venerdì 9 settembre 2011

Accecati dalla passione





Pairing: Jan e Miguel
Rating: NC17 vietato ai minori di 18 anni per esplicite scene di sesso.
Spoiler: terza stagione
I personaggi non sono di mia proprietà.


Jan era al buio, nel suo appartamento, con lo sguardo perso nel vuoto. Si chiese cosa gli fosse accaduto. Proprio lui, così serio e coscienzioso, si era infatuato come un ragazzino. Di chi poi? Di una donna che aveva ucciso il marito a sangue freddo. Doveva essere davvero impazzito per lasciarsi abbindolare in quel modo. Miguel aveva cercato di farlo ragionare, ma la passione e il desiderio non gli avevano lasciato scampo. Si era buttato a capofitto in quel rapporto conclusosi quando aveva dovuto arrestarla. Per colpa sua ho anche litigato con Miguel. Sono stato sul punto di sospenderlo solo perché ha avuto il coraggio di dirmi quello che pensava. Dandosi dello stupido, si alzò dal divano, aveva bisogno di restare almeno un po’ di tempo nella vasca da bagno. Il suono del campanello lo bloccò. Rifletté su chi poteva essere a quell’ora. Miguel era sul pianerottolo, lo sguardo cupo e le labbra imbronciate
“Ah, sei tu!” borbottò Jan “Che fai qui? Vuoi ribadire quanto tu avessi ragione e io torto?” lo aggredì.
“No, Jan” sbuffò offeso “Pensavo volessi parlare” entrò chiudendosi la porta alle spalle.
“Scusa, ma non sono dell’umore adatto” Jan gli voltò le spalle.
“Non ho alcuna intenzione di lasciarti rimuginare e poi, non credo tu lo voglia davvero”.
Jan si arrese, sapeva che era impossibile fargli cambiare idea “E va bene, vuoi una birra?”
“Certo” lo seguì in cucina.
Jan aprì il frigorifero e gli porse una bottiglia.
“E Benny? Sta già dormendo?”chiese Miguel mentre tornavano in salotto.
“È a casa di un amico”
Sorseggiando la sua birra, Miguel sedette sul divano. Stranamente si era creato un silenzio imbarazzante che entrambi non riuscivano a sopportare.
“Devi parlarmi di qualcosa, Miguel?” gli domandò alzando un sopracciglio “Sei fin troppo taciturno”
Lui abbassò lo sguardo osservandosi le scarpe "Senti Jan, tu hai capito quanto mi ha dato fastidio il fatto che ti fossi messo a frequentare quella donna, giusto?”
“Sì, l’ho capito”
“Scusa” mormorò Miguel.
“Non scusarti, sospettavi di lei e avevi ragione. Sono stato un idiota a cascare nella sua rete, ma soprattutto a non darti retta” Jan lo guardò con dolcezza.
“Mi dispiace di essere stato duro, ma… ”
Jan gli sedette accanto circondandogli le spalle con un braccio “Non sono arrabbiato con te, Miguel, ma solo con me stesso per essermi lasciato irretire da lei. Ero nelle sue spire e rischiavo di perdere chi conta davvero”
“Non mi perderai, Jan” si voltò verso di lui, i visi erano vicini.
Quando si rese conto che qualcosa stava cambiando nel suo corpo, Miguel decise di battere in ritirata. Scattò in piedi “Io me ne vado, Jan! Invece di tirarti su di morale ti sto deprimendo” si voltò per aprire la porta ma l’altro appoggiò la mano sulla sua “Non andartene, Miguel. Perché non vuoi dirmi cosa ti turba?”
“Non c’è niente che mi turba!”
“Non è vero!” insistette “te lo leggo negli occhi”
Rassegnato sospirò “Che cosa provi per quella donna?” c’era dolore nella sua voce.
Jan non seppe cosa rispondere, non aveva ancora avuto modo di riflettere su quello che provava.
“Non sopporto che tu stia male per quella…” continuò Miguel voltandosi verso di lui, gli occhi come braci “Era una sgualdrina e ti ha ammaliato con il sesso”.
“Non era solo sesso, Miguel” confessò “almeno era quello che credevo”
Queste parole lo colpirono come una pugnalata al cuore. Sentì il terreno mancare sotto i piedi e si aggrappò con forza alla maniglia “Capisco” mormorò con un filo di voce.
Jan continuava a mantenere la mano sulla sua, il calore era quasi insopportabile.
“Notte Jan” sussurrò lo spagnolo rassegnato.
“Rispondi a questa domanda, eri geloso di Corinna?” Jan si pressò contro di lui. Miguel esitò e Jan ripeté quella domanda tanto insidiosa “Dimmelo! Eri geloso quando mi sapevi con lei?”
L’altro confessò “Sì, Jan, lo ero. Sei contento, ora?” ansimò leggermente.
L ’altra mano di Jan si poggiò sulla schiena.
“Non mi toccare” sibilò Miguel, si stava rendendo ridicolo, non avrebbe dovuto confessare ciò che provava.
Spingendosi ancora contro il suo corpo virile Jan gli sussurrò in un orecchio “Ora, non vuoi che ti tocchi”
Eccitato Miguel chiuse gli occhi, l’alito caldo lo fece fremere, la mano di Jan scese lungo la schiena.
“Ti da fastidio se ti accarezzo?” anche Jan si sentiva strano.
“Qual è il tuo gioco, Jan?”
“Nessun gioco”
Miguel si voltò di scatto fissando l’amico con occhi colmi di desiderio, poi lo spinse con violenza contro la parete. Dopo averlo afferrato per il colletto della camicia, gli attaccò le labbra. Lo attirò maggiormente a sé e si spinse con irruenza nella sua bocca.
Jan si lasciò sfuggire un lamento, il cervello smise di formulare dei pensieri concreti. In quel momento esistevano solo lui e Miguel.
Mentre le mani mappavano reciprocamente il corpo dell'altro, Miguel, senza preavviso, strappò la camicia lasciandola cadere a terra, Jan fece altrettanto. Sembravano due belve, incapaci di reprimere oltre quegli istinti custoditi per troppo tempo nelle loro anime.
Miguel gli catturò il labbro inferiore con i denti e lo tirò leggermente, le mani scivolarono lungo il torace carezzandolo “Sei così bello, Jan” si schiacciò contro di lui affondando il viso nel collo e mordicchiandolo. Con la lingua tracciò una scia su fin sotto il mento “se solo sapessi da quanto desidero farlo”.
Jan gli portò una mano dietro la nuca cercando nuovamente le sue labbra carnose. Lo sguardo si posò sulla cicatrice che aveva sotto la bocca.
La sfiorò con un dito e baciò in quel punto, risalendo poi verso le labbra.
Miguel lo schiacciò maggiormente contro la parete e slacciò i pantaloni, lasciandoli scivolare lungo le gambe “Ti desidero talmente che se non ti scopo subito, credo impazzirò” dichiarò con occhi scuri di lussuria.
Lo baciò ancora facendolo gemere, le dita s’insinuarono dei boxer avvolgendo il membro. Jan si lasciò andare al tocco delicato, ma allo stesso tempo deciso di Miguel.
“Miguel”ansimò
“Vieni”lo afferrò trascinandolo verso il salone, mentre i boxer del biondo finivano abbandonati sul pavimento.
Miguel lo spinse supino sul divano e, dopo aver ammirato la perfezione del suo corpo, si stese su di lui sovrastandolo. Tornò a reclamare le labbra, muovendosi e provocando in Jan delle ondate di calore.
Jan ansimò “Lei è troppo vestito, senior Alvarez, ma… rimediamo subito”.
Sbottonò con irruenza i jeans, voleva averlo nudo contro di sé, percepire la sua virilità, ma soprattutto, sentirlo prepotentemente dentro.
“Scopami!” gli ordinò calando anche i boxer.
Miguel sorrise, stupito, non era da Jan quel linguaggio così scurrile. Doveva ammettere però che questo aspetto del commissario Maybach gli piaceva e molto anche.
Tornò a baciarlo con sempre più ardore, Jan strinse le gambe alla vita di Miguel come se temesse potesse sgusciare via.
Jan si mosse sotto di lui, i due sessi frizionarono.
Miguel ansimò “Lasciami prendere un preservativo”.
“Non ne ho”
“E con la spogliarellista come facevi?”era geloso, non riusciva a togliersi dalla mente il pensiero del suo Jan con quella sgualdrina uxoricida.
“Li aveva lei” confessò Jan.
“Già, logico” replicò Miguel con una smorfia “con tutto il movimento che aveva”.
“Miguel!” lo rimproverò.
“Solo il pensarti con lei mi rende furioso. Quante volte lo avete fatto?”si liberò dalla sua stretta.
“Tre”la sua voce fu solo un sussurro.
“Tre”ripeté con il cuore in mille pezzi “grandioso, era brava, almeno?”
“Non farlo”
“Cosa? Soffrire perché sei stato con quella? È tardi, Jan” gli occhi scuri si persero in quelli azzurri dell’amico.
Miguel si alzò dal divano e Jan impallidì “Non andartene, ti prego”.
“Non sto andando via, Jan” lasciando vagare lo sguardo sul suo corpo nudo, si morse il labbro “cerco di ricordare se ho un preservativo nel portafoglio”.
La sua risposta lo rassicurò “Vorrei cancellare tutto quello che è accaduto con Corinne, ma non posso” Jan si mise seduto.
“Non è vero, Jan, non dirlo, tu non lo vuoi perché per te quella donna è stata importante” ritornato da lui, gli sfiorò una guancia.
“Forse è stato il mio desiderio di trovare una donna che potesse fare da madre a Benny a…” non riuscì a terminare la frase perché Miguel gli tappò la bocca con un bacio.
Lo spinse nuovamente supino, premendosi su di lui, Jan ansimò “Miguel, mio dio”.
“Ti farò dimenticare quella donna, commissario Maybach” sussurrò mordicchiandogli il lobo dell’orecchio.
“Prendimi ora, Miguel!” gli ordinò.
“E la protezione?”
“Al diavolo, facciamolo senza” sussurrò Jan in preda al desiderio più selvaggio.
“Per quanto voglia darti ascolto, non possiamo essere incoscienti”.
“E va bene” sbuffò “corri a prendere questo cavolo di preservativo, ma torna immediatamente”.
Miguel scoppiò a ridere, poi si fiondò nell’ingresso, dove aveva lasciato i jeans. Prese un pacchettino dalla tasca e ritornò dal suo collega che lo attendeva ancora supino.
Glielo mostrò e le labbra di Jan si aprirono in un sorriso “Finalmente” allungò un braccio e lo attirò su di sé impossessandosi della sua bocca carnosa.
“Siamo impazienti, eh, cucciolo?” lo prese in giro.
“Abbiamo perso fin troppo tempo, Miguel” lo rimproverò “non lo vuoi anche tu?”
“Puoi scommetterci che lo voglio, non sai quanto”con i denti scartò l’involucro. Lo arrotolò sull’erezione.
Si insinuò nuovamente tra le sue gambe e lasciò scorrere una mano tra le natiche. Sfiorò la fessura inviolata con un dito. Lo spinse all’interno muovendolo con decisione.
Jan gemendo sommessamente, buttò la testa all’indietro. Miguel lo guardò con apprensione “Ti faccio male?”
“Sì, ma non importa, continua” si morse il labbro.
Miguel aggiunse un secondo dito conficcandolo in profondità. Gli strappò un grido, ma non si fermò “Tutto bene? Vado troppo veloce?”
“Non continuare a torturarmi!” lo supplicò aprendo gli occhi e guardandolo con desiderio.
Dopo averlo baciato a lungo, si spinse in lui lentamente. L’ultima cosa che voleva era farlo soffrire, ma sapeva sarebbe stato inevitabile.
Jan gridando appoggiò le mani sul petto, Miguel si fermò “Jan, stai bene?”
“Sì, è solo che…”
“Se vuoi che mi fermi devi solo dirmelo”negli occhi c’era preoccupazione, ma anche speranza di non sentirgli pronunciare le parole che tanto temeva.
“Fai piano però, è la prima volta” circondò la nuca con un braccio e lo attirò maggiormente a sé.
“Anche per me e voglio sia stupenda, per entrambi”.
Jan cercò di rilassarsi e Miguel cominciò a muoversi con vigore facendolo gemere.
“Miguel”strinse le labbra, il dolore era insopportabile, ma non voleva smettesse.
“Jan, mio dio, così stretto” ansimò aumentando il ritmo dei suoi affondi.
Il dolore cominciò ad affievolirsi e quando Miguel, stimolò la prostata, Jan fu catapultato in un vortice di sensazioni mai provate. Gli conficcò le unghie nella carne “Miguel, ti prego in quel punto... così." farfugliò.
"Cosa? Non capisco... "
"In quel punto, dove mi hai toccato prima”.
”Qui?”con un colpo di reni gli strappò un grido di piacere.
“Miguel, sì, mio dio, sì” Jan afferrò le natiche e lo attirò maggiormente a sé per indurlo a muoversi con maggiore vigore. Lo desiderava con tutto se stesso.
Il cuore di Jan batteva con violenza, le gote erano arrossate, i capelli umidi e il torace imperlato di sudore “Voglio sentirti fino in fondo”.
Miguel sorrise baciandolo con dolcezza e continuò i suoi assalti fino a quando l’orgasmo non lo colse travolgendolo. Senza forze si accasciò sul torace del compagno, restando ancora in lui.
Jan ansimò e gli circondò le spalle con le braccia.
“È stato grandioso” bisbigliò sfiorandogli il lobo dell’orecchio con le labbra.
“Decisamente, Jan, da quanto tempo speravo di farlo”.
“Per fortuna siamo ancora giovani e sexy e non due vecchietti con la dentiera” sorrise.
“Sì, ma non credere che sia finita, ho intenzione di trattenerti qui tutta la notte” gli occhi scuri di Miguel brillarono.
“Interessante prospettiva” ridacchiò l’altro accarezzandogli il petto.
Miguel infilò le dita nei capelli biondi “Che ne dici? Non ho delle doti che la tua spogliarellista sogna?”.
“Sì, indubbiamente” sussurrò mordicchiandogli l’orecchio.
Jan chiuse gli occhi e sospirò, si sentiva tremendamente bene tra le sue braccia.
“Sai, ero geloso marcio di te e quella”
“Lo so, ma ora siamo insieme” mormorò ascoltando il battito accelerato del suo amore.
“Hai ragione e non ho intenzione di lasciarti” Miguel lo baciò dolcemente, poi ridacchiò “Non sei venuto, Jan”
Uscì da lui e lasciandosi scivolare lungo il suo corpo, s’insinuò tra le gambe “Lascia fare a me”.
Quando le labbra di Miguel si avvolsero attorno al suo membro, Jan si lasciò sfuggire un gemito. Ansimando, chiuse gli occhi “Continua”
La testa di Miguel si muoveva velocemente, leccando e succhiando, aveva sempre fantasticato su come sarebbe stato farglielo, ma neanche nei suoi sogni immaginava sarebbe stato così bello. “Ancora, più forte” Jan gli appoggiò una mano sulla testa, se avesse avuto più di quel mezzo centimetro di capelli in testa, li avrebbe tirati.
Miguel continuò fino a quando non sentì il fiotto caldo inondargli la gola.
Leccatosi le labbra, risalì a baciarlo “Hai un buon sapore, Jan”.
Jan percorse il suo viso con un dito. È stato stupendo, dove hai imparato a farlo così bene?” nella sua voce traspariva un pizzico di gelosia.
“Mi sono lasciato trasportare, sai fin troppo bene che sei il primo” lo rassicurò, stringendolo tra le braccia.
“Si sta così bene al sicuro tra le tue braccia forti” sospirò il biondino lasciandosi coccolare.
“Anche tu non scherzi. Hai certi bicipiti da paura!” gli baciò il petto umido.
Restarono per qualche minuto, immobili, uno tra le braccia dell’altro, poi il desiderio tornò a farsi vivo. Sulle labbra di Jan un sorrisetto maligno “Sei pronto a ricominciare?”
“Sempre!”
Jan lo spinse supino e ribaltando le posizioni. Gli bloccò entrambe le braccia portandole dietro la testa, poi si sporse in avanti a intrappolargli le labbra in un bacio delicato. Scese a lambire il mento.
“Jan, cosa fai?”
“Prendo il controllo” rispose sfiorando il pomo d’Adamo con la lingua “credevi ti avrei lasciato il comando per tutta la notte?”
“Siamo intraprendenti” ridacchiò Miguel.
Senza attenere oltre Jan lo prese in sé e cominciò a muoversi.
“Jan, più veloce”.
“Miguel” urlò in preda alla passione più sfrenata.
Jan gli lasciò andare le mani e si sporgendosi in avanti, catturò il labbro inferiore tra i denti. Lo tirò leggermente. I corpi lucidi si muovevano insieme.
“Cavalcami, Jan” ordinò appoggiandogli le mani sui fianchi per indurlo ad aumentare il ritmo “Non resisto, sto venendo” raggiunse il suo secondo orgasmo.
Jan lo seguì spruzzando il seme sul torace.
“Commissario Alvarez, mio stallone”sospirò Jan alzandosi dal suo grembo e accoccolandosi, ansimante, di fianco a lui.
“Commissario Maybach, adoro fare l’amore con lei” lo circondò con le braccia e gli baciò la fronte.
Jan rise e chiuse gli occhi, era felice e non voleva pensare quali complicazioni avrebbe portato la loro relazione. Era deciso a farla durare, amava Miguel e non voleva rinunciare a lui. Ma non poté evitare di chiedersi come avrebbe reagito Benny a tutto questo. Un attimo dopo si addormentò tra le braccia del suo compagno.
Miguel l’osservò in silenzio, era stato un codardo a non confessargli ciò che provava, ma la paura di non essere ricambiato lo aveva bloccato. Si diede dello stupido. Jan lo amava, glielo aveva dimostrato facendo l’amore con lui in modo appassionato e coinvolgente. Solo due persone che si amavano sarebbero riuscite a raggiungere una tale sintonia e fusione non solo dei corpi, ma anche delle anime.
Gli accarezzò la guancia “Ti amo, Jan e questa è stata la notte più bella di tutta la mia vita e la ricorderò per sempre”
“Miguel” mormorò nel sonno “ti amo anche io”
Il cuore dello spagnolo perse un battito. Sorrise e lo baciò con dolcezza prima di sprofondare lui stesso in un sonno profondo.
Il mattino seguente li colse abbracciati sul divano. Miguel cingeva i fianchi di Jan con le braccia, la testa piegata di lato, le labbra carnose socchiuse e il respiro leggero. Jan aprì gli occhi e sorrise rendendosi conto di non aver sognato nulla. Ho davvero fatto l’amore con lui. Gli sfiorò il viso, lasciando scivolare il dito lungo il collo, fino al petto virile. Era bello, sensuale e tutto suo.
“Miguel” sussurrò.
Miguel aprì gli occhi e sorrise “Buongiorno”
“Ciao”
“Sei mattiniero, Jan”
“Sì, se vuoi dormire ancora, io intanto vado a preparare la colazione” fece per sgusciare dal suo abbraccio, ma Miguel strinse la presa “Dove credi d’andare?”affondò il viso nel suo collo.
“In cucina, sono affamato”
“Anche io, ma di te”sussurrò Miguel mordicchiandogli la pelle candida.
“Senior Alvarez, lei è insaziabile” lo baciò con dolcezza, mentre il desiderio ritornava violento in entrambi.
“Mi eccita quando mi chiami così, Jan” ridacchiò lo spagnolo “questa è stata la notte più bella della mia vita”
“Ho amato ogni istante, soprattutto, dormire tra le tue braccia” sorrise Jan “anche se questo divano non è il posto più comodo del mondo”
In quell’istante Miguel decise che non voleva più tacere. Divenne improvvisamente serio e taciturno. Jan si accorse del suo cambiamento e lo fissò stranito “C’è qualcosa che ti preoccupa, Miguel?”
L’altro sedette e, titubante, disse: “Io…mi chiedevo cosa accadrà ora”
Jan gli accarezzò una guancia “Non ho intenzione di lasciarti, Miguel, io…”
“Tu, cosa, Jan?” gli occhi neri si persero in quelle iridi cerulee che tanto amava.
“Ti amo” confessò. “mi sembrava fosse chiaro”
“Anche io, da sempre, credo” Miguel lo strinse tra le braccia, infilando le dita nei capelli biondi.
“Vorrei restare qui tra le tue braccia, anche se preferirei il letto a questo vecchio divano” sospirò Jan.
Miguel scoppiò a ridere e lo baciò scendendo a lambire con la bocca il mento e poi giù fino al collo.
“Che ore saranno?” domandò Jan.
“Come? Con il mio trattamento pensi all’ora? Dovrei ritenermi offeso” mise il broncio.
“Scusa, è che…” lo sguardo si posò sull’orologio che aveva sulla mensola accanto al divano e impallidì, erano quasi le nove. “Cavolo” lo allontanò con le braccia e scattò in piedi.
“Che c’è?” Miguel sgranò gli occhi “Ti ha morso una tarantola?”
“Sta per tornare Benny, è sabato e non va a scuola. La mamma del suo amico lo riportava direttamente qui. Vestiti, Miguel!”
Senza replicare, Miguel obbedì chinandosi a raccogliere i vestiti sparsi per la stanza. “Hai ragione, non voglio certo scandalizzare Benny facendomi trovare nudo come un verme” nella sua voce c’era dolore.
Rendendosi conto di averlo ferito, lo raggiunse “Scusami, sono stato uno stronzo”
“Lascia stare, lo capisco. Benny si sconvolgerebbe a trovarmi in questo stato”
“Non sei arrabbiato?”
“Un po’ deluso, ma ti capisco vuoi proteggere tuo figlio. È troppo piccolo per capire”
“Non voglio che ci siano dubbi, io non mi pento di quello che è accaduto”
“Lo so”gli posò un bacio sulla fronte. Indossò la giacca e si avviò verso la porta.
“Te ne vai?” domandò tristemente, era dura doversi separare.
“Sì” la voce fu quasi un sussurro “ma mi mancherai”
“Resta” lo supplicò quasi
“E a Benny come lo spieghi?” gli sfiorò il viso.
“È abituato a vederti qui” Jan alzò le spalle “Non ci farà caso”
“Tuo figlio è sveglio, sai? Secondo me lo capirà da solo”
“Sì, è sveglio, ma non così tanto. Almeno spero”
Miguel sospirò “Dovremo nasconderci come ladri”
“Credi che gli altri siano pronti per una notizia del genere?” domandò Jan.
“Sono adulti, potranno reggere allo shock” ridacchiò lo spagnolo “e poi, sai che ti dico? Non mi interessa” lo cinse con entrambe le braccia “io voglio stare con te e il resto non conta”
Le labbra di Jan si aprirono in un dolce sorriso “Ti amo, Miguel”
“Anche io, ti amo, Jan” abbassò la testa per baciarlo.
La passione esplose come dinamite, Miguel gli circondò la vita con un braccio e si spinse contro di lui.
Jan si lasciò sfuggire un gemito, si staccò “Devo rivestirmi, amore”
“Io ti preferisco così” il suo sguardo vagò lungo il corpo e si posò sul membro eretto.
“Jan, vorrei che mi prendessi” lo circondò con le dita “non sai quanto desidero sentirti dentro di me”
“Cosa? Ora?”
“Presto, so che mi farai impazzire” mosse la mano.
Jan gemette, le gambe erano come gelatina, il tocco di Miguel gli provocava delle sensazioni indescrivibili.
“Smettila o mi farai venire in pochi istanti” si lamentò Jan, ma in realtà, non voleva si fermasse.
“Vuoi davvero che smetta?” avvicinò la bocca al suo orecchio e morse il lobo.
“Miguel” la sua voce fu quasi un sussurro
In quel momento suonò il citofono, Jan impallidì “Benny”
“Rivestiti o tuo figlio ti vedrà nudo come mamma ti ha fatto” ridacchiò Miguel.
“Cialtrone” mise il broncio “apri il portone e resta qui mentre io mi vesto”
“Accolgo io il tuo Benny”
Jan raccolse gli abiti che giacevano nell’ingresso e corse in camera da letto.
Miguel aprì la porta e un attimo dopo apparve Benny. Vedendolo si buttò tra le sue braccia “Miguel”
“Benny” lo alzò e lo fece roteare, poi lo lasciò andare “sei cresciuto, non riesco quasi più a sollevarti”
“Stai invecchiando, Miguel” lo prese in giro.
“Come osi” giocarono a rincorrersi.
“Dov’è papà?” domandò il ragazzino.
“In camera, si sta…” non sapeva come terminare la frase “cambiando. Abbiamo fatto ginnastica e aveva bisogno di roba pulita.”
Benny lo guardò, poi aggrottò la fronte “E come mai sei vestito così? Non hai la tuta”
“Io…” lo stava davvero mettendo in difficoltà “mi sono cambiato prima”
Lui non sembrò molto convinto, ma scappò via senza replicare.
Miguel sospirò. Ci era mancato poco, Jan l’avrebbe ucciso se si fosse lasciato sfuggire qualcosa di compromettente.
Jan torno pochi minuti dopo, indossava un maglioncino azzurro con collo a v che lasciava intravedere una maglietta bianca e dei jeans che fasciavano il sedere sodo. I capelli erano ancora bagnati, doveva aver fatto la doccia.
Miguel lo fissò con la gola secca, era davvero un uomo stupendo ed era tutto suo.
“Jan, piccolo, meglio che me ne vada” si avvicinò guardandolo come se fosse una torta.
“Perché? È sabato trascorriamolo tutti insieme” propose Jan.
“Mi piacerebbe, ma…” si morse la lingua “non riuscirei a starti lontano. Meglio di no” appoggiò le mani sul suo torace e sospirò “Come vorrei…” si sporse in avanti e sussurrò “scoparti, Jan, ti desidero da impazzire e…”
“Non ne vedo l’ora, Miguel”
“A questo punto, credo dovrò andare a casa e fare una doccia gelata” ansimò eccitato.
Il compagno ridendo, gli accarezzò la guancia. In quel momento entrò Benny urlando “Papà, papà”
Miguel fece un passo indietro e Jan ritirò la mano. Si voltò e lo accolse tra le sue braccia “Mi sei mancato, hai fatto il bravo a casa di Deni?”
“Sì, papà, come sempre”
“Bene, ora vai in camera che devo parlare con Miguel” scompigliò i capelli biondi.
“Uffa” sbuffò “ma che avete sempre da confabulare voi due? Perché non posso restare?”
“Perché si tratta di lavoro” inventò.
Pestò i piedi e fuggì via.
“Vai da lui, io devo proprio andare. Ci vediamo lunedì, va bene?” disse Miguel sul punto di uscire dalla porta.
“No, non va per niente bene” replicò “che intendi?”
“Che ci vediamo a lavoro, lunedì”
“C’è qualcosa che non va, Miguel?” domandò vedendolo turbato.
Non rispose e Jan insistette “Sai che puoi parlare di tutto, cosa ti preoccupa?”
“Jan, io ti amo e voglio stare con te” gli confessò Miguel tristemente.
“Anche io” la sua voce fu quasi un sussurro.
“Come potremo stare insieme? Non mi va di attendere che Benny …” non riuscì a terminare la frase, Jan lo costrinse a tacere con un bacio.
Miguel si lasciò sfuggire un gemito “Non mi rendi facile andare via” mormorò staccandosi.
“L’idea era quella” ridacchiò il biondo “senti, stavo pensando…”
“Cosa?”
“Che magari, non so, potresti…” balbettò Jan “restare qualche giorno qui, sai, per provare a vedere come sarebbe…”
“Jan, prendi fiato. Di che stai parlando?” il suo cuore batteva con violenza.
“Vorrei venissi a stare qui da noi” disse tutto d’un fiato.
Miguel sgranò gli occhi, non riusciva a credere che gli stesse proponendo di andare a vivere con lui. Era qualcosa che aveva sperato solo nei suoi sogni.
“Io credevo non volessi che Benny…”
“Benny ti adora” replicò “quasi quanto me”
“Cosa dirà quando ci vedrà insieme, non voglio traumatizzarlo. Jan, è una pessima idea” protestò, ma era grande la voglia di accettare la sua proposta.
“Diremo che hai un problema alle tubature e, giacché casa nostra ha solo due camere da letto, sarai costretto a dormire con me. Sei un ospite, non posso costringerti a dormire sul divano” sorrise malizioso.
“Jan, ti ho mai detto che sei diabolico?” Miguel era davvero stupito dall’ingegno del compagno.
“No, questo mi manca” ridacchiò “Allora, che ne pensi?”
“Accetto, non potrei mai rifiutare questa proposta così allettante. Quando posso venire?”
“Quando vuoi, anzi, prima ti trasferisci meglio sarà” Jan era elettrizzato all’idea di averlo per casa.
“Siamo impazienti, eh, commissario Maybach?”
“Sì perché non vedo l’ora di addormentarmi con te e svegliarmi al tuo fianco la mattina” confessò.
Miguel sentì le gambe venirgli meno, Jan lo amava e desiderava vivere con lui. Fece un profondo respiro “Il tempo di prendere la mia roba”
“Bene, ora fila a casa a fare le valigie” lo spinse sul pianerottolo.
“Ciao Benny” urlò per farsi sentire dal ragazzino nell’altra stanza.
“Ciao Jan” gli posò un bacio sulle labbra e uscì.
La porta si chiuse e Miguel esultò per la felicità.


Epilogo

Tre mesi dopo

Miguel era occupato ad asciugare i piatti dopo una cenetta romantica con Jan. Benny era dalla nonna per qualche giorno così che i piccioncini potevano avere la casa a loro completa disposizione. Erano trascorsi tre mesi da quando si era trasferito e cominciava a pensare di dover tornare nel suo appartamento avendo continuato a pagare l’affitto, pur senza abitarci. In realtà, non aveva alcuna voglia di lasciare Jan. era stupendo potersi svegliare tra le sue braccia, ma temeva che alla fine questa situazione sarebbe risultata insopportabile. Si chiese come avrebbero spiegato a Benny il suo trasferimento definitivo. L’ultima cosa che desiderava era turbare quel ragazzino e soprattutto mettere il suo Jan in una posizione difficile. Era ancora indeciso sul da farsi quando questi lo raggiunse, circondandogli la vita con un braccio e baciandolo dietro la nuca.
“A cosa pensavi? L’acqua sta uscendo fuori dal lavandino”
Miguel si riscosse “A niente, amore. Riflettevo” prese la spugna e la passò con decisione su un piatto.
“A qualcosa di serio a giudicare dalla tua espressione” Jan sembrò preoccupato.
Lo spagnolo smise di lavare e si voltò “Pensavo alla nostra situazione”
“Di che situazione parli?”
“Io che vivo a casa tua, Jan”era imbarazzato di doverne discutere, ma sapeva di non poter più rimandare.
Il volto del compagno mutò espressione, ma non lo interruppe. Miguel continuò “Non voglio crearti dei problemi, Benny potrebbe fare domande e poi, come se non bastasse, sto continuando a mantenere il mio appartamento”
“Io credevo fosse chiaro. Miguel voglio che tu viva qui!”gli pulì una guancia dallo schizzo di detersivo.
“Sei sicuro?”
Jan per tutta risposta lo baciò spingendolo contro il lavandino “Chiama il tuo padrone di casa, comunicagli che l’appartamento è libero”
“Jan, non sai quanto mi è costato affrontare questo argomento, credevo di essere di troppo e che…”
Il compagno gli tappò la bocca con la sua. Dopo aver pomiciato per un po’, Jan lo fissò interrogativo “Sei ancora qui?”
“Come?” il cervello tentò di metabolizzare le sue parole.
“Fila a telefonare!” ordinò con un tono che non ammetteva repliche.
Miguel a quel punto scoppiò a ridere e dopo avergli scoccato un ultimo bacio, si allontanò per parlare con il suo padrone di casa.

domenica 4 settembre 2011

Sei geloso?



Squadra speciale Lipsia
Pairing: Migugel Alvarez-Jan Maybach
Spoiler: Episodio Cuori solitari 3 stagione
I personaggi non sono di mia proprietà


L’atmosfera al commissariato era incandescente. Il caso del quale la squadra si stava occupando era particolarmente spinoso e le indagini finora svolte sembravano non aver portato a nulla. Le indiziate erano molte, ognuna con un movente e con un particolare legame con la vittima. In quel momento Jan stava ragguagliando il suo capo su ciò che avevano scoperto durante gli incontri della sera precedente.
Appoggiato allo schedario, Miguel si teneva in disparte, braccia conserte, labbra imbronciate e sguardo fisso sul collega. La mente era alla sera prima, a quando, Jan lo aveva piantato in asso al bar andandosene senza una parola. Rifletteva su cosa avesse fatto per causare la sua ira.
Durante gli interrogatori, aveva osservato l’amico e aveva notato il suo cambio repentino quando era apparsa la spagnola Carmen Rubio. Si era incupito, mentre il cuore di Miguel aveva cominciato a galoppare. Gli piaceva. Quella ragazza era tutto ciò che un uomo poteva desiderare. Era bella, simpatica, dolce e a giudicare dalle vibrazioni che aveva ricevuto, anche propensa ad accettare le sue avance. Lo aveva anche rivelato a Jan, gli aveva detto che lei ricambiava, che era pazza di lui e che presto sarebbe stata sua. L’amico, invece di congratularsi, si era allontanato lasciando il locale senza neanche salutare.
Sentendo il nome di Carmen, Miguel concentrò immediatamente l’attenzione sulle parole del suo capo. Scattò in avanti e soffiò di mano a Jan la scheda “Ci penso io”
“Scordatelo!” rispose Jan furente, gli occhi azzurri fiammeggiarono “Sei troppo coinvolto in questa storia!”
“So ancora fare il mio lavoro” protestò il commissario per niente contento di quella rimostranza.
“Sì, certo” borbottò.
“E con questo che vuoi dire?” Miguel s’infervorò, detestava che mettessero in dubbio la sua serietà.
“Che sei infatuato di quella spagnola, ecco che voglio dire”
Miguel aprì la bocca per protestare, Haio, Stanco dei loro continui battibecchi, intervenne “La volete smettere? Siete peggio di due bambini! Miguel vieni con me, torniamo all’agenzia. Jan, tu e Ina recatevi dove lavorava la vittima” E senza aggiungere altro si diresse verso l’uscita.
Prima di seguire il suo capo, Miguel puntò un dito contro l’amico “Ne parliamo dopo, Jan!”
“Per me discorso chiuso!”
“Finiscila, Jan! È da ieri che sei inacidito, mi vuoi dire che ti succede?”
“Niente! Haio ti aspetta!” e gli voltò le spalle.
Miguel strinse i pugni e uscì dall’ufficio. Non è finita qui! Ti costringerò a confessare tutto.



Dopo un’estenuante giornata, Jan rientrò in ufficio e lo trovò deserto ad eccezione di Miguel. L’amico era seduto con i piedi sulla scrivania e la testa penzoloni, in grembo una pila di fascicoli. Dormiva beato, la bocca socchiusa e il respiro pesante. Jan si sentì in colpa per averlo accusato di non essere obiettivo. Si soffermò a guardarlo per qualche istante, cercando di resistere alla tentazione di sfiorare le labbra carnose e la cicatrice della quale non sapeva l’origine. Stranamente Miguel si era sempre rifiutato di spiegargli come se l’era procurata. Jan aveva quindi ipotizzato che se ne vergognasse. Vedendolo muoversi indietreggiò di un passo.
“Battiamo la fiacca?” alzò la voce
Miguel scattò abbassando le gambe e rischiando quasi di cadere. Si stropicciò gli occhi, mai vedendo che si trattava di Jan mise il broncio “Che bastardo! Pensavo fosse il capo!” si passò una mano sulla zucca rasata.
Jan scoppiò a ridere “Che fai ancora qui?” raccolse le sue cose.
“Lavoravo e mi si sono chiusi gli occhi” distolse lo sguardo imbarazzato.
“Sei irrecuperabile, amico”
Miguel lo fissò seccato “Hai finito di sfottere?”
“Dai, non te la prendere!”
“Senti, dobbiamo parlare!” lo spagnolo gli appoggiò una mano sulla spalla.
“E di cosa? Devo tornare da Benny!” sfuggì al suo tocco.
“Che ti succede, Jan?” Miguel lo bloccò “È da ieri che ti comporti come un pazzo! Prima mi lasci al bar senza una parola, poi oggi fai quelle battutacce. Vuoi dirmi una buona volta cosa ti brucia?”
Jan alzò le spalle indifferente “Mi spiace per ieri, ma ero stanco e brillo, non avevo voglia di restare!”
“Sì, certo. Perché te ne sei andato senza neanche salutare? Ti conosco troppo bene, amico mio. Non mentirmi.” Miguel si tormentò il labbro inferiore con i denti. Il suo comportamento lo stava mandando al manicomio. Non sapeva più cosa pensare o come comportarsi con lui.
“Ero arrabbiato, d’accordo?” confessò finalmente l’altro.
“Arrabbiato?” lo fissò stranito. Non riusciva a capire cosa gli avesse fatto.
“Lascia perdere, non ha importanza!”
“No! Ora parli!” gli conficcò le dita nel braccio e lo costrinse a guardarlo “Jan, si può sapere cosa ti ho fatto?”
“Hai fatto il cascamorto con quella!” dichiarò tutto d’un fiato.
Il cuore di Miguel accelerò i suoi battiti e sorpreso dalla sua ammissione, non riuscì a replicare.
“Eri talmente ammaliato che non ti sei neanche accorto che ti ha preso in giro” il volto era rosso e gli occhi allucinati “erano d’accordo. Lei e quel Pascal Bortloff”
“Cosa? Ma di che diavolo parli?”
“Lo abbiamo scoperto oggi. La bella Carmen è una professionista, se capisci cosa intendo”
Miguel reagì scostandosi e Jan continuò “Erano in combutta per spillare denaro ai clienti dell’agenzia e tu ci sei cascato come un allocco. Ti ha sedotto con i suoi occhioni da cerbiatta”
Il giovane commissario strinse i pugni per la rabbia “Che stupido sono stato”
“E scommetto che c’entra anche con il suo omicidio”
Miguel si accasciò sulla sedia “Mi sono lasciato irretire come un ragazzino”
Vedendolo così abbattuto, i lineamenti di Jan s’addolcirono “Non essere così severo con te stesso”
“Questa volta mi racconterà la verità!” esclamò scattando in piedi.
“La interrogherò io, tu sei troppo coinvolto!”
“No!” lo spagnolo scosse la testa “Devo farlo io. Voglio che mi dica come stanno davvero le cose guardandomi negli occhi”
“Sei sicuro?”
Annuì distratto, poi alzando lo sguardo verso Jan mormorò “Però, non mi hai risposto! Perché eri arrabbiato?
“Vedi, io…” balbettò schiarendosi la gola, i capelli gli ricadevano sulla fronte.
“Tu cosa?” mormorò ansimando.
“Ero geloso” ammise infine con un filo di voce.
Miguel si avvicinò, trovandosi ad un soffio dal suo volto, sulle labbra un sorrisetto “Geloso? Di Carmen?”
“Non gongolare! Sì, ero geloso”
Miguel si sporse verso di lui, il caldo respiro sulla pelle, un’eccitazione improvvisa causata da quelle due paroline.
“Al vederti fare il pesce lesso con lei, ho provato qualcosa che…”
L’amico era esterrefatto, non lo aveva mai sentito così insicuro e impacciato come in quel momento.
“Un dolore nel petto, lancinante” si poggiò la mano all’altezza del cuore.
“Ma perché sei scappato via? Io temevo di averti fatto qualcosa”
“Mi parlavi di come era pazza di te. Se fossi rimasto, ti avrei di certo preso a pugni, Miguel!”
“Avevo bevuto, Jan”
“E con questo? Scusami, hai il diritto di flirtare con chi vuoi” abbassò lo sguardo, ma Miguel notò che era arrossito.
Attiratolo in un abbraccio, gli baciò una spalla “Non è successo niente”
Inizialmente lo sentì irrigidirsi, poi sciogliersi e ricambiare la stretta “Non posso farci niente, sono geloso marcio”
“Anche io” gli sussurrò Miguel all’orecchio.
Jan si allontanò come scottato “Come?”
“Sono geloso di tutte le donne che ti si avvicinano” si spinse contro di lui “Sei così bello e dolce. Ieri, quando ti ho visto con quella donna con la bambina, ho temuto potessi vedere in lei una madre per Benny” toccò il collo, scendendo verso il colletto della camicia “Sorridevi e sembravi così a tuo agio”.
Il respiro di Jan divenne affannoso “Che fai?”
Senza rispondere, Miguel sfiorò il ciuffetto di peli che fuoriusciva dal colletto della camicia.
Jan ansimò. Quel tocco lo stava facendo impazzire “Fermo, Miguel!” ma non sembrò per niente convinto.
“Davvero devo fermarmi?” accarezzò il lobo con le labbra, lo catturò succhiandolo. La mano scese a sbottonare un paio di bottoni.
Jan chiuse gli occhi e piegò la testa di lato. Miguel lo prese come un invito a continuare e dopo averlo spinto a sedere sulla scrivania, poggiò la bocca sul petto scoperto, assaporando il gusto salato della sua pelle.
“Miguel” ansimò Jan lasciandosi andare alle sue carezze.
“Il mio Jan” s’insinuò tra le sue gambe e gli sfilò la camicia dai pantaloni. Percorse gli addominali con i polpastrelli, attardandosi a giocherellare con la peluria che spariva all’interno dei pantaloni. Miguel lo sentì fremere, tendersi verso di lui.
“Che stiamo facendo” protestò guardandolo con i suoi grandi occhi azzurri.
“Ti dimostro quello che provo per te” Miguel si sporse verso di lui e lo baciò con dolcezza. Lambì prima le labbra, poi con la punta della lingua gli chiese il permesso d’entrare. Jan gli prese il volto con le mani e socchiudendo la bocca, ricambiò con ardore il bacio.
Si persero entrambi nelle sensazioni che provavano uno tra le braccia dell’altro.
Staccatosi per mancanza d’aria, lo spagnolo boccheggiò “Lo sapevo”
L’amico lo fissò interrogativo, respirava a fatica e il volto era rosso e accaldato.
“Il tuo sapore, Jan, è inebriante” e tornò a reclamare quelle labbra così invitanti “e non mi stancherei mai di assaporarti”
“Dici così a tutte le tue conquiste?”
“Solo se ne vale davvero la pena” le dita vagarono sul ventre, disegnando dei piccoli cerchi attorno all’ombelico.
Jan si lasciò sfuggire un lamento “Ora capisco perché non riescono a resisterti”.
“Non pensare a loro, ma a questo” si sporse per baciarlo ancora, ma lui lo bloccò.
“Dimmi la verità, cosa c’è stato tra te e Carmen Rubio?” detestava il pensiero di Miguel con quella donna. Voleva che fosse solo suo.
“Niente, Jan” la bocca si posò sul naso, scese sul labbro superiore.
“Ma avresti voluto” si tirò indietro.
Miguel sbuffò “È una bella donna, disponibile, ma non significa niente per me”
Jan distolse lo sguardo e Miguel comprese: era ancora geloso. Lo costrinse a guardarlo “Jan, ancora non lo hai capito?” si perse in quelle pozze limpide “Sei la persona più importante per me e nessuna donna si potrà mai mettere tra noi”
“Ma…” cercò di obiettare, ma Miguel lo attirò in un abbraccio e affondato il volto nel suo collo, lo baciò rumorosamente.
Jan sorrise e lo strinse con forza, godendosi il suo calore.
Miguel continuò a stringerlo fino a quando non lo sentì rilassarsi.
Jan gli portò una mano dietro la nuca e cercò le sue labbra. Quella sera la gelosia si dissolse lasciando il posto alla passione.


martedì 12 luglio 2011

Pesi, sudore e pensieri peccaminosi



Squadra speciale Lipsia
Spoiler: Nessuno
Pairing: Jan-Miguel
I personaggi non mi appartengono

La serata è terribilmente calda, quasi afosa per essere ancora in giugno. Molti abitanti inseguono il refrigerio bagnandosi nelle fontane o cercando riparo dal sole nelle zone alberate. Jan e Miguel invece trascorrono le ore libere dopo il lavoro ad allenarsi in palestra. In realtà è Jan a fare esercizio giacché Miguel si limita a osservare il collega. Data l’ora tarda, la sala è pressoché deserta e quando anche l’ultimo atleta esce, si ritrovano soli. Jan siede su una panca, tra le mani stringe due pesi da venti chili. La canotta bianca impregnata di sudore e i capelli umidi attaccati sul collo e sulla fronte.
Miguel ozia su una panca di fronte. Reprime a stento uno sbadiglio, poi si stiracchia. Quella sera è talmente stanco che avrebbe fatto volentieri a meno di quelle due ore in palestra, ma non voleva deludere Jan. Vedendolo così serio e concentrato sorride.
“Invece di restare lì a fissarmi vieni a darmi una mano!” la voce del compagno lo riporta alla disciplina.
“Sono stanco, torniamo a casa” protesta Miguel alzandosi controvoglia.
“Resisti ancora un po’” lo prega con un sorriso così dolce che non riesce a dire di no.
“E va bene, ma solo se mi offri la cena, sto morendo di fame!” lo raggiunge mettendosi alle sue spalle.
“Pensi sempre a mangiare tu?” scuote la testa divertito, poi a tradimento gli afferra quel rotolino che sporge dalla maglietta e lo strizza “E questo? Tutti gli hot dog e patatine che ti sbafi quando non ci sono!”
“Smettila Jan!” si divincola seccato “Non tutti riescono a stare tutta la giornata con insalata e pollo lesso come te”
“Alimentazione sana, amico mio. Non dimenticarlo!” lo redarguisce saccente.
“Sei noioso!” si abbassa verso di lui, i visi possono quasi sfiorarsi. “E ora, lavora altrimenti non ce ne andiamo più!”
“Aiutami, dai. Prendimi quel bilanciere” glielo indica.
Miguel obbedisce, ma quando cerca di tirarlo su, per poco, non resta piegato in due. “Cazzo” impreca.
“Troppo pesante?” sulle labbra di Jan un sorrisetto maligno.
“No, affatto!” nega. Non ammetterebbe la verità neanche sotto tortura. Stringendo i denti, trasporta quel peso fino alla panca.
Jan lo aiuta a metterlo sui ferri, poi si stende. Miguel si porta alle sue spalle e lo solleva porgendoglielo. Le mani si sfiorano e quando Jan lo guarda, avverte le farfalle nello stomaco. Vede i muscoli del collo di Jan tendersi per lo sforzo, il sudore gli imperla la fronte e il torace di alza e si abbassa velocemente. Tentando inutilmente di concentrarsi, Miguel deglutisce rumorosamente, il corpo di Jan lo attrae come una calamita. Lo sguardo si sposta dagli addominali lasciati scoperti dalla canotta alla scia di peluria che si perde nei pantaloncini. Con la gola secca scende verso il pacco e pensando al regalino che cela, si sente avvampare. Un rivolo di sudore gli scende dalla fronte. Cosa cazzo mi accade? Come se non lo avessi mai osservato allenarsi.
Quando Jan gli passa il bilanciere, Miguel torna a concentrarsi sul suo compito di personal trainer. Lo posa sul pavimento, poi prende due pesi da trenta chili. Jan esegue gli esercizi con grande serietà e Miguel lo aiuta a mantenere la posizione eretta, ma ben presto, decide che si sta sforzando troppo.
“Riposati! Ti verrà uno strappo se continui così!”
“Okay” e si muove per rimettere i pesi al loro posto. Tornato sulla panca, massaggia le braccia indolenzite.
“Povero Jan, non hai più l’età per pompare in questo modo!” gli appoggia le mani sulle spalle.
“Come osi!” protestò lanciandogli un’occhiataccia.
“Stai invecchiando!”
“Vecchio sarai tu. io sarei capace di continuare per ore!” ribadisce sfidandolo.
“Ok, ho capito” Ridacchiando Miguel stimola i muscoli contratti. Quando lo sente sospirare di piacere, aumenta la pressione “Come sei teso, Jan” si sporge verso di lui. L’alito caldo solletica la pelle dell’amico. “Ora penso io a te”
“Devo ammetterlo! Sei bravo” mormora Jan rilassandosi sotto il suo tocco “non credevo sapessi fare così bene i massaggi”
Miguel siede dietro di lui appoggiando il torace contro la sua schiena “Ci sono molte cose che non sai di me, amico mio” stimola il collo con i polpastrelli.
“Per esempio?” Jan si lascia sfuggire un mugolio dopo l’altro
“Niente da fare!” le dita si spostano sulla nuca. “Per ora dovrai accontentarti di questo, poi…chissà”
“Che sbruffone!” protesta il biondino, ma le mani fresche di Miguel sono un refrigerio per il suo corpo incandescente.
Miguel gli posa un leggero bacio sulla pelle sudata, trasferendosi sul collo. Quando Jan inclina la testa di lato invitandolo a proseguire, Miguel risale lungo la gola. “Stai meglio?” domanda lo spagnolo, lasciando scivolare le mani lungo la schiena.
“Non ancora” e le dita del compagno s’intrufolano sotto la canotta, lambendo il ventre. Percorrono gli addominali umidi risalendo lentamente verso il petto.
Sentendo Jan ansimare, Miguel geme eccitato. L’erezione gli preme contro la stoffa leggera dei pantaloncini. “E ora?” cattura il lobo tra i denti, mentre una mano raggiunge un capezzolo. Lo stuzzica.
La voce di Jan gli si strozza in gola “No”.
“Dovrò rimediare allora” sussurra Miguel mordicchiando l’orecchio.
Quando l’altra scende fino al bordo degli shorts, Jan gli blocca la mano e senza preavviso se la porta una alle labbra. Succhia le dita, uno per volta, assaporando il gusto salato della sua pelle.
Spiazzato da quel gesto, Miguel trattiene il respiro e quando avverte la carezza della lingua, il cuore aumenta i suoi battiti. Si pressa maggiormente contro di lui.
Jan si volta a guardarlo e per provocarlo gli mordicchia il polpastrello. Non contento, lascia scivolare la mano di Miguel fin dentro i pantaloncini.
“Cazzo” quando si ritrova a toccare il sesso del compagno, Miguel impreca.
Comincia a muoverla e Jan si morde il labbro inferiore: “Non ti fermare” butta la testa all’indietro.
“Jan, guardami!”
Lui obbedisce e incontra gli occhi scuri come braci. Miguel gli sfiora la bocca con un bacio, la solletica e solo quando non può resistere oltre, si spinge all’interno. Jan risponde con trasporto, allacciando la lingua alla sua. Si baciano a lungo, come se non riuscissero a restare lontani l’uno dall’altro, staccandosi solo per mancanza d’aria. Turbati dalla miriade di sensazioni che si ritrovano a provare boccheggiano.
“Ecco scoperto in cos’altro sei bravo” Jan sorride malizioso
“E non hai ancora visto tutto, amico mio” Miguel ricomincia a muovere la mano all’interno degli shorts di Jan.
“Dopo tocca a te!”
“È una minaccia?” sussurra tra un bacio e l’altro.
“No, una promessa!” negli occhi una strana luce.
Miguel ammicca, mentre si fa largo dentro di lui il sospetto che le intenzioni di Jan siano di non lasciare la sala attrezzi fino a quando non avrà mantenuto la sua promessa.

domenica 10 luglio 2011

Io non dormo in macchina





Pairing: Jan Maybach- Miguel Alvarez
Spoiler: 4 stagione La ragazza venuta dall'est.
I personaggi non mi appartengono.

Varcata la soglia della camera, Jan strabuzzò gli occhi e sulle guance apparve un leggero rossore. Quel posto era peggiore di come lo aveva immaginato. Al centro un letto matrimoniale con cuscini di pizzo, piume e lenzuola di seta rossa. Alle pareti quadri con scene di sesso e sui comodini oggetti fallici e altri accessori.
Miguel per niente a disagio, si buttò pesantemente sul letto stiracchiandosi. “Ah, com’è morbido!” lanciò poi un’occhiata all’amico, il quale restava davanti alla porta senza accennare ad entrare
“Che fai lì impalato!”
“Io qui non ci dormo!” replicò con una smorfia.
“E perché?” Miguel si mise seduto.
Jan alzò le braccia in aria “Perché? Tu mi chiedi perché? Siamo in un bordello, Miguel! E neanche voglio sapere cosa ci hanno fatto in questo letto” si chiuse la porta alle spalle e avanzò verso il compagno.
Dalla stanza accanto provenivano gemiti e incitazioni che contribuirono ad aumentare il suo imbarazzo.
Miguel ridacchiò divertito “Cavolo. Si stanno dando da fare”
Jan si lasciò sfuggire un’espressione disgustata, causando l’ilarità dell’amico: “Sei irrecuperabile. Puoi dormire in macchina se proprio ti fa schifo. Sappi solo che io lì non ci dormo e che ho intenzione di godermi questa stanza piena di confort”
Non riuscendo a trovare una scusa plausibile, Jan sbuffò: “E va bene, ma sappi che lo faccio solo perché…” sentendo degli ansiti, si bloccò.
La televisione era accesa e sullo schermo una bella bionda stava succhiando l’enorme membro dell’unico uomo presente. La mascella del commissario per poco non cadde: “sono stanco” concluse come ipnotizzato dalla scena.
“Caspita, che bomba!” commentò Miguel intrigato dalla performance “Questo posto comincia davvero a piacermi!”
“Miguel!” lo rimproverò Jan ritrovando la ragione.
L’ispanico sbuffò: “Ti vuoi rilassare? Dai” batté la mano sul copriletto.
Jan obbedì e gli sedette accanto.
Miguel gli circondò le spalle con un braccio: “Ma non capisci la fortuna che abbiamo? Siamo circondati da belle donne e se solo volessimo…” ammiccò.
Jan scattò nuovamente in piedi “Scordatelo! Io non vado con le prostitute!”
“Neanche io però…” ghignò maligno.
“Però cosa? Miguel, ma fammi il piacere” si mosse a spegnere il televisore “Non ti è bastato l’incontro ravvicinato di oggi? Se penso a quella come ti si strofinava addosso” dal tono traspariva tutta la sua gelosia.
“Era per ottenere informazioni!” anche Miguel si alzò raggiungendolo “Mi sono sacrificato per la causa!”
“Sì, certo. Sacrificato!”
“Perché te la prendi? Ho fatto il necessario per…” l’espressione sarcastica di Jan lo costrinse a tacere.
“Quella ci provava e tu ci stavi. Secondo me ti sei pure divertito!” tornò a guardarlo.
“Mi ha eccitato averla addosso, ma è stata una reazione al contatto” confessò Miguel.
“Lo sapevo!” Jan si avvicinò al letto e si spogliò nervoso.
“Che cavolo hai ora? Jan, mi vuoi dire che ti prende?” lo afferrò per un braccio costringendolo a girarsi.
“Non mi prende niente, Miguel! È solo che non mi capacito che tu possa eccitarti per una donna del genere!” gli occhi azzurri brillavano.
“Non mi ha eccitato lei” cercò di spiegargli “ma tutta la situazione”
Jan provò un dolore in pieno petto. Se solo avesse potuto, sarebbe scappato via per non affrontare il suo sguardo indagatorio. “Se non c’ero io ci avresti…?” non riusciva neanche a dirlo, gli faceva troppo male.
“Sei fuori?” reagì lasciandolo andare “Ma l’hai vista? Neanche morto. Jan!” inorridì solo all’eventualità: “io le preferisco giovani e con le curve al punto giusto” cercando di sdrammatizzare, gli strizzò l’occhio: “davvero pensi che potrei essere attratto da quella gallina?”
“Vederti con lei ha risvegliato dei sentimenti che non pensavo di avere” abbassò lo sguardo.
Miguel trattenne il respiro: “Che vuoi dire?”
Jan titubò qualche istante, poi sussurrò “Sono geloso e possessivo”
Lo spagnolo sorridendo, accorciò la distanza tra loro e Jan continuò: “Non mi va di saperti con nessuna donna, tanto meno in balia di prostitute che possono mischiarti chissà cosa”
“Userei precauzioni” strizzò l'occhio.
Quella frase sconvolse Jan facendogli salire la rabbia: “Allora, accomodati! Vai pure a intrattenerti con qualche sgualdrina!” sbottò scostando il lenzuolo. “Stronzo” mormorò con un filo di voce.
La risata cristallina di Miguel costrinse Jan a voltarsi e a fissarlo incredulo.
Lo spagnolo decise di mettere fine a quella farsa. “Ci sei cascato come un pollo!”
Vedendo che Jan lo fissava, Miguel continuò a ridere: “Ti ho preso in giro! Non è vero niente!”
Jan aprì la bocca per parlare, ma l’altro lo precedette: “Ma l’hai vista? Avrà avuto più di quarant’anni e poi pesava un accidenti!”
“Perché mi hai mentito?” Jan gli sferrò uno scappellotto.
Miguel ghignò: “Mi piace provocarti!” e dopo averlo spinto con forza sul letto, gli sedette in grembo. “Che credulone sei!”
“Lasciami!” Jan si dimenò cercando di liberarsi dalla sua stretta.
“Non ci penso proprio!” continuò a ridere divertito. “Sei troppo divertente quando ti arrabbi”
Jan aggrottò la fronte, mentre aumentava il bisogno di prenderlo a pugni. “Ti faccio passare la voglia” lo colpì con dei pugni sul petto, ma Miguel afferratogli le braccia, le bloccò contro il materasso.
“Sei mio!” si sporse in avanti, spingendo il bacino verso il basso.
Il biondo cominciò a sentirsi a disagio in quella posizione. La vicinanza di Miguel gli provocava uno strano formicolio alle parti basse e la frizione del suo corpo, contribuiva ad animare il sesso nei pantaloni. “Mollami, Miguel!” risuonò come un grido strozzato.
“Altrimenti che fai?” lo provocò muovendosi su di lui.
“Te la faccio pagare cara e non scherzo!”
“Ma davvero!” si protese in avanti, i visi potevano quasi sfiorarsi
Quando Jan avvertì il respiro caldo di Miguel sulla pelle, il cervello gli mandò un segnale di pericolo.
“Arrenditi! Sono il più forte!” Miguel sorrise maligno, gli occhi fissi sulle sue labbra.
“Sei solo uno sbruffone” Jan tentò di pensare a qualcosa di poco sensuale che potesse far diminuire l’eccitazione che provava, ma fu tutto inutile. L’erezione premeva inesorabile contro la stoffa leggera dei pantaloni.
Miguel si accorse del suo stato: “Il film ha fatto effetto anche a te, vecchio birbante!” gli sferrò un pizzicotto sul braccio, poi si spostò verso l’ascella.
Imbarazzato, Jan tentò di scrollarselo di dosso, ma Miguel non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare. Continuò a pizzicarlo, scendendo lungo il torace scolpito. Insinuò la mano sotto la maglietta e accarezzò gli addominali a tartaruga dei quali il compagno andava tanto fiero.
Jan ansimò, le sue mani fresche contrastarono con il calore della sua pelle.
Gli occhi scuri dello spagnolo bruciavano come braci e Jan si sentì perduto. Senza rendersene conto le bocche s’incontrarono per un bacio fugace. Fu un leggero tocco, ma sufficiente a sconvolgerli.
Miguel si scansò con il cuore che faceva le capriole e lanciò un’occhiata a Jan, il quale ansimava visibilmente turbato. Ciò che lesse nel suo sguardo lo illuminò: il desiderio era ricambiato e quella notte il destino aveva fatto in modo che si trovassero a dividere un letto. Conscio di quello che anche Jan provava, Miguel si stese su di lui e tornò a baciarlo lentamente, gustando ogni attimo.
Ansimando Jan rispose con trasporto e lo attirò più vicino. Le bocche si cercarono e stuzzicarono, mentre le lingue duellavano tra loro.
Per mancanza d’aria, Jan fu il primo a staccarsi. Boccheggiando sfiorò il volto dell’amico. Lambì anche la cicatrice e sospirando, scese lungo il collo: “Potrei percorrere il tuo corpo a occhi chiusi”. Nonostante fossero solo amici, sapeva di conoscere Miguel meglio di chiunque altro.
“Io invece non vedo l’ora di guardarti senza questi stracci” gli prese la mano e mordicchiò le dita.
Jan si sentì invadere da un calore improvviso e desiderò solo poter trascorrere tutta la notte ad amarlo, a vezzeggiare ogni centimetro del suo splendido fisico.
“Ma non stanotte”
La sua scelta spiazzò Jan che si ritrovò a fissarlo incredulo.
Miguel sorrise e dopo avergli posato un leggero bacio sulla bocca socchiusa, appoggiò la testa sul suo petto: “Davvero pensavi l’avremmo fatto in questa stanza così squallida?”
“No, è che…in effetti non fa una piega”
“E poi, voglio che ti senta a tuo agio e qui non lo sei”
Incapace di proferire parola per l’emozione, Jan lo strinse con forza a sé e gli posò un bacio sulla fronte. Quando lo sentì respirare in modo regolare, si assopì a sua volta.

sabato 9 luglio 2011

Lezioni di tango



Un professore di spagnolo, e il suo cane. Un veterinario e suo figlio. Una ragazza passato dell'uno e presente dell'altro.
L''amica punkettara. Adolescenti irrequieti e un amore imprevedibile. Tanti animali e, sullo sfondo, la provincia marchigiana, a ritmo di tango.