamo va, Sasu e Shika ci staranno aspettando fuori scuola” scotendo la testa si alza a sua volta.
Non erano neanche arrivati che Naruto intravide Sasuke. Era appoggiato ad un muretto, mani in tasca e scalciava sassolini. Gli mancò il respiro tanto che fu costretto a rallentare il passo.
Non accorgendosi del suo stato d’animo, Kiba lo superò per raggiungere l’amico urlando il suo nome. Sasuke si voltò salutandoli con un cenno della testa, poi gli occhi neri si posarono su Naruto.
Un rossore colorò le guance del biondino, il quale, imprecando mentalmente, tentò di fare finta di niente. In fondo Sasuke era il suo migliore amico. Di certo voleva scherzare con quella frase, forse far ingelosire Neji. Sì. Una lampadina si accese nella sua mente come nei fumetti e con sollievo si rese conto che doveva essere così per forza. Spavaldo si avvicinò al brunetto. “Ehi teme”
“Ciao dobe, Kiba” ma la sua attenzione era tutta per Naruto. “Ritardo come al solito. Colpa tua dobe, immagino”
“Immagini bene” intervenne Kiba, mentre Naruto partiva in quarta.
“Zitto teme! La sveglia… non l’ho sentita e poi… ieri lo sai, ho preso una bella sbronza”
“No, non lo so perché ero a casa” avanzò verso di lui. “E a telefono…” ghignò. “non sembravi per niente sbronzo”
“L’ho presa dopo. Diglielo Kiba!” spintonò il moretto che in quell’istante avvistò il suo ragazzo scendere dalla moto. Era vestito di nero e rosso, un trucco pesante sugli occhi e tatuata sulla fronte la parola amore in giapponese.
“Sì, come dici tu. C’è Gaara, a dopo” e si dileguò lasciando soli Sasuke e Naruto.
“Più veloce della luce” ridacchiò nervoso il biondino dagli occhi cerulei vedendo Kiba baciare con passione il suo ragazzo. Per un attimo si sentì invidioso. Anche lui avrebbe voluto qualcuno che lo baciasse in quel modo, in particolar modo una ragazza dai capelli rosa e gli occhi verdi.
Sasuke gli circondò le spalle con un braccio e avvicinando il viso al suo mormorò: “Andiamo dobe che la campanella è suonata da un pezzo. Sono in ritardo per colpa tua”
A Naruto non piacque affatto la luce nel suo sguardo e neanche il modo in cui pose l’accento sull’ultima parola.
“Teme” mormorò pentendosi di essersi alzato dal letto.
Durante tutta la lezione, la testa di Naruto vagava da un pensiero all’altro e ogni tanto, si girava ad osservare l’amico, il quale però prestava la completa attenzione a quello che diceva il professor Iruka. Sbuffò seccato e tornò alle sue divagazioni. Quando la campanella decretò l’inizio della pausa pranzo, il biondino sospirò sollevato. Si stiracchiò nel suo banco sbadigliando. Stava pensando anche di saltare le ultime due ore per tornarsene a casa a dormire che incontrò lo sguardo dell’amico. Il tempo sembrò fermarsi e sentì le gambe venire meno. Non riusciva a capire cosa gli stesse accadendo. Deglutendo sostenne il suo sguardo, ma non fece neanche in tempo a riprendersi da quello stordimento che Sasuke lo afferrò per il gomito e lo trascinò fuori dall’aula.
“Ti devo parlare, dobe” la sua espressione seria lo spaventò, anche se doveva ammettere che era raro strappare qualche sorriso a Sasuke.
“Ehi lasciami teme, ho fame” cercò di liberarsi dalla stretta per poi rassegnarsi subito dopo a seguirlo. Se Sasuke si metteva una cosa in testa, lui non poteva fare nulla per fargli cambiare idea.
“Smettila di strillare come un’oca, non voglio violentarti!” s’intrufolò in un’aula vuota e appoggiò la schiena alla cattedra.
Quella frase lo confuse, costringendolo a chiedersi cosa stesse accadendo al suo migliore amico. Prima si innamorava del suo fratellastro, poi gli sussurrava al telefono che gli sarebbe mancato a letto e ora se ne usciva con quella roba? Sgranò gli occhi sconvolto.
“Sasu, mi preoccupi davvero” riuscì finalmente a dire una volta al riparo da occhi e orecchie indiscreti. “Cosa dovrai mai dirmi di tanto importante da farmi saltare il pranzo?”
Sasuke si appoggiò alla cattedra, le mani nelle tasche: “C’è una cosa che devo chiederti, dobe”
“Dai Sasu” saltellò nervoso. “Mi dici che hai? È da ieri che sei strano” l’impazienza lo stava mandando fuori di testa.
“Vuoi diventare il mio ragazzo?” lo disse serio scandendo ogni parola.
Gli occhi di Naruto si allargarono piano piano fino a diventare enormi, la bocca aperta e poi l’urlo: “Cosa?” scattò all’indietro. Sì, era ufficiale: Sasuke era impazzito. “Teme, ti sei forse bevuto il cervello? Che cazzo di domanda mi fai? Hai scordato che non sono gay? Che mi piacciono le ragazze?” parlava a ruota libera non accorgendosi che Sasuke lo fissava con un sorrisetto beffardo.
“Teme, ma non ti piaceva Neji? Ecco perché ieri te ne sei uscito con quella frase” continuò senza neanche riprendere fiato. “Ti voglio bene ma non esiste al mondo!” alzò la voce che divenne stridula.
“Dobe, sei un idiota. Mi lasci spiegare prima di farti venire un infarto?”
Naruto aveva il volto paonazzo, il respiro affannoso e gli occhi spiritati. Sasuke quasi si pentì di come aveva impostato il discorso.
“Ora sono idiota? Ma sentilo” incrociò le braccia al petto, sulle labbra un broncio che il moretto trovò terribilmente adorabile.
“Mi lasci parlare? Sei proprio un dobe!” ghignò avvicinandosi all’amico che stava per avere una crisi di nervi.
Temendo che stesse per baciarlo o abbracciarlo, Naruto indietreggiò, trovandosi un banco ad ostacolare la sua fuga.
“Che fai ora? Scappi? La vuoi smettere. Mi devi aiutare, ok?” sporgendosi verso di lui, Sasuke gli poggiò le braccia ai lati del corpo.
Naruto ebbe un leggero fremito mentre il cuore sembrava voler scappare via: “Aiutare? Sasuke, si può sapere che blateri? Prima mi chiedi di essere il tuo ragazzo, ora di aiutarti. Ma che…”
Le dita sulle labbra gli impedirono di terminare la frase. “Se stai zitto ti spiego. Cazzo quanto sei fastidioso”
Gli occhi blu ormai erano fissi in quelli dell’amico, il quale finalmente poté esporre il suo piano.
“Devi solo fingere di essere il mio ragazzo, dobe! Neji ha bisogno di qualche incentivo per ammettere che mi vuole! Ieri ha ascoltato la nostra chiacchierata e…”
“Per questo mi hai detto che ti sarei mancato nel tuo letto?” Naruto era stupito, ma anche molto sollevato.
Sasuke alzò gli occhi verso l’alto: “Sì, dobe. Era lì che ascoltava. Allora?”
Naruto restò in silenzio. Non aveva ancora metabolizzato il tutto e se doveva essere sincero ci capiva ancora meno di prima. Si grattò la testa con un dito: “Fammi capire teme. Tu vuoi che io sia il tuo ragazzo per finta solo per far ingelosire quel coglione pieno di sé del tuo fratellastro?”
“Esatto, allora, ci stai?” Sasuke tornò a poggiare le mani ai lati dei fianchi di Naruto.
“Mmmm” bofonchiò il biondino.
“Ci sei solo tu. Non posso chiederlo a Kiba perché Gaara mi ucciderebbe e Shika non è abbastanza carino per…”
Un sorriso apparve sulle labbra carnose di Naruto: “Mi trovi carino?”
Il volto candido di Sasuke si imporporò e distogliendo lo sguardo balbettò: “Passabile, se non fosse per questi stracci che ti ostini a portare” afferrò il bordo della maglia grande un paio di misure più grandi. “Mi sa che oggi si va a fare shopping”
“Che ha che non va questa?” mise il broncio. Come osa criticare il mio modo di vestire? Dannato teme. “Comunque non ho ancora detto che accetto” lo osserva non visto.
“Come ti pare, ma io lo farei per te” replicò fingendosi indifferente.
“Ohhhhh va bene” capitolò infine. Sapeva che non sarebbe riuscito a negare niente a Sasuke, gli voleva troppo bene.
“Grande! Dopo le lezioni ti porto per negozi, poi verrai da me!” lo istruì deciso.
“Ehm, Sasuke…” c’era una domanda che premeva per uscire, ma che la vergogna non glielo permetteva. Decise di sputarla tutta in una volta. “Ci baceremo e altro?” lo disse così velocemente mangiandosi le lettere che il moretto a stento lo comprese.
“Parla più piano. Cos’è che hai detto?”
“Dovremo baciarci e altro?” ripeté un po’ più lentamente, ma sempre come se stesse parlando di compiere un attentato.
“Sì, dobe, ma solo quando ci sarà Neji” represse un sorriso pensando che presto il fratellastro sarebbe stato suo. Al solo immaginare il corpo contro il suo, le spinte poderose e la mano delicata sul sesso, avvertì i jeans tirare sul cavallo.
Naruto lo fissò stranito e anche piuttosto preoccupato. “Ehm, Sasuke”
“Sì, Naru. Sto perdendo la pazienza!” ringhiò quasi poi vedendo quell’espressione imbronciata sul suo volto, non riuscì ad essere in collera con lui. In fin dei conti gli stava facendo un favore e neanche tanto piccolo considerando le sue preferenze sessuali.
“Io non ho mai baciato un ragazzo” confessò timidamente, abbassando la voce. “Anzi, non ho mai baciato neanche una ragazza”
“Eh?” Sasuke sgranò gli occhi scuri, poi gli si avvicinò attirandolo a sé. Le labbra si posarono sull’orecchio. “Ti insegno io, Naruto”
L’alito caldo e il suo nome pronunciato in quel modo che a suo parere era terribilmente sexy, lo fecero fremere di piacere.
Il suono della campanella e un vociare insistente li costrinse a separarsi un attimo dopo la porta si spalancò facendo affluire tutti gli studenti.
Naruto imprecò mentalmente. Dannato teme e la sua voce da letto.

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