Pairing: Gabriel Merz - Marco Girnth
Rating: NC17
Spoiler: Sesta stagione (più o meno)
Questa storia è completamente frutto della mia immaginazione e non c’è niente di vero.
Capitolo 2
Marco aprì gli occhi guardandosi intorno,l’aroma pungente del caffè lo aveva svegliato. Gli servì qualche minuto per realizzare che si trovava a casa di Gabriel. Un attimo dopo il collega fece capolino dalla porta con in mano una tazza fumante. Indossava solo un paio di boxer neri. Deglutì, ricordò il bacio della sera precedente. Si chiese se l’aveva solo sognato o se fosse accaduto realmente, ma era troppo vivida la sensazione provata.
“Giorno” gli porse il caffè e un sorriso disarmante “mi dispiace che tu abbia dormito sul divano, il letto è grande, potevamo anche dividerlo”.
“Non importa, avevi bisogno di riposare e con me accanto non ci saresti riuscito” sorrise “Come stai?” prese la tazza per poi sorseggiare lentamente la bibita calda “Ieri sei crollato subito”
“Sì, ero proprio cotto” ridacchiò sedendogli accanto “non ricordo nulla”
Marcò non voleva ammetterlo, ma era deluso non ricordasse quello che c’era stato tra loro.
“Non c’è molto da ricordare, ti ho riportato a casa, hai dato di stomaco, poi sei crollato semi vestito sul letto” gli comunicò omettendo il loro bacio, non voleva dirglielo, se non lo ricordava forse non aveva avuto alcuna importanza per lui.
“Sicuro non abbia fatto nulla d’imbarazzante?”
“Sicuro, sei crollato quasi subito” abbozzò un sorriso “Ora, è meglio che vada”
“Non vuoi fare una doccia? Hai dormito vestito?”
“In effetti, sì” rispose Marcò mordendosi il labbro “Grazie”
“Fai come se fossi a casa tua. Io vado a vestirmi così usciamo insieme” e si diresse verso la camera da letto “Ho lasciato la mia macchina agli studi” urlò prima di entrare nella stanza.
Marco si alzò e si recò in bagno, una doccia gli avrebbe fatto bene e gli avrebbe tolto dalla mente pensieri che non avrebbero portato altro che guai.
Giunse il giorno in cui dovevano girare la sequenza della morte di Miguel e tutti sul set erano elettrizzati, era una scena difficile e ogni cosa doveva essere preparata con cura. Marco era in un angolo, con la testa immersa nel copione. Detestava dover recitare quelle battute, piangere al capezzale del suo migliore amico e vederlo morire tra le sue braccia. Alzò lo sguardo, Gabriel era dall’altra parte della stanza, sembrava inquieto, ma allo stesso tempo concentrato. Sapeva quanto fosse impegnativo quel momento e voleva dare il meglio di sé.
Improvvisamente Gabriel alzò la testa e puntò le iridi scure su di lui, sorrise, poi gli fece cenno di raggiungerlo.
In un attimo Marco gli fu accanto, era triste, ma non voleva darlo a vedere “Come stai?”
“Bene” mentì rivolgendogli un sorriso smagliante, ma in realtà era molto nervoso “anche se… ”
“Cosa?” Marco distolse lo sguardo e lo lasciò vagare attraverso la stanza.
“Dovrò morirti tra le braccia” mormorò Gabriel diventando improvvisamente triste.
Marcò tornò a guardarlo “Andrà bene, vedrai”
“Sì, certo” non era questo ciò che voleva sentirsi dire “Siamo professionisti, no?” replicò con voce dura.
“Pronti?” la voce del regista risuonò nel locale e Gabriel si allontanò.
Marco osservò la scena da lontano, l’amico fu impeccabile, il momento della lotta e di quando venne colpito furono molto toccanti. Marco, nei panni del commissario Maybach, entrò in azione correndo al capezzale del collega e amico ferito. Portò una mano dietro la nuca di Miguel e, il viso bagnato dalle lacrime, recitò le sue battute. Gabriel lo guardò e per un attimo sembrò come paralizzato tanto da non riuscire a proferire parola, poi finalmente sembrò riscuotersi e pronunciò le sue ultime parole.
Miguel morì tra le braccia del suo migliore amico e Jan pianse affondando il viso nel suo collo.
“Stop” urlò il registra “Buona”
Marco si alzò in piedi, Gabriel riaprì gli occhi e lo guardò porgendogli la mano, ma l’altro, dopo averlo aiutato, si allontanò senza neanche guardarlo.
Gabriel lo rincorse, costringendolo a fermarsi “Marco? Aspetta, dove vai?”
“In camerino”
“Vengo con te, dobbiamo parlare!”
“E va bene” si avviò verso il camper.
Entrò seguito dall’altro che si chiuse la porta alle spalle.
“Come mai sei così freddo da qualche giorno?” Gabriel non riusciva a comprendere il motivo del suo comportamento.
“Non è vero” negò sfuggendo il suo sguardo “Sono solo ancora turbato, mi è costato girare questa ultima scena”
Gabriel si avvicinò “Ti sembrerà strano ma mentre giravamo ho avuto uno strano flashback"
“Di che parli?"
"Dell'altra sera a casa mia ho ricordato qualcosa, ma vorrei una conferma da te”
Il biondo impallidì "Sei crollato come una pera cotta, Gabriel” lo prese in giro.
Gabriel accorciò la distanza che li separava, gli occhi neri erano lucenti “Io ricordo di averti baciato”
L’espressione di Marco confermò che non lo aveva immaginato, era accaduto davvero.
“Come pensavo” Gabriel sorrise.
“Eri ubriaco, non ha sign…” Marco non riuscì a concludere la parola perché l’amico fu su di lui intrappolandogli le labbra in un bacio pieno di ardore. Marco gli appoggiò le mani sul torace e dopo un attimo di stordimento, si lasciò andare.
Gabriel lo spinse verso il divano insinuandogli le mani sotto la maglietta, il cervello smise di formulare pensieri coerenti. Marco si stese trascinandolo con sé, Gabriel gli morse il labbro inferiore, spingendosi nuovamente all’interno e accarezzandogli la lingua con la sua. Le mani vagavano lungo il corpo cercando lembi di pelle da sfiorare.
Un lieve bussare li distolse, Marco si staccò voltando la testa verso la porta. Gabriel sbuffò per l’interruzione.
“Signor Girnth?”
“Chi è?” rispose ansimando
“Sono Paula”
“Alzati, vuoi farti trovare sul divano in questo stato?” lo spinse via.
“Posso entrare?” domandò timorosa “Devo darle qualcosa”
Gabriel fece una smorfia, aveva capito che aveva un debole per il bel biondo, ma non pensava avrebbe inventato una scusa per entrare nel suo camper. Si alzò aggiustandosi la camicia.
“Avanti” sussurrò.
La porta si aprì e Paula entrò. Tra le mani aveva un plico, i capelli erano sciolti sulle spalle e sulle labbra spiccava un velo di rossetto color porpora.
“Buonasera” arrossì nel trovare anche l’altro attore nel camper, non era pronta ad avere al cospetto entrambi i protagonisti della serie “Salve, signor Merz, signor Girnth”
“Ciao” mormorò, lo sguardo si posò sulla scollatura, non era niente male, la piccola. Si chiese come avesse fatto a non notare quanto fosse carina.
“Ciao, ma cosa ti avevo detto? Chiamami Marco” il biondo le si avvicinò sorridendole. In questo modo tentò di celare il suo imbarazzo.
“Va bene, Marco, ho qui le scene corrette che gireremo domani” abbassò lo sguardo, il rossore era apparso sulle gote.
Gabriel strinse le labbra per la gelosia, non sopportava quell’intimità tra i due. Li osservò con attenzione per cogliere ogni particolare.
“Sei molto gentile, grazie”
“È stato un piacere, ora vado, è tardi” sorrise e si voltò per andarsene.
“A domani, Paula” sussurrò con voce calda che le mise i brividi.
“Notte, Marco, signor Merz”
“Gabriel” la corresse.
Lei annuendo li lasciò soli.
“Vedo che la ragazzina ha una cotta per te” commentò il moro, cercando di non lasciar trasparire la gelosia che provava.
“Dici? È solo gentile”
“Certo” ridacchiò nervosamente “quanto sei ingenuo, mio caro, quella vuole entrare nel tuo letto, è evidente”
“Forse, ma non mi interessa, avrà vent’anni, io ne ho trentacinque e poi, ho moglie e un figlio”
“Da come le parli e la guardi sembra tu voglia scopartela”
Marcò lo fissò “Stai delirando”
“Sì, forse è vero, ma solo per colpa tua” accorciò le distanze, si sporse in avanti e cercò le sue labbra, ma Marco lo allontanò “Che significa?”
“Non è abbastanza palese?” gli occhi neri colmi di desiderio.
“No, non lo è” voleva capire “Perché mi hai baciato?”
Gabriel sussurrò “Forse perché lo volevo e poi, baci così bene”
“Non fare lo stronzo, non giocare con me, Gabriel” gli occhi erano come il ghiaccio. Lo spinse via indietreggiando di qualche passo.
“Giocare?” sgranò gli occhi alle sue parole “Se è così che la pensi, allora…” si voltò per andarsene “non abbiamo più niente da dirci. Meglio che vada e poi, hai una moglie da cui tornare” concluse con dolore.
Aprì la porta, il cuore si era come frantumato in mille pezzettini. Aveva creduto provasse anche lui un sentimento che andava oltre l’amicizia, ma aveva sbagliato e ora ne avrebbe pagato le conseguenze.
“Ci vediamo, Marco”
“Aspetta, Gabriel, scusami, non…” lui però, era già uscito chiudendosi la porta alle spalle.
“Dannazione!” imprecò sferrando un pugno sulla parete.
Sedette sconsolato sul divano, lo aveva ferito. Si sfiorò le labbra, erano gonfie per i baci. Poteva risentire in bocca il suo sapore, il camper era impregnato dell’aroma muschiato della sua acqua di colonia.
Inspirò a fondo per poterne conservare almeno un piccolo ricordo, poi prese il cappotto e uscì.
Il giorno seguente Marco aveva i nervi a fior di pelle, il copione che gli era stato dato giaceva dimenticato nel camper. Il litigio con Gabriel lo aveva scombussolato. Sentiva di aver rovinato il rapporto che c’era tra loro e di non avere più il tempo di recuperarlo. Notò il plico sulla mensola e lo prese.
“Dannazione” sibilò, non lo aveva letto.
Si cambiò d’abito e raggiunse la troupe.
Il regista gli si avvicinò “Marco, che ne pensi delle modifiche? Credo che così la scena sia molto più toccante”
Marco lo fissò imbarazzato quando si rese conto di aver dimenticato il copione che gli aveva portato Paula la sera precedente e quindi di non conoscere le modifiche apportate “Detesto ammetterlo, ma non ho guardato il plico che mi hai fatto avere”
“No? E perché, di grazia?” incrociò le braccia al petto “C’erano dei cambiamenti fondamentali”
“L’ho lasciato nel camerino, ma rimedierò leggendolo ora ” glielo mostrò.
L’uomo scosse la testa allontanandosi, Marco affondò la testa nel plico che aveva tra le mani. Sorrise, non riusciva a credere a quello che stava leggendo “No!” esclamò “È geniale”
Alzò lo sguardo e restò a bocca aperta, a pochi metri da lui c’era Gabriel vestito con un’uniforme da poliziotto di colore verde, una camicia color crema e in testa un cappello. Il cuore cominciò a battere con violenza nel petto, era di una bellezza disarmante. Decise che doveva chiedergli scusa, aveva esagerato. Fece per avvicinarsi, ma fu preceduto da Melanie e suo malgrado dovette rimandare.
Un attimo dopo era tutto pronto per iniziare a girare. Marco si avvicinò a Melanie e Andreas, mentre Gabriel si mantenne in disparte.
Alla fine delle riprese il giovane attore fu circondato da tutta la troupe ansiosa di salutarlo, Marco, invece, restò in un angolo a sorseggiare del caffè. Avrebbe voluto parlargli, ma temeva lo avrebbe respinto. Abbassò lo sguardo e sospirò tristemente, in quel momento, però, fu raggiunto Andreas, che interpretava Hajo, il loro capo. Gli sorrise “Perché sei qui tutto solo, avete litigato per caso?”
Marcò si voltò a fissarlo sorpreso, come aveva fatto ad indovinare?
“Non è difficile da capire, Marco, tu e Gabriel fino a due giorni fa ridevate e scherzavate, mentre ora sembra non riusciate a stare nella stessa stanza”
“Passerà” alzò le spalle.
“Sei arrabbiato perché lascia, vero?” ipotizzò.
“Sì” confessò “ ma in fondo lo capisco, se fossi stato al suo posto, avrei preso la medesima decisione”
“Cerca di chiarire le cose” gli consigliò rivolgendogli un sorriso “Gabriel ti è molto affezionato”
“Anche io e mi mancherà”
Melanie li raggiunse “Stiamo andando in un pub qui vicino a festeggiare, venite?”
“Non sono dell’umore adatto” rispose Marco scuotendo la testa.
“Cosa? Non sarebbe lo stesso senza di te, Gabriel si aspetta che tu venga”
“Devo tornare a casa” inventò.
La loro collega lo guardò stranita “Non puoi perdere questa festa, è in onore di Gabriel”
Marco sentiva lo sguardo di Andreas su di lui e quasi senza accorgersene si ritrovò ad accettare.
“Bene, venite? La notte è giovane e attende solo noi”
“Certo”sospirò Marco pentendosene immediatamente.
Gabriel sedeva tra due ragazze della troupe, ma ogni tanto lanciava uno sguardo al collega e amico che occupava un posto al bancone, spiluccando distrattamente dei salatini.
Era arrabbiato con lui, lo aveva accusato di voler giocare con i suoi sentimenti e questa era una cosa che lo faceva soffrire. Da quel momento l’atteggiamento di Marco era cambiato nei suoi confronti, diventando freddo e distaccato.
Gabriel strinse le labbra, gli avrebbe fatto vedere quanto poco gli importava di lui e della sua opinione. Si concentrò completamente sulle due ragazze che gli erano accanto, astraendosi completamente.
“Gabriel?” lo chiamò una voce profonda.
Il giovane alzò la testa, Marco era fermo davanti al loro tavolo “Non vedi che sono occupato?”
“Devo parlarti, Gabriel, è importante”
“Non puoi aspettare?” gli domandò circondando le spalle di una delle ragazze.
“No”
“E va bene” stampò un bacio sulle labbra di entrambe, poi si alzò. Seguì il collega in un angolo.
“Cosa vuoi?” sbottò seccato.
“Cosa stai combinando con quelle?” era seccato dal suo comportamento.
“Non sono cazzi tuoi, non ti devo alcuna spiegazione” replicò Gabriel alterato.
“Lo so, hai ragione, non mi devi niente, è solo che…”
“Marco, cosa vuoi?” insistette.
“Sto cercando di chiederti scusa, Gabri, ma me lo rendi estremamente difficile”
“Ora, posso andare? Non mi interessano le tue scuse” gli voltò le spalle.
“Ti prego, non odiarmi, Gabri, non penso quello che ti ho detto” continuò Marco senza speranza, sentiva di aver rovinato tutto “forse ero solo turbato”
“Non puoi neanche immaginare quello che ho provato quando…” si bloccò.
Marcò abbassò lo sguardo, non aveva scuse.
Gabriel gli puntò un dito contro, gli occhi erano fiammeggianti “…mi hai accusato di giocare con te. Mi è crollato il mondo addosso”
“Lo so, è la stessa sensazione che provo io” sussurrò Marco
“Come?”
“Sto male, sapere che sei arrabbiato con me quando io…” si bloccò senza riuscire a terminare la frase.
“Quando tu, cosa?” gli si avvicinò.
“Lascia perdere, non ha importanza”
“Sì, ne ha!” insistette costringendolo a guardarlo “Parla!”
“Qui non mi sento a mio agio, possiamo andare in un posto più appartato?” Marco sentiva su di sé gli sguardi di tutti.
Gabriel gli appoggiò una mano sul braccio e lo guidò attraverso un corridoio. Entrarono in una stanzetta vuota
“Ecco, ora mi spieghi di che stai parlando perché non sto capendo nulla”
Marco sospirò prima di riuscire ad aprire bocca “Tengo molto a te, Gabri e detesto questa situazione che si è venuta a creare tra noi”
“Se fosse così non ti comporteresti da bastardo! Mi hai ignorato per giorni e scommetto che non volevi neanche venire. Melanie ha dovuto obbligarti, vero?”
Marco abbassò gli occhi e l’altro comprese di aver indovinato “Come pensavo” mormorò con dolore.
“Sapevo quanto fossi arrabbiato e che non desideravi avermi tra i piedi” ma la verità era un’altra.
“Non ti credo” replicò “Speravi che con il trascorrere dei giorni avrei dimenticato”
“No”
“Sì, invece” sibilò Gabriel “credevo mi conoscessi meglio di così, Marco, mi hai deluso”
“Lo so e non sai quanto sto male al pensiero di perderti, non mi ero reso conto quanto fossi importante per me” non riuscì più a trattenere le lacrime.
“Marco” i lineamenti del viso si addolcirono, non l’aveva mai visto così fragile.
Accorciò le distanze che li separavano, asciugò gli occhi umidi con le dita “Non riesco ad essere arrabbiato con te”
“Mi dispiace di essere stato così stronzo” Marco continuò a scusarsi.
Gabriel lo attirò in un abbraccio affondando poi il viso nel suo collo “Lo so” baciò rumorosamente la spalla.
Marco appoggiò le labbra sulla guancia e immediatamente, Gabriel si voltò per catturarle. Il biondo le socchiuse spingendo la lingua all’interno. Gabriel lo attirò maggiormente a sé circondandogli la vita con un braccio e rendendo il bacio infuocato. Si lasciò sfuggire un gemito mentre si staccava per la mancanza d’ossigeno “Scusami, non sono riuscito a frenarmi”
“Non scusarti, se non mi avessi baciato tu l’avrei fatto io” confessò Marco “non voglio più negare quello che provo” gli sfiorò le labbra gonfie.
“Davvero?”
Per tutta risposta ricominciò a baciarlo spingendosi contro di lui e facendogli percepire la sua eccitazione attraverso la stoffa dei jeans.
“Marco, mio dio” gemette quando la bocca si spostò sul collo succhiando la pelle con forza, lasciando dei segni.
“Ti voglio” gli sussurrò il biondo mordicchiando il lobo dell’orecchio.
“Mi stai facendo impazzire, lo sai, vero?”
“Andiamo a casa tua?” propose Marco con voce carica di desiderio.
Gabriel impietrì, stava sognando. Se era così, sarebbe stato meglio non risvegliarsi mai “Parli sul serio?”
“Secondo te?” gli prese la mano e se la portò tra le gambe “Non lo senti quanto ti voglio?”
“Non sai quanto ho sperato potesse giungere questo momento” si morse il labbro inferiore
Il biondo si alzò intrecciando le dita con le sue “Mi dispiace di averti detto tutte quelle cattiverie”
“Basta parlarne, non importa più” scosse la testa baciandolo ancora.
“Come spiegheremo la nostra fuga?” Marco era preoccupato.
“Nessuno baderà a noi, vedrai” Gabriel rivolse un sorrisetto malizioso. Afferrò il braccio “Vieni, usciamo dal retro”
Attraversarono nuovamente il corridoio, Marco poteva avvertire il calore della sua stretta, immaginò di essere con lui, di fare l’amore e fu colto da un’incredibile eccitazione. Desiderava un uomo, Gabriel, uno dei suoi migliori amici.
Uscirono nella fredda notte. Marco rabbrividì e Gabriel lo attirò in un abbraccio per scaldarlo con il suo corpo “Presto saremo al caldo”
“Ci sono già, con te accanto” si ritrovò a dichiarare.
“Sei venuto con la tua auto?” arrossì leggermente alla sua dichiarazione.
“Sì”
“Vorrà dire che andremo separatamente” concluse il moro, non voleva certo che uno dei due dovesse ritornare a riprendere la macchina “Ci vediamo tra dieci minuti sotto casa, Marco” si staccò da lui e si avviò verso il suo veicolo parcheggiato dall’altra parte della strada.
Marco l’osservò attraversare e sorrise, poi raggiunse la sua Mercedes grigia. Fece scattare l’antifurto ed entrò. Restò per qualche istante in silenzio, con la testa appoggiata allo schienale, sulle labbra un dolce sorriso. Era felice.
2 commenti:
Semplicemente fantastico coma hai descritto la scena nel quale miguel m***** ç___ç il dolore di Marco è palpabile. E poi nel camper, tutti quei dubbi, la gelosia di Gabriel è immotivata perché Marco è stracotto e infatti fugge via con lui dalla festa. La notte che ne seguirà si preannuncia ardente... sbavvvvvvv
E lo sarà, tesoro, vedrai come sarà caliente.
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