lunedì 18 maggio 2009
Il poeta della porta accanto capitolo IV
*Immagine di Y. Nitta
Capitolo IV
Il pomeriggio seguente, William era a casa a lavorare, ma ogni volta che tentava di concentrarsi, ripensava alle parole di Alex e al dolore che aveva provato nel sentirgli dire che ciò che era accaduto tra loro era stato solo un errore. Era deluso, ma sperava che leggere quella poesia così piena d’amore lo avrebbe portato a cambiare idea Si alzò dalla sedia e sbirciò dalla finestra, l’auto di Amber non era nel vialetto, doveva essere a lavoro.
Scosse la testa, lavorava troppo, se fosse stato al posto di Alex non avrebbe sopportato quelle continue assenze e le notti lontana da casa.
Chissà se quella ragazza si rendeva conto della fortuna che aveva ad avere Alex accanto, che l’amava e che le era così fedele. Sospirò tristemente, ma perché continuava a farsi del male? Glielo aveva detto chiaro e tondo che tra loro non ci sarebbe mai potuto essere un futuro e doveva guardare in faccia la realtà. Si sentiva un vero idiota per la scenata che gli aveva fatto la sera precedente, ma aveva esagerato con la birra.
Decise di chiedergli scusa, avrebbe attribuito il suo comportamento all’alcool e tutto sarebbe finito con una pacca sulla spalla e una fetta della sua favolosa torta. Afferrò la giacca e aprì la porta, attraversando il vialetto con passo deciso, arrivò davanti alla sua porta, bussò, ma non ottenne alcuna risposta. Sembrava non esserci nessuno in casa, sbuffò seccato, aveva sperato di parlargli.
Fece per attraversare la strada quando notò un particolare che lo stupì: il garage era chiuso con un catenaccio. Corrugò la fronte, dovevano essere partiti. Era stato forse il suo atteggiamento a costringerlo ad andarsene? No, non avrebbero potuto lasciare la casa in quel modo, doveva esserci una spiegazione valida a tutto questo.
Improvvisamente una voce stridula pronunciò il suo nome “Signor Bradford?”
William si voltò e vide la signora Pattinson affacciata alla finestra che cercava di attirare la sua attenzione sbracciandosi. Sospirò, stupito, cosa voleva da lui?
“Salve Mrs Pattinson, cosa posso fare per lei?” la raggiunse e le rivolse un sorriso di circostanza “Come sta?”
“Bene, grazie, figliolo, cerca il signor James?”sulle labbra un sorrisetto.
Si finse indifferente, ma dentro di sé maledisse quella vecchia impicciona “Avevo un favore da domandare, ma non importa, attenderò che ritorni”
“Non c’è nessuno in casa”lo informò “la signorina Amber è tornata dal lavoro questa mattina presto, ma dopo pranzo è riuscita, mentre il signor Alex è uscito un’ora fa con un borsone e qualcosa sulle spalle, un tubo, credo”
“Come?”la notizia lo sconvolse “Capisco”si morse leggermente il labbro inferiore e si domandò dove potesse essere andato.
“Vuole prendere un the con me?”gli propose poi la donna“Sono le cinque ed io sono solita bere un the, ma anche lei, immagino, è inglese vero?”
“Sì, sono inglese”rispose “ma non posso unirmi a lei, ho un lavoro da terminare”
“Peccato, mi sarebbe piaciuto fare quattro chiacchiere”sospirò la donna puntando su di lui i suoi occhietti sospettosi.
“Sarà per un’altra volta, ho dei compiti da correggere e una lezione da preparare per domani”le sorrise, ma dentro di sé si sentiva morire, desiderava parlare con Alex.
“Certo, buona giornata, signor Bradford”
“Buona giornata, Mrs Pattinson”e si allontanò verso casa, continuando a sentire il suo sguardo bruciante.
Entrò e colpì la porta con un pugno, dove poteva essere andato? La sera precedente non aveva menzionato alcun viaggio. La mente cercò di pensare a qualche motivo plausibile, poi ricordò le parole della donna, Alex aveva portato con sé un tubo.
Sulle labbra gli apparve un sorriso, doveva essersi recato nella cittadina in cui doveva realizzare quel lavoro. Doveva essere così. Sospirò di sollievo, ma in quel momento una vibrazione nella tasca dei pantaloni lo fece sussultare “Pronto?”
“Will?”
Fremette, quella voce l’avrebbe riconosciuta tra mille “Ian?”sussurrò appoggiandosi alla parete, il cuore gli batteva con violenza nel petto e le gambe sembravano non voler reggere più il suo peso.
“Ciao, Will”
“Cosa vuoi?”gli domandò riprendendosi dalla sorpresa “Ti ho già detto di non chiamarmi più”
“Mi manchi, Will”disse semplicemente “voglio vederti”
“No”alzò la voce “quante volte devo dirtelo? Non abbiamo più niente da dirci e non voglio vederti”
“Non attaccare, ti prego, ascoltami”
“Lascia perdere, Ian, non c’è nulla che possa farmi cambiare idea”e chiuse la comunicazione “dannazione, proprio ora? Come potrei anche solo pensare di tornare con lui dopo il modo in cui mi ha trattato? Tradirmi con il mio migliore amico, scopare con lui nel nostro letto”
Scosse la testa, calde lacrime gli scesero dalle guance, si lasciò scivolare sul pavimento e pianse.
Alex giunse nella cittadina di Newark pocodopo il tramonto. Quel mattino stesso, aveva ricevuto una telefonata da parte della segretaria del sindaco che gli chiedeva di recarsi in città per aggiornare lui e i finanziatori dei progressi che stava compiendo con il progetto per il nuovo centro sportivo. Durante il viaggio aveva ripensato agli avvenimenti della sera precedente, William gli aveva scritto una poesia, mentre lui lo aveva trattato malissimo e solo ora se ne rendeva conto, ma aveva voluto essere sincero e schietto. Quel foglio giaceva in una tasca del cappotto, quasi come non se ne volesse separare mai. Lo sfiorò con una mano e sospirò tristemente, temeva che William lo odiasse per averlo illuso e poi respinto. Che avrebbe fatto se avesse perso anche la sua amicizia? Come avrebbe potuto continuare a vivere nella casa di fronte senza poterlo vedere. Si diresse verso l’ufficio del sindaco seguendo le indicazioni che gli erano state fornite, poi una volta davanti all’edificio, che era un semplice palazzetto a due piani, parcheggiò l’auto.
Prese il tubo con i suoi disegni dal sedile posteriore e scese, lasciando il borsone nel portabagagli. Indossava un completo color crema, voleva essere elegante per quell’incontro di lavoro, entrò e si avvicinò al desk d’informazioni dietro il quale sedeva un giovane sui venticinque anni, dai corti capelli rossi e una moltitudine di lentiggini sul viso, intento a parlare in un microfono.“In cosa posso esserle utile?”gli domandò smettendo di parlare e puntando su di lui i suoi grandi occhi verdi.“Ho un appuntamento con il sindaco Forrest”rispose mostrando il rotolo che stringeva in mano.“Lei è?”aprì un’agenda per vedere se il suo nome fosse nella lista degli appuntamenti del sindaco.“Alexander James”“Sì, si può accomodare, seconda porta a destra”e gli rivolse un sorriso di circostanza.“Grazie”e percorse il corridoio fino alla porta che gli era stata indicata dal giovane receptionist. Fece un profondo respiro e bussò “Avanti”Alex aprì la porta ed entrò, il sindaco era dietro la scrivania, era un uomo sulla quarantina, capelli neri, occhi scuri, fisico asciutto e longilineo.
Si alzò e gli andò incontro stringendogli la mano “Buongiorno, signor James, è un piacere rivederla”gli rivolse un sorriso sincero “La prego, si accomodi”“La ringrazio, signor sindaco, molto gentile”e sedette su una poltroncina di pelle, mentre lui prendeva posto dietro la scrivania “Come sta?”“Bene, lei? Spero di non averla messa in agitazione con la mia telefonata, ma desideravo parlarle di persona”“No, nessun problema”scosse la testa “Si tratta del mio lavoro, sono sempre pronto a partire quando c’è bisogno”“Mi compiaccio, signor James”si sporse leggermente in avanti appoggiando i gomiti sulla scrivania “Ora, veniamo al motivo per cui le ho chiesto di venire”“Ho portato anche il progetto se in seguito vorrà dargli un’occhiata”si appoggiò il rotolo sulle gambe.“Con molto piacere, ma ora vorrei domandarle di apporre delle modifiche”“Modifiche? Di che genere?”domandò il giovane in ansia “Il progetto iniziale era di creare un palazzetto dello sport, ora, però, mi sono reso conto che la città avrebbe bisogno di una struttura più grande e attrezzata, un centro con piscine, campi da pallavolo, da tennis, da basket”Alex sgranò gli occhi, era un progetto estremamente ambizioso ed impegnativo, ne sarebbe stato all’altezza?“Signore, perdoni questa mia domanda, ma come mai non avete predisposto un progetto del genere fin dall’inizio?”
“La città non poteva permettersi di affrontare una simile impresa”rispose vago
“Ha trovato il denaro?”dentro di sé era combattuto, da una parte esultava perché avrebbe potuto domandare un compenso maggiore, ma dall’altra tremava al pensiero di non portare al termine un simile incarico.
“Sì, abbiamo trovato altri finanziatori”gli comunicò “So che lei è molto impegnato, che questo comporterà un maggior lavoro da parte sua, ma naturalmente la mia amministrazione si impegna a pagarle il doppio e a concederle qualche mese di proroga. Devo rassicurarla, non dovrà lavorare da solo a questo progetto, ho assunto un architetto e due altri ingegneri”Alex sospirò di sollievo e decise si sarebbe imbarcato in questa avventura “Conti su di me, ma desidererei vedere il sito per accertarmi che sia possibile realizzare una struttura più imponente”“Ho organizzato un incontro per domani, con gli altri ingegneri così potrete conoscervi. La zona è completamente sgombra, vi è tutto lo spazio che sarà necessario a costruire questo centro, signor James”
“Bene”
“Può fermarsi per questa notte, vero? Non vorrei costringerla a fare avanti e indietro da casa”“Certo, per precauzione avevo prenotato una camera" si alzò dalla poltrona.“Ah, bene, allora, a domani” lo accompagnò alla porta “Mi faccia sapere se ha bisogno di qualcosa. Se vuole, potrei farla accompagnare dal mio assistente fino al suo albergo o se preferisce, farle consigliare un buon ristorante”“La ringrazio, ma non c’è bisogno, è stato fin troppo gentile”rifiutò.
“È stato un piacere parlare con lei, signor James”gli strinse la mano prima di salutarlo “Se ha bisogno di chiarimenti, non esiti a chiamarmi, a domani, alle nove”“Ci sarò, arrivederci, signor Forrest ”e si avviò lungo il corridoio, turbato da come si era evoluto quell'incontro.Salutò il giovane che era alla reception, il cui nome era Dave e gli domandò come raggiungere l’albergo e tornò in auto. Raggiunse il Motel facilmente, grazie alle indicazioni di Dave e una volta in camera si stese sul letto. Era talmente stanco che si addormentò immediatamente, ancora vestito.Il trillo del cellulare lo svegliò, scattò sul letto e si guardò intorno disorientato, la stanza era immersa nell’oscurità e, per un attimo, non ricordò, dove fosse, poi realizzò di essere in una camera d’albergo.
Accese la lampada che si trovava sul comodino, prese il cellulare dalla tasca della giacca e rispose, si trattava di Amber.“Ciao, tesoro, che facevi? Perché hai tardato a rispondere?”la sua voce sospettosa lo infastidì, si trovava lì per lavoro, non per divertirsi.“Mi ero addormentato, Amber, come stai?”“Mi manchi, quando torni?”gli domandò.“Domani, dovrò fare un sopralluogo al sito e poi tornerò”“Com’è andata?”non sembrava molto interessata, ma Alex fece finta che lo fosse.“Bene, mi ha dato un aumento e una proroga”rispose mordendosi il labbro, sapeva che si sarebbe arrabbiata quando avesse saputo cosa comportava tutto questo.“Davvero? Così potrò comprare quel divano che tanto mi piaceva”squittì felice.“Sì, ma io dovrò trascorrere i prossimi tre mesi a lavorare giorno e notte questo progetto per fortuna che mi ha accostato ad altri due ingegneri, altrimenti non credo che avrei potuto accettare”sospirò tristemente.“Cosa? Tre mesi?”urlò e Alex allontanò il telefono dall’orecchio dolorante “Non posso pensare di vederti chino su quei disegni per tutto questo tempo”“Si tratta del mio lavoro, tesoro, ma non sei contenta che tutto stia andando per il meglio? Guadagniamo bene entrambi e…”“Sì, è vero, ma questo lavoro prende tutto te stesso, mi sento trascurata”
“Me ne rendo conto”sospirò, non aggiunse che era lei a non esserci mai quando era lui ad avere bisogno della sua presenza accanto per spronarlo o consolarlo nei momenti difficili.
“Sai, William è stato qui”annunciò improvvisamente cogliendolo di sorpresa, nel sentire pronunciare il suo nome provò una strana fitta nello stomaco.“William? Davvero?”la sua voce era estremamente ansiosa.“Mi ha chiesto di te, voleva parlarti di una cosa, ma non mi ha voluto dire di cosa si trattasse. È accaduto qualcosa tra voi?”“Cosa? No” mentì mordendosi il labbro “Perché me lo chiedi? Che ti ha detto?”“Niente di preciso, ma mi è sembrato triste, abbattuto”gli raccontò preoccupata per il loro amico “gli ho riferito che eri partito per lavoro e che se voleva poteva chiamarti al cellulare”gli riferì.Alex gemette, gli aveva dato il suo numero, cosa gli avrebbe detto se avesse chiamato? “Non avresti dovuto, sto lavorando, non ho tempo per parlare con William”la rimproverò risentito.“Credevo ti avrebbe fatto piacere”replicò lei alzando la voce “ma a quanto pare non sei dell’umore adatto, che ti prende, questa sera, Alex? Sembra che ti dia fastidio perfino parlare con me”“Sono stanco”sbottò pentendosi immediatamente del tono che aveva usato “scusa”
“Lasciamo perdere, ora ti saluto, ciao, a domani”
“A domani, amore”sospirò, ma lei aveva già staccato la comunicazione.
Sospirò e si frugò nella tasca destra dei pantaloni, cacciò un foglio piegato in quattro e l’aprì “Will, perché mi hai donato queste parole così belle? Rendi tutto più difficile”
Strinse le labbra e ripose il foglio, poi si alzò, andò in bagno per fare una doccia e poi si preparò per andare a cena, era affamato e sperava di trovare qualche ristorante aperto nelle vicinanze.Era per strada quando gli vibrò la tasca, si portò il cellulare all’orecchio “Pronto?”“Alex?”era William.
Il giovane si bloccò come impietrito nel risentire la sua voce dal marcato accento inglese, sembrava trascorsa un’eternità da quando l’aveva udita l’ultima volta.“Will? Ciao, come stai?”era alquanto imbarazzato, ma cercò di sembrare il più normale possibile.“Insomma, senti, ti disturbo? Stai lavorando?”sembrava impacciato.
Alex lo trovò terribilmente tenero “No, stavo andando a cena”“Sai, Alex, desideravo parlarti”mormorò.“Amber ha riferito che mi cercavi”si fermò e si appoggiò ad un muretto.“Desideravo chiederti scusa per ieri, non avrei dovuto provarci in modo così spudorato, avevo bevuto e io non sono abituato ad eccedere”balbettò “Scusami, okay?”
“Non hai niente di cui scusarti, Will, in fondo, è anche colpa mia, non avrei dovuto illuderti baciandoti, a casa tua”
Dall’altra parte della linea calò il silenzio, Alex temette di aver detto nuovamente qualcosa di sbagliato, ma quando stava per disperare, William ricominciò a parlare “Non voglio perdere quello che c’è tra noi, Alex”la sua voce fu quasi un sussurro, non sembrava più l’uomo sicuro di sé che conosceva.
Il moro fremette e provò una buffa sensazione nello stomaco “Neanche io, Will e ti ringrazio per la poesia, era bellissima”
“Non era nulla, descrive semplicemente quello che provo”la sua voce era estremamente dolce.
“Mi è piaciuta davvero molto, ma non avresti dovuto”sussurrò con il cuore che gli batteva impazzito.
“Scusami per essermene andato via in quel modo, ma ero…”non riuscì a continuare.
“Non pensiamoci più, va bene?”non voleva più parlarne.
“Sì, non vedo l’ora di dimenticare questo brutto episodio, ma tu, piuttosto, dove ti trovi?”gli domandò leggermente ansioso.
“In un paesino, Newark, per lavoro, sarò di ritorno domani”gli comunicò sorridendo, parlare con William lo faceva stare bene “Sai, Will, mi devi un filetto”ridacchiò rammentandogli la sua promessa di prepararglielo.“E tu, una crostata ai mirtilli”replicò William.“Contaci”sospirò
“Temevo non avremmo avuto l’occasione di chiarire le cose”sospirò il biondo.“Domani tornerò e potremo parlare”gli garantì.“Sì, a domani e buona notte”lo salutò William.“Buona notte, Will”riattaccò e ricominciò a camminare e senza rendersene conto raggiunse il ristorante, il cuore sembrava esplodergli nel petto e sulle labbra aveva un sorriso, non avrebbe mai pensato si sarebbe sentito così bene dopo aver parlato con lui.
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3 commenti:
E i due protagonisti finalmente si chiariscono, uhm... ma si sa che fra l'amicizia e l'amore c'è la distanza di un passo!XD Non vedo l'ora di vedere che accadrà ora che hanno fatto pace. Continua cara.
Posso dire dopo aver letto tutti e 4 i capitoli che entrambe le versioni sono belle, certo in queste c'è più approfondimento. Hai fatto bene! Poi trovo Alex e Will fantastici quando si trovano a meno di qualche centimetro (SBAV)
Sono contenta ti piaccia questa versione, mi sembra di essere penetrata nell'anima dei personaggi cosa che invece non era accaduta in precedenza. Sì, sono talmente sexy quei due che vorrei essere li tra loro
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