domenica 30 agosto 2009

Gelosia capitolo 1 seconda parte

Squadra speciale Lipsia
Pairing:Jan-Miguel
Rating:NC17 nei prossimi capitoli
I personaggi non mi appartengono, mi limito a fantasticare su questi stupendi commissari tedeschi.

Il giorno dopo la tensione tra i due poteva tagliarsi con un coltello, Jan era seduto alla sua scrivania, una matita tra le dita e l’aria di chi sta per crollare da un momento all’altro. Miguel era appoggiato allo scaffale con le braccia incrociate al petto. Haio blaterava qualcosa sull’urgenza di scoprire l’assassino, poi si rivolse a Miguel “Hai scoperto qualcosa in quel bar? Più il tempo passa e maggiore è il pericolo che qualche altro ragazzo possa essere aggredito”
“Il barista sembra non sappia nulla, mi ha parlato delle aggressioni, ma niente che non sapessimo già”spiega lanciando qualche occhiata furtiva a Jan che sembrava non stesse ascoltando neanche una parola.
“E tu, Jan?”il loro capo si voltò verso il biondo che alzò la testa di scatto e lo fissò “Come?”
“Cosa hai scoperto al bar?”ripeté l’uomo stupito della sua distrazione, di solito aveva un comportamento irreprensibile.
“Niente di utile”rispose seccato.
“Io penso che quel barista sappia più di quello che dice”intervenne Miguel “lo indurrò a fidarsi di me, lo farò parlare”
“Non ne avevamo alcun dubbio”mormorò Jan.
Miguel gli lanciò un’occhiata di fuoco e Hajo domandò “Cosa intendi dire?”
“Sì, Jan, cosa intendi dire?”gli fece eco il moro.
“Che il nostro Miguel ha avuto un incontro molto ravvicinato con quel tipo”rispose allusivo.
Haio si voltò verso di lui che arrossì leggermente “Mi sono calato nella parte, ho cercato di farlo parlare”si giustificò.
“Bene”disse il superiore “Voglio risolvere questo caso al più presto, conto su voi due”e uscì senza aggiungere altro.
Jan restò seduto al suo posto, Miguel lo fissò per qualche istante, poi gli si avvicinò “Cosa diavolo hai? Ce l’hai con me per qualche motivo?”
“Perché dovrei?”
“Non lo so, te lo sto chiedendo”appoggiò le mani alla scrivania e si sporse verso di lui “è da ieri sera che sei così”
“Non ho niente, Miguel”negò, ma glielo leggeva in faccia che stava mentendo.
“Sei un pessimo bugiardo, Jan”
“Lasciami stare, non sono dell’umore adatto per le tue storie”alzò lo sguardo verso di lui e si perse in quelle pozze scure che tanto turbavano il suo animo.
“Cosa ti sta accadendo?”gli domandò, era preoccupato.
Il biondo sospirò senza staccare gli occhi dai suoi, poi mormorò “Questo caso…”
“Cosa? Sei in questo stato per un semplice caso?”
“Sì, vedi, il fatto di andare in quel locale, fare finta di essere una coppia, io non so se…”balbettò leggermente.
L’espressione di Miguel s’indurì, era questo allora il problema? Dover fingere di essere il suo compagno? Provò un dolore in pieno petto e non riuscì a mascherare la sua delusione “Non preoccuparti, ci tornerò da solo”
“Per fare i tuoi comodi con quel tipo?”Jan scattò in piedi, la gelosia lo stava torturando.
“Se servirà risolvere il caso, sì”gli occhi neri di Miguel fiammeggiarono.
Jan spalancò la bocca incredulo, gli occhi azzurri lo fissarono tristemente.
Miguel si rese conto del suo cambiamento e accorciò le distanze avvicinando il viso al suo “Jan, io…”
L’altro distolse lo sguardo, era furioso, deluso, disperato, ma non voleva che lo capisse.
“Jan, guardami”gli sfiorò una guancia.
“Lasciami stare, Miguel”sgusciò via, prese la giacca dalla poltrona e uscì.
Miguel imprecò, era la seconda volta che andava via senza fornirgli una risposta plausibile. Possibile che il pensiero di fingersi il suo fidanzato lo disgustasse tanto? Ferito, strinse le labbra, era deciso ad andare fino in fondo. Doveva scoprire cosa stesse passando per la testa a quello zuccone.

mercoledì 12 agosto 2009

Gelosia

Una fic su una delle coppie più hot della tv.
Jan-Miguel
Squadra speciale Lipsia
Questa fic è interamente di mia invenzione.


Miguel si fermò all’esterno del locale e volse lo sguardo verso il suo collega e represse una risata, Jan indossava un paio di pantaloni di pelle nera e una canottiera trasparente anch’essa nera. Abbassò poi lo sguardo e sospirò, lui non era conciato di certo meglio, i jeans che era stato costretto ad indossare erano talmente aderenti che non riusciva quasi a camminare e la maglietta era così stretta da non lasciare quasi nulla all’immaginazione.
“Jan, ripetimi un’altra volta perché dobbiamo farlo?”la sua voce era angosciata.
“Perché dobbiamo scoprire chi ha ucciso quei due ragazzi gay all’uscita di questo locale e l’unico modo per farlo è questo”
“Ma mi sento ridicolo”protestò guardandolo con i suoi grandi occhi neri da cucciolo.
“Anche io, Miguel, ma non possiamo farci nulla”lasciò vagare lo sguardo lungo il suo corpo e si sentì seccare la bocca “e poi, ti stanno bene questi jeans, ti fanno un bel fondoschiena”
“Idiota!”replicò
“Dai, vieni qui”Jan gli porse un braccio.
“Che c’è?”alzò un sopracciglio.“Dobbiamo sembrare una coppia, no? Hajo ci ha detto di comportarci da coppia e allora, vieni qui e dammi la mano” Jan gli spiegò quello che dovevano fare.
“Okay”ubbidì, strinse la mano del suo compagno e provò una corrente elettrica lungo la schiena “ma non funzionerà, sembriamo tutto tranne che una coppia gay, Jan”
“Non essere così negativo, vedrai che la berranno, basta che tu sia credibile”
“Ti odio”sibilò Miguel.
Jan scoppiò a ridere e gli strinse maggiormente la mano.
Entrarono nel locale, non era molto affollato per essere un venerdì sera, al bancone c’erano un paio di ragazzi, al centro della stanza varie coppie ballavano abbracciate e seduti ad un tavolo in fondo alla sala c’era un gruppo di quattro giovani completamente vestiti di pelle.
Si voltarono verso i nuovi arrivati e gli lanciarono degli sguardi interessati, forse la copertura avrebbe funzionato. Presero posto ad un tavolo poco distante, uno accanto all’altro e si guardarono intorno.
“Non mi sembra di vedere tipi sospetti”sussurrò Miguel.
“Anche il più innocuo potrebbe essere l’assassino”gli occhi blu si puntarono su un tipo al bancone, sulla trentina, con i capelli neri e gli occhiali. Sembrava stonare con il resto dei clienti del locale e ogni tanto si voltava a guardarli.
“Pensi che…?”anche Miguel cominciò a scrutarlo per scorgere ogni comportamento ambiguo.
“Non lo so”
“Ti va di bere?”negli occhi scuri dello spagnolo apparve una strana luce e senza attendere una risposta, si alzò in piedi e si diresse verso il bancone.
Si appoggiò con i gomiti e si sporse verso il barista, un giovane sulla ventina, molto carino, con numerosi piercing sul viso e due occhi blu che gli ricordarono quelli di Jan.
“Ciao”gli sorrise il giovane.“Ciao, senti, mi daresti due birre?”
“Come le vuoi?”gli sfiorò un braccio con le dita.
“Scure”resistette all’impulso di scansarsi.
“Come ti chiami? E quel biondino è il tuo ragazzo? Davvero bello, ma io preferisco i mori come te, non sei d’origine tedesca, vero?”il giovane lo tempestò di domande, mentre il tipo sospetto restava in silenzio, con lo sguardo fisso sul bicchiere davanti a sé.
“No, spagnola. Sono Miguel e lui…”si morse le labbra e si voltò verso Jan e si rese conto che li fissava con una strana espressione “è Jan”
“Piacere di conoscerti, Miguel, io sono Franz”riempì i boccali con la birra e glieli porse “vuoi dell’altro?”
“No, per ora, niente, grazie”gli sorrise e presi i boccali ritornò al suo tavolo.
Jan teneva la schiena appoggiata, la testa bassa e le braccia incrociate al petto, gli sedette di fronte questa volta e lo guardò “Che hai?”
“Niente”prese il boccale e lo portò alle labbra bevendo un lungo sorso di birra.
“Sarà, ma mi sembri strano”Miguel bevve e volse lo sguardo altrove, il tipo era andato via “chissà se sapeva qualcosa”
“Forse”
“Il barista non ti stacca gli occhi di dosso, Miguel”continuò a sorseggiare la birra.
“Davvero? Non me ne ero accorto”
“Perché sei ingenuo”l’amico scosse la testa.
“Vorrà dire che sono credibile come gay, pensi che dovrei approfittarne per indagare?”fece un sorrisetto maligno.
Jan impallidì leggermente, che aveva intenzione di fare?
“Ho voglia di un’altra birra”ridacchiò e si alzò diretto verso il bancone.
Il biondo lo fissò incredulo, voleva davvero provarci con quel tipo. Non riusciva a crederci. Scolò la sua birra, poi fissò Miguel, era appoggiato al bancone e flirtava con il barista e scosse la testa, era davvero incredibile.
“Vuoi un’altra di queste?”domando il giovane facendo gli occhi dolci al poliziotto infiltrato che gli era davanti.
“Sì, una per me e una per il mio…”
“Ragazzo?”concluse al suo posto.
“Sì”fremette nel sentirlo chiamare in quel modo, non ci aveva riflettuto fino a quel momento, non erano molto credibili come amanti, a parte i battibecchi, tra loro non c’era stato nulla che lo dimostrasse.
“Cosa vi porta qui?”
“Un amico ci ha parlato di questo locale”inventò alzando le spalle “sembra niente male”
“Sì, peccato siano successi vari incidenti, ma è una croce che dobbiamo portare”gli spiegò il giovane riempiendo i boccali e porgendoglieli.
“Di che incidenti parli?”bevve un sorso, poi si leccò le labbra.
Il giovane Franz puntò gli occhi sulla sua bocca e ansimò leggermente “Due ragazzi sono stati aggrediti, nel vicolo fuori il locale”
“Cristo”imprecò.
“Sì, ci hanno rimesso le penne, erano talmente pesti che non ce l’hanno fatta”
“Cazzo, non si è scoperto chi è stato?”domandò Miguel fingendosi sorpreso.
“No”scosse la testa, poi si avvicinò maggiormente a lui sforandogli l’orecchio con le labbra “ma non parliamo di queste brutture, senti, perché non ti liberi di lui e vieni a casa con me, questa notte?”
Miguel fremette e si scansò “Ne sono lusingato, ma devo rifiutare, sono un tipo molto fedele”
“Peccato, ma se cambi idea, sai dove trovarmi”sospirò allontanandosi e ritornando al suo lavoro.
Il moro tornò al tavolo con un sorrisetto compiaciuto, Jan, invece, non era dello stesso umore, anzi, era alterato e seccato “Allora? Spero ne sia valsa la pena fare il ruffiano”
“Che c’è? Sei geloso?”alzò la voce in modo da farsi sentire da tutti.
“Sei matto? Abbassa la voce, Miguel”gli occhi di Jan erano fuori dalle orbite.
“Sai che amo solo te”ironizzò sfiorandogli una guancia.
“Finiscila, stai dando spettacolo”fece una smorfia, lo detestava quando si comportava così.
“Bevi, Jan, cerca di rilassarti, sei un fascio di nervi”il suo alito caldo gli solleticò il volto facendolo fremere.
Per tutta risposta il collega prese il boccale e bevve una lunga sorsata, poi appoggiò la schiena alla panca “Sei un cialtrone, Miguel”
“Non vuoi sapere cosa ho scoperto da Franz?”lo spagnolo si sporse verso di lui.
“Certo che voglio saperlo!”esclamò “Mi sembra il minimo dopo che ti sei lasciato palpare da quel tipo”questa ultima frase suonò come dettata da un moto di gelosia.
“Allora, ha detto che sono stati picchiati fuori nel vicolo e che quelli che li hanno aggrediti non sono stati presi, ma io scommetto che sa più di quello che mi ha detto”sorseggiò la sua birra, ma era già alticcio.
“E cosa vuoi fare? Portartelo a letto per fargli sputare la verità?”
Miguel lo fissò incredulo, sembrava davvero geloso. No, non poteva essere. Scosse la testa e sorrise, doveva essere quel luogo e la birra bevuta a fargli venire strane idee.
“Jan, non dire stronzate”
L’altro fece un sospiro di sollievo, per un attimo aveva temuto che lo avrebbe fatto davvero.
“Mi hai fatto paura, Miguel”
Miguel scoppiò a ridere, era così buffo, Jan in quel momento.
Jan sorresse Miguel, avevano bevuto solo due birre, ma il giovane sembrava alquanto brillo, tanto che si offrì di accompagnarlo a casa. Lo aiutò a scendere dall’auto e lo accompagnò fin dentro il suo appartamento.
“Sai, Miguel, sei un vero impiastro, guarda come ti hanno ridotto due birre”lo prese in giro.
“Non sono sbronzo, sto benissimo”
“Sì, certo, ora vieni che ti porto a letto”lo sorresse.
“No”protestò staccandosi “non voglio andarci, voglio restare qui con te”
“Hai bisogno di una bella dormita”
“No, ho bisogno di un bere”si avviò verso la cucina “la vuoi una birra?”
“No, ne ho abbastanza e anche tu”lo seguì.
“Non fare il guastafeste, Jan, se avessi saputo che eri così noioso avrei seguito Franz a casa”lo provocò.
Jan si bloccò e lasciò scivolare le braccia lungo il corpo “Cosa?”
“Niente”si morse un labbro, aveva esagerato.
“No, ora ripeti quello che hai detto”gli fu addosso e gli puntò un dito contro il petto.
“Ho detto che se avessi saputo che eri così noioso sarei andato a casa di quel barista”
“Vuoi dire che ti ha chiesto di andare a casa sua?”provò qualcosa di indescrivibile, come un pugno in pieno petto così potente da impedirgli di respirare.
“Sì, mi ha detto queste testuali parole “Scaricalo e vieni a casa con me”
Jan si voltò di scatto e aprì il frigo per prendere una birra, ne aveva bisogno. L’aprì e bevve un lungo sorso, mentre Miguel lo scrutava, appoggiato al tavolo.
“Che ti importa? E poi, gli ho risposto che non ero interessato”
“Avresti voluto?”“No, Jan, ma che cazzo dici? Sai che non mi interessano gli uomini”replicò di scatto.
“Sembravi a tuo agio in quel bar”lo provocò “c’è forse qualcosa che non mi hai detto?”
“Hai voglia di litigare, Jan?”gli afferrò un braccio e lo strattonò “Dimmelo se vuoi litigare che ti accontento”
“Lascia perdere”si liberò e gli voltò le spalle, cosa gli stava accadendo? Perché provava quelle sensazioni?
“Io torno a casa, è meglio”
“No”Miguel lo bloccò “cosa ti prende? Non ti sei mai comportato così”
Jan si voltò e si perse nelle iridi scuse del suo compagno “Mi dispiace, Miguel”
Il moro si avvicinò pericolosamente a lui, i loro visi potevano quasi sfiorarsi “Eri geloso”sussurrò, l’alito sapeva lievemente di birra, ma la sua espressione era stranamente seria.
“Io…”non sapeva che dire, improvvisamente non riusciva a spiccicare una sola parola.
“Sì, lo eri”insistette.
Jan strinse le labbra, la sua vicinanza lo turbava, non riusciva a ragionare, doveva andare via da quella casa prima che fosse troppo tardi “Stai delirando, io vado. Notte, Miguel”e scappò via.
Il moro restò pietrificato, poi quando sentì la porta sbattere si riscosse dalla sua trance, ma cosa gli era accaduto? Era stato davvero sul punto di baciare Jan? Riflettendoci, era quello che aveva voluto tutta la sera. Si grattò la testa, finì la sua birra con una sorsata e poi si diresse verso la camera da letto, aveva bisogno di dormire.

giovedì 16 luglio 2009

Il poeta della porta accanto capitolo 10




Capitolo X

Quando Alex tornò a Kearny era già calato il crepuscolo, l’incontro era andato per le lunghe e non aveva potuto liberarsi prima, ma era felice di essere tornato. Gli era sembrata un’eternità da quando era partito, eppure era stato via solo una settimana. Spense il motore dell’auto davanti a casa, le luci erano accese e l’auto era nel vialetto. Sospirò, Amber era a casa.
Volse poi lo sguardo verso la casa di William, anche lì le luci erano accese, forse lo stava aspettando, in fondo, gli aveva promesso sarebbe stato di ritorno quella sera stessa. Appoggiò la fronte al volante, sapeva che Amber si sarebbe infuriata quando avrebbe saputo che voleva lasciarla, ma non poteva fare altrimenti, desiderava essere libero per trascorrere la sua vita con William. Scese dall’auto e, dopo aver preso il borsone dal sedile posteriore, chiuse lo sportello.
Un movimento alla finestra della casa accanto attirò la sua attenzione, c’era qualcuno dietro le tende. Fissò la finestra per qualche istante e finalmente la vide, la famigerata signora Pattinson lo stava spiando. Corrugò la fronte, strinse le labbra e si avvicinò, non poteva continuare a fingere che non fosse seccante.
Era arrivato ad un passo dal vialetto quando la porta d’ingresso si aprì e ne usci la signora Pattinson, tra le braccia stringeva un gatto siamese. Alex si bloccò, era la prima volta che aveva modo di vederla da vicino e la scrutò con attenzione. Era una donna sulla settantina, capelli neri, occhi chiari nascosti da buffi occhialetti, viso paffuto, solcato da numerose rughe. Indossava un abito rosa e nero lungo fino a sotto il ginocchio e delle pantofole di velluto. Il gatto, stretto al suo petto, si mosse e puntò i suoi occhietti azzurri su di lui come se volesse scrutarlo nel profondo.
Alex lo fissò per qualche istante, poi alzò lo sguardo verso la donna che gli sorrise “Buonasera, signor James, è di ritorno, a quanto vedo”lo salutò facendo scorrere la mano sulla schiena dell’animale che si stiracchiò leggermente.
“Buonasera anche a lei, signora”
“lìL’ho vista dalla finestra e mi chiedevo se volesse fare due chiacchiere con una vecchia signora come me, sa sono sempre sola e mi farebbe piacere la compagnia di un bel giovanotto, una volta ogni tanto”gli domandò ammiccante.
“Veramente, sono appena tornato e Amber mi starà aspettando”replicò scusandosi, ma poi ci ripensò e accettò l’invito “Un minuto, solo”quale migliore occasione per parlarle e dirle di smetterla di spiarli?
Lei lo lasciò passare poi si chiuse la porta alle spalle. Lo introdusse nel salotto.
Alex si guardò intorno, la stanza era molto spaziosa, vi erano due divani, su uno dei quali dormiva acciambellato un secondo gatto, sempre di razza siamese che non alzò la testa neanche quando il giovane fece il suo ingresso nella stanza, poi un cassettone in legno, una vetrinetta appoggiata ad una parete e tra i divani un tavolino.
La donna lo fece accomodare sul divano libero, mentre lei gli sedette di fronte, accanto al siamese, appoggiando anche quello che aveva in braccio, il quale si avvicinò al compagno e cominciò ad annusarlo e leccarlo.
Il ragazzo si sentì a disagio, quella donna gli incuteva uno strano senso di timore, nonostante avesse superato la settantina.
Lei lo fissò attentamente per qualche istante, poi parlò “Le va un the, un caffè?”
“No, la ringrazio, sto bene”si sistemò sul divano, lo sguardo si spostò verso i due gatti che ora si stavano facendo le fusa. Non gli piacevano i gatti, era più un tipo da cani, ma Amber non amava gli animali e non gli aveva permesso di prenderne uno.
“Allora, signor James, come si trova nella nostra cittadina?”gli domandò lei improvvisamente.
“Bene, la gente è amichevole e gentile, ci sentiamo a nostro agio in questo quartiere e poi, non è caotico come New York”
“Venite da New York, città interessante”commentò.
“Sì”alzò un sopracciglio, quella donna era davvero strana “Amber ci lavora, è infermiera”le comunicò, ma qualcosa gli diceva che fosse già al corrente di tutto.
“Cara ragazza, peccato lavori così tanto”disse senza staccare gli occhi dal giovane che le era di fronte.
Alex non replicò e lei continuò “Ai miei tempi le donne restavano a casa, non lasciavano i propri uomini da soli, ma il mondo è cambiato, le donne si sono emancipate, lavorano più degli uomini”.
“Amber ama il suo lavoro”commentò posando i suoi occhi scuri su di lei “e se deve trascorrere le giornate fuori casa, pazienza”alzò le spalle.
“Capisco”le labbra si aprirono in un sorriso “è davvero esemplare da parte sua, non tutti gli uomini lo avrebbero accettato”
“Non posso impedirle di fare quello che ama e che ci da di che vivere. È una fortuna poter lavorare entrambi”
“Come mai è partito? Per lavoro?”continuò con il suo interrogatorio.
Alex continuava a sentirsi a disagio, sentiva che presto avrebbe posto qualche domanda imbarazzante perché sembrava davvero capace di farlo “Sì, un progetto che dovevo terminare”le spiegò cercando di essere il più vago possibile.
Lei lo scrutò, non era convinta, glielo leggeva nello sguardo che stava mentendo, Alex abbassò lo sguardo pentito di aver accettato quell’invito.
“Ora, devo andare”si alzò in piedi, ma la donna fu più veloce e lo bloccò appoggiandogli una mano sul braccio “Resti ancora”
“La ringrazio, ma devo proprio andare”
“Va bene, l’accompagno”
Quando furono davanti all’ingresso lei divenne improvvisamente seria e gli si avvicinò maggiormente “Sa, io di solito, non mi intrometto, ma c’è qualcosa che mi preme dirle”
Alex sbatté leggermente le palpebre, cosa voleva dirgli? Sembrava qualcosa di importante a giudicare dalla sua espressione.
“So che lei e il signor Bradford siete molto amici, per questo mi sento in dovere di informarla di qualcosa che ho notato”
Il giovane impallidì nel sentir nominare il nome del suo amato “Di che si tratta?”
“Niente di grave, le garantisco, solo che negli ultimi giorni, ho notato uno strano movimento”si era reso conto della preoccupazione nel tono della voce.
“Che intende per strano movimento?”alzò un sopracciglio, non riusciva a capire a che conclusione volesse giungere.
La signora Pattinson notò un cambiamento nel suo atteggiamento e lo scrutò con attenzione “Ha ricevuto molte visite, soprattutto, mentre lei era via, ho notato anche una macchina rossa metallizzata appostata davanti casa con il motore spento, e poi…”s’interruppe un attimo, poi concluse “la sua fidanzata proprio ieri è andata a casa sua ed è rimasta per molto tempo. Io non penso che una ragazza fidanzata debba andare a casa di un altro uomo, soprattutto quando lui è fuori città”
“Cosa vuole insinuare, signora Pattinson?”era davvero incredibile quella donna “Credo che non debba intromettersi in queste faccende”
“Non si arrabbi signor James, non volevo insinuare nulla, credevo fosse mio dovere avvertirla”
“So della visita a William”dichiarò seccato.
“Ah bene, allora”le labbra si aprirono in un sorriso “quando l’ho vista uscire da casa sua mi è sembrato strano, nel vialetto un uomo attendeva il signor Bradford. L’ho visto girovagare davanti la casa per quasi un’ora”“Un uomo?”
“Sì, un bel giovane, sui quaranta, alto, aria impettita, capelli neri, grandi occhi scuri. Era vestito molto elegantemente”lo descrisse e il terrore s’impadronì di tutto il suo essere, non poteva trattarsi di lui, gliel’avrebbe detto.
“Era fuori casa di William?”domandò con il cuore in gola “E lui lo ha visto?”
“Certo, ma lui non sembrava felice di vederlo”commentò stupita “doveva essere qualcuno che non vedeva da tanto a giudicare dalla sua reazione”
“Davvero? Ma ha pronunciato il suo nome?”
“Perché tutto questo interesse, signor James? Lo conosce, per caso?”incrociò le braccia al petto.
“No, curiosità, tutto qui”ridacchiò, ma fu poco convincente, temeva si trattasse di Ian, ma per quale motivo non l aveva messo al corrente della sua visita? Perché glielo aveva tenuto nascosto?
“No, non potevo sentirlo, comunque quando la signorina si è allontanata loro hanno discusso per qualche minuto, poi l’uomo bruno si è avvicinato al signor Bradford e gli ha sussurrato qualcosa, dopo poco sono entrati in casa”
“In casa? È sicura?”il suo volto era impallidito di colpo, la gelosia lo stava logorando, avrebbe dovuto parlarne con William per potersi rassicurare.
“Sì, immagino di sì, sa, mi sono allontanata perché bolliva l’acqua per il the, ma quando mi sono affacciata in seguito non erano più lì, ma la macchina sconosciuta c’era ancora, quindi presumo fossero entrati in casa”alzò le spalle “Era un uomo molto affascinante, niente a che vedere con quel ragazzo che ho visto sere fa”
“Ragazzo?”
“Sì, un giovane dai capelli rossi, è venuto a trovarlo un paio di volte e una sera si è trattenuto per la notte”
Alex sentì la terra tremargli sotto i piedi, di certo stava parlando di Steven, ma perché non gli aveva detto che si era fermato per la notte? E soprattutto, perché non gli aveva parlato della visita di Ian?
“Devo andare, ora, arrivederci”e si voltò per uscire.
Si avviò lungo il vialetto e in un attimo raggiunse la porta di casa, ma avrebbe tanto desiderato correre da William per conoscere la verità.
Cacciò le chiavi dalla tasca e le introdusse nella toppa, entrando.
“Sono tornato”annunciò, ma nella sua voce non c’era traccia di entusiasmo.
Amber fece capolino dalla porta della cucina e quando lo vide tutta la rabbia che aveva provato svanì, era felice di rivederlo “Ciao, sei tornato”
“Sì, ma…”lei non gli permise di terminare la frase perché gli si buttò tra le braccia e lo abbracciò con trasporto.
“Non andrai più via,vero?”
“Amber, senti, dobbiamo parlare”ma la ragazza avvicinò il viso al suo e lo baciò con passione, doveva recuperare il tempo perduto, gli era mancato da impazzire.
Alex rispose al bacio ma quando ebbe fine non poté fare a meno di sentirsi in colpa nei confronti di William.
“Amber, c’è qualcosa di cui dobbiamo parlare”
“Non ora, vuoi cenare?”sapeva che il suo ritorno sarebbe stato solo provvisorio, glielo leggeva negli occhi che stava per lasciarla.
“Va bene”acconsentì rassegnato.
“Bene”e ritornò in cucina.
In quel momento squillò il cellulare facendolo scattare, lo tirò fuori dalla tasca della giacca e rispose “Pronto?”
“Alex?”fece una voce maschile dall’altro capo del telefono.
“Will”sorrise riconoscendo la voce del suo amore “mi sei mancato”
“Davvero? Perché non mi hai chiamato appena rientrato?”
“Lo avrei fatto dopo cena”
Sentì un gemito “Alex, credevo saresti venuto da me, ma a quanto pare sei troppo impegnato a cenare con la tua ragazza”enfatizzò l’ultima parola, era geloso marcio.
“Non dire così, sai che amo solo te”
“Anche io e saperti con lei mi strugge”si lamentò “vieni da me, ti prego, ho in mente qualcosa di speciale per festeggiare il tuo ritorno e la tua libertà”
Alex tacque, fantasie che coinvolgevano i loro due corpi aggrovigliati e sudati gli affollarono la mente eccitandolo.
“Will”si morse le labbra
La voce di Amber risuonò nella stanza “Amore? Vieni, la cena è pronta”
“Amore?”mormorò incredulo
“Will, io…”
“Lascia perdere, non c’è bisogno che ti giustifichi”e riattaccò senza lasciargli il tempo di replicare.
“Dannazione”imprecò, ma in quel momento la ragazza reclamò nuovamente la sua presenza e lui sospirò rassegnato.
Dopo cena Alex si alzò da tavola e tornò in salotto, era nervoso, la telefonata con William era finita male e ora doveva trovare il modo d’andare da lui. Passeggiò avanti e indietro per la stanza, doveva parlarle “Amber, c’è qualcosa che devo dirti”
Lei sedette sull’angolino del divano e attese la notizia che avrebbe di certo cambiato la sua vita, ma avrebbe lottato, era decisa a tenersi il suo Alex ad ogni costo.
“Mi dispiace, non vorrei farti soffrire, ma non riesco a continuare a fare finta di niente”
“C’è un’altra?”domandò con il cuore in gola.
“Vorrei che le cose fossero così semplici, Amb”
In quel momento gli occhi della ragazza si posarono sulla fasciatura “Come te lo sei fatto? Non lo avevo notato prima”
“Ho rotto un bicchiere”
“Per quale motivo?”cosa stava accadendo? Era così strano, cosa stava nascondendo?
Il moro sospirò, sarebbe stato meglio raccontare tutto dall’inizio “Ho cercato di rompere un jukebox in un locale, degli uomini volevano fermarsi e io nel divincolarmi ho rotto un bicchiere”
Amber sgranò gli occhi, dove era finito il ragazzo calmo e pacifico che aveva conosciuto e amato? Non riusciva a credere che fosse cambiato tanto.
“Ho dato il via ad una rissa e mi hanno arrestato”abbassò la testa, non andava di certo fiero di quello che aveva fatto
“E per quale motivo avresti fatto una cosa del genere?”era sconvolta, non credeva fosse un tipo violento.
“Avevo bevuto, ero triste e ho perso il controllo”
“Dannazione, Alex, ma cosa ti è preso? Finire in prigione, non pensi alla tua reputazione? E se dovessero toglierti il progetto? La tua reputazione come ingegnere sarebbe rovinata”
“Hai ragione”non aveva mai pensato ad una possibilità del genere, era stato davvero un idiota “mi sono comportato da ragazzino immaturo. A proposito, ti ho chiamato, ma il cellulare suonava a vuoto”mentì, dirle quello che era accaduto in realtà.
“Devo averlo dimenticato da qualche parte”fino a questo momento non si era resa conto di averlo smarrito.
“Capisco”
“Hai dovuto pagare la cauzione?”gli domandò.
“Sì”rispose vago, William si era occupato lui di tutto.
“Perché sei tornato se non vuoi stare con me? Io non voglio perderti, Alex. Lotterò se necessario”gli occhi erano come braci.
“Amber, non ti amo più”confessò sconvolgendola.
“Non è vero”si alzò e lo fronteggiò “sei stato irretito da qualche sciacquetta, ma io non ti lascerò andare con lei”
“Non puoi tenermi legato a te, io sono innamorato di qualcun altro”
“Non mi importa”scosse la testa “io ti amo e non voglio perderti”
“Amber, ti prego, cerca di ragionare, davvero vorresti che io stessi con te pur amando un altro?”
Lei era troppo sconvolta per accorgersi che aveva parlato al maschile, se lo avesse capito sarebbe esplosa “Eri con lei?”
“No”negò, ma non era del tutto la verità.
“Stai mentendo, sei partito per stare con la tua sgualdrina”era furiosa, detestava essere presa in giro “tutte le volte che ti ho chiesto se c’era un’altra rispondevi sempre di no, che ero paranoica. Che stupida sono stata a crederti”
“Amber, non ero sicuro di quello che provavo, sentivo che c’era qualcosa, ma non sapevo cosa fosse”cercò di spiegarle “Tra noi c’erano problemi, non puoi negarlo. Da quando ci siamo trasferiti da New York non parliamo più, non trascorriamo neanche un’ora insieme senza che tu debba scappare per andare a lavoro”
“Non è colpa mia, devo partire prima per non arrivare in ritardo”alzò la voce “Se abitassimo a New York non dovrei muovermi un’ora prima”
“Me lo stai rinfacciando? Mi hanno affidato un lavoro, non potevo farlo restando a New York e poi, credevo che fossi felice qui”
“Felice? Come potrei essere felice in questo buco sperduto nel nulla, dove tutto il vicinato spia e si impiccia della vita degli altri?”
“Perché non me lo hai detto, Amber?”le domandò.
“Perché io ti amo e vedevo che eri felice qui e che ti stavi realizzando professionalmente”
“Potevi dirmelo, avremmo trovato una soluzione”
“Detesto questa cittadina e detesto il vicinato, ieri ho sorpreso la vicina, la signora Pattinson, a spiare William”
“Non fa altro che guardare da quella finestra”aggiunse Alex “le ho parlato e mi ha detto che ti ha visto entrare da William ieri”
“Cosa?”la ragazza sgranò maggiormente gli occhi, si permetteva anche di spettegolare con il suo fidanzato delle sue azioni? Era davvero troppo “Ha sparlato di me?”
“Non ho raccolto le sue provocazioni, piuttosto, mi ha detto alcune cose su William, di come la sua vita sia movimentata”un’ondata di gelosia lo colse nuovamente “e di visite”
“Ah, parli del tipo affascinante che era fuori casa sua, ieri?”sulle labbra le apparve un leggero sorriso “Sai, c’è qualcosa che non mi quadra, tra loro c’era un atteggiamento strano, quasi di intimità, soprattutto nell’altro uomo”
“Davvero?”cercò di mantenere un briciolo di controllo, ma ormai stava cadendo in pezzi.
“Sì, William non sembrava felice di vederlo, ha pronunciato il suo nome con un sibilo e ha stretto i pugni, credo non si vedessero da tempo”.
“Che nome?”deglutì, aveva bisogno di andare da lui e di essere rassicurato.
“Ian”sussurrò lei.
Queste tre lettere non fecero altro che aumentare il panico che si era ormai impadronito del giovane Alex tanto che a stento riuscì a captare il resto del suo discorso “Ian”sussurrò con lo sguardo perso nel vuoto.
“Dalle poche parole che ha pronunciato, suppongo sia inglese come lui”ipotizzò “Che uomo elegante e affascinante. Ho impressione che abbia qualche relazione particolare con William”
“Relazione? Da cosa lo deduci?”
“Non lo so, dall’atteggiamento di quell’Ian, da come ha pronunciato il suo nome, con dolcezza. È una sensazione, ma temo William non sia chi dice di essere”concluse con uno sguardo malizioso.
“Non sono affari tuoi”scattò furioso “Non sopporto che parli in questo modo di William”si bloccò prima di lasciarsi sfuggire qualche cosa di compromettente.
“Calmati, non te lo tocco, il tuo adorato William”replicò alzando le braccia “Che stronzo sei, fino ad una settimana fa non volevi neanche pronunciassi il suo nome ora ti ergi in sua difesa”
“Le cose sono cambiate”disse solo.
“Come possono essere cambiate se non lo vedi da una settimana?”non riusciva a capire cosa gli stesse accadendo, poi un tremendo sospetto cominciò a fare capolino.
Sgranò gli occhi, no, non poteva essere. Era ridicolo anche pensarlo.
“Alex?”pronunciò il suo nome come se volesse una risposta al suo dubbio, ma lui non gliela fornì, disse solo “Esco”e presa la giacca si precipitò fuori.
Le luci nella casa di William erano ancora accese, si fermò davanti alla porta senza trovare il coraggio di bussare, poi la voglia di vederlo ebbe il sopravvento e suonò il campanello.
Un attimo dopo William apparve sulla soglia, i capelli scomposti e con indosso dei vecchi jeans e una maglia rossa. Lo accolse con leggera freddezza, era ancora arrabbiato per la telefonata, glielo si leggeva negli occhi.
“Ciao”lo salutò il moro abbozzando un sorriso, il cuore gli batteva con violenza nel petto “posso entrare?”
William lo fissò per qualche istante, poi annuì e si spostò leggermente per farlo passare.
Alex entrò nel soggiorno e si voltò verso il suo amante “Come stai?”
L’altro puntò le iridi cristalline su di lui “Secondo te?”
“Mi dispiace per come è andata la telefonata, Will”
“Sì, certo”sbuffò per niente convinto “come sta Amber?”
“Credo sospetti”
William lo fissò senza espressione, era deluso, non aveva avuto il coraggio di lasciarla.
“Perché sei qui, Alex?”il tono era duro.
“E dove altro dovrei essere?”gli si avvicinò e gli appoggiò le mani sui fianchi
“Dalla tua fidanzata, non è questo che vuoi?”
“No”rispose e lo baciò con dolcezza stuzzicandogli le labbra con la lingua e spingendo per entrare “voglio te”
William gli portò una mano dietro la nuca e approfondì il bacio, era da tanto che attendeva quel momento.
Gli allacciò la lingua con la sua assaporando ogni istante “Alex, mio dio, temevo avresti scelto lei”
“Non avrei mai potuto, io ti amo, Will”
“Anche io ti amo e saperti con lei mi straziava, stavo per venire e trascinarti qui con la forza, ma mi hai preceduto”spostò le labbra sul mento, scendendo sul pomo d’Adamo “ora sei tutto mio, non tornerai da lei, vero?”
“No, se tu mi vorrai no”indietreggiò, erano entrati nello studio.
“Ne dubiti?”gli occhi azzurri brillavano, non era mai stato così felice.
“Perché non mi hai detto che hai rivisto Ian?”gli domandò a bruciapelo, non resisteva nel dubbio.
Nel sentir nominare il suo ex fidanzato William sgranò gli occhi e indietreggiò di un passo.
“Come lo sai?”
“La signora Pattinson mi ha detto di aver visto un bell’uomo con capelli neri, vestito elegantemente e ho capito si trattava di lui, poi Amber me lo ha confermato”
William abbassò la testa, avrebbe dovuto dirglielo subito, ma aveva avuto paura.
“Perché non me ne hai parlato quando sei venuto a Newark?”
“Avevamo altro da fare”accarezzò i denti con la lingua.
“Dovevi dirmelo!”insistette “Sai cosa ho pensato quando quella vecchia megera mi ha detto che eravate in atteggiamenti intimi e che era entrato in casa tua?”
“Quando hai parlato con Mrs Pattinson?”
“Ore fa, quando sono arrivato, abbiamo fatto un’interessante chiacchierata”era geloso.
“Mi dispiace, ma non c’è stata la calma di affrontare l’argomento, eravamo impegnati in altre faccende”
“Avresti dovuto trovare il tempo per dirmelo”lo rimproverò, poi sedette sul divano “ora parla! Non omettere niente”gli ordinò.
“Si è presentato qui, ieri, mentre Amber era da me”cominciò a raccontare “ero così stupito, non credevo avrebbe avuto il coraggio di presentarsi qui dopo quello che era avvenuto”
“So che per te è doloroso, ma ti va di dirmi cosa è successo tra voi per portarti a lasciarlo e a scappare via dall’Inghilterra?”
Alex lo fissò, gli occhi blu del suo poeta erano lucidi.
“L’ho trovato a letto con un altro”gli rivelò sedendogli accanto “e per me è stato peggio di una pugnalata al cuore”
“Mi dispiace, Will”gli sfiorò una guancia.
“L’ho trovato con Steven, il mio migliore amico e io mi sono sentito crollare il mondo addosso”
“Cosa?”sgranò gli occhi e tutto gli fu chiaro “Mio dio”
“Non potevo perdonarli per come si erano comportati, ma solo ora ho saputo la verità e non ha fatto che incrementare il mio dolore”continuò a sfogarsi, gli occhi si riempirono di lacrime “lui era geloso del mio rapporto con Steven e ha deciso di porvi fine”
“Che verme”commentò a denti stretti.“Ha fatto bere Steven, poi si è infilato nel letto con lui e lo ha sedotto. Steven pensava fossi io, gli ha detto che lo amava e Ian per vendicarsi ha fatto l’amore con lui”
“Vuoi dire che Steven non sapeva si trattava di Ian e non di te?”era sempre più sconvolto dalle sue dichiarazioni, quell’uomo doveva essere un uomo terribile e senza cuore.
William scosse la testa “Steven mi ha detto tutto e non potevo credere che Ian avesse compiuto un atto così vile e crudele, ma poi me lo ha confermato lui stesso. Era geloso del nostro rapporto e quando è venuto a conoscenza dei suoi sentimenti per me ha deciso di mettere fine alla nostra amicizia”
“Cazzo, Will”
“Dovevi vederlo, Alex, non era per niente pentito, credeva di avere fatto la cosa giusta”le lacrime gli impedivano quasi di continuare il suo racconto “voleva tornare con me, mi ha detto che mi ama”
Queste ultime parole provocarono nel moro un brivido lungo la schiena, ma non intervenne e lo lasciò finire.
“Come poteva pretendere che gli perdonassi una cosa del genere? L’ho mandato via, non voglio più vederlo”
“Mi dispiace, ero arrabbiato perché non me ne avevi parlato, ma che idiota egoista che sono”scosse la testa “tu soffrivi e io pensavo che volessi tenermelo nascosto per chissà quale motivo”
William lo fissò incredulo “Eri geloso?”
“Mi sento un vero verme”si alzò in piedi e si voltò dandogli le spalle, non riusciva neanche a guardarlo.
“No, amore”lo raggiunse e lo costrinse a guardarlo “non sei un verme, io ho provato la stessa paura quando ho udito la voce di Amber prima, credevo avessi cambiato idea. Ero furioso e terrorizzato”
“Ho visto, ma spero di aver fugato ogni tuo dubbio, amo solo te”
“Sì, amore mio”e lo baciò con passione attirandolo a sé, assaporando la sua bocca e spingendosi contro di lui.
Lo spinse supino sul divano e si stese su di lui divorando le sue labbra morbide.

lunedì 6 luglio 2009

Alla mia amata immortale

Questa lettera mi è stata scritta da una persona molto speciale. Presto posterò anche delle poesie che mi ha dedicato. Lo so che non c'entrano con questo blog ma per me sono importanti e mi fa piacere inserirle in questo posto per me così speciale.

Questa lettera è per la mia amata immortale, per la mia sola ragione di vita in mezzo a tanti nemici, per il mio unico e maggior diletto del cuore e per l'unica persona che abbia saputo comprendermi. Non è l'attrazione dell'altro sesso che mi attira in te, no, soltanto te, tutta la tua persona con tutte le tue qualità hanno incatenato il mio rispetto, i miei sentimenti, la mia stessa anima, nella quale non ti sei imposta con prepotenza, come una passione fiammante e distruttiva, ma sei entrata piano e dolcemente, come il canto di un usignolo. Quando mi accostai a te, ero fermamente deciso a non lasciar germogliare neanche una scintilla d'amore, mi sentivo deluso dal mondo intero e dalla vita, avevo perso ogni speranza, ma tu mi hai sopraffatto e mi lasci sperare che il tuo cuore batterà a lungo per me. Sopporto gli oltraggi, i sassi, i dardi e le percosse dell'iniqua sorte solo perchè la fede incrollabile in un tale amore, la speranza di poterti rivedere all'alba, me ne da la forza, tiro avanti per te e vivo nei tuoi respiri. Di battere per te, mia amata, questo mio cuore non cesserà se non quando non batterà più del tutto. Tu sei la mia sola roccia, e io voglio essere la tua roccia, per quanto imperfetto e cedevole io sia; tu sei la luce, e io sono l'ombra. In un tuo bacio il naufragar m'è caro; nulla di più potrei chiedere al mondo.
(Marco)

martedì 30 giugno 2009

Il poeta della porta accanto capitolo 9 NC17




Quando furono finalmente in camera William chiamò il servizio in camera e ordinò la cena, Alex doveva essere affamato e anche lui, se doveva essere sincero, non mangiava dall’ora di pranzo.
Il giovane ingegnere era ancora sulla soglia, si limitava a fissare l’amico intento a parlare al telefono, quasi non riusciva a credere che fosse lì con lui. Lo aveva desiderato con tutto se stesso, ma in quel momento non sapeva come comportarsi.
William posò il telefono “Alex? Vuoi fare una doccia prima di cena?”
Si riscosse dai suoi pensieri “Okay”e si diresse verso il bagno.
Quando udì l’acqua scorrere William sospirò, sembrava l’ombra del ragazzo che conosceva e che tanto amava, ma cosa gli stava accadendo? Doveva scoprire cosa lo aveva portato a lasciare Amber e a bere fino a perdere ogni controllo.
Si avvicinò alla finestra e osservò la strada all’esterno, la notte era serena, in cielo la luna era quasi piena e il vento aveva spazzato via tutte le nubi.
“Sono contento tu sia qui, Will”mormorò Alex alle sue spalle.
Si voltò e lui era a pochi passi, un asciugamano stretto alla vita e un altro tra le mani che utilizzò per asciugarsi i capelli, trattenne il respiro, era la prima volta che lo vedeva quasi nudo. Lasciò vagare lo sguardo e sentì i jeans diventare stretti pensando a quello che poteva celare sotto l’asciugamano.
“Stai bene?”gli domandò avvicinandosi, era preoccupato per lui.
“Sì, grazie, niente di meglio che una doccia ristoratrice per far passare una brutta sbornia”abbozzò un sorriso.
“Alex, ma perché…?”fu interrotto da un leggero bussare.
“Vado io”scattò il moro raggiungendo in un istante la porta, era il servizio in camera, prese il carrello e ringraziò.
Richiuse la porta e William fu dietro di lui facendolo fremere “Ho una fame da lupi”
“Mangiamo, allora” spinse il carrello verso il tavolino e gli indicò una sedia.
Quando furono sazi, Alex si stese sul letto, aveva ancora addosso solo l’asciugamano, ma non gli andava di cambiarsi, era troppo stanco. Volse lo sguardo verso il biondo che sedeva accanto al tavolino, era taciturno, il cuore perse un battito, era così bello, ma forse apparteneva già ad un altro.
“Sto bene, ora, se vuoi, puoi tornare a casa”mormorò, ma era l’ultima cosa che desiderava.
William strinse la mascella “Proprio non sopporti la mia presenza qui, vero?”sembrava volesse mandarlo via.
Alex distolse lo sguardo senza rispondere e William continuò “Vuoi dirmi cosa ti sta accadendo? Scappi dalla città, lasciando Amber disperata, ti ubriachi costringendo la polizia ad arrestarti. Non ti riconosco più”
“Non ti devo alcuna spiegazione, Will”replicò “e poi, potrei dire lo stesso di te, credevo di conoscerti, ma sbagliavo”
“E con questo cosa cazzo vorresti dire?”lo fissò con gli occhi come braci “Stiamo parlando di te, non di me”.
“William, lascia perdere, non importa”
“Eh, no, Alex, non te la caverai così, ora mi dici di cosa stai parlando”
“Vuoi sapere di cosa sto parlando? Bene, te lo dirò”si alzò affrontandolo “Chi era quel rosso dell’altra sera e cosa è per te? Ho visto, sai, il modo in cui vi guardavate e sfioravate”la gelosia lo stava lacerando “eravate molto intimi, è il tuo nuovo fidanzato?”
William sgranò gli occhi, non riusciva a credere che fosse geloso “No, Alex, non è così. Si trattava di Steven”
“E chi cazzo è questo Steven? Dici il suo nome come se io dovessi sapere di chi si tratta”
“Perché te ne ho parlato, è quel mio amico di Londra”
A quel punto Alex realizzò “Quello che non vedi da un anno?”si morse la lingua e in un attimo si sentì un idiota.
“Sì, lui”
“Da quello che ho visto, le cose tra voi vanno più che bene, eravate così intimi”distolse lo sguardo, c’era dolore nell’ultima frase.
“Ci siamo chiariti e sai…”mormorò non sapendo come raccontargli quello che era accaduto tra loro su quel divano.
“E cosa?”incrociò le braccia al petto.
“Mi ha detto di essere innamorato di me, da sempre”gli rivelò “e mi ha baciato, anzi, ci siamo baciati”
“Cosa?”il cuore smise di battere, sentì il pavimento cedergli sotto le gambe “Capisco, immagino vorrai andare, stare con lui, non ti trattengo, William”la sua voce era glaciale.
“Immagini male, piccolo, io qui sto benissimo e poi, Steven è tornato in Inghilterra” gli si avvicinò “per me è solo un amico e che tra noi non potrà esserci altro”.
“Perché lo hai baciato?”
“Non lo so, piccolo, davvero, ma voglio che tu sappia che non è lui che mi fa battere il cuore, che popola tutti i miei sogni”William accorciò maggiormente le distanze, i loro visi potevano quasi sfiorarsi.
Alex percepiva il suo alito caldo, il cuore ricominciò a battere, le gambe gli tremavano, non osava neanche muoversi per non rompere quell’atmosfera.
“Perché sei partito?”gli domandò improvvisamente “Hai litigato con Amber, vero?”
“Sì, non potevo sopportare più…”scosse la testa “avevo bisogno di riflettere, di capire quello che voglio davvero”confessò “e non potevo farlo lì”
“E lo hai capito, quello che vuoi davvero?” gli sfiorò il braccio nudo con la punta delle dita.
“Sì”
Gli alzò il mento con una mano costringendolo a guardarlo “Bene, perché mi sento perduto senza di te”
“Dici sul serio?”sorrise incredulo, non avrebbe mai sperato di udirgli pronunciare quelle parole.
Per tutta risposta William appoggiò le labbra sulle sue in un leggero bacio, Alex gemette, ma senza esitare socchiuse la bocca lasciandolo entrare, le loro lingue s’incontrarono dando inizio ad una danza. La passione li accese, Alex lo spinse sul letto stendendosi su di lui e continuando a baciarlo, lo desiderava più di ogni altra cosa e questa volta non si sarebbe tirato indietro.
William si staccò leggermente, gli occhi erano scuri di passione, le labbra gonfie per i baci e le gote arrossate “Forse dovremmo fermarci”gli posò le mani sul petto.
“Fermarci?”gli sfiorò il bordo superiore della bocca con la punta della lingua “Non lo voglio io e non lo vuoi neanche tu, Will”
“Sei sicuro?”non osava sperare “Ti desidero disperatamente, Alex, sono mesi che non penso ad altro”
“Mai stato più sicuro”gli accarezzò il torace attraverso la camicia “non voglio più negare quello che provo te”
Il biondo sorrise, si sporse in avanti e lo baciò nuovamente, poi invertì le posizioni e in un attimo fu su di lui, sfilandogli l’asciugamano e liberando l’erezione, ormai evidente.
“Sei così bello”sospirò lasciando scivolare la mano lungo il suo corpo ormai nudo, la pelle era incandescente, poi ridacchiò posando lo sguardo sul membro ormai semi eretto “Noto che non stavi mentendo, cucciolo”
Alex arrossì, e William lo baciò di nuovo, poi si spogliò velocemente, bramava sentire la pelle di Alex contro la sua, aveva atteso così tanto che non intendeva più attendere neanche un solo istante. Una volta che gli abiti furono sul pavimento, cercò il suo sguardo nel timore di leggervi qualche ripensamento, ma tutto quello che vide fu un grande desiderio, Alex lo voleva e non avrebbe cambiato idea. Si sporse in avanti e appoggiò le labbra sul collo, succhiando leggermente la pelle, inebriato dai sospiri provenienti dal suo compagno, scese a lambire una spalla, la mordicchiò, adorava il suo sapore, scese ancora, catturò un capezzolo tra i denti, lo mordicchiò, lo succhiò, fino a quando non divenne duro come un sassolino, Alex si contorse sotto di lui per il piacere “Will”gemette “non fermarti”
Un lampo apparve nelle iridi blu, passò all’altro capezzolo bagnandolo con la lingua, adorava i suoi mugugni di piacere. Discese fino al ventre, disegnando dei piccoli cerchi attorno all’ombelico, sentì Alex fremere e questo lo spronò a continuare con quella lenta e dolce tortura. Succhiò e mordicchiò la carne fino a quando non urlò di piacere “Will”
Il giovane poeta alzò la testa e gli rivolse un sorrisetto maligno poi con le mani gli allargò le gambe e si insinuò, circondando il membro ormai eretto con la mano. Mosse la mano su e giù, Alex chiuse gli occhi e si abbandonò completamente alla sua esperienza, era in paradiso.
Lo lappò, passò la lingua calda lungo tutta la lunghezza, poi lo lasciò scivolare nel suo antro caldo cominciando a succhiare.
Alex si lasciò sfuggire un lamento e gli artigliò con forza i ricci, mentre William muoveva la testa ciucciandolo sempre con maggiore vigore.
“Cazzo, Will, continua”riaprì gli occhi e osservò la testa bionda del suo amante muoversi su e giù, era lo spettacolo più erotico che avesse mai visto.
Sentì una scossa lungo la schiena, segno che il picco era vicino, poi diede una spinta di reni e raggiunse l’orgasmo più potente di tutta la sua esistenza, riversandosi nella bocca di William.
Appoggiò la testa sul materasso e ansimò senza avere la forza di dire nulla, il cuore gli batteva furiosamente nel petto, non credeva sarebbe stato così intenso.
Lo attirò a sé cercando le sue labbra “È stato stupendo, Will”
Il biondo gli accarezzò una guancia e sorrise “Questo non era che l’inizio, la notte è ancora lunga. Voglio sentirti in me, Alex, vuoi?”
“Will, io, non…”balbettò.
“Lo so che è la prima volta, ma io mi fido di te, piccolo”gli posò una scia di baci sul mento lambendo il pomo d’Adamo e scendendo lungo la gola “non vuoi fare l’amore con me? Prendermi?”
Alex sorrise “Ti voglio con tutto me stesso, Will, ma non voglio farti del male”era preoccupato.
“Non me ne farai”gli garantì sogghignando.
“Non ho un preservativo”si morse il labbro superiore, non pensava ne avrebbe avuto bisogno.
“Io non faccio sesso da tanto, non credo che rischiamo a non usarlo e poi voglio sentirti senza nulla che si frapponga fra noi”
“Io ho fatto l’amore solo con Amber per un bel pezzo, quindi…”aggiunse il moro.
“Non ricordarmelo”replicò con una smorfia, stava male solo al pensiero.
“Sei geloso?”rise prendendolo in giro.
“Sì, puoi neanche immaginare quanto stavo male sapendoti con lei”
“Povero piccolo”lo baciò sul naso “ma ora sono con te e ho intenzione di restarci”
Il cuore di William impazzì nel sentirgli pronunciare quelle parole così importanti, invece di parlare lo attirò in un abbraccio e gli lambì le labbra con un bacio che li infiammò entrambi.
Alex lo spinse supino invertendo le posizioni e insinuandosi tra le gambe, ma era terribilmente nervoso, temeva di sembrare inadeguato davanti a William. Lasciò scendere la mano lungo un fianco, le dita lo sfiorarono con delicatezza, il suo tocco fu come una carezza.
“Alex”gemette, quando gli sfiorò la fessura tra le natiche con un dito, ma si accorse della sua titubanza, dell’indecisione nel modo in cui lo toccava e cercò di rassicurarlo “Alex, lascia che sia io condurti, va bene?”sostituì il dito con il suo e cominciò a sfiorare il bordo facendo dei piccoli cerchi, ansimò senza staccare lo sguardo da lui.
Alex era eccitato oltre ogni limite, vedere William toccarsi in quel modo e darsi piacere, era uno spettacolo ad altro contenuto erotico.
Si penetrò leggermente, muovendo avanti e indietro il dito, allargò maggiormente le gambe e ansimò “Immagino che sia tu a farlo, Alex”gli sussurrò socchiudendo le labbra.
“Will”gli schiaffeggiò la mano e la sostituì con la sua, non resisteva, doveva toccarlo, sfiorarlo, dargli piacere.
Spinse in profondità, strappandogli un ennesimo gemito che lo indusse a continuare nella sua tortura. Aggiunse un secondo dito, poi un terzo, continuando a spingere e costringendolo a inarcare la schiena per l’orgasmo che lo investì come un fiume in piena.
“Scusa”arrossì il biondo pulendosi con il lenzuolo.
Il moro si morse il labbro inferiore, poi ridacchiò “Sei talmente sexy, Will” e si mosse lungo il suo corpo lasciandogli una scia di baci infuocati che partivano dal collo e scendevano fino alla scapola e continuarono lungo il torace scolpito e glabro.
William ansimò, come mai sapeva che corde sfiorare per farlo eccitare nuovamente? Era appena venuto, ma sentiva che presto sarebbe accaduto di nuovo se avesse continuato in quel modo “Alex, non torturarmi”
L’altro sorrise e gli mordicchiò l’interno coscia, salendo fino all’inguine, evitando, di proposito, il suo membro bisognoso di cure, voleva farlo soffrire ancora un po’ prima di accontentarlo. Finalmente gli sfiorò l’erezione con la lingua e William trattenne il respiro, gli occhi blu erano colmi di passione, il desiderio per lui lo stava consumando.
“Alex, mio dio, dove hai imparato?”singhiozzò quando lo circondò con le labbra spingendolo fino in gola e cominciando a leccarlo e succhiarlo. Il sapore di William era inebriante, non ne avrebbe mai avuto abbastanza. Alle sue parole lasciò andare il suo membro e ridacchiò “Talento naturale”
“Interessante”sghignazzò “Ora, ti voglio dentro di me, ti prego”
“Non aspetto altro, amore”
William sorrise, lo aveva appena chiamato amore, era la prima volta che lo faceva, era pazzo di gioia, lo attirò a sé e gli circondò le spalle con le braccia. Lo baciò con trasporto, mentre Alex si faceva largo tra le sue natiche spingendosi all’interno lentamente.
“Alex”gemette mordendosi le labbra e allacciando gli occhi ai suoi, voleva guardarlo mentre facevano l’amore, fargli sapere che lui l’unico con il quale intendeva stare. Quando fu completamente dentro, cominciò a muoversi, ma sempre con estrema lentezza, temeva di fargli male.
“Will, tutto bene? Ti sto facendo male?”era preoccupato, ma lui per tutta risposta gli allacciò le gambe ai fianchi per aumentare la penetrazione.
“Muoviti, di più”mosse il bacino per assecondare le sue spinte.
“Will, mio dio”aumentò i colpi fino a toccare punti che costrinsero il suo amante ad urlare “Alex, ti amo”e sprizzò il suo seme sul ventre del moro che si bloccò, sconvolto. Aveva davvero udito quelle paroline o le aveva solo immaginate? William si accorse del suo stato e lo fissò preoccupato. Si morse il labbro pentendosi quasi di quella sua rivelazione, ma dopo un attimo, Alex ricominciò a muoversi con vigore fino a quando non raggiunse l’orgasmo riversandosi in lui.
Si accasciò sul suo torace ansimante, poteva udire i battiti accelerati del cuore di William, una melodia rilassante. Chiuse gli occhi e sorrise, era stata l’esperienza più intensa e coinvolgente di tutta la sua esistenza, non solo aveva fatto l’amore con un uomo per la prima volta e gli era piaciuto talmente che sarebbe stato pronto a rifarlo, ma William gli aveva dichiarato il suo amore.
Non poteva essere più felice. Il poeta giaceva sotto di lui, immobile, solo il petto che si alzava e abbassava velocemente indicava che non stesse dormendo, ma che stesse riflettendo su quello che era accaduto. Si sentiva un idiota, un inguaribile romantico, lasciarsi andare in quel modo.
Aveva letto sconcerto e confusione negli occhi del compagno, forse, se non fosse stato dentro di lui sarebbe scappato a gambe levate. Fissò il soffitto in cerca di una scusa, qualcosa per giustificare le sue parole, ma non trovò nulla di plausibile e convincente, così si limitò a tacere.
Alex si mosse leggermente, poi gli baciò il torace madido di sudore “Non dici nulla? È stato così orrendo?”
William incontrò i suoi occhi imploranti e socchiuse le labbra sorpreso. Orrendo? Come poteva pensarlo? Era stato semplicemente magnifico, Alex era così diverso da Ian che a letto voleva avere il controllo di tutto, sentiva di amarlo profondamente “Alex, io…”balbettò, poi scosse la testa e mormorò “… direi che è stato grandioso”
“Sì, decisamente”si strinse a lui.
“Senti, Alex, per prima, io…”sospirò “mi dispiace, non volevo sconvolgerti dicendoti che… insomma, che ti amo, è solo che è quello che provo”
Abbassò lo sguardo e vide che aveva gli occhi chiusi, poi lo sentì russare debolmente e si rese conto che si addormentato, non aveva udito neanche una parola di quello che aveva detto.
“Alex?”lo chiamò, poi sorrise, gli accarezzò i capelli umidi di sudore e chiuse a sua volta gli occhi addormentandosi stravolto.



Il mattino seguente, Alex si svegliò colpito dai raggi del sole, due forti braccia lo stringevano, abbassò lo sguardo e sorrise osservando il suo amante biondo che dormiva con la testa leggermente piegata in basso e le braccia che gli circondavano la vita. Gli scostò una ciocca di capelli dalla fronte e gli posò un bacio sulle labbra, la sua confessione l’aveva colto di sorpresa contribuendo a confonderlo maggiormente. E se fosse stato solo l’impeto del momento a trascinarlo a pronunciare quelle due paroline così magiche e piene di significato? Sospirò tristemente, poi cercando di non svegliarlo si liberò dal suo abbraccio e sgusciò via dal letto. Gli avrebbe fatto una sorpresa portandogli qualcosa di buono per la colazione, sapeva quanto il suo Will fosse goloso di dolci. Sorrise, lo considerava già suo, rivide agli avvenimenti della notte precedente e arrossì ricordando quello che gli aveva fatto e il piacere che aveva provato. Si rivestì lentamente, poi quando fu presentabile, afferrò la giacca che giaceva abbandonata sulla sedia e uscì dalla stanza.
Durante il tragitto dall’hotel al bar non fece altro che pensare a cosa dire ad Amber. Era andato via trattandola male, dicendole cose che non pensava, ma era arrabbiato, esasperato. Avrebbe dovuto chiederle scusa, ma anche troncare quel rapporto ormai inesistente che li legava, lei meritava qualcuno che l’amasse con tutto se stesso e anche lui.
Raggiunse il bar, entrò e si avvicinò al bancone, c’erano ciambelle d’ogni tipo, brownies e tortine alla frutta e al cioccolato. Era indeciso su cosa comprare, ma poi ricordò la passione di William per i mirtilli e per la sua torta al cioccolato, così prese un paio di tortine ai mirtilli, due al cioccolato e qualche ciambella ricoperta di zucchero. Improvvisamente immagini erotiche del suo Will con le labbra sporche di zucchero e il corpo ricoperto di cioccolato fecero capolino nella sua testa facendolo eccitare.
Scosse la testa, pagò e prese la busta che il commesso gli porgeva. Doveva tornare da lui al più presto.
Quando varcò la porta della camera, William era in piedi, davanti alla sedia che si stava rivestendo, sembrava pensieroso, ma quando lo vide sulle labbra apparve un dolce sorriso “Ciao”
“Ciao, ho preso la colazione”
“Per un attimo ho temuto fossi andato via”gli confessò il biondo provando un po’ di vergogna anche solo per aver pensato una cosa del genere.
Alex divenne serio “Che sciocco, non avrei mai potuto”
“Scusa, è solo che non trovandoti quando mi sono svegliato, ho pensato…”scosse la testa “mi dispiace”
“Non importa”gli porse il sacchetto di carta “ti ho portato qualcosa per addolcirti il risveglio”
“Davvero?”un lampo apparve nei suoi grandi occhi blu, sbirciò all’interno e si leccò le labbra “Buoni, cosa ho fatto per meritarti, Alex?”
“Non saranno come quelle che cucino io, ma sono buone, le ho già assaggiate qualche giorno fa”commentò scrutandolo, sembrava quasi un bambino davanti a tutti quei dolci.
“La tua torta al cioccolato era divina”lo adulò “non credo di aver mai assaggiato qualcosa di così delizioso in tutta la mia vita”
“Esagerato”ridacchiò il moro “ma sono contento la pensi così”
“Dico solo la verità, dolcezza”appoggiò il sacchetto sul tavolo, poi lo raggiunse circondandogli la vita con le braccia. Lo attirò in un bacio e lo spinse verso il letto.
Alex ansimò e lo lasciò fare, non desiderava altro che fare l’amore con lui “Will, ti voglio”sussurrò una volta che furono stesi sulle lenzuola di cotone.
“Alex”ansimò quando il moro gli sbottonò i jeans e cominciò a dargli piacere.
Ore dopo giacevano tra le lenzuola uno tra le braccia dell’altro, ansimanti e senza forze, ma felici. Alex aveva le dita tra i capelli di William e glieli accarezzava dolcemente, mentre il biondo poggiava la testa sul suo torace e con gli occhi chiusi ascoltava i battiti accelerati del suo cuore.
Sorrise e gli sfiorò il petto “Adoro questo suono”
“Sembra che voglia esplodere, mi fai questo effetto, Will”ridacchiò Alex “non avrei mai creduto di poter provare qualcosa del genere, né tanto meno, di trovarmi in una camera d’albergo, a fare l’amore con te”
“Ora sai cosa avresti perso se non avessi ceduto al mio fascino”lo prese in giro.
Alex ridacchiò, poi William divenne improvvisamente serio “Alex? Cosa accadrà, ora?”
“Che intendi?”alzò la testa e lo fissò senza capire.
“Quando torneremo alla vita reale, cosa accadrà?”ripeté, c’era ansia nella sua voce.
Lo sentì sospirare “Non ne ho idea, potremmo fare finta che non esista, per il momento?”
William alzò la testa dal suo petto e allacciò le iridi blu a quelle del suo amante “Non possiamo fingere, Alex. Ho bisogno di sapere” la sua era quasi una supplica “Ho sofferto a causa di Ian e non ho intenzione di ricascarci”il tono era duro.
Alex tacque e William continuò “Cosa è per te, quello che c’è tra noi?” era molto serio, per lui era una questione di grande importanza “Un’avventura?”
“Cosa? No”replicò.
“Ti chiedo solo una cosa, se è stata solo un’avventura dimmelo, così eviterò di farmi illusioni e di fare la figura del completo idiota”voleva sembrare deciso, ma in realtà, fu scosso da un leggero tremito.
“No, Will, ti ho detto che non lo è”gli garantì senza distogliere lo sguardo “non sono il tipo da una botta e via e mi ferisce che tu debba chiedermelo”si alzò dal letto e raggiunse i suoi vestiti che giacevano abbandonati sul pavimento.
“Che stai facendo?”
“Mi rivesto”
“Per quale motivo? Dai, torna a letto” e si mosse per attirarlo nuovamente sul letto “mi dispiace di aver dubitato di te”
“Will, non ti fidi di me, vero?”nella voce c’era dolore.
“Certo che mi fido di te”scosse la testa e gli cinse la vita con le braccia “io ti amo” gli sussurrò in un orecchio.
Alex si voltò sorridendo, non era come aveva temuto, lo amava davvero.
“Anche io ti amo, piccolo Will” lo spinse supino sul letto stendendosi su di lui
Il corpo del biondo si rilassò e le labbra si aprirono in un debole sorriso, era così felice che il cuore sembrava volesse esplodere “Sei sicuro? Non lo dici solo per dire? So che ami Amber e…”non ebbe la possibilità di terminare la frase perché Alex gli intrappolò le labbra in un ennesimo bacio cercando la sua lingua e ingaggiando una lotta senza tregua.
“Cazzo, Alex”si staccò per mancanza d’aria
“Ora sai che non amo Amber”gli sorrise.
William ridacchiò “Mi fai impazzire, lo sai?”gli sfiorò il labbro superiore gonfio.
“Bene, è questo il mio intento, farti impazzire di piacere”
“Sei un vero sadico”lo rimproverò con un sorrisetto malizioso.
“Sei talmente sensuale, Will, non posso fare a meno di te, del suo corpo, del…”
“Non cambiare discorso, è una cosa seria”lo riprese “hai pensato cosa dirle?”
Alex si morse le labbra, per poche ore aveva dimenticato di non essere libero, di avere una ragazza che lo aspettava a casa “No, l’ho trattata molto male, dovrò chiederle scusa”
“Capisco”mormorò, mordicchiandosi il labbro, non si sentiva così vulnerabile da quando si era innamorato di Ian.
“Anche se torno da lei non cambia quello che provo per te”lo costrinse a guardarlo.
“Tornerai da lei?”alzò un sopracciglio stupito da quella frase.
“Sai quello che intendo”
“No, non lo so, tornerai da lei come se niente fosse?”sgranò gli occhi, il cuore era in frantumi.
“No, Will, no, non devi neanche pensare una cosa del genere, con Amber è tutto finito dal momento in cui i miei occhi si sono posati su di te”
“Sì, certo, questo però non ti bloccava dal fare l’amore con lei”lo rimproverò “e a darle la mia poesia”
Alex abbassò lo sguardo colpevole “Lo so, mi spiace, ma lei l’ha trovata e io non sapevo come giustificarla, mi ha accusato di tradirla e… ”
“Non potevi confessarle che te l’avevo data io”sospirò.
“No, è stata la prima cosa che mi è venuta in mente, amore”
“Non puoi neanche immaginare quello che ho provato quando me lo ha detto e quando ho saputo che eri partito il mio cuore si è spaccato in due”
“Mi spiace, ma ero confuso, non sapevo cosa volessi”
“Per questo hai affogato i tuoi dispiaceri nell’alcool?”aveva visto le bottiglie vuote che aveva lasciato in camera e che la sera precedente si era ubriacato fino a diventare violento.
Lo sentì sospirare “Anche per questo, ma soprattutto perché pensavo a te e a quel tipo, Steven, ero geloso marcio, ma in fondo, me lo meritavo. Ti ho respinto, quella sera al pub, non avevo alcun diritto di essere geloso o di pensare che saresti stato libero per sempre. Ho bevuto, chiuso nella mia camera, ho perso il conto delle birre che ho scolato, poi ho deciso di mangiare qualcosa ed è stato allora che sono approdato in quel locale”parlò come un fiume in piena.
William ascoltò senza interrompere e il giovane continuò il suo racconto “Era un rock pub, con oggetti e poster alle pareti, un jukebox d’epoca, ti sarebbe piaciuto”
“Devo andarci”ridacchiò.
“Peccato che io non possa più avvicinarmi dopo aver spaccato il jukebox”
“Cosa ti aveva fatto quel poverino per subire la tua ira?”gli domandò sgranando gli occhi blu.
“Non sopportavo la canzone che ne usciva”mormorò, si vergognava da morire.
“Che canzone? Alex, non riesco a capire”
“Bitter sweet symphony dei Verve”
“Ah”improvvisamente ricordò il momento in cui l’avevano ascoltata insieme.
“Già, non potevo sopportarla, desideravo farla tacere, mi ricordava te, i momenti trascorsi insieme”
“Alex, tesoro”aumentò la stretta.
“Sono un idiota, reagire in quel modo, ho anche rischiato di farmi molto male”si guardò la mano fasciata.
“No, amore, non sei un idiota”avvicinò il viso al suo e gli posò un bacio a fior di labbra sulla fronte.
“Non so cosa mi sia scattato per farmi agire in quel momento, sapevo solo che dovevo farla finire, che non sopportavo di udirne neanche una sola nota perché mi faceva troppo male”
“Mi dispiace”
“Non devi, non è colpa tua, Will”scosse la testa “ero io a non essere conscio dei miei sentimenti, ma ora…”gli rivolse un sorriso maligno “ho altro in mente”
“Davvero? E cosa?”finse di non sapere a cosa si stesse riferendo.
“Da dove comincio?”lasciò vagare la mano lungo il corpo del suo amante.
“Alex”ansimò, la sua mano era bollente sulla sua pelle ormai incandescente “Mio dio”
“Non mi stancherei mai di sfiorarti, di fare l’amore con te, di assaporarti” e gli intrappolò la bocca in un bacio appassionato che li lasciò entrambi senza fiato.
“Alex”gli artigliò i capelli tra le dita e tirò fino a fargli male “se fai così non lasceremo mai questa camera”
“Perché dovresti volerla lasciare?”gli catturò il labbro inferiore tra i denti.
“È mattina”cercò di protestare, ma lui gli stava rendendo pressoché impossibile resistere.
“E con questo? Stai cercando di liberarti di me?”si finse offeso.
“No”ridacchiò.
“Dai, amore, sono solo le dieci e mezzo”replicò il moro allargandogli le gambe con una mano.
William sgranò gli occhi e scattò “Cosa? Le dieci e mezzo? Merda”lo spinse via leggermente e balzò fuori dal letto raccogliendo i pantaloni dal pavimento “Merda, merda”
“Che cazzo ti prende?”Alex era esterrefatto “Torna a letto”
“Non posso”cercò di infilare i jeans “Tra due ore devo essere a lezione”
“Datti malato, prenditi un giorno per te, per noi”
“Vorrei, ma non posso, non sarebbe professionale agire in questo modo, poi i ragazzi hanno il compito in classe, oggi”
Alex sospirò e non insistette più, sapeva quanto William fosse ligio al dovere.
“Vestiti, dai”lo incitò vedendo che lui restava steso tra le lenzuola.
“Perché?”obiettò sorpreso.
“Non torni con me?”
“No”si morse il labbro colpevole, era tentato a farlo, ma non poteva.
“Perché?”era deluso, credeva sarebbero tornati in città insieme.
“Ho da fare qui, ho un incontro di lavoro, nel pomeriggio”gli spiegò.
“Capisco”mormorò tristemente.
“Sei arrabbiato?”
“No”il biondo scosse la testa “Non preoccuparti, pensa al tuo lavoro, ci vedremo quando tornerai”terminò di vestirsi, poi appoggiò le mani sul letto e si sporse in avanti per baciarlo un’ultima volta “Ti aspetto”
“Conterò i minuti che mi separano da te”gli sfiorò una guancia.
“Anche io” si raddrizzò e dopo aver preso tutta la sua roba uscì lasciando il suo amante solo.
Alex si adagiò tra le lenzuola e sospirò, era felice, terribilmente felice.