mercoledì 16 settembre 2009

Gelosia capitolo 2 prima parte




Squadra speciale Lipsia

Pairing: Jan-Miguel

Rating: NC17

I personaggi non mi appartengono.


Capitolo II

Miguel si sentiva un vero idiota, come gli era venuto in mente di baciare Jan? Ora lui era arrabbiato, glielo aveva letto negli occhi. Entrò in casa come un automa, quel bacio lo aveva confuso, ma anche eccitato. Si leccò nuovamente le labbra nella speranza di risentire quel sapore dolce che tanto lo aveva inebriato.
Sospirò tristemente, doveva accontentarsi del ricordo di quel tocco fugace, si avviò verso la cucina e aprì il frigorifero per prendersi una birra, poi decise che la cosa migliore era una doccia per calmare i bollenti spiriti.
Entrò nella sua camera, si tolse la giacca, la gettò distrattamente sul letto, poi si sfilò la maglia, i jeans e i boxer, poi di diresse in bagno.
Aprì l’acqua ed entrò, il getto freddo lo fece scattare, ma in fondo, gli avrebbe fatto bene. La lasciò per qualche istante, poi girò il rubinetto dell’acqua calda e sospirò chiudendo gli occhi e godendo di quel tepore.
Prese la saponetta e cominciò a insaponarsi, la mente inevitabilmente corse alle ore precedenti trascorse con Jan, a quel bacio, alle sue labbra morbide, al suo sapore. Si era trattato solo di un leggero sfiorarsi, ma aveva sentito un brivido lungo la schiena che gli aveva fatto desiderare di più. Se solo non fosse giunto Benny, forse…no, non poteva continuare a rimuginare su qualcosa che non solo non aveva significato, ma che non avrebbe avuto seguito.
La mano scese lungo il torace insaponato, fino al ventre, immaginò fosse quella di Jan, ansimò leggermente mentre continuava il cammino verso la sua meta finale.
Le dita sfiorarono il membro semi eretto, poi lo circondarono, ansimò immaginando la mano calda del suo collega, di lui inginocchiato che gli dava piacere, in ogni modo possibile, con la mano, con la bocca, con la lingua. Inarcò la schiena, con l’altra mano si appoggiò alla parete della cabina per timore di cadere, le gambe cominciavano a tremargli, il ritmo aumentò, voleva godere, venire.
“Jan”mormorò muovendo i fianchi, gli occhi neri chiusi, la testa piegata di lato, l’acqua che scorreva sul suo corpo ormai sull’orlo dell’orgasmo “Sì, ancora, di più, o Jan”
La mano si mosse veloce avanti e indietro fino a quando non spillò il suo seme con un grido soffocato, le gambe sembravano gelatina, il respiro era affannoso. Appoggiò la schiena alla parete, riaprì gli occhi e ansimò “Sto davvero impazzendo”
Restò per qualche minuto sotto il getto per calmarsi, poi chiuse il rubinetto e si circondò la vita con un asciugamano. Ritornò in camera e cominciò ad asciugarsi, ma il pensiero di Jan non lo abbandonò, cosa gli stava accadendo? Perché provava quei sentimenti? Perché proprio ora? Doveva essere quell’indagine che li stava coinvolgendo troppo, che lo stava facendo dubitare della sua eterosessualità.
Sospirò, doveva capire cosa provava per Jan prima di commettere qualche sciocchezza.
Ritornò in cucina, prese una birra e ricominciò a bere.


Jan era steso sul letto con lo sguardo fisso sul soffitto, il sonno aveva rinunciato di fargli visita e anche se ci fosse stato avrebbe faticato a dormire con la testa colma di pensieri. Si sfiorò le labbra con le dita, Miguel lo aveva baciato, poteva risentire il suo sapore. Ansimò, ma che gli stava accadendo? Perché ripensare a lui gli provocava un’accelerazione del battito e uno strano formicolio al basso ventre? Cosa sarebbe accaduto se non fosse arrivato Benny? Si sarebbero baciati e forse, sarebbero andati avanti? Avrebbero finito per fare…? No, non poteva essere, Miguel si sarebbe tirato indietro, ne era certo.
Lasciò vagare la mano lungo il torace nudo e sospirò, avrebbe tanto desiderato averlo lì con lui. Chiuse gli occhi e in un attimo si addormentò.
Era immerso nel sonno più profondo quando udì la porta aprirsi, si mosse nel letto e socchiuse gli occhi, la stanza era completamente immersa nell’oscurità. Percepì una presenza avvicinarsi.
Scattò seduto, ma due braccia possenti lo spinsero di nuovo contro il materasso.
“Chi è? Lasciami, brutto…o…”si divincolò, ma una voce calda gli sussurrò in un orecchio “Sono io”
“Miguel?”sgranò gli occhi, come era entrato? E soprattutto, per quale motivo?
“Shhh”gli mordicchiò il lobo “non parlare”
“Cosa diavolo stai facendo?”ansimò.
“Mi prendo quello che è mio”rispose con un tono che gli provocò un brivido di piacere lungo la schiena.
Ansimò quando sentì una mano scivolare lungo il corpo, gli sfiorò un capezzolo, stringendolo tra le dita, poi scese fino al ventre “Miguel”
“Hai la pelle così liscia, Jan”sussurrò insinuando le dita nei pantaloni del pigiama e circondando il membro.
Jan s’irrigidì, ma il suo tocco, delicato, ma, allo stesso tempo, deciso, lo costrinse a chiudere gli occhi.
“Se solo sapessi da quanto aspetto questo momento”
“Miguel, mio dio, continua”ansimò inarcando la schiena.
“Farò di meglio, piccolo”gli abbassò i boxer con un solo colpo e li lanciò lontano, gli allargò le gambe insinuandosi e appoggiando le labbra sulla punta.
“Ah”si lasciò sfuggire un grido di piacere, ma lui gli appoggiò un dito sulle labbra.
“Non vorrai che ci interrompano sul più bello, vero, Jan? Vorrei sentirti gridare il mio nome però poi dovremmo spiegare a Benny perché sono qui con te”
“Voglio vederti, fammi accendere la…”
“No, è più bello così”lo interruppe “voglio che mi senta, che tu percepisca con gli altri sensi”
Jan gemette quando la lingua di Miguel percorse tutta la lunghezza, leccandolo come un ghiacciolo, su e giù, mordicchiando la pelle con i denti.
“Sì”
“Ti piace, eh?”lo stuzzicò prima di lasciarlo scivolare tra le labbra e cominciare a succhiarlo con foga.
Jan inarcò la schiena e si lasciò sfuggire un grido strozzato, Miguel sembrava non aver fatto altro.
“È meraviglioso, non ti fermare”artigliò le lenzuola.
Miguel obbedì, lo spinse fino in fondo alla gola e succhiò fino a quando Jan non venne con un lungo lamento.
Lo sentì leccarsi le labbra, non riusciva a credere che avesse…il suo compagno era davvero pieno di sorprese.
“Miguel”mormorò, ma un rumore lo disturbò, cosa diavolo era?
Si mosse e si guardò intorno, era solo, scattò seduto nel letto, si sentì bagnato, era venuto tra le lenzuola come un ragazzino.
“Dannazione”si passò una mano tra i capelli, non riusciva ancora a capacitarsi di aver sognato Miguel che gli faceva un...
Quel caso li stava davvero confondendo, perché allora desiderava che quel sogno potesse diventare realtà?
Il rumore tornò, era sgradevole, come di qualcosa che urtava contro un vetro, accese la luce, c’era qualcuno sotto la sua finestra.
Si alzò e aprì il vetro, si sporse, Miguel era lì che lo fissava dal marciapiede “Che fai qui?”
“Jan?”urlò.
“Sei ubriaco, Miguel?”
“No”barcollò “scendi, Jan, devo parlarti”
“Miguel, sono le tre di notte, torna a casa, parleremo domani”se continuava a gridare, avrebbe svegliato tutto il vicinato.
“Voglio parlarti, scendi, devo dirti una cosa”unì le mani come se stesse pregando.
“E va bene”sospirò, prese la felpa e la indossò, era abbastanza lunga da coprire l’erezione, s’infilò i jeans. Prese le chiavi di casa e uscì raggiungendo Miguel in strada.
Il moro era visibilmente ubriaco, quando lo vide arrivare sorrise “Jan, ciao”
“Miguel, vuoi abbassare la voce? È notte fonda, sveglierai i vicini”
“Scusami”rise e si portò un dito alle labbra.
“Non importa”mormorò, si sentiva ancora stranito per quel sogno “di che volevi parlarmi?”cercò di scacciarlo dalla mente, ma era impossibile con lui così vicino.
Miguel accorciò le distanze, allungò un braccio e gli afferrò la mano per attirarlo verso di sè e Jan gli finì addosso.
“Jan, come sei bello”gli sfiorò una guancia “la tua pelle è così liscia, soffice, vorrei baciarla, accarezzarla, leccarla”
Il biondo sgranò gli occhi, stava parlando sul serio? No, doveva essere l’alcool a parlare per lui.
“Miguel, finiscila”era arrabbiato, perché si riduceva in quello stato e soprattutto, perché gli diceva quelle cose?
“Non mi vuoi anche tu? Prima, ci siamo baciati e se Benny non ci avesse interrotti…”si morse il labbro dal desiderio “facciamolo, dai”
“Tu stai delirando, non è questo ciò che vuoi davvero”
“Cosa sai quello che io voglio? Che sto passando ad esserti accanto e non poterti avere”sembrava davvero disperato, ma Jan non gli credeva, non poteva essere la verità.
“Miguel, dopo una bella dormita tutto ti sarà più chiaro, ti prego, torna a casa”gli appoggiò una mano sulla spalla “No, Jan, ti amo e voglio fare l’amore con te”cercò di baciarlo, ma Jan lo spinse via.
“Non è vero, sei solo ubriaco”gli puntò un dito contro “non dirlo più”
“Credevo lo volessi anche tu”
Jan strinse le labbra, aveva ragione, ma non con lui ubriaco.
“Torna a casa, ne riparliamo quando non sarai più ubriaco da fare schifo”si perse nelle iridi scure del compagno, poi distolse lo sguardo, non sopportava di vederlo in quello stato.
“Jan”sussurrò.
“Torna a casa, Miguel prima che facciamo qualcosa di insensato”e gli voltò le spalle per tornare a casa, ma dentro di sé avrebbe voluto credere che i suoi sentimenti fossero sinceri.
In quel momento cominciò a piovere, si voltò e Miguel non c’era più, doveva aver seguito il suo consiglio.

3 commenti:

Unknown ha detto...

Belli!!!! *____________* bello il sogno di Jan, favolosa la doccia di Miguel. Ma il pezzo che preferisco e anche quello talmente IC è quando l'alticcio Miguel che beve per prendere coraggio va da Jan. Romantica, dolce e malinconica. Adoro quella scena. Brava!! clap..clap...

Jivri'l ha detto...

Non ho parole...con questo racconto hai superato veramente te stessa. Complimentoni!

Unknown ha detto...

Si, quoto viol, veramente troppo brava *____*